Biblioteche partecipative/Esempi italiani: Community-fueled initiatives

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Indice del libro

Nelle Community-fueled initiatives (Iniziative alimentate dalla comunità sono le istituzioni culturali, nel nostro caso le biblioteche, a coinvolgere la comunità nella progettazione e definizione di attività e servizi.

Associazione Pandora: Human LIbrary Toscana, pratica partecipativa che accoglie la complessità culturale[modifica]

La Human Library (HL) è nata a Copenaghen nel 2000 come reazione a fatti di cronaca violenti a sfondo razzista. Un gruppo di giovani ha creato questa metodologia, che crea occasioni di incontro e conoscenza tra persone. L'obiettivo è quello di abbattere stereotipi, pregiudizi, discriminazione ed esclusione di ogni tipo. I “libri viventi” mettono a disposizione dei “lettori” i proprio vissuti, grazie a incontri individuali. La HL crea uno spazio neutro, non giudicante, di conversazione, di dialogo pacifico della durata di mezzora, che mira a creare un legame empatico tra i due. Il lettore rimane così coinvolto nella storia ascoltata da vedersi nei panni di chi ha vissuto queste esperienze di marginalità e giudicanti: un metodo che risulta efficace per andare oltre i propri pregiudizi e abbassare le difese, rendersi disponibile a ascoltare storie o situazioni fino a quel momento non conosciute direttamente.

Il contesto, il setting e il lessico della HL richiamano il mondo della biblioteca, aperta, inclusiva, accessibile, sicura: troviamo i bibliotecari e un catalogo con titoli-etichette da cui i lettori scelgono il libro da leggere/incontrare. Durante la durata delle HL, circa 3-4 ore, ogni libro viene preso in prestito mediamente circa quattro volte. Nella nostra esperienza di Human Library Toscana, in oltre di 8 anni di attività, abbiamo creato un catalogo con oltre 100 titoli diversi: Un cieco, La vigilessa, Rom, La donna ferroviere, Lesbica brasiliana, Il prete albanese, Gay power, Anzianissima, Ex giocatore d’azzardo, Frate, Vegana, Bisessuale. L’efficacia di questa pratica è dimostrata dalle risposte che i lettori lasciano nei questionari somministrati a fine esperienza. Il 97% dei partecipanti si esprime con un “molto soddisfatto” e il rimanente 3% con “abbastanza soddisfatto”. Alla domanda aperta in cui si chiede di motivare il proprio giudizio molti dichiarano il proprio coinvolgimento emotivo, un rispecchiamento nell’altro e di calarsi nell’ esperienza che viene raccontata. Altri invece la descrivono come un’occasione di conoscenza, come momento di arricchimento personale, una modalità utile per condividere esperienze. Infine c’è chi l’ha percepita come uno spazio di dialogo e di scambio utile per affrontare e superare i propri pregiudizi e per costruire una rete di persone capace di sensibilizzare in tal senso anche gli altri.

Inoltre la metodologia è occasione di studio da parte di diversi progetti di ricerca delle Università di Firenze, Siena, Bologna e dell’European  University Institute.

Informazioni sul progetto: https://www.facebook.com/pandoracultura/?locale=it_IT

Biblioteca di diritto romano dell'Università degli studi di Napoli Federico II: Lo scaffale di Annalisa[modifica]

Napoli è una città caratterizzata da una forte vivacità culturale ma anche da forti contrasti: classi sociali di diversa estrazione condividono lo stesso spazio urbano all'interno del quale spesso si registrano livelli di disagio. Nella consapevolezza che manca a Napoli una rete di biblioteche di pubblica lettura il Dipartimento di Giurisprudenza si è aperto al territorio del centro storico cittadino dimostrando che la biblioteca è un luogo aperto, dinamico e in continua evoluzione, con una forte vocazione all’inclusione sociale; questo senza disperdere la preziosa identità storica legata all’ex Collegio Massimo dei Gesuiti e all’Università di Napoli.

La Biblioteca di Diritto Romano dedica alla memoria di Annalisa Durante, vittima innocente della camorra, uno scaffale di libri che parlano di legalità, di diritti violati, di inclusione, di Annalisa e di altre vittime di violenza. Questo scaffale è un portale: mette in connessione una biblioteca accademica con quelle di pubblica lettura aggiungendo agli utenti istituzionali quelli delle scuole di ogni ordine e grado a cui estende il prestito. Con questo progetto, in cui i libri si legano strettamente ad iniziative di sensibilizzazione alla legalità, all’inclusione, nasce un Community Center aperto ai bisogni di una comunità: una biblioteca plurale luogo di interazione, prototipo di un paradigma di offerta culturale consapevole della sua funzione sociale, motore dello sviluppo locale in molteplici dimensioni, attento a supportare situazioni di fragilità o di disagio con progetti e attività di integrazione sociale costruiti con le scuole con cui proporre, attraverso la lettura, modelli educativi alternativi alla violenza, stimolare il confronto, sollecitare il dialogo, il rispetto del diverso. La Biblioteca di Diritto romano ha aderito al Patto per la Lettura della città di Napoli rafforzando legami e condividendo strategie con altri attori del sociale egualmente impegnati in attività che incidono sul tessuto sociale e creano opportunità per la collettività.

Sito web del progetto: https://www.unina.it/-/27681161-piovono-libri-il-regalo-piu-bello-per-annalisa-

Biblioteca provinciale italiana Claudia Augusta, Bolzano: La storia orale in biblioteca[modifica]

La ‘storia orale’ è quella metodologia di ricerca che raccoglie ricordi e commenti personali di rilevanza storica attraverso interviste registrate. Un'intervista di storia orale presuppone la presenza di un intervistatore che dialoga con una o più persone e registra il loro incontro in formato audio o video. La fonte orale è trascritta, sintetizzata o indicizzata, e depositata in una biblioteca o in un archivio. Le registrazioni, le trascrizioni, le schede descrittive, e altra documentazione di corredo raccolta/prodotta costituiscono un ‘archivio di storia orale’.

Tra il 2003 e il 2007 lo storico bolzanino Giorgio Delle Donne ha intervistato oltre 140 persone individuate, per lo più, all’interno del gruppo linguistico italiano della Provincia di Bolzano. Le videoregistrazioni raccolte – un totale di circa 210 ore – raccontano le storie di vita di persone arrivate o nate in Alto Adige a partire dagli anni Trenta che hanno ricoperto ruoli importanti all’interno della società altoatesina: esponenti politici, leader sindacali, sindaci, dirigenti di importanti aziende, etc.Partendo da questo corpus di interviste depositate nella biblioteca provinciale italiana “Claudia Augusta”, l’ente ha deciso di proseguire l’attività di raccolta nella convinzione che questa metodologia possa contribuire a costruire un ponte tra la biblioteca e la comunità, diventare un'occasione per promuovere le relazioni tra i membri della comunità stessa e ispirare nuove narrazioni che diventano patrimonio della biblioteca. Il coinvolgimento di un nuovo pubblico che segue le attività della biblioteca e usufruisce dei servizi, ma soprattutto la co-costruzione dell’archivio di storia orale, sono stati i primi risultati raggiunti con questo progetto. Il passo successivo è la realizzazione di un ‘Laboratorio di storia orale’ permanente in cui gli utenti possano creare la fonte orale.

Grazie alla collaborazione con le scuole e altre associazioni, la biblioteca diventa un luogo in cui acquisire nuove competenze e uno spazio di partecipazione per ‘fare

comunità’.

Sito Web del progetto: https://claudiaugusta.provincia.bz.it/risorse/archivio-orale.asp

Biblioteca di scienze sociali dell'Università di Firenze: Progetto Recharge[modifica]

Gli studenti universitari sono un pubblico considerato difficile dalle biblioteche e dai musei. Usano gli spazi delle biblioteche comunali come aule di studio, portando i loro libri senza farsi coinvolgere nelle attività della biblioteca e ignorandone i servizi. Nelle biblioteche universitarie spesso si impuntano sull'estensione degli orari di apertura che sembrano essere l'unica cosa ad interessargli, non si sforzano di conoscere le attività predisposte per loro dai bibliotecari, come i corsi di alfabetizzazione alla ricerca bibliografica o i servizi di reference. Insomma degli ossi duri per i bibliotecari e gli operatori museali. Questo nell'ottica della biblioteca anti partecipativa, quella in cui chi l'utenza deve adeguarsi ai servizi proposti, il termine "utente" è, in questo senso ambivalente, rinviando a un significato di mera fruizione. Ancora più discutibile è il concetto di "utenza impropria", quella che sbaglierebbe a frequentare una tipologia di biblioteca piuttosto che quella che è idealmente pensata per rispondere ai suoi bisogni. Gli studenti universitari, secondo questa logica, sarebbero utenti impropri per le biblioteche comunali, avendo a disposizione le biblioteche universitarie. Il che è solo parzialmente vero. Se gli studenti universitari frequentano anche le biblioteche del territorio evidentemente cercano e trovano in quei contesti la risposta ad una necessità. L’approccio partecipativo parte da un altro punto di vista. Lo studente universitario avrà probabilmente come punto di riferimento la biblioteca della sua scuola o del suo campus, ma sarà anche sarà volontario di un'associazione, membro di un club sportivo, coltiverà interessi e sarà portatore di istanze di cittadinanza di vario tipo. Le biblioteche coordinandosi, al di là della loro specifica tipologia di appartenenza, sono in grado di rappresentare una sponda allo sviluppo delle identità singole e collettive? Il progetto Recharge: il patrimonio culturale come esperienza relazionale rinnovata nasce per approfondire questa riflessione, andando ad identificare le forme attive di coinvolgimento degli studenti universitari nella vita di biblioteche e musei. Finanziato su un bando della Regione Toscana, Giovani sì, avrà la durata di due anni (2022-2024) e prevede la presenza di un ricercatore sociologo presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche dell'Università di Firenze, capofila del progetto in collaborazione con la Biblioteca di scienze sociali dello stesso ateneo.  La rete dei partner è ampia: il Comune di Firenze con la Direzione Cultura e Sport che coordina il sistema delle reti comunali bibliotecarie e quello dei musei civici fiorentini, la Biblioteca comunale di Scandicci, la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, la Biblioteca comunale Renato Fucini di Empoli, l’Associazione Italiana Biblioteche e, infine, l’Associazione MUS.E, che gestisce i servizi al pubblico nei musei fiorentini.

Dopo una fase di raccolta di informazioni: (interviste a referenti di biblioteche e musei, questionario rivolto agli studenti sulle modalità di frequentazione delle biblioteche, le aspettative e i bisogni) saranno messe in atto strategie di osservazione partecipata tecniche derivate dalla User experience (visite guidate a biblioteche e musei da parte di studenti per valutare come conoscono questi luoghi, fiocus group, osservazione sul campo). t

Sono state censite le esperienze di collaborazione tra biblioteca, museo e studenti, che saranno analizzate per essere proposte come buone prassi.

  • autogestione di spazi per lo studio nelle biblioteche territoriali;
  • presso la Biblioteca di scienze sociali attività come la presentazione di tesi di laurea in biblioteca, il coinvolgimento di studenti nello sviluppo di attività sui progetti Wikimedia, l’allestimento di spazi per il lavoro di gruppo;
  • il coinvolgimento di studenti magistrali di storia dell'arte contemporanea nella progettazione di mostre nei musei fiorentini.

Altre attività saranno progettate con gli studenti allo scopo di costruire un modello replicabile. Sono e saranno attivati tirocini curriculari, così da includere gli studenti a partire dalle fasi di ricerca programmazione.

Sito Web del progetto: https://sites.google.com/unifi.it/progettorecharge/home

Biblioteca San Giorgio, Pistoia: Teen Book Club[modifica]

Presso YouLab Pistoia, l'American Corner della Biblioteca San Giorgio, è attivo da febbraio un gruppo di lettura in lingua inglese rivolto agli adolescenti.

L'idea è nata dalla collaborazione tra l'American Corner e Boundless Life1, una start up che si occupa di accoglienza di famiglie straniere, per favorire l'inserimento di ragazzi americani che vivono a Pistoia nella comunità pistoiese e dall'altro dare la possibilità ai ragazzi pistoiesi di poter fare conversazione in inglese.

Il progetto iniziale è stato quello di creare uno spazio libero in cui i ragazzi potessero ritrovarsi per parlare in inglese dei loro libri preferiti. Durante gli incontri però i ragazzi hanno pensato di non parlare solo di libri, ma anche di musica, cinema, scambi culturali e possibilità di studio all'estero. L'intenzione della biblioteca è stata fin dall'inizio quella di “proporre” un luogo, in cui gli adolescenti potessero, attraverso un percorso strutturato di dialogo, confronto e scambio, avviare un progetto che andasse incontro alle proprie esigenze, mettendo in relazione soggetti o enti diversi fra loro che vivono o che hanno interessi particolari sul territorio.

Nei primi incontri sono state fornite informazioni sul progetto, indicando però da subito che questo non voleva e non doveva essere un programma preconfezionato dall'alto, ma che era basato sull'ascolto, sul capire le esigenze del pubblico al quale ci stavamo rivolgendo. Attraverso un confronto aperto con i partecipanti il progetto da semplice gruppo di lettura, è diventato un momento di confronto più ampio in cui i ragazzi, tutti accomunati dall'interesse verso le cultura statunitense, si ritrovano oltre che per parlare di libri, anche di musica, cinema e molto altro ancora.

Anche il nome inizialmente scelto, Teen Book Club, non sarà definitivo, ma saranno gli stessi partecipanti a pensarne uno che li possa realmente rappresentare.

Sito web del progetto: https://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/teen-book-club/#.ZB2k1HbMKM8

Sistema bibliotecario dell'Università di Bologna: Open Science @ UNIBO[modifica]

Le forti spinte globali a favore dell’Open Access (OA) e dell’Open Science (OS) hanno sollecitato i sistemi bibliotecari delle università a rivedere servizi e competenze in funzione dei nuovi bisogni delle loro comunità di riferimento. Il Sistema bibliotecario dell’Università di Bologna ha risposto a questi stimoli definendo un modello a rete a supporto dell’Open Access avviato sperimentalmente nella seconda metà del 2018. L’obiettivo strategico condiviso e co-gestito dall’intera comunità accademica è la promozione di prassi che consentano il libero accesso e il riuso delle pubblicazioni e dei dati della ricerca scientifica. Il servizio si struttura come una rete decentrata di punti di supporto collocati nelle biblioteche con il coordinamento centrale a cura della Biblioteca Digitale di Ateneo, AlmaDL. AlmaDL si occupa della formazione dei bibliotecari del servizio di supporto, fornisce loro assistenza specialistica anche in materia di diritto d’autore, coordina, monitora e sostiene il servizio con personale dedicato, oltre a offrire assistenza per la gestione FAIR dei dati di ricerca nel data repository di Ateneo e a garantire il raccordo istituzionale partecipando al Gruppo di lavoro Open Science di Ateneo. I punti di servizio offrono alle loro comunità scientifiche consulenza e orientamento, validano le pubblicazioni scientifiche depositate nel repository istituzionale, organizzano campagne di sensibilizzazione e rispondono alle esigenze specifiche delle comunità scientifiche.

Ad oggi i bibliotecari coinvolti nel servizio sono 61; quasi 24.000 le pubblicazioni in OA e oltre 200 i dataset depositati nei repository istituzionali; 4830 le consulenze e 178 ore di formazione a cui hanno partecipato 1307 utenti. Il modello adottato ha presentato numerosi vantaggi rivelandosi sostenibile e attento alle specificità dei diversi ambiti disciplinari. Inoltre il continuo scambio di informazioni tra i nodi della rete permette lo sviluppo delle competenze e delle conoscenze in una continua ridefinizione del modello organizzativo e dei contenuti del servizio.

Sito web del progetto: https://sba.unibo.it/it/almadl/open-access-e-open-science