Biblioteche partecipative/Revisione della letteratura
Il pubblico è al centro della missione di tutte le biblioteche. Ciò che tende ad essere più difficile da articolare è cosa questo impegno sociale significhi quando si adotta un approccio partecipativo nella pratica delle biblioteche. La definizione dei pubblici partecipativi è il primo elemento cercato nella letteratura professionale italiana (o in italiano). "Dalla collezione alla connessione" oppure "alla collezione alla comunità" è stato un mantra nel mondo delle biblioteche per più di un decennio che va per prima spiegata. Questa frase indica che le comunità sono viste non solo come pubblici generici e passivi, ma come partecipanti attivi alla gestione dei servizi bibliotecari. Piuttosto che limitarsi ad offrire una collezione di libri, il bibliotecario empatizza con el comunità, incluse le comunità emarginate, e collabora per migliorare la comunità. Allo stesso modo, non c'è quasi consenso su quale effetto o impatto dovrebbe avere l'approccio partecipativo delle biblioteche sul pubblico - e ancora di più, quale effetto dovrebbero avere i risultati dei pubblici partecipativi sulle biblioteche.
Definizione delle biblioteche partecipative
[modifica | modifica sorgente]Nel significato di partecipazione si possono evidenziare due approcci.
Il primo approccio è multidisciplinare e da significati diversi al concetto di partecipazione. La partecipazione è legata a valori come l'inclusione di comunità emarginate, la democrazia, in genere a valori sociali ed è connessa al potere più o meno ampio che si concede alle comunità.
Sherry Arnstein (1969) assistente sociale, in A ladder of citizen participation ha cercato di definire i diversi livelli della partecipazione, tenendo conto della possibilità reale per i cittadini di partecipare, così come della volontà a partecipare dei vari attori. L'autrice ha identificato così tre livelli: il primo in negativo che chiama “manipolazione”, cioè un momento di non partecipazione in cui il pubblico è portato a credere di poter prendere parte a progetti in realtà già realizzati. Un secondo livello che chiama “informativo”, suddiviso in tre fasi successive di informazione, consultazione e conciliazione, ovvero un momento in cui i cittadini sono chiamati a far sentire la propria opinione sul progetto. Infine un terzo livello detto “cittadino empowered”, suddiviso in partenariato, delega di potere, ed infine controllo completo del cittadino, cioè un momento che tende a far sì che il cittadino sia interamente responsabile del progetto. Il lavoro di Sherry Arnstein è di grande importanza per capire cosa è in gioco in termini di potere nella definizione della partecipazione in biblioteca.
La partecipazione nei beni culturali è stata studiata in Italia dal punto di vista dell'economia. Sacco et al (2021) argomenta che con l'emergere del regime Cultura 3.0 in ambito digitale, caratterizzato da nuove forme di partecipazione culturale attiva, la distinzione tra produttori e utenti di contenuti culturali e creativi è sempre più sfumata, cosi acquisiscono sempre più importanza nuovi canali di creazione di valore sociale ed economico attraverso la partecipazione culturale: "Emerge così un nuovo senso dell’esperienza culturale, che non è più centrato né sull’elevazione né sul coinvolgimento quanto piuttosto sulla connessione e sull’appartenenza, ovvero sulla capacità di generare legami sociali significativi".
Il secondo approccio alla partecipazione è quello della biblioteconomia (anche chiamata Biblioteconomia di comunità, o Biblioteconomia partecipativa) che riconosce la responsabilità sociale delle biblioteche di fronte ai problemi che la società contemporanea deve affrontare come i cambiamenti tecnologici, sociali e politici. Le biblioteche possono avere l'ambizione di migliorare la comunità se sono capaci di far partecipare attivamente la comunità stessa al miglioramento desiderato. Questo aspetto partecipativo ha un forte impatto nella relazione tra comunità e biblioteche e c'è una svolta partecipativa nella politica culturale delle biblioteche a livello internazionale.
Bonet e Negrier (2018) spiegano il crescente ruolo di protagonista della partecipazione nelle odierne società occidentali, con conseguenze significative nella riconfigurazione dei comportamenti culturali e delle strategie delle biblioteche. Lankes è stato il primo ad evidenziare peer le biblioteche l'approccio partecipativo. Una traduzione di Reti partecipative di Lankes et al. (2007) definisce: "La conoscenza si crea tramite conversazione. Le biblioteche sono nel business della conoscenza. Di conseguenza, le biblioteche sono nel business della conversazione".
Bats (2015) durante un Convegno delle Stelline afferma in Verso biblioteche partecipative: " la biblioteca si presenta come un’istituzione nella quale il pubblico non si limita a essere soltanto attore ma è realmente partecipe degli obiettivi delle istituzioni democratiche".
Rasetti (2016) puntualizza in Per i cittadini, con i cittadini, dei cittadini :"Quando una biblioteca considera gli utenti come beneficiari del servizio, il bibliotecario è generalmente il decisore: pianifica eventi, crea opportunità, acquista libri per le persone e ogni proposta incontra una risposta alta o bassa. Quando una biblioteca considera gli utenti come co-creatori di servizi, questa è una melodia diversa. La cittadinanza attiva può aiutare le biblioteche ad avvicinarsi a nuovi potenziali utenti e renderli parte del progetto bibliotecario, con il loro talento e la loro esperienza sociale".
Stefanini (2008) in Ripensare il profilo di comunità :"Ecco perché l’utilizzo del profilo di comunità nell’ambito dei progetti biblioteconomici, per la carta delle collezioni e, più in generale, per la definizione e il controllo dei servizi di pubblica lettura può essere esteso anche a territori molto più complessi rispetto al semplice comune: quindi non solo un mezzo per riscoprire reti latenti o crearne di nuove, ma soprattutto un metodo di indagine di sistemi già esistenti e riconosciuti (quali per esempio i consorzi bibliotecari)".
Misurazione dell'impatto
[modifica | modifica sorgente]Nella letteratura professionale italiana negli ultimi anni c'è stata una grande enfasi sul bilanciamento dei metodi quantitativi, qualitativi e dell'esperienza utente (UX). L'impatto è stato definito in modi diversi legati al termine più o meno breve (output, outcomes)o lungo in cui si attua la misurazione.
L'approccio partecipativo comporta un modo diverso di progettare e valutare l'impatto. La misurazione dell'impatto è legata allo scopo ed obiettivi che si vogliono perseguire, ad esempio per migliorare la comunità. Le istituzioni culturali devono concentrarsi sull'impatto desiderato sulla comunità e questo va concordato all'inizio di ogni iniziativa partecipativa e misurato insieme ai pubblici.
Un progetto che esemplifica questa centralità della misurazione dell'impatto può essere indicato in European Impact Playbook Europeana Impact Playbook, che è stato appositamente progettato per il Settore dei Beni Culturali nel contesto digitale. La Biblioteca digitale di Europeana ha realizzato un approccio in quattro fasi per aiutare a 1) progettare, 2) misurare, 3) raccontare e 4)valutare l'impatto della Biblioteca digitale e dei progetti di digitalizzazione delle istituzioni culturali.