Il delitto di Cogne/Capitolo 7

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Indice del libro

La scena del crimine[modifica]

Quanto di seguito riportato descrive le condizioni in cui si è presentata la scena del crimine, compreso il corpo del bambino. Sono descrizioni un po’ crude ma necessarie per avere un quadro completo dell’accaduto.

Samuele è stato ucciso nella camera da letto dei coniugi Lorenzi, nel letto matrimoniale sul quale l’aveva messo la madre prima di uscire con l’altro figlio Davide. Secondo quanto raccontato dalla stessa Franzoni, il corpo era coperto dal piumone, la testa appoggiata al centro del cuscino materno, la mano sinistra sulla fronte a coprire la ferita.

Nella camera non sono stati riscontrati segni di manomissione o scassinamento, niente cassetti o armadi aperti, niente tracce di frugamento; non ci sono impronte estranee, soprattutto di sangue, sul mobilio o da altre parti. Sul letto, oltre al corpo del bambino, era presente il pigiama della Franzoni: i pantaloni fra il piumone e il lenzuolo, la casacca, rivoltata, nella parte bassa a sinistra. Entrambi gli indumenti portavano numerose gocce di sangue. Anche le ciabatte della donna erano macchiate, ma queste sono state rinvenute al piano superiore.

La camera da letto ha le dimensioni di circa 3,60 x 3,30 metri e un’altezza di 2,40 metri. Vista dall’alto, come un rettangolo, abbiamo sulla parete lunga superiore, a sinistra la porta d’ingresso e a seguire il letto con a fianco i due comodini. La parete corta a destra presenta una finestra. La parete lunga inferiore presenta due armadi tra i quali, in posizione decentrata verso sinistra, si apre la porta-finestra. Sulla parete corta a sinistra c’è un comò.

Il bambino è stato colpito al capo con 17 fendenti; l’arma del delitto alzandosi ed abbassandosi ripetutamente ha sparso gocce di sangue in tutte le direzioni: sulle pareti, su alcuni mobili e sul soffitto. Il sangue del bambino ha intriso il cuscino e le lenzuola e col tempo è stato assorbito dal materasso. L’intervento di soccorso ha alterato la scena: il cuscino è stato rivoltato e così si è sporcato di sangue anche sull’altro lato, macchie di sangue sono cadute anche a terra, causa l’utilizzo della bacinella, e anche frammenti di materia cerebrale sono caduti sul pavimento causa lo spostamento del corpo.

Il letto è composto di: testiera, rete, materasso, lenzuolo, coprilenzuolo, piumone e due cuscini. Presenti i due pigiami dei coniugi, quello del Lorenzi accuratamente piegato e messo sotto al suo cuscino, quello della Franzoni gettato scompostamente in due punti come detto prima. La testa del bambino si trovava a circa 40 centimetri dalla testiera che è stata imbrattata di materia ematica e cerebrale. Il piumone è del tipo trapuntato; la trapuntatura lo divide in piccoli rettangoli. Tutta la superficie del piumone è coperta di macchie di sangue tranne una zona dove si ritiene fosse appoggiato l’assassino mentre colpiva. Anche le lenzuola presentano varie macchie alcune delle quali prodotte in fase di soccorso. I cuscini sono entrambi macchiati, quello della Franzoni perché la testa del bambino appoggiava proprio lì, e quello di Lorenzi causa la propagazione degli schizzi durante l’aggressione.

I pantaloni e la giacca del pigiama della Franzoni presentano numerose gocce di sangue la cui conformazione fa pensare che fossero indossati dall’assassino, anche se la casacca è macchiata all’interno; è, infatti, stata trovata rivoltata e quindi si deve dedurre che o è stata indossata già al contrario o si è macchiata in seguito. Tutto quanto si trova alle spalle della testiera e nei suoi dintorni è macchiato di sangue per l’effetto spruzzo: parete, comodini, abat-jours. La composizione di questi spruzzi dimostrano che l’assassino si trovava sul letto e con la sua mole soverchiava il piccolo Samuele. Sempre per effetto spruzzo si è macchiata la parete a destra dove gocce sono finite anche sul calorifero e sulle tendine della finestra. Gli armadi della parete posteriore presentano gocce che non sono state proiettate direttamente ma sono invece gocciolate dal soffitto. Le tendine della porta-finestra presentano gocce di sangue causate però dalle operazioni di soccorso.

Anche i cassetti del comò presentano gocce di sangue che sono invece assenti sulla specchiera posizionata sopra a questo. Gocce sulla facciata esterna della porta dimostrano che questa era aperta verso l’interno. Il soffitto presenta strisciate di sangue evidentemente staccatosi dall’arma del delitto mentre questa era in fase di “alzata”. Le macchie sul pavimento sono state prodotte in fase di soccorso, non si riscontrano orme di scarpa.

Per quanto riguarda i restanti locali, nella camera dei bambini non risultano intrusioni; da notare che la Franzoni afferma che prima di uscire ha lasciato la porta aperta, mentre al ritorno l’ha trovata accostata. Nel bagno della zona “notte”, le tracce ematiche trovate sono ovviamente state lasciate dalla Franzoni e dalla Satragni che si sono lavate le mani, inoltre nel water è stata versata l’acqua contenuta nella bacinella. Sulla porta che permette di scendere nel garage dall’interno il paraspifferi è stato trovato al suo posto, a dimostrazione che nessuno è passato da lì. Sulle scale sono state trovate gocce di sangue ma anche in questo caso sono state lasciate dalle due donne. Sul pavimento del garage non sono state trovate tracce di nessun genere. Quelle trovate due anni dopo dal team comandato dall’avvocato Taormina sono state chiaramente lasciate dopo.

Uno dei grandi misteri di questo caso è l’assenza dell’arma del delitto. Non è stata trovata né dentro né fuori dalla casa e nella casa stessa non manca nessun oggetto. Se è stato utilizzato un oggetto della casa, bisogna concludere che questo, dopo l’omicidio, è stato lavato accuratamente e con appositi accorgimenti tanto da sfuggire ai rilevamenti dei RIS. Può un assassino esterno, coi tempi già risicati, avere il tempo di fare tutto ciò? Nel caso la colpevole sia la Franzoni, l’arma può essere stata portata fuori mentre la donna accompagnava il figlio allo scuolabus, lasciata da qualche parte e poi recuperata e fatta sparire definitivamente prima che i carabinieri iniziassero le ricerche. Ma che cosa ha usato se nella casa non manca niente? Come si vede le incognite sono tante e non è stato possibile nemmeno farsi un’idea precisa del tipo di arma usata: un soprammobile? Un mestolo? Un mazzo di chiavi? Non si sa e probabilmente non si saprà mai.