Poesie (Palazzeschi)/Il pappagallo
Un variopinto pappagallo viene descritto in uno spazio semichiuso, forse la vetrina di un negozio.
Titolo | Il pappagallo |
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Anno | 1905 |
Raccolta originale | I cavalli bianchi |
Metro | 10 versi senari (anche doppi) o novenari. |
Anche in questo caso la scena è piuttosto statica. Come ne La vecchia del sonno, si ripropone il motivo di una figura bizzarra, che però viene stavolta osservata con stupore dalla gente, curiosa e profondamente incapace di una comprensione vera e propria della natura del pappagallo.
In questo componimento, la rappresentazione è particolarmente ben riuscita. Diversi elementi formali ne sottolineano la coerenza e l'equilibrio:
- Si noti il silenzio del pappagallo, in contrasto con il rumore prodotto dalla gente.
- Il colore sgargiante del piumaggio compensa la mancanza di movimento che caratterizza come di consueto la scena.
- Il pappagallo è oggetto di personificazione: (ei guarda tacendo), mentre le persone sono oggetto del procedimento retorico inverso, trasformandosi in animali simili a pappagalli (la gente si ferma parlando, fischiando, e cantando).
La staticità della scena non è soltanto sottolineata dal metro (ritmo trisillabico come di consueto in questo periodo): anche l'ostinata ripetizione dei gruppi consonantici -nd- e -nt- (quindici volte in dieci versi) mette in particolare evidenzia la ripetitività di ciò che sta accadendo (cent'anni, guardando, la gente, non canta, passando, parlando, fischiando, cantando, tacendo, eccetera). Similmente, si ritrovano in continuazione delle ripetute assonanze sulle vocali e ed a. L'uso del gerundio sottolinea infine le componenti di atemporalità, dato che i vari avvenimenti esposti nel componimento non si svolgono in successione, ma contemporaneamente tra di loro.
Potrebbe esserci una sorta di identificazione tra l'animale e l'io poetico, come si può del resto intuire leggendo altre poesie del Palazzeschi, in cui l'io poetico si espone alla curiosità ed agli sguardi della massa (prima tra tutte Chi sono, ma anche Lasciatemi divertire).
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