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I caduti di Cornate d'Adda/Crippa Giovanni

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Indice del libro
foto del caduto Crippa Giovanni

Crippa Giovanni(erbivendolo) è nato il 5 giugno 1883,nel comune di Cornate, provincia MI. Morto in guerra il 22 dicembre 1917 a 34 anni per malattia.Fu fatto prigioniero il 27 ottobre 1917 e portato nei campi di concentramento di Mannhiem, in Germania, e morto nell'ospedale da campo. Non è sepolto a Cornate, ma a Monaco di Baviera. Crippa Giovanni era figlio di Crippa Giuseppe e di Cassago Raffaella, sposato con Brambati Lucia e aveva due figlie minorenni, Crippa Bambina e Crippa Giuseppina. Era un soldato del 238° reggimento di fanteria nel distretto Militare di Milano, entrato in guerra come volontario. Ha combattuto fino alla disfatta di Caporetto (1917) poi, il 27 ottobre 1917 venne fatto prigioniero e portato nei campi di concentramento in Germania. Durante la grande guerra era facile venire catturati e difatti otto milioni di soldati vennero fatti prigionieri. Nei campi di prigionia i governi anglo-francesi inviavano regolarmente treni di rifornimenti per i loro prigionieri, mentre dall'Italia la spedizione di aiuti subiva pesanti ritardi. La razione media giornaliera dei prigionieri comprendeva: una minestra,una piccola porzione di pane o patate e caffè d'orzo. Molti soldati morivano per fame e denutrizione, ma anche per l'insorgere di numerose malattie legate al freddo come la tubercolosi, l'enterite e la polmonite. Difatti Crippa Giovanni era malato e, se pur mandato nell'ospedale di Mannhiem, morì in quanto l'ospedale era sporco, pieno di malattie, morti, condizioni igieniche scarse e le crocerossine (infermiere donne ) si curavano poco dei pazienti sperando ne morisse uno per dare posto a un altro.[1]

Crippa Giovanni era figlio di Crippa Giuseppe e di Cassago Raffaella, sposato con Brambati Lucia e aveva due figlie minorenni, Crippa Bambina e Crippa Giuseppina.

Era un soldato del 238° reggimento di fanteria nel distretto Militare di Milano, entrato in guerra volontariamente.

Ha combattuto fino alla disfatta di Caporetto (1917) poi, il 27 ottobre 1917 venne fatto prigioniero e portato nei campi di concentramento in Germania.

Durante la grande guerra era facile venire catturati e difatti otto milioni di soldati vennero fatti prigionieri.

Nei campi di prigionia i governi anglo-francesi inviavano regolarmente treni di rifornimenti per i loro prigionieri, mentre dall'Italia la spedizione di aiuti subiva pesanti ritardi.

La razione media giornaliera dei prigionieri comprendeva: una minestra,una piccola porzione di pane o patate e caffé d'orzo.

Molti soldati morivano per fame e denutrizione, ma anche per l'insorgere di numerose malattie legate al freddo come la tubercolosi, l'enterite e la polmonite.

Difatti Crippa Giovanni era malato e, se pur mandato nell'ospedale di Mannhiem, morì in quanto l'ospedale era sporco, pieno di malattie, morti, condizioni igieniche scarse e le crocerossine (infermiere donne) si curavano poco dei pazienti sperando ne morisse uno per dare posto a un altro.

Gli austriaci ci stanno attaccando, ho paura. Se non ce la dovessi fare, chi dirà alle mie figlie che il loro papà è morto con onore? Non riesco a non pensare ad altro, mentre i nostri nemici sono all'attacco e io cerco di difendermi con tutte le mie forze. All'improvviso tutto diventa nero. Quando riapro gli occhi non sono più in trincea, ma su un camion. Chiedo agli altri soldati dove ci stanno portando, nessuna risposta, nei loro occhi vedo la morte e dai loro sguardi, capisco che stiamo andando verso un campo di concentramento. Spaventato mi metto a piangere, un pianto silenzioso "addio figlie mie, addio mia tanto amata Lucia". All'improvviso il veicolo si ferma, le porte si aprono e veniamo tirati giù con forza: Siamo arrivati. Il primo giorno non fu poi così tremendo, ma faceva freddo. I giorni passavano, e la fame si faceva sentire sempre di più e io continuavo a pregare che quell'inferno finisse. Riusci a barattare la mia giacca per un pezzo di pane ammuffito, che in quel momento mi sembrava una prelibatezza. Mancava una settimana a Natale e io mi trovavo in un ospedale da campo, debole e affamato, la morte e di fianco al mio letto che mi assiste. Il 22 dicembre, ero stanco di tutto quello che avevo passato per l'ultima volta guardai in viso i miei compagni chiusi gli occhi per l'ultima volta, finalmente in pace.

  1. Informazioni ricavate dai documenti contenuti negli archivi parochiali e del comune di Cornate d'Adda.