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Pragelatese/Ortografia/Accenti

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Indice del libro


Nel pradzalenc l'accento ha il duplice scopo di indicare la vocale tonica, di segnalarne la lunghezza nel tempo (vocale breve o lunga) e la misura della chiusura. In generale si assumono le regole della grafia concordata dell'occitano, detta anche Escolo dòu Po.

Di conseguenza, l’accento di parola viene segnato soltanto:

  • nelle parole sdrucciole o bisdrucciole (accentate cioè sulla terzultima o sulla quartultima sillaba).
  • nelle parole tronche (accentate cioè sull’ultima sillaba) terminati per vocale Es: mindzà “mangiato”

L’accento di parola non viene segnato:

  • nelle parole tronche (accentate cioè sull’ultima sillaba) terminanti per consonante. Es: amic “amico”.
  • nelle parole piane (accentate cioè sulla penultima sillaba). Es: difrenta “diversa”.
  • sulle vocali delle parole consistenti in una sola sillaba. Es.: blonc “bianco”. A meno che esso sia utile per segnalare la lunghezza e/o l’apertura vocalica, o per evitare fraintendimenti, o infine per segnalare che sul monosillabo cade l’accento di frase. Es.: aboù “con”.

Grado di chiusura della vocale

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L’accento grave, per es. è, indica che una vocale ha un suono aperto. L'accento acuto, per es. é, indica che una vocale ha un suono chiuso.

La differenza tra suono chiuso e aperto è in numerosi casi determinante per capire il significato. Es.: éou uovo e èou occhio, vèi vero e véi vecchi, grò grasso e gró grande.

Lunghezza di una vocale

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L'accento circonflesso, per es. ê, indica che una vocale ha un suono allungato, come se fosse ee.

Come nel caso della chiusura delle vocali, anche la lunghezza può essere determinante per capire il significato di una parola. Es.: finî finire e finì finito, pôt pasta e pót asse di legno, non e passo.