Storia della filosofia/Settecento
Contesto storico
[modifica | modifica sorgente]L'Europa del Settecento
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Durante il Settecento cambiano nuovamente i rapporti e gli equilibri tra gli stati europei. L'Inghilterra, in particolare, emerge come nuova potenza egemonica. Nel corso del secolo espande il suo impero coloniale, che arriva a comprendere territori delle Americhe e delle Indie. Inoltre, il trattato di Utrecht (1713), stipulato alla fine della guerra della regina Anna (1702-1713), trasferisce parte delle colonie nordamericane della Francia all'Inghilterra e garantisce così ai britannici il controllo dei commerci mondiali. Si crea una favorevole situazione economica, a cui contribuiscono vari fattori: l'aumento della popolazione, la crescita della produzione agricola, l'invenzione di strumenti come la navetta volante (Spinning Jenny) e il filatoio meccanico. Queste ultime innovazioni, in particolare, hanno delle applicazioni industriali, che aumentano le capacità produttive. L'Inghilterra diventa così il primo paese europeo in cui si afferma la rivoluzione industriale.[1]
Altre potenze però si affacciano nella scena politica europea. La Prussia – uno stato tedesco governato dal casato di Hohenzollern, sorto attorno all'elettorato di Brandeburgo e diventato sempre più importante dopo il 1648 – ottiene nel 1701 dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo il titolo di regno per essersi schierato nella guerra di successione spagnola (1701-1714) accanto all'Austria, all'Inghilterra e all'Olanda. La Prussia è un regno esterno al Sacro Romano Impero, che gode di grande autonomia politica e che, nei decenni successivi, avvia una politica di espansione ai danni dell'Austria, ponendo le basi per la successiva unificazione degli stati tedeschi.[2]
Cresce anche l'importanza della Russia. Lo zar Pietro il Grande (1682-1725) vara un programma di rinnovamento delle istituzioni e nel 1721 viene insignito del titolo di imperatore di tutte le Russie. Pietro infatti conquista uno sbocco sul Baltico, che favorisce i traffici commerciali, sposta la capitale a San Pietroburgo e promuove uno svecchiamento delle tradizioni russe, prendendo come modello i grandi paesi europei dell'epoca. La zarina Caterina II (1762-1796) è artefice di nuove riforme, ispirate all'Illuminismo: promuove la secolarizzazione, istituisce la libertà di stampa, apre scuole e avvia un tentativo di decentramento amministrativo.[3] Si impegna inoltre in una serie di campagne militari (contro Polonia e Turchia), che le consentono di espandere il territorio russo.[4]
Alla metà del secolo scoppia la guerra dei sette anni (1756-1763), che vede contrapposte da un lato Prussia e Inghilterra, e dall'altro Francia, Austria e Russia. Il trattato di Parigi (1763) segna una sconfitta per Austria e Francia. Quest'ultima in particolare perde gran parte delle sue colonie americane e asiatiche, a favore dell'Inghilterra, che diventa la maggiore potenza marittima e commerciale dell'epoca.[5]
La rivoluzione americana
[modifica | modifica sorgente]| Per approfondire su Wikipedia, vedi la voce Rivoluzione americana. |

A partire dal Cinquecento cresce la presenza europea nelle Americhe, e sul suolo americano si consumano guerre tra le potenze del Vecchio continente (come la già ricordata guerra della regina Anna). Durante il Settecento l'Inghilterra allarga i commerci con le colonie spagnole del Sud America e crea nel Nord un vero e proprio impero, anche ai danni dei francesi, che con il trattato di Parigi del 1763 perdono quasi tutti i loro possedimenti nordamericani. Nelle colonie nascono vasti latifondi che si basano sulla manodopera di schiavi provenienti dall'Africa.[6]
Tra gli abitanti delle colonie nordamericane però crescono il malcontento e le proteste per le pesanti richieste economiche dell'Inghilterra. Questo porta allo scoppio della guerra d'indipendenza americana (1775-1782): le colonie inglesi si rivoltano contro la madre patria e nel 1776 viene firmata la Dichiarazione di Indipendenza, con cui nascono gli Stati Uniti d'America. Gli insorti, guidati dal generale George Washington, riescono a cacciare i britannici dalle regioni settentrionali, e si rafforzano ulteriormente dopo avere firmato un'alleanza con la Francia (1778). L'esercito inglese è definitivamente sconfitto nel 1781 e nel corso dell'anno successivo finiscono le ostilità. Con il trattato di Versailles (1783) viene riconosciuta l'esistenza degli Stati Uniti d'America.[7]
La rivoluzione francese
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La Francia del Settecento è attraversata da una serie di tensioni economiche e sociali. La nobiltà e l'alto clero godono di ampi privilegi, che creano un profondo divario con il cosiddetto Terzo Stato, formato dal resto della popolazione. L'ascesa della borghesia porta però alla diffusione di idee liberali tra la popolazione, il cui malcontento è aggravato da una crisi agricola. Nel 1789 l'insofferenza verso la classe dirigente, che tenta di fermare i tentativi di riforma, esplode in proteste violente sia a Parigi sia nelle campagne: la presa della Bastiglia il 14 luglio segna l'inizio della rivoluzione francese. Applicando le idee dei filosofi e degli economisti dell'Illuminismo, le istituzioni francesi vengono completamente rinnovate (nel 1791 lo stato diventa una monarchia costituzionale).[8] Viene anche approvata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789), che rifiuta la monarchia assoluta ed elenca i diritti fondamentali dei cittadini francesi e degli esseri umani.
I successi dei rivoluzionari sono guardati con simpatia dai liberali europei, ma generano preoccupazione nelle monarchie del continente. Nel 1792 scoppia una guerra con l'Austria, nella quale l'esercito francese ottiene importanti successi. La Francia diventa una repubblica (1792) e il re Luigi XVI, arrestato dopo un tentativo di fuga, viene processato e giustiziato (1793). L'avvenimento desta scandalo nelle monarchie europee che formano una coalizione contro la Francia. Oltre a essere circondata da nemici, la Francia però deve affrontare anche le insurrezioni interne. Nell'estate del 1793 viene istituito il regime del Terrore, un governo rivoluzionario con a capo Robespierre, che reprime ferocemente le rivolte e sconfigge la coalizione anti-francese.[8][9]
La fine dell'emergenza porta anche alla fine del Terrore: nel 1794 Robespierre e i suoi collaboratori sono arrestati e giustiziati. Segue il periodo del Termidoro, con una politica più moderata. Nel 1795 una nuova Costituzione attribuisce il governo al Direttorio (formato da cinque membri), mentre l'Assemblea esercita il potere esecutivo. Nel frattempo le idee rivoluzionarie si sono diffuse anche in altri paesi e la Francia tenta di abbattere anche le altre monarchie europee. L'Italia è invasa sotto la guida di Napoleone Bonaparte, e vengono fondate nuove repubbliche sul modello francese (le cosiddette "repubbliche sorelle"). Per convenzione, la rivoluzione termina nel 1799, quando Napoleone compie un colpo di stato e, attraverso una nuova Costituzione, si attribuisce pieni poteri.[10]
Il secolo dell'Illuminismo
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È Kant che definirà chiaramente cosa deve intendersi per filosofia nel secolo dell'Illuminismo:
Filosofia quindi come liberazione dalla superstizione e dall'ignoranza diffuse dalla Chiesa cattolica e dalla tirannia dei regimi assoluti.
Scriveva nel 1713 Anthony Collins nel Discourse of Freethinking (Discorso sul libero pensiero):

Nel Discorso preliminare dell'Enciclopedia di Jean d'Alembert si mette in rilievo come l'Illuminismo erediti in un certo senso la concezione dell'empirismo inglese della filosofia come sapere risultato dell'attività della ragione per il bene della società. D'Alembert poi è convinto che debba rientrare nella filosofia anche lo studio della logica e del linguaggio poiché la filosofia non ha solo il compito di elaborare idee ma anche quello di comunicarle. Il philosophe illuminista, inteso come sinonimo di intellettuale, ha infatti il dovere di usare il sapere, la filosofia, ai fini della sua comunicazione sociale e della sua efficacia sociale. Il significato della filosofia è quello di "addolcire i costumi e istruire i governanti".[13]
La stessa visione della filosofia come educazione sociale si ritrova nell'Illuminismo tedesco: Christian Wolff definisce la filosofia come "la scienza del possibile in quanto possibile",[14] evidenziando fin dal titolo della sua opera il fine educativo e politico.
La filosofia illuministica è quasi totalmente allineata sulle posizioni di Bacone e di Newton riguardo al metodo ma riprende da Cartesio il valore della razionalità, intesa però, nello spirito di Locke, come programmaticamente finita.[15] Il pensiero di Diderot, per certi aspetti, è quello che meglio sintetizza l'indirizzo filosofico e scientifico in contrasto a quello metafisico e il suo Interpretazione della natura è uno dei testi chiave del pensiero illuministico legato alla scienza.

Il percorso che segue David Hume e in generale l'Illuminismo inglese è quindi quello dell'empirismo lockeano; tale percorso tuttavia lo conduce a conclusioni scettiche, data l'inevitabile contingenza delle esperienze sensibili fondamenta di ogni pensiero.
Hume però ritiene anche, nei suoi scritti dove si occupa di etica, religione e politica, che la validità della filosofia non debba restringersi a verificarne il rigore e la precisione identificandola con la scienza, ma debba estendersi anche ad una nuova concezione della filosofia come sapere tendente al conseguimento del bene individuale e sociale.
Il tentativo degli illuministi di una sistemazione razionale del sapere scientifico per migliorare le condizioni di vita e arrivare ad un'organizzazione politica più razionale e giusta si basava però su un rapporto non ancora sufficientemente chiarito tra filosofia e scienza.[16]
Questo il compito che si assume Kant. Matematica e filosofia sono per Kant "arti razionali"[17] ma la filosofia si differenzia dalla matematica che procede per "costruzione" di concetti a priori, attraverso le intuizioni pure di spazio e tempo, concetti assolutamente certi perché indipendenti dall'esperienza ma che sono anche procacciatori di nuova conoscenza. Per questo che i giudizi che costituiscono la matematica sono "sintetici a priori". Quando ad esempio formulo l'espressione 7+5=12 non è vero che analizzo i concetti di 7 e di 5 e ne estraggo il 12 come relazione tra idee; al contrario, 7+5 è un materiale di lavoro base di una nuova conoscenza.
La filosofia, più che un'estensione delle conoscenze, deve proporsi di analizzare le condizioni che rendono possibile la formazione di un sapere, magari non più esteso ma più solidamente fondato come pretendeva di possedere la metafisica
Nel criticismo trascendentale kantiano rientra quindi ancora la metafisica che ha perso però ogni pretesa di conoscenza assoluta riguardante la libertà, l'immortalità, l'esistenza di Dio ma che ha acquistato come postulato della morale il suo reale valore di principio direttivo certo dell'azione morale.[19].
Sarà poi Kant ad armonizzare il ragionamento di tipo matematico, quale quello del cartesianesimo, con quello di tipo sperimentale, che si ritrova nell'Illuminismo di tipo newtoniano. Da questo punto di vista Kant si riallaccia a Galilei che aveva proclamato l'accordo di matematica e sperimento quale condizione indispensabile al progresso della scienza. Galilei trovò una tecnica che dimostrava operativamente la possibilità di tale accordo ma lasciò ad altri il compito di giustificarlo filosoficamente. Ed è questa giustificazione al centro della problematica filosofica della Critica della ragion pura di Kant.
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 325.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 331.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 335.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 336.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 321.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 341.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 346.
- ↑ 8,0 8,1 Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 357.
- ↑ Atlante storico, in La biblioteca del sapere - Corriere della Sera, vol. 30, Milano, Rizzoli-Larousse, 2004, p. 359.
- ↑ Rivoluzione francese, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ↑ 11,0 11,1 Immanuel Kant da Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?
- ↑ C. Giuntini, Toland e i liberi pensatori del '700, Sansoni, Firenze, 1974, pag.81)
- ↑ Voltaire, Dizionario filosofico, voce "Philosophe", sez. IV.
- ↑ "Philosophia est scientia possibilium, quatenus esse possunt", in Discursus praeliminaris de philosophia in genere, Frankfurt - Leipzig (1728), § 29.
- ↑ Hans Georg Gadamer, Verità e metodo, tr. it. Di Gianni Vattimo, Bompiani, Milano 1986
- ↑ Immanuel Kant, Sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica, trad. it. Venturini M., BUR Biblioteca Universale Rizzoli (collana Classici), 2001, cap.I.
- ↑ Kant, Critica della ragion pura, Dottrina del metodo, I, 1 (B 746/A 718).
- ↑ I. Kant, Critica della ragion pura, Introduzione alla seconda edizione
- ↑ Così nelle opere Primi principi metafisici della scienza della natura del 1786 e Opus postumum e nella Metafisica dei costumi del 1797
