Bivona/Il circondario storico

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La mappa del circondario di Bivona
« [...] il Parlamento, nel valutare le argomentazioni [...], ritenne validi i motivi che avevano portato alla individuazione tanto dell'ambito del 12° distretto quanto del suo capoluogo [Bivona] »
(Antonino Marrone, Il Distretto, il Circondario ed il Collegio Elettorale di Bivona (1812-1880), 1996[1])

Il circondario di Bivona fu una divisione amministrativa della provincia di Girgenti che s'estendeva nel territorio di 13 comuni, con capoluogo Bivona[2]. Soppresso ed incluso nel 1927 nella provincia di Agrigento, ricalcava il territorio dell'omonimo e precedente distretto costituito nel 1812[3] nel regno delle Due Sicilie, quando in Sicilia venne abolità la feudalità.

Territorio[modifica]

Il circondario di Bivona comprendeva il territorio di 13 comuni:

Inoltre fino al 1859 (quando la circoscrizione era ancora denominata distretto) vi era compreso il territorio del borgo di San Ferdinando (frazione di Bivona), oggi Filaga, frazione di Prizzi (PA). Di seguito vengono riportate le descrizioni dei comuni del distretto di Bivona contenute nelle opere di Antonino Busacca (Dizionario geografico, statistico e biografico della Sicilia preceduto da un compendio storico siculo, 1850) e Girolamo di Marzo Ferro (Dizionario geografico, biografico, statistico e commerciale della Sicilia, 1853).

Bivona[modifica]

Il portale gotico chiaramontano, simbolo di Bivona
Per approfondire, vedi Bivona.
« Capo distretto nel val di Mazzara, Intendenza e diocesi di Girgenti da cui dista 24 miglia, 18 dal mare africano, 50 da Palermo, ex-feudo del duca di Ferrandina. Popol. 3674. Esporta grano, olio, riso. Il suo territorio è salme 5189 in cui si trova asfalto, bitume, diaspri, ed agate pregevoli; e vi è una sorgente d'acqua così carica di bitume che si accende. Furono di Bivona Vincenzo e Giuseppe Romano, il primo medico e poeta del XVII secolo, il secondo teologo e sacro oratore dell'ordine de' predicatori[4] »

Alessandria della Rocca[modifica]

Per approfondire, vedi Alessandria della Rocca.
« È sita nel val Mazzara nell'Intendenza di Girgenti; dista 13 miglia dal mare e 50 da Palermo. Ex-feudo del principe di Resuttana. Popol. 4416. Esporta grano e mandorle[5] »

Burgio[modifica]

Per approfondire, vedi Burgio.
« Nel val di Mazzara, Intendenza e diocesi di Girgenti. Sorge su di un monte dista 10 miglia dal mare africano, 48 da Palermo. Ex-feudo del contestabiie Colonna. Popol. 5476. Esporta grano, olio e miele. Fu di questo paese Sebastiano Sacco teologo del XVII secolo; Geronimo Turano pria giureconsulto, indi ecclesiastico e canonico di Girgenti; Francesco Turano che si diede allo studio dell'astronomia e scrisse un discorso meteorologico sul vento[6] »

Calamonaci[modifica]

Per approfondire, vedi Calamonaci.
« Sorge in un piano nel vai di Mazzara nella Intendenza e diocesi di Girgenti, distretto di Bivona, circondario di Ribera, dista 8 miglia dal mare africano e 54 da Palermo. Ex-feudo col titolo di baronia della famiglia Monteaperto, dei principi di Raffadale. Popol. 876. Esporta vino ed olio, territorio salme 690[7] »
Panorama di Cammarata

Cammarata[modifica]

Per approfondire, vedi Cammarata.
« Capo circondario, sita alle falde di un monte nel val di Mazzara, nell'Intendenza e diocesi di Girgenti. Popol. 6766, estensione salme 11800. Dista 26 miglia dal mare africano e 48 da Palermo. Nel suo territorio ha buoni pascoli, esporta olio, grani e cacio. A 3 miglia di distanza vi è una miniera di salgemma, una cava di agate e di diaspro rosso, sopra il monte Rossino, ed una sorgente di acqua solfurea[8] »

Castel Termine[modifica]

Per approfondire, vedi Casteltermini.
« È sito alle falde del monte Pecorajo nel val di Mazzara, Intendenza e diocesi di Girgenti, distretto di Bivona, circondario di Cammarata; dista 22 miglia dal mare africano e 54 da Palermo. Ex feudo dei duchi di Monteleone. Popolazione 6570. Ha una miniera di sale fossile. Il Can. De Cosmi tanto celebre nell'andato secolo aprì gli occhi alla luce in questo suolo[9] »

Cianciana[modifica]

Per approfondire, vedi Cianciana.
« È nel val di Mazzara, nell'Intendenza e diocesi di Girgenti.Popolazione 3864, estensione salme 2117. Dista 18 miglia dal mar Tirreno, 60 da Palermo. Ex-feudo col titolo di ducato della famiglia Grifo dei principi Patania. Esporta grano, olio, mandorle e vino[10] »

Lucca[modifica]

Per approfondire, vedi Lucca Sicula.
« Comune in provincia e diocesi di Girgenti, distretto di Bivona, circondario di Burgio, distante da Palermo 52 miglia con una popolazione di 1748. Esporta grano ed olio, ed è ex-feudo con titolo di marchese della famiglia Filangeri, dei principi di Cutò[11] »
Il duomo di Ribera

Ribera[modifica]

Per approfondire, vedi Ribera.
« Capo circondario, nel val di Mazzara, intend. e dioc. di Girgenti, da cui dista 27 m., 5 dal mare Africano, e 60 da Palermo. Ex-feudo del Duca di Ferrandina, pop. 5867. Terr. salme 3734. Esporta grano, vino, riso ed olio. E' nel distretto di Bivona che vi dista 14 miglia[12] »

San Biagio[modifica]

Per approfondire, vedi San Biagio Platani.
« Comune in provincia e diocesi di Girgenti, distretto di Bivona, circondario Cammarata, distante da Palermo 58 miglia con una popolazione di 2089. Esporta olio, lino, pistacchi ed amandorle, ed è ex-feudo della famiglia Giojeni dei duchi di Angiò[13] »

San Giovanni di Cammarata[modifica]

Per approfondire, vedi San Giovanni Gemini.
Fontana di piazza Castello a Santo Stefano Quisquina
« Comune in provincia e diocesi di Girgenti, distretto di Bivona, circondario Cammarata, distante da Palermo 50 miglia con una popolazione di 2966. Esporta grano, olio, vino e sale. È ex-feudo con titolo di duca, della famiglia Moncada dei principi di Paternò[14] »

Santo Stefano di Bivona[modifica]

Per approfondire, vedi Santo Stefano Quisquina.
« Comune in provincia e diocesi di Girgenti, distretto e circondario di Bivona, distante da Palermo 43 miglia con una popolazione di 5436. Esporta biade, ed è ex-feudo della famiglia Ventimiglia dei principi di Belmonte, che vi ha un bel palazzo[15] »

Villafranca[modifica]

Per approfondire, vedi Villafranca Sicula.
« Nel val di Mazzara, Intendenza e diocesi di Girgenti, distretto di Bivona e circondario di Burgio, da cui dista 1 m., 12 dal mar africano. Pop. 3640. Ex feudo della famiglia Agliata dei principi di Villafranca. Esporta grano, riso, vino ed olio. Si trovano nel suo territorio marmi bellissimi ed agate[16] »

Il distretto di Bivona[modifica]

La Costituzione del 1812[modifica]

Ferdinando III di Sicilia
Per approfondire, vedi Costituzione siciliana del 1812.

Il Parlamento siciliano straordinario riunitosi a Palermo nel 1812 decretò l'abolizione della feudalità in Sicilia (19 luglio), la promulgazione della Costituzione ed una radicale riforma degli apparati statali, che portò alla ridefinizione del rapporto tra lo Stato e la società.

Il Parlamento abolì l'antica suddivisione amministrativa della Sicilia in tre valli (Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto) e stabilì l'istituzione di 23 distretti. Essi vennero delimitati dallo studioso ed astronomo Giuseppe Piazzi, che tenne conto delle caratteristiche naturali, economiche e demografiche delle varie zone dell'Isola[17].

Ecco il testo tratto dalla Costituzione di Sicilia stabilita nel Generale straordinario Parlamento del 1812 sui criteri utilizzati per delimitare i distretti e stabilirne i capoluoghi:

« 1) che i limiti di ogni distretto sieno quegli stessi che presenta la natura del terreno, come fiumi, monti e valli; 2) che ciascun distretto o comarca possa guardarsi da un capitan d'armi con dodici uomini; 3) che i luoghi più pericolosi e più esposti restino nei confini delle comarche, e situati in modo che facilmente un capitano possa colà chiamare man forte dal vicino; 4) che i fiumi principali, impraticabili d'inverno, non separino le parti della medesima comarca; 5) che le popolazioni più cospicue e più favorite dalle circostanze locali ne siano i capoluoghi; 6) che quelle vaste solitudini formate dall'unione di molti feudi, lagrimevoli testimoni di una barbara, mal intesa cupidigia, non debbano per quanto è possibile, percorrersi dal colono, che vorrà recarsi al capoluogo »

Nonostante i criteri avanzati dal Piazzi, vi furono numerose liti e controversie tra le città-capoluogo e quelle che miravano a ricoprire tale ruolo: infatti le città designate come capoluogo di distretto usufruivano di diversi vantaggi politici, economici ed occupazionali.

Le 23 città siciliane elevate a capoluogo di distretto furono: Acireale, Alcamo, Bivona, Caltagirone, Caltanissetta, Catania, Cefalù, Corleone, Girgenti, Mazara del Vallo, Messina, Mistretta, Modica, Nicosia, Noto, Palermo, Patti, Piazza Armerina, Sciacca, Siracusa, Termini Imerese, Terranova di Sicilia, Trapani.

Bivona, capoluogo del XII distretto, e Caltanissetta erano le uniche città ex-feudali elevate a capoluogo di distretto: le altre ventuno città, infatti, anticamente erano città demaniali[1].

La controversia con Castronovo[modifica]

Castronovo di Sicilia, ex città demaniale e sede dell'antica comarca in cui era compresa anche Bivona[18], si oppose fermamente all'elevazione a capoluogo di distretto della città di Bivona[1]. Nonostante fosse stato inserito all'interno del distretto di Termini Imerese, Castronovo pretendeva di diventare capoluogo del distretto bivonese[18]: in un memoriale inviato il 22 ottobre 1812 al re di Sicilia Ferdinando III, i giurati ed il sindaco castronovesi affermavano che Bivona tanto se si considera nel fisico, quanto nel suo morale[18] non era degna di ricoprire il ruolo che le era stato affidato: essi misero in evidenza il basso numero di abitanti bivonesi, l'assenza di fondachi e case decenti da potersi ricoverare i passeggeri[18], l'aria malsana causata dalla vicina presenza delle risaie e la mancanza di strade adeguate ad una facile comunicazione tra i diversi paesi del distretto ed il capoluogo[19].

Ciononostante, il Parlamento siciliano ritenne più valide le motivazioni che avevano indotto ad elevare a capoluogo la città di Bivona[1].

Territorio e confini del distretto[modifica]

La delimitazione del distretto di Bivona[20]

Dalla foce del fiume di Caltabellotta la linea di demarcazione sale con questo sino a S. Carlo, indi radendo le falde meridionali dei monti Refesi, per ponente di Bivona va a trovare la sorgente del fiume Platani, del quale siegue lo intero corso sino al mare, che ne bagna la costa meridionale.

Il distretto di Bivona era delimitato dal mar Mediterraneo (Canale di Sicilia) a sud, dal fiume Platani ad est, dal fiume Verdura ad ovest e dalla catena dei monti Sicani a nord[1].

Non furono e non potevano essere prese in considerazione proposte (come quelle di Castronovo) di delimitare in altro modo il distretto bivonese: la mancanza di strade rotabili e di ponti sui fiumi avrebbe reso enormemente difficili le comunicazioni con altre località poste al di fuori di quei confini[1].

Inoltre la scelta di elevare Bivona a capoluogo di distretto, nonostante la crisi demografica del paese, fu sostenuta da vari e validi motivi[21]:

  • Bivona vantava origini antiche;
  • geograficamente occupava una posizione centrale nell'ambito del distretto;
  • tra i secoli XV e XVII era stata uno dei maggiori centri feudali della Sicilia, soprattutto in seguito alla sua elevazione a ducato (il primo nell'Isola) e città (1554);
  • presentava un ampio numero di edifici e monumenti religiosi;
  • vantava una secolare e prestigiosa tradizione scolastica grazie alla presenza di un collegio gesuitico.

Il distretto di Bivona confinava a nord con i distretti di Corleone e Termini Imerese, ad est con il distretto di Caltanissetta, a sud con il distretto di Girgenti e ad ovest con il distretto di Sciacca[21].

Comprendeva, oltre a Bivona, altri dodici comuni ed una borgata, San Ferdinando (oggi Filaga), aggregata al comune di Bivona fino al 1859[21]. La superficie del distretto era di circa 864 km2[21]; la popolazione, secondo un censimento del 1798, era di 48.585 abitanti[21], così distribuiti[18]:

Antica piazza Fiera di Bivona, capoluogo di distretto
Panoramica di Casteltermini
Panoramica di Ribera, unico comune del distretto con sbocco sul mare
La torre dell'orologio, simbolo di Cianciana


Comune Estensione (km²) Popolazione
Alessandria di Sicilia 61,88 4.416
Bivona 88,57 2.582
Burgio 42,22 5.868
Cammarata 191,80 5.123
Calamonaci 32,59 780
Castel Termine 99,47 5.590
Cianciana 37,71 3.400
Lucca 18,41 1.960
Ribera 118,64 4.656
San Biagio 42,42 2.500
San Giovanni di Cammarata 26,30 3.011
Santo Stefano di Bivona 85,94 5.486
Villafranca 17,67 3.213

I funzionari distrettuali e la sottintendenza di Bivona[modifica]

I funzionari distrettuali giunsero a Bivona tra il 1813 ed il gennaio 1814[21]. I ruoli dei funzionari erano:

Il Palazzo Marchese Greco di Bivona, sede della sottintendenza dal 1818 al 1825
  • il segreto;
  • il proconservatore;
  • i tre giudici del tribunale;
  • il capitan d'arme.

Il segreto era responsabile del settore finanziario: da egli dipendevano i prosegreti esattori del comune di Bivona; il proconservatore apprestava i ruoli dei contribuenti; i giudici discutevano le cause di seconda istanza; il capitan d'arme era posto alle immediate dipendenze del ministro di alta polizia ed assicurava la pubblica sicurezza, in particolar modo nelle campagne, grazie all'ausilio della sua compagnia d'arme, formata da dodici uomini[21].

Durante il 1813 ed il 1814 a Bivona si svolsero le elezioni distrettuali che portarono al Parlamento siciliano due deputati eletti in tre tornate elettorali svolte in quel periodo[22].

L'11 ottobre 1817 venne attuata una riforma amministrativa che fece divenire i distretti componenti delle province, nuove circoscrizioni territoriali più grandi e più rilevanti da un punto di vista amministrativo. A capo di ogni provincia vi era un intendente, coadiuvato dalla Segreteria d'Intendenza e dal Consiglio d'Intendenza; il Consiglio provinciale, composto da 15 membri annuali proposti dai comuni della provincia e nominati dal re di Sicilia, era un organo deliberativo ed aveva un proprio bilancio[22].

A capo di ogni capoluogo di distretto che non era sede di intendenza, invece, vi era un sottintendente, cioè la prima autorità del distretto[23]. Bivona, inserita insieme agli altri comuni del suo distretto ed a quelli dei distretti di Girgenti e Sciacca all'interno della provincia di Girgenti (futura provincia di Agrigento), divenne pertanto sede di sottintendenza e venne dotata di vari organi amministrativi[23]: la segreteria di sottintendenza ed il Consiglio Distrettuale, composto da 11 consiglieri.

Suddivisione in circondari[modifica]

Il Municipio di Ribera, comune divenuto capoluogo di circondario nel 1841

Il Regio Decreto del 30 maggio 1819 previde la suddivisione dei distretti in diversi circondari, che presero nome dai rispettivi capoluoghi: il distretto di Bivona venne suddiviso in tre circondari[24].

Prima del 1841

Nel 1819 il distretto venne suddiviso nei circondari di Bivona (4 comuni), Burgio (5 comuni) e Cammarata (4 comuni)[24]:
Circondario di Bivona: Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
Circondario di Burgio: Burgio, Calamonaci, Lucca, Ribera, Villafranca
Circondario di Cammarata: Cammarata, Castel Termine, San Biagio, San Giovanni di Cammarata

Dal 1841

Nel 1841, per l'importanza assunta dalla cittadina, anche Ribera divenne sede di un circondario, comprendente due soli comuni[24]:
Circondario di Bivona: Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
Circondario di Burgio: Burgio, Lucca, Villafranca
Circondario di Cammarata: Cammarata, Castel Termine, San Biagio, San Giovanni di Cammarata
Circondario di Ribera: Calamonaci, Ribera

Il capoluogo Bivona[modifica]

Panoramica di Bivona, capoluogo di distretto
« E se Bivona col nuovo Governo d'Italia fu riconosciuto Capoluogo di Circondario nel 1860, lo si deve appunto alla Costituzione del 1812, per la quale aveva acquisito il dritto di Capoluogo di distretto »
(Giovan Battista Sedita, Cenno storico-politico-etnografico di Bivona, 1909[25])

In seguito alla rivoluzione siciliana del 1820, fu attuata la riforma dell'apparato di polizia e furono adottati i nuovi criteri di dislocazione dell'apparato militare; nel 1824 venne varata la riforma del sistema finanziario. Bivona, pertanto, era sede[24]:

  • come capoluogo di circondario:
    • del giudicato circondariale
    • del carcere circondariale
  • come capoluogo di distretto:
    • della sottintendenza
    • del giudicato d'istruzione
    • dell'ispettorato di polizia
    • della Compagnia d'Arme
    • del distaccamento della Real Gendarmeria
    • del carcere distrettuale
    • della ricevitoria distrettuale

La crisi finanziaria[modifica]

La grave crisi finanziaria che colpì la società siciliana soprattutto negli anni venti dell'Ottocento indusse il governo a modificare l'assetto amministrativo dell'Isola[26]: inizialmente si prevedeva la riduzione delle province da 7 a 4 e l'abolizione di alcune sottintendenze, tra cui quella di Bivona (che sarebbe dovuta aggregarsi a quella di Sciacca)[26].

Il Regio Decreto dell'8 marzo 1825, tuttavia, mantenne la suddivisione della Sicilia in 7 province, ma abolì tutte le sottintendenze. Ciononostante, il ridimensionamento dell'apparato amministrativo e rappresentativo del distretto fu uno dei motivi che causarono numerose e sanguinose rivolte in tutta l'Isola negli anni trenta, in particolar modo nel 1837, quando la Sicilia fu vittima anche del colera[26].

In seguito a questi episodi, il governo provvide a modificare nuovamente gli apparati amministrativi distrettuali: vennero reintrodotte le sottintendenze, i Consigli Distrettuali e gli Ispettorati distrettuali di polizia; furono abolite le Compagnie d'Armi, sostituite da distaccamenti distrettuali della Regia Cavalleria a cavallo[27].

La rivoluzione di Palermo (12 gennaio 1848)

Il periodo preunitario[modifica]

Dopo una prima abolizione nel 1825 ed il ripristino nel 1837, la sottintendenza di Bivona venne abolita nuovamente il 12 gennaio 1848, quando a Palermo scoppiò la rivoluzione[28]: il sottintendente Giuseppe Consiglio si allontanò dal paese il 27 gennaio 1848, quando Bivona aderì alla rivoluzione indipendentista[29].

La sottintendenza venne ripristinata solamente nel maggio 1849[28]: ciononostante essa, insieme all'intero distretto bivonese, era tenuta in bassa considerazione dal governo. Infatti Bivona veniva esclusa dai programmi di sviluppo e di adeguamento delle infrastrutture[30], ed era considerata sede dove poter destinare funzionari dal passato negativo od equivoco[31].

Nel periodo compreso tra il 1851 ed il 1860 a Bivona si avvicendarono sei sottintendenti[32]: alcuni di essi cercarono di instaurare un rapporto molto stretto con la classe dirigente bivonese[33], che godeva di ampi spazi di manovra nella gestione comunale e distrettuale[30].

Il 1860, l'anno del crollo del regno borbonico, della spedizione dei Mille e dell'annessione della Sicilia al regno sabaudo, decretò la fine dei distretti e l'istituzioni di nuove circoscrizioni amministrative territoriali, i circondari[34].

Società, economia e politica del distretto[modifica]

Le condizioni sociali, economiche, amministrative, politiche e dell'ordine pubblico del distretto di Bivona vennero riferite dalle relazioni dei vari sottintendenti, dei giudici e degli ispettori di polizia[35].

Il circondario[modifica]

Garibaldi in Sicilia[modifica]

Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi

Nella prima metà del 1860, il distretto di Bivona fu teatro di numerose turbolenze dell'ordine pubblico (i tumulti più gravi si verificarono a Santo Stefano di Bivona) e fu coinvolto in un acceso e duraturo dibattito causato da alcuni comuni che volevano modificare l'assetto amministrativo delle circoscrizioni territoriali e volevano sopprimere il distretto bivonese[36].

La crisi dell'ordine pubblico, pertanto, si venne a formare proprio nel periodo in cui Giuseppe Garibaldi sbarcò in Sicilia per liberare l'Isola dal dominio borbonico. Per circa un mese, dal 15 maggio al 10 giugno, il distretto di Bivona restò nelle mani delle numerose bande armate che compivano rapine e vendette, non senza spargimento di sangue[36].

Ecco una testimonianza del Comandante dei Militi del distretto di Bivona Onofrio Guggino esposta al Consigliere della Sicurezza Pubblica il 1º marzo 1861[36]:

« Il distretto era in stato di completa anarchia, vessato [...] dalle false squadre di don Francesco Riggio di Cianciana e dei fratelli Capitano Padella di S. Stefano e da una frazione di malfattori che si dicea dipendere da una squadra di Santo Meli. Lucca e Ribera assalite dalla falsa squadra di Riggio, Alessandria e Cammarata minacciata dalla falsa squadra dei Padella, Prizzi sottoposta a taglia, e S. Biagio spogliata in pieno giorno, facevano restare le Comuni del distretto isolate l'una dall'altra a segno che si temeva di andare da Comune in Comune ed erano interrotte le comunicazioni »

Il 7 giugno 1860, per ridare equilibrio all'ordine pubblico, il barone Giuseppe Guggino (presidente del Comitato Provvisorio di Bivona e coordinatore degli altri comuni del distretto) inviò una lettera a Garibaldi[37] in cui sollecitava l'insediamento in Bivona del neogovernatore del distretto, Francesco Falsone di Palma di Montechiaro, che risolse parzialmente alcuni problemi che colpivano la circoscrizione[38].

Il 26 agosto 1860 venne varato il decreto per il riordinamento amministrativo della Sicilia, per rendere la legislazione dell'Isola analoga a quella del regno dei Savoia[34]: con esclusione delle province, le antiche circoscrizioni territoriali cambiarono denominazione, mantenendo tuttavia inalterati i propri confini geografici. I distretti divennero circondari, i circondari borbonici (le ulteriori suddivisioni dei distretti) divennero mandamenti[34].

L'amministrazione delle province e dei circondari[modifica]

Antica mappa della Sicilia suddivisa in 7 province

A capo della provincia vi era un governatore, che deteneva il potere esecutivo e vigilava sull'andamento delle pubbliche amministrazioni[34]; egli, inoltre, soprintendeva la pubblica sicurezza, avvalendosi della collaborazione di un Consiglio di Governo della provincia[34].

Prima autorità di ogni circondario, invece, era l'intendente, che compiva le incombenze che gli erano commesse dalle leggi, eseguiva gli ordini del governatore e provvedeva nei casi di urgenza, riferendo sempre al governatore stesso. Il governatore e gli intendenti (dal 1862 chiamati prefetto e sottoprefetti) disponevano di un ufficio di segreteria[34].

Nell'ambito di ogni singolo comune, il consiglio comunale (composto da cittadini maschi, alfabeti, di età superiore a 25 anni, selezionati su base censitaria, professionale o accademica) eleggeva la giunta; il sindaco, invece, veniva nominato direttamente dal re[39]. Il consiglio provinciale, formato da un numero di consiglieri proporzionato alla popolazione censita nei mandamenti che formavano un circondario, aveva funzione consultiva e deliberativa, e disponeva, come organo esecutivo, della Deputazione provinciale, composta dal governatore e da un numero prestabilito di membri eletti dal consiglio provinciale[39]. Quest'ultimo, insieme con il consiglio comunale, poteva essere sciolto solamente dal sovrano[39].

I problemi del circondario bivonese[modifica]

Il convento di San Domenico di Bivona, sede del seggio elettorale del 21-22 ottobre 1860

Il plebiscito per l'annessione della Sicilia al regno d'Italia sotto la sovranità di Vittorio Emanuele di Savoia, svoltosi il 21 ed il 22 ottobre 1860, anche nel circondario di Bivona risultò ampiamente a favore dell'Unità d'Italia[40]; ciononostante, proprio nel circondario bivonese si contò la più alta percentuale di voti contrari: su 667 voti contrari espressi in tutta l'Isola, infatti, il 34,5% (pari a 230 voti) si ebbe solamente nella circoscizione territoriale di Bivona[40].

Il processo di omologazione politica ed amministrativa della Sicilia alla legislazione del regno d'Italia si avviò tra la fine del 1860 e l'inizio del 1861[41]: i primi di gennaio si svolsero le elezioni comunali e provinciali, a febbraio quelle politiche[41]: nel collegio elettorale di Bivona venne eletto il generale Giacinto Carini[42].

Nello stesso periodo si insediarono in Bivona i nuovi funzionari e gli impiegati degli uffici circondariali (Agenzia delle imposte dirette, Ricevitoria del registro, Ispettorato scolastico, Commissione Sanitaria Circondariale, Commissione di Verifica dei Pesi e Misure)[42] e dei mandamenti (preture)[42].

Il precursore di Palermo[43]

[...] Difatti giammai in questo circondario non si è cambiato un impiegato per inadempienza ai propri doveri, non solamente quando annoiato di questa residenza, qualche eletto è arrivato ad avere tale una protezione che dopo molti anni e molto inchiostro e carta lo ha fatto traslocare in residenza migliore, tollerando sempre che i tristi e gli inetti vi stiano, purché non domandino di cambiar clima. Tale era pure l'andazzo dell'ex Borbone, e questo circondario era la Caienna degli impiegati in disgrazia. Noi ci speravamo tutt'altro procedere dal governo riparatore, però disgraziatamente dobbiamo confessare che, se allora ci venivano gli impiegati in castigo, la speranza di una riabilitazione li facea migliori. Oggi invece che ci inviano i più feroci o, per lo meno, inetti, si sbizzariscono a spese di noi miseri contribuenti, che abbiamo la disgrazia di aver visto la luce nel circondario di Bivona [...]


L'avvio del nuovo sistema amministrativo mostrò notevoli difficoltà soprattutto nel circondario di Bivona, l'unico nella provincia di Girgenti ad essere separato per difetto di strade e di telegrafo da ogni centro di governo[42]. Alessandro Della Rovere, luogotenente del re, constatando la marginalizzazione della circoscrizione, ritenne il circondario di Bivona come posto indicato per destinarvi a castigo qualche intendente che meriti una severa misura del Governo[43]; un articolo del giornale Il Precursore di Palermo, pubblicato nel 1872, definiva il circondario di Bivona la Caienna degli impiegati in disgrazia[43].

Altri problemi erano quelli relativi ai collegamenti e alle comunicazioni tra i comuni del circondario[43]: i lavori di completamento della rotabile Corleonese-Agrigentina erano sospesi[43]; la costruzione di strade di collegamento fra i vari comuni circondariali non era nemmeno avviata[43].

Fin dal 12 ottobre 1860 il consiglio civico di Casteltermini aveva proposto la propria cittadina come capoluogo dell'intero circondario[43]: il governo prodittatoriale, favorevole alla proposta, interpellò il consiglio provinciale[43]. Quest'ultimo, nella primavera del 1861, propose la soppressione del circondario di Bivona, una redifinizione delle circoscrizioni amministrative dell'intera provincia di Girgenti e l'istituzione di un nuovo circondario, quello di Canicattì[44].

Tale proposta creò un acceso dibattito tra Bivona, Casteltermini, il governo prodittatoriale ed il consiglio provinciale: quest'ultimo, nella seduta del 27 ottobre 1863, deliberò la riconferma dei circondari esistenti e di Bivona come capoluogo[44]. Non poco influente sulla decisione finale risultò l'accurata Difesa di Bivona come Capoluogo di Circondario scritta dal notaio Gaetano Picone, nato a Bivona ma domiciliato a Santo Stefano[44].

La scarsa considerazione del circondario bivonese, tuttavia, era stata manifestata anche nel 1861, quando si avviò la procedura di definizione delle circoscrizioni giudiziarie. Il consiglio provinciale auspicava l'istituzione di un tribunale circondariale, da affiancare a quello di Girgenti[44]. Il nuovo tribunale avrebbe potuto comprendere alcuni mandamenti del circondario di Bivona che, tuttavia, desiderava la propria aggregazione al tribunale di Girgenti (con eccezione dei mandamenti di Burgio e Ribera, più vicini a Sciacca)[44]. Il decreto legge del 9 febbraio 1862 assegnò l'intero circondario di Bivona alla circoscrizione giudiziaria di Sciacca[44]: ancora una volta i reclami del circondario (in particolar modo dei mandamenti di Bivona, Cammarata e Casteltermini) restarono disattesi[44].

Suddivisione in mandamenti[modifica]

Nel 1861, con decreto speciale, venne elevato a capoluogo di mandamento anche il comune di Casteltermini[44], oltre a Bivona, Burgio, Cammarata e Ribera che erano già stati capoluoghi di circondario durante il periodo borbonico.

  • Circondario di Bivona: Alessandria, Bivona, Cianciana, Santo Stefano di Bivona
  • Circondario di Burgio: Burgio, Lucca, Villafranca
  • Circondario di Cammarata: Cammarata, San Giovanni di Cammarata
  • Circondario di Casteltermini:Casteltermini, San Biagio
  • Circondario di Ribera: Calamonaci, Ribera

La sottoprefettura di Bivona[modifica]

Criminalità[modifica]

« Il locale di questa comarca è molto difficile a custodirsi, e vi sono parecchi luoghi sempre famosi per le compagnie di malviventi: S. Pietro, Fontanafredda, Passo Fonduto, la contea Lemos, i monti Refesi, sono troppo noti e situati nel modo più convenevole per essere custoditi »
(Decreto istitutivo del distretto di Bivona, 1812[2])


Sedi del distretto e del circondario[modifica]

Il territorio oggi[modifica]

Note[modifica]

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 Marrone, 1996, p. 14
  2. 2,0 2,1 Marrone, 1996, 15
  3. Marrone, 1987, 643
  4. Busacca, 1850, p. 234
  5. Antonino Busacca, 1850, 222
  6. Antonino Busacca, 1850, 236
  7. Antonino Busacca, 1850, 238
  8. Antonino Busacca, 1850, 243
  9. Antonino Busacca, 1850, 249
  10. Antonino Busacca, 1850, 261
  11. Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 66
  12. Antonino Busacca, 1850, 357
  13. Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 106
  14. Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 108
  15. Girolamo di Marzo Ferro, 1853, 111
  16. Antonino Busacca, 1850, 386
  17. Marrone, 1996, p. 13
  18. 18,0 18,1 18,2 18,3 18,4 Marrone, 2001, p. 10
  19. Marrone, 2001, p. 11
  20. Costituzione di Sicilia del 1812, Palermo, 1848.
  21. 21,0 21,1 21,2 21,3 21,4 21,5 21,6 Marrone, 1996, p. 15
  22. 22,0 22,1 Marrone, 1996, p. 16
  23. 23,0 23,1 Marrone, 1996, p. 17
  24. 24,0 24,1 24,2 24,3 Marrone, 1996, p. 18
  25. Sedita, 1909, 101
  26. 26,0 26,1 26,2 Marrone, 1996, p. 20
  27. Marrone, 1996, p. 21
  28. 28,0 28,1 Marrone, 1996, p. 32
  29. Marrone, 1996, p. 22
  30. 30,0 30,1 Marrone, 1996, p. 25
  31. Marrone, 1996, p. 25-26
  32. Marrone, 1996, p. 23
  33. Marrone, 1996, p. 24
  34. 34,0 34,1 34,2 34,3 34,4 34,5 Marrone, 1996, p. 74
  35. Marrone, 1996, p. 30
  36. 36,0 36,1 36,2 Marrone, 1996, p. 71
  37. Marrone, 1996, p. 72
  38. Marrone, 1996, p. 73
  39. 39,0 39,1 39,2 Marrone, 1996, p. 75
  40. 40,0 40,1 Marrone, 1996, p. 76
  41. 41,0 41,1 Marrone, 1996, p. 77
  42. 42,0 42,1 42,2 42,3 Marrone, 1996, p. 78
  43. 43,0 43,1 43,2 43,3 43,4 43,5 43,6 43,7 Marrone, 1996, p. 79
  44. 44,0 44,1 44,2 44,3 44,4 44,5 44,6 44,7 Marrone, 1996, p. 80

Bibliografia[modifica]

  • Antonino Busacca, Dizionario geografico, statistico e biografico della Sicilia preceduto da un compendio storico siculo, Messina, Stamperia Fiumara, 1850.
  • Girolamo di Marzo Ferro, Dizionario geografico, biografico, statistico e commerciale della Sicilia, Palermo, Stabilimento tip. di Fr. Lao, 1853.
  • Antonino Marrone, Bivona città feudale voll. I-II, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1987.
  • Antonino Marrone, Bivona dal 1812 al 1881, Bivona, Comune di Bivona, 2001.
  • Antonino Marrone, Il Distretto, il Circondario ed il Collegio Elettorale di Bivona (1812-1880), Bivona, Comune di Bivona, 1996.
  • Giovan Battista Sedita, Cenno storico-politico-etnografico di Bivona, Bivona, 1909.

Voci correlate[modifica]