Cyberbullismo/Aspetti psicologici e sociali
I protagonisti e i casi del cyberbullismo
[modifica | modifica sorgente]Chi sono i protagonisti coinvolti in episodi di cyberbullismo?
- Il cyberbullo è il bambino o il ragazzo che mette in atto azioni di abuso ripetute verso la vittima. E'solitamente più forte dei ragazzi della sua età, ha bisogno di autoaffermarsi e vuole che l'attenzione sia rivolta su di lui; fa fatica a rispettare le regole, spesso non riesce ad autocontrollarsi, è aggressivo anche verso gli adulti; usa la violenza per imporre la sua forza; non conosce le conseguenze del suo comportamento infatti non mostra sensi di colpa; il suo rendimento scolastico regredisce con il passare del tempo. E' appoggiato dai cyberbulli gregari che solitamente hanno paura di lui;
- La vittima è il ragazzo che subisce maltrattamenti dal cyberbullo e dal suo gruppo. La vittima passiva spesso è maltrattata perché,in genere, è più debole rispetto ai coetanei, ansiosa, sfiduciata, emotiva, è incapace di comportarsi con decisione ed ha una bassa autostima. A scuola non stringe amicizia con nessuno e tende ad isolarsi; se viene maltrattata piange e si chiude in se stessa; il suo rendimento scolastico tende a peggiorare col passare del tempo; non si mostra sofferente in presenza degli altri e tende a non parlare con nessuno del suo problema perché teme di subire torti più gravi. Si parla invece di vittima provocatrice quando è il comportamento della stessa a provocare il bullo.
- Gli osservatori sono tutti quei ragazzi che sono a conoscenza degli atti di bullismo ma spesso non reagiscono per paura di diventare vittime del cyberbullo o per semplice disinteresse, infatti non hanno un ruolo principale;
- Il sostenitore della vittima é il ragazzo che prende le difese della vittima.Ha spesso un carattere sicuro,non teme il giudizio del cyberbullo e del suo gruppo e aiuta la vittima soprattutto in situazioni critiche;
- Il sostenitore del bullo è il ragazzo che lo difende negli atti di cyberbullismo. Si comporta così perché ha paura di diventare una vittima.
Esistono purtroppo molte storie di vittime di cyberbullismo che non hanno denunciato subito i fatti e che sono arrivate addirittura al suicidio.
Il comportamento dei cyberbulli
[modifica | modifica sorgente]Il comportamento dei bulli è causato da un disturbo comportamentale che li spinge ad agire sconsideramente abusando del loro potere su coetanei, persone più piccole e deboli. Stando a quanto si evince dai risultati di una ricerca, nel cervello dei bulli si accenderebbero i centri del piacere proprio nel momento in cui si compiono azioni malvagie ai danni altrui. Grazie alla risonanza magnetica è stata esaminata l'attività cerebrale dei bulli per vedere cosa pensavano nel momento del sopruso: l'infliggere pene ad altri individui li rendeva felici con un vero e proprio godimento.
I soggetti con condotta normale, posti davanti ad un video in cui si potevano osservare scene di violenza hanno sofferto immedesimandosi nel disagio dell'altro; i bulli, invece, hanno provato piacere nel vedere scene di violenza, attivando così lo "striato ventrale" ossia l'area del cervello che contiene i centri del piacere. Lo studio apre la strada ad una ricerca che indica il cyberbullismo non solo come un disturbo comportamentale ma anche come una vera e propria deviazione che ha origine nel cervello.
Le caratteristiche dei cyberbulli
[modifica | modifica sorgente]Una prima caratteristica distintiva dei cyberbulli è l'aggressività verso i coetanei. I cyberbulli sono spesso aggressivi verso gli adulti. Generalmente i bulli hanno un atteggiamento più positivo verso la violenza e verso qualsiasi uso di mezzi violenti. Sono caratterizzati da impulsività e da un forte bisogno di dominio verso gli altri. I bulli hanno un'opinione positiva di se stessi. Molti psicologi e psichiatri sostengono che il comportamento dei bulli, al di là delle apparenze, è ansioso ed insicuro. Questa ipotesi è stata analizzata attraverso metodi indiretta, come la rilevazione degli ormoni dello stress e delle tecniche proiettive. Ma i risultati ottenuti non confermano in nessun modo questa opinione, anzi mostrano che i bulli non sono portatori di ansia e di insicurezza. E non soffrono di complessi di autostima. Va poi ricordato che ci sono studenti che partecipano al bullismo ma non prendono iniziativa, e sono definiti "bulli passivi". Parecchi studi hanno dimostrato che i bulli sono dotati di una popolarità che rientra nella media, o che si pone di poco al di sotto di essa.
Quanto alle probabili cause psicologiche che soggiacciono, al comportamento del bullo, i risultati empirici ne suggeriscono almeno tre.
- i bulli hanno un forte bisogno di potere e di dominio;
- tenendo in considerazione l'ambiente familiare inadeguato, è naturale ipotizzare che abbiano sviluppato un certo grado di ostilità verso l'ambiente;
- i bulli costringono le vittime a procure loro oggetti di valore e altri oggetti come: birre, sigarette e denaro.
Il bullismo, da un'altra prospettiva, può anche essere visto come aspetto di un più generale comportamento anti-sociale, che si caratterizza per la mancanza del rispetto delle regole.
Fonte: Dan Olweus, Bullismo a scuola, Giunti, Firenze 1996.
L'ambiente condiziona il cyberbullo?
[modifica | modifica sorgente]Stili educativi e ragazzi aggressivi
[modifica | modifica sorgente]Per capire a fondo il modello reattivo di tipo aggressivo che caratterizza il cyberbullo, bisogna approfondire gli stili educativi familiari e quelle condizioni che durante l'infanzia e la fase dello sviluppo, possono aver favorito lo sviluppo di tale modello.
Quattro sono i fattori che risultano particolarmente significativi nel condizionamento:
- L'atteggiamento emotivo dei genitori, più precisamente di chi si occupa maggiormente del bambino nei primi anni di età: un atteggiamento negativo caratterizzato da una mancanza di calore, aumenta la probabilità che in futuro il ragazzo diventi ostile e aggressivo verso gli altri.
- Gli stili educativi adottati nell'allevare i figli: l'educatore generalmente permissivo, non ponendo chiari limiti al comportamento aggressivo del bambino, verso i coetanei, fratelli ed adulti crea le precondizioni per lo sviluppo delle condotte. Poco amore, poca cura, poca libertà sono condizioni che contribuiscono fortemente allo sviluppo di un modello aggressivo.
- L'uso coercitivo del "potere" da parte del genitore, in forma di punizioni fisiche e violente esplosioni emotive. "Violenza chiama violenza": ciò significa che bisogna definire in modo chiaro i limiti da rispettare e le regole da rispettare, non è educativo ricorrere alla punizione fisica.
- Il ruolo giocato dal temperamento del bambino, un bambino con temperamento attivo, dalla "testa calda", è più probabile che diventi un giovane aggressivo, rispetto ad un bambino con un temperamento più calmo.
In conclusione, amore e coinvolgimento da parte di chi alleva il bambino, la chiara individuazione dei limiti oltre i quali certi comportamenti non sono consentiti e l'uso di metodi non coercitivi promuovono lo sviluppo di bambini autonomi. Quando i ragazzi diventano adolescenti, è essenziale che i genitori supervisionino i comportamenti e le attività del ragazzo. La maggior parte delle condotte inadeguate tendono infatti a manifestarsi quando i genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno i figli. In ogni caso, per limitare possibili danni, è opportuno che i genitori evitino di coinvolgere il bambino in qualsiasi conflitto di coppia. Infatti alcune ricerche dimostrano che i conflitti coniugali producono minori aspetti negativi quando sono gestiti privatamente dalla coppia rispetto a quando scoppiano in presenza dei figli. Le condizioni socio-economiche della famiglia (il reddito, il grado di istruzione dei genitori e il tipo di abitazione) non sembrano invece incidere sulle condotte aggressive dei ragazzi.
Fonte: Dan Olweus, Bullismo a scuola, Giunti, Firenze 1996.
Fonti
[modifica | modifica sorgente]- Articolo pubblicato su www.azzurro.it
- Articolo pubblicato su www.angelaallegria.com
- Articolo pubblicato su www.altalex.com
- Articolo pubblicato su www.lastampa.it il 6 agosto 2013
- Articolo pubblicato su www.medicinalive.com
- Articolo pubblicato su www.oasidellemamme.it