Cyberbullismo/I dati del fenomeno
I dati e le statistiche sul fenomeno del cyberbullying
[modifica | modifica sorgente]Esistono vari mezzi per diffondere il cyberbullismo: chat, social, messaggi contenenti minacce. Un'indagine effettuata dall'ISTAT nel 2014 contiene alcune tabelle contenenti dati e percentuali del fenomeno ad esempio una o più volte al mese il 19,2% oppure qualche volta nell'anno 32,4%.
Le varie modalità sono:
- Invio di messaggi violenti o volgari il 9,1%;
- diffamazione on-line il 3,3%;
- ingiuria;
- minacce;
- molestie;
- furto di identità digitale sul social network il 2,1%;
- diffusione di materiale pedo-pornografico.
Il Sexting
[modifica | modifica sorgente]Il 23,6% degli adolescenti entrati in contatto con "Telefono azzurro" dichiara di aver trovato in rete falsità o pettegolezzi sul proprio conto. In Italia un adolescente su cinque ammette di aver subito minacce o di aver trovato in rete foto imbarazzanti sue o di suoi conoscenti. Oggi il "sexting" è molto diffuso, specie tra i ragazzi di età compresa tra i sedici e i diciotto anni: si tratta dell'invio di foto e video a sfondo sessuale. Il fenomeno in questione è altamente distruttivo. Ne derivano sentimenti quali vergogna, senso di colpa, depressione a cui possono seguire l'abuso di sostanze stupefacenti e, nella peggiore delle ipotesi, il suicidio. Il 23,3% degli adolescenti dichiara di avere inviato foto a sfondo sessuale specialmente a fidanzati e amici; il 25,9% di averne ricevute. Le ragazze spesso, con un estremo atto di sottomissione, inviano queste immagini solo per "ubbidire" ai loro fidanzati, nonostante il 20% delle intervistate dichiari di aver provato fastidio dinanzi ad una tale richiesta. Un ragazzo su due (la metà) non ci vede niente di male. Spaventa la naturalezza con cui tutto ciò accade: gli adolescenti infatti non si rendono conto della gravità dei loro comportamenti, considerano spesso il sexting un gioco e sono inconsapevoli dei problemi legali associati al fenomeno.
Con chi si confida la vittima
[modifica | modifica sorgente]La maggior parte dei ragazzi si confida con i genitori ben il 65%, il 43,7% cerca di evitare la situazione, il 42,8% si confida con gli amici; il 41% chiede aiuto agli insegnanti oppure il 7,1% cerca di vendicarsi personalmente, e solo lo 0,8% cerca di subire passivamente.
Di fronte a una situazione di bullismo le ragazze ritengono di confidarsi con le persone più vicine infatti il 65% dei ragazzi e delle ragazze si confida con i genitori.
Gli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 13 anni che hanno affermato di aver compiuto episodi di cyberbullismo, il 26,3% attraverso il cellulare e il 20% attraverso internet, è di gran lunga inferiore rispetto alla fascia d'età compresa tra i 14 e i 15 anni il 45,8% attraverso il cellulare e il 42,4% attraverso internet. I dati italiani mostrano come le percentuali di anonimato sono le più basse (28,9%); spesso il bullo frequenta la stessa classe della vittima (18,9%), è un coetaneo di un'altra classe (10%) o uno studente della stessa scuola (17,9%), il cyberbullismo è più legato ad il mondo della scuola cosi da affrontare un pubblico più vasto.
Le vittime hanno diverse reazioni, alle situazioni ci sono studenti che sperimentano sentimenti di frustrazione (33%) e rabbia (33,3%) anche a differenza di scuole ad esempio nelle elementari e nelle medie la frustrazione il 34,2%; e la rabbia 31,6%, invece nelle superiori la frustrazione è del 32,4% e la rabbia 30%. Oppure ci sono altri studenti sperimentano sentimenti di tristezza nelle scuole elementari il 33,3% nelle scuole elementari, nelle scuole medie il 24,6% e nelle superiori il 18,8%, gli effetti del bullismo elettronico non si limitano a ferire i sentimenti delle vittime, ma possono danneggiare in maniera significativa la psiche di molti adolescenti. Da recenti studi emerge come alcune delle vittime di cyberbullismo abbiano iniziato a sviluppare strategie di coping per proteggersi dalle insidie del mondo tecnologico, come ad esempio modificando le password d'accesso ai propri account oppure quando l'aggressione avviene sui social, bloccando direttamente l'aggressore.
Fonti
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