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Diventare un bibliotecario educatore all'università/Spunti di riflessione professionale

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Indice del libro

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Risultati del confronto ai tavoli del world cafè nella sessione sul Bibliotecario educatore e formatore del Convegno delle Stelline 2024.

Dai bisogni info-formativi (spesso inconsapevoli o inespressi) degli studenti ai molteplici alfabetismi

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Il framework DIGCOMP 2.2 per l’alfabetizzazione critica informativa

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Verso un curriculum per l’alfabetizzazione informativa critica

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Didattica attiva, inclusiva e gamification

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Il tavolo rifletteva sulla progettazione di un’attività formativa, intesa come infrastruttura per l’apprendimento, che consenta a tutti i partecipanti di raggiungere gli obiettivi formativi auspicati dal corso. La struttura laboratoriale massimizza i risultati, affinché i partecipanti possano elaborare i contenuti e appropriarsene. Il gioco, in particolare, attività in cui tutti sono coinvolti e attivi, basato su regole inclusive e sulla libertà di adesione -  rappresenta uno strumento fondamentale nella progettazione didattica.

I partecipanti si sono confrontati sulle seguenti domande:

  1. Come si progetta un corso basato su metodi didattici attivi e con i giochi educativi?
  2. Come cambia il ruolo del bibliotecario formatore secondo un approccio di questo tipo?
  3. Quali competenze didattiche sono necessarie e come acquisirle?

Le esperienze presenti al tavolo sono ancora molto orientate verso una didattica tradizionale (lezione frontale ed esercitazioni). Pur percependo tutti i limiti di questo approccio, difficilmente si è riusciti a introdurre pratiche di altro tipo. Il processo che parte dall'analisi dei bisogni, individua le competenze che si intendono sviluppare e selezione o progetta le attività più idonee per farlo ed in itinere e alla fine valuta e rilegge è chiaro, manca però la sistematicità applicativa, un modello di riferimento.

Per quanto riguarda i metodi didattici, allo stesso modo, non c'è stata una continuità di sperimentazione. Alcuni metodi vengono citati in modo inappropriato. Si parla, ad esempio, di focus group o Design Thinking; questi sono strumenti utilissimi per l'analisi di comunità, ma non sono metodi formativi. In diversi casi è stato sperimentato positivamente il lavoro di gruppo e cooperativo. Quasi nessuno, invece, ha utilizzato giochi a scopo educativo. Per le biblioteche accademiche questo tema in particolare dovrebbe essere senza dubbio approfondito. Anche la valutazione delle competenze di partenza e acquisite non viene rilevata in modo rigoroso e sistematico.

La domanda sul cambiamento di ruolo del bibliotecario formatore in un contesto di didattica attiva è quella su cui i partecipanti al tavolo sembrano avere maggiormente riflettuto. Viene, infatti, messa in evidenza la focalizzazione sull'attività di mediazione dell'apprendimento (l'osservazione attiva, la lettura e l'analisi dei bisogni, lo stimolo alla partecipazione, l'attenzione ai bisogni, all'interazione dei partecipanti, alle "cose che accadono" nel gruppo, la valutazione dei risultati). La figura professionale tratteggiata è quella di un facilitatore, con grandi capacità maieutiche, in grado di coinvolgere gli studenti e attivarne la creatività. Più complicato è stato definire come una figura con queste competenze possa formarsi. Questo tipo di conoscenze non rientra, al momento, nella "cassetta degli attrezzi" professionale, per questo l'importanza di una rete di scambio di pratiche, supervisione e sostegno è sentita come molto importante, una sfida personale e lavorativa. E' necessario un cambio di paradigma in cui la figura del bibliotecario educatore sia riconosciuta.

Percorsi di accreditamento dei bibliotecari educatori e formatori

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Domande ai partecipanti:

  1. Quali sono le competenze del bibliotecario educatore e formatore nell'attuale contesto conoscitivo?
  2. Sulla base dei bisogni formativi emergenti, quali percorso di studi deve seguire il bibliotecario educatore e formatore per mettere in atto nuove metodologie didattiche?
  3. Quale formazione attiene al bibliotecario scolastico?

L’insieme delle risposte alla domanda sulle competenze è variegato, tuttavia si possono individuare alcuni sottoinsiemi tra i quali spicca, per quantità numerica, quello delle competenze biblioteconomiche. Il sottoinsieme delle competenze comunicative è altrettanto ben rappresentato anche se con indicazioni diversificate, ad esempio come capacità di cogliere le caratteristiche del pubblico e quindi sapersi rapportare/relazionare con persone con bisogni e linguaggi diversi, oppure come capacità di coinvolgere tutte le tipologie di utenti. Sono poi citate le competenze digitali ma in numero minore. Compare, infine, il riferimento a una serie di competenze segnalate singolarmente: tecniche di ricerca, di prossimità manageriali, sul curriculum, didattiche. In due casi viene specificato che le competenze si maturano per mezzo della formazione continua oppure di corsi post-lauream, anche nel caso del percorso formativo del bibliotecario scolastico.

Il quadro complessivo suscita alcune curiosità soprattutto relativamente alle risposte sulle competenze biblioteconomiche e digitali: si è ritenuto necessario citarle come elementi portanti a prescindere, oppure non si è colto appieno il discorso introduttivo inerente i bisogni emergenti, supportati soprattutto dalle tecnologie sociali? La formazione biblioteconomica e digitale costituisce una base che, per ora, non viene messa in discussione, mentre si cerca di cogliere di quali altri contenuti formativi vi sia bisogno alla luce dei cambiamenti in atto.

Non insignificanti sono i riferimenti alla formazione continua o ai corsi successivi alla laurea: la dinamicità delle novità digitali non può essere facilmente prevista e poi imbrigliata nel curricolo del percorso universitario per acquisire il titolo di bibliotecario, bisognerà tenersi aggiornati per acquisire quelle nuove competenze che, man mano, saranno richieste alla luce dei cambiamenti sia informatici che biblioteconomici.

Ulteriori riflessioni si sono sviluppate su temi non propriamente inerenti le domande proposte, come ad esempio la differenza tra attestazione e accreditamento ed essendo presente una docente universitaria, al primo ciclo di domande, si è lungamente dibattuto sulla differenza tra le due concezioni in virtù del fatto che alcuni presenti non avevano mai riflettuto della rilevante valenza dell'attestazione nelle professioni non ordinistiche. Nel secondo gruppo di partecipanti la discussione è stata prevalentemente concentrata sul ruolo dell'aggiornamento costante e delle loro esperienze vissute in ambito di biblioteche accademiche, all'interno delle quali sono riusciti anche a stipulare una convenzione tra le biblioteche dell'Università calabrese e l'Associazione Italiana Biblioteche per incaricarla di svolgere annualmente quattro corsi di formazione riguardanti diverse tematiche emerse dai loro bisogni formativi e professionali, evidenziando in tal modo un rinnovato supporto al lifelong learning sia individuale che dell'intero staff bibliotecario, da parte delle associazioni di categoria, ruolo spesso trascurato e, in alcuni casi, ritenuto di livello inferiore nel vasto panorama dell'educazione degli adulti, ricco di necessità informative sempre più complesse.

«Area umanistica» dall’AI literacy alla Digital Literacy, bibliotecari educatori e formatori  Digital literacy: quali prospettive?

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Area STEM» dalla data literacy all’AI literacy, bibliotecari educatori e formatori: coinvolgere utenti delle biblioteche

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