Guida alle costellazioni/Aquario, Balena e il Polo Galattico Sud/Capricorno

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La costellazione di Orione
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Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli costellazione
Nome latino Capricornus
Genitivo del nome Capricorni
Abbreviazione ufficiale Cap
Area totale 414 gradi quadrati
Transito al meridiano alle ore 21 15 settembre
Stelle più luminose della mag. 3,0 1
Stelle più luminose della mag. 6,0 47
Stelle più luminose
Sigla Nome Magn.
δ Capricorni Deneb Algedi 2,85
β Capricorni Dabih 3,05
α2 Capricorni Algedi 3,58
γ Capricorni Nashira 3,69
ζ Capricorni Marakk 3,77
θ Capricorni Dorsum 4,08
ω Capricorni Baten Algedi 4,12
ψ Capricorni 5,13

Il Capricorno è una costellazione dello zodiaco; si trova nell'emisfero australe, fra il Sagittario ad ovest e l'Aquario a nord e ad est. Viene attraversata dal Sole fra fine gennaio e metà febbraio.

La costellazione dà il nome al Tropico del Capricorno, ossia la latitudine terrestre in cui il Sole è in posizione verticale a mezzogiorno il giorno del solstizio d'estate australe (il solstizio d'inverno boreale); ai tempi degli antichi Greci a quella data il Sole si trovava in direzione del Capricorno, ma l'oscillazione della Terra sul suo asse, la precessione degli equinozi, ha spostato il punto del solstizio in direzione del Sagittario.

Caratteristiche[modifica]

Questa costellazione è la più piccola fra quelle dello zodiaco, nonché una delle più deboli dopo i Pesci e il Cancro; tuttavia, le sue stelle più appariscenti si dispongono a formare un triangolo facile da riconoscere, ad est del Sagittario, i cui vertici sono Algedi (α Capricorni) a nordovest, Deneb Algedi (δ Capricorni) a nordest e ω Capricorni a sud. Il Capricorno possiede inoltre un buon numero di stelle di magnitudine 4 concatenate e relativamente vicine fra loro, che ne facilitano l'individuazione anche in cieli non troppo bui.

Le quattro stelle più luminose della costellazione sono comprese nei settori nordest e nordovest, verso il confine con l'Aquario; la parte meridionale, pur essendo costituita da astri di magnitudine 4, è comunque ben evidenziata anche a causa della quasi completa mancanza di stelle di pari luminosità nella confinante costellazione del Microscopio.

Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale va dalla metà dell'estate fino alla metà dell'autunno, dall'emisfero boreale, mentre da quello australe, dove per altro la costellazione si trova, è ben osservabile durante buona parte dell'anno, ad eccezione dell'estate australe. L'altezza sull'orizzonte è modesta dall'emisfero nord, sebbene sia comunque ben osservabile da gran parte dell'Europa.

Il pianeta Nettuno fu scoperto in questa costellazione dall'astronomo tedesco Johann Galle, vicino a Deneb Algedi (δ Capricorni) il 23 settembre 1846, su indicazione del matematico Urbain Le Verrier.

Questa costellazione è una delle più antiche che siano state definite, nonostante la sua debole luminosità. Disegni di un capricorno o simili sono stati trovati su tavolette babilonesi di tremila anni fa. Il capricorno è una creatura dall'aspetto alquanto improbabile, con la testa e le zampe anteriori di capra e la coda di pesce. La costellazione ebbe chiaramente origine ai tempi dei Babilonesi e dei Sumeri, che avevano una passione per le creature anfibie; gli antichi Sumeri la chiamarono Suhur-Mash-Ha, il pesce capra. Per i Greci, che la chiamarono Egocero (capra cornuta), la costellazione si identificava con Pan, dio della campagna che aveva corna e zampe di capra.

Pan, una creatura giocosa di natali incerti, passava gran parte del suo tempo a caccia di donne o sonnecchiando. Riusciva a spaventare la gente grazie al suo grido particolarmente forte, da cui ebbe origine la parola «panico». Uno dei suoi figli fu Croto, che s'identifica con la costellazione del Sagittario. Il tentativo di Pan di sedurre la ninfa Siringe fallì quando quella si trasformò in un mucchio di canne. Mentre lui teneva strette a sé le canne il vento soffiò fra di esse, producendo un suono incantevole. Pan scelse alcune di quelle canne di misura diversa e le unì una all'altra con la cera formando il famoso flauto di Pan, detto anche siringa.

Per due volte Pan portò soccorso agli dèi. Durante la lotta degli dèi contro i Titani egli soffiò in una conchiglia contribuendo alla fuga dei nemici. Secondo Eratostene questa è la sua connessione con la conchiglia responsabile della parziale raffigurazione di pesce che ha in cielo, sebbene Igino dica, ma la cosa suona leggermente assurda, che essa è dovuta al fatto che lanciò crostacei alla volta dei nemici. In un'occasione posteriore Pan urlò agli dèi che si stava avvicinando il mostro Tefeo, mandato contro di loro dalla Madre Terra (Gea). Su suggerimento di Pan gli dèi si trasformarono in animali per ingannare il mostro. Lo stesso Pan si rifugiò in un fiume, trasformando in pesce la parte inferiore del suo corpo.

Zeus lottò con Tefeo, ma il mostro riuscì a strappare i nervi dalle mani e dalle gambe del dio, lasciandolo azzoppato. Ermes e Pan glieli restituirono, permettendogli di riprendere l'inseguimento di Tefeo. Zeus lo fermò con la sua folgore e alla fine lo seppellì sotto il Monte Etna, in Sicilia, che, a causa del respiro del mostro, continua a vomitare fuoco. Per ringraziarlo dei suoi servigi, Zeus sistemò l'immagine di Pan nel cielo come costellazione del Capricorno.

La stella Alfa del Capricorno viene chiamata sia Algedi che Giedi, entrambi i nomi derivanti dall'arabo al-jady che significa «il capretto», che coincide anche col nome arabo dell’intera costellazione. Delta del Capricorno si chiama infine Deneb Algedi, dall'arabo «coda di capretto».

Stelle doppie[modifica]

Principali stelle doppie
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Separazione
(secondi d'arco)
Colore
A. R.
Dec.
A B
α Capricorni 20h 18m : -12° 32′ : 3,56 4,24 377,7 ar + g
σ Capricorni 20h 19m 24s -19° 07′ 07″ 5,28 8,8 56,5 ar
β Capricorni 20h 21m 01s -14° 46′ 53″ 3,08 6,10 205 v + b
ο Capricorni 20h 29m 54s -18° 34′ 59″ 5,94 6,74 21,9 b + b

La costellazione ospita poche stelle doppie brillanti, ma quelle che ci sono risultano essere particolarmente facili da risolvere.

La stella α Capricorni, che porta il nome proprio Algiedi, è una delle stelle multiple più conosciute ed osservate del cielo; le due componenti primarie appaiono risolte anche con piccoli strumenti, grazie alla loro separazione di oltre 6', mentre al telescopio si scopre che entrambe le componenti sono a loro volta doppie. In realtà le due componenti primarie non sono una coppia fisicamente legata, in quanto α² dista 109 anni luce e α¹ ben 686.

Anche la stella β Capricorni (Dabih) è un sistema multiplo, di cui due delle componenti sono risolvibili anche con un binocolo: la primaria è di magnitudine 3,08, mentre la secondaria è di sesta grandezza, situata ad una distanza angolare di circa 3,5'. Evidente anche il contrasto di colori.

Molto facile da risolvere è anche la stella σ Capricorni, che presenta due componenti, una di quinta e una di ottava, separate da quasi 1', risolvibili anche con un binocolo.

Stelle variabili[modifica]

Principali stelle variabili
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Periodo
(giorni)
Tipo
A. R.
Dec.
Max. Min.
T Capricorni 21h 22m 01s -15° 09′ 33″ 8,4 14,3 269,28 Mireide
V Capricorni 21h 07m 37s -23° 55′ 14″ 8,2 14,4 275,72 Mireide
RR Capricorni 21h 02m 20s -27° 05′ 15″ 7,8 15,5 277,54 Mireide
RS Capricorni 21h 07m 15s -16° 25′ 21″ 7,3 9,3 340: Semiregolare
AG Capricorni 21h 46m 16s -09° 16′ 33″ 5,90 6,14 25: Semiregolare
δ Capricorni 21h 47m 02s -16° 07′ 36″ 2,81 3,05 1,0228 Eclisse
ε Capricorni 21h 37m 05s -19° 27′ 58″ 4,48 4,72 - Irregolare

La costellazione annovera un discreto numero di stelle variabili, alcune delle quali ben visibili anche a occhio nudo.

La più brillante è la δ Capricorni, la più luminosa della costellazione; si tratta di una variabile a eclisse che in poco più di 24 ore oscilla fra la magnitudine 2,8 e la 3,0, un'escursione al limite della percezione ad occhio nudo. Non essendoci nelle immediate vicinanze stelle di pari luminosità è difficile apprezzare le sue oscillazioni.

Fra le numerose Mireidi spicca RR Capricorni, che quando è al massimo è visibile anche con un binocolo, essendo di settima grandezza; quando è al minimo scende alla quindicesima e diventa invisibile anche con grossi strumenti. Variazioni simili, ma appena più contenute, si verificano anche in T Capricorni e in V Capricorni.

Una variabile semiregolare di facile osservazione è la RS Capricorni, che in circa un anno oscilla fra la settima e la nona grandezza; in entrambi i casi resta sempre visibile con un binocolo, pertanto le sue variazioni sono ben apprezzabili.

Fra le variabili irregolari infine si segnala la ε Capricorni, visibile anche a occhio nudo, ma le cui oscillazioni sono difficilmente apprezzabili perché piuttosto contenute; essa varia infatti fra le magnitudini 4,48 e 4,72.

Oggetti del profondo cielo[modifica]

Principali oggetti non stellari
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Tipo Magn.
Dimensioni
(primi d'arco)
Nome proprio
A. R.
Dec.
NGC 6907 20h 25m 06s -24° 09′ : Galassia 11,2 3,3 x 2,7
M30 21h 40m 22s -23° 11′ : Ammasso globulare 7,4 12
L’ammasso globulare M30, visibile con piccoli strumenti, ha una popolazione stellare molto densa.
La galassia spirale barrata NGC 6907 è l’unica dell’intera costellazione ad essere osservabile con telescopi amatoriali.

La costellazione offre pochi oggetti del profondo cielo di facile osservazione: in parte ciò è dovuto all'assenza della Via Lattea, in parte perché le galassie in quest'area di cielo sono tutte più o meno remote e poco luminose, fuori dalla portata di piccoli strumenti.

Un ammasso globulare non è sfuggito tuttavia all'attenzione di Charles Messier, il quale lo catalogò con la sigla M30, che lo descrive come una ‘nebulosa’ “vicino a 41 Capricorni. Vista con difficoltà nel telescopio da 3 piedi e mezzo. Rotonda, non contiene stelle...". William Herschel fu il primo a risolverlo in stelle nel 1783 e a classificarlo come ammasso globulare. L'ammiraglio Smyth lo descrive come un oggetto debole e pallidamente bianco, con aspetto ellittico e con concatenazioni di stelle verso nord. M30 si individua nella parte sudorientale della costellazione, a circa 3,5° ad est dalla stella ζ Capricorni, un astro di quarta magnitudine; può essere individuato con facilità anche con un binocolo 10x50 in buone condizioni atmosferiche, ma il suo aspetto resta circolare e nebuloso, dato che le sue stelle non sono risolvibili. Un classico telescopio da 114mm con oculari che consentano un buon ingrandimento permette di intravedere qualche astro specialmente nelle regioni periferiche, che diventano diverse decine attraverso uno strumento da 200 mm. M30 è un ammasso globulare piuttosto denso, la cui distanza si aggira sui 27.000 anni luce dalla Terra; il suo diametro è di circa 93 anni luce e si sta muovendo in direzione del sistema solare a una velocità di circa 182 km/s. Il nucleo di M30 ha una popolazione stellare estremamente densa ed è in fase di collasso, un evento verificatosi anche in un'altra ventina di ammassi globulari della nostra Galassia, fra i quali M15, M62 ed M70; in conseguenza di ciò, al suo interno sono state osservate diverse blue stragglers, risultato di incontri ravvicinati fra le sue componenti, che hanno portato alla loro fusione in stelle più grandi. La sua componente stellare più luminosa è una gigante rossa di magnitudine 12,1, mentre la magnitudine media delle sue 25 stelle più luminose è pari a 14,63. Stime sull’età dell’ammasso indicano un valore di 12,93 miliardi di anni, mentre la sua massa globale arriva a circa 160.000 masse solari. M30 possiede un’orbita retrograda all’interno dell’alone galattico interno, fatto che suggerisce che si tratti di un oggetto catturato da una galassia satellite piuttosto che facente parte della Via Lattea fin dalla sua formazione; la sua distanza dal centro galattico è pari a 22.200 anni luce. Fra le componenti di M30 sono note una dozzina di stelle variabili.

Fra le galassie visibili in questa parte di cielo non ve ne sono di particolarmente luminose, nonostante la lontananza dal piano della Via Lattea; gran parte di queste sono infatti ben al di là della portata dei più diffusi telescopi amatoriali e sono evidenti soltanto nelle fotografie a lunga esposizione.

La più appariscente di queste è la NGC 6907, individuabile circa 5 gradi a ovest della stella ψ Capricorni, nella parte occidentale della costellazione; non può essere notata tramite piccoli strumenti, ma può rendersi visibile in telescopi da 150-200 mm di apertura a seconda delle condizioni del cielo, che deve comunque essere il più possibile buio. Appare comunque come una piccola macchia chiara leggermente allungata e senza particolari caratteristiche. Nelle foto a lunga posa si evidenziano due bracci di spirale maggiori che si diramano da un nucleo piuttosto piccolo ma appariscente, attraversato da una barra (si tratta di una galassia spirale barrata). La sua magnitudine è pari a 11,2, mentre la sua distanza è stimata sui 137 milioni di anni luce.

Altre galassie e piccoli gruppi di galassie si possono osservare specialmente a sudest, presso il confine con le costellazioni dell’Aquario e del Pesce Australe; si tratta per lo più di galassie deboli e molto remote, mentre sono del tutto assenti concentrazioni e ammassi di galassie vicini al nostro.