Le religioni della Mesopotamia/Premessa/Il cuneiforme e le lingue mesopotamiche
Il cuneiforme è una delle più antiche forme di scrittura risalendo al 3200-3100 a.C. Le sue più antiche attestazioni risultano essere delle tavolette rinvenute nello strato IVa del "Tempio Rosso" nella città di Uruk[1].
Il cuneiforme sumerico è stato ritenuto la forma più antica di scrittura fino alla fine del XX secolo quando, grazie ai progressi dell'archeologia predinastica egiziana, è stata rinvenuta nei pressi di Abido una tomba reale, U-j (Umm el-Qaab I), che si può far risalire al periodo Naqada III (3200-3100 a.C.). Tale tomba egizia conteneva oggetti di ceramica riportanti segni di un'antica versione della scrittura egizia i quali risultano già evoluti, lasciando presupporre una precedente scrittura ad oggi ancora non attestata[2].
Il termine "cuneiforme" è ovviamente moderno e richiama gli elementi che la compongono i quali sono a forma di cunei (o chiodi; in tedesco, da dove origina il termine coniato dall'erudito Engelbert Kämpfer (1681-1716) sull'eredità di Plinio la si indica come keilschrift). Tale caratteristica è resa dal fatto che questa scrittura veniva eseguita incidendo l'argilla molle con una cannuccia intagliata ad angolo.
Un testo neosumerico del XXI secolo a.C., Enmerkar e il signore di Aratta, così narra l'origine mitica del cuneiforme:
Giovanni Pettinato[3] in riferimento al richiamo di "quando il dio sole risplendette" osserva come ancora oggi tale scrittura può essere solo letta con una luce appropriata simile a quella solare.
Da tener sempre presente che i segni del cuneiforme hanno subito nel corso dei secoli una loro evoluzione e, all'interno dello stesso testo, un medesimo carattere può essere presentato con delle varianti. La stessa collocazione, inizialmente verticale, ha subito nel corso dei secoli lo spostamento di 90° in senso antiorario.
Allo stesso modo la stilizzazione e il loro numero: inizialmente con circa 1.200 segni figurativi (pittogrammi, dove a ogni pittogramma corrispondeva una parola; per poi passare all'ideogramma, ovvero a un segno che raccoglie più parole collegate fra loro; per passare all'utilizzo dei determinativi e, infine, ai sillabogrammi), arriviamo a 800 nel periodo di Fara, per finire a soli 500 nel 2000 a.C.
La traslitterazione dei segni del cuneiforme nell'alfabeto latino rende la presenza di "omofonie", ovvero di un medesimo suono che possiede tuttavia significati diversi, per mezzo di un indice numerico il cui valore corrisponde alla frequenza: più il numero dell'indice è alto e minore e la diffusione del termine nei testi (a volte il numero 2 si sostituisce con un accento acuto sulla vocale, così come il numero 3 viene presentato con un accento grave).
La "polifonia" presente nel cuneiforme è invece dovuta al passaggio dal "pittogramma" all'"ideogramma", quindi il medesimo segno grafico (), "bocca" (ka), può indicare anche il "parlare" (dug4) o l'"urlare" (kù).
Il sumerico è una lingua agglutinante, ergativa e dai morfemi non modificabili e nella sua scrittura cuneiforme prevalgono i logogrammi. L'accadico, ovvero il semitico, è invece flessivo, la cui radice non è immutabile e agglutinabile, bensì mutabile per mezzo di morfemi; nel cuneiforme che rende le lingue semitiche prevalgono i sillabogrammi.
La lingua assira e quella babilonese possono essere considerate varianti dialettali dell'accadico.
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Cfr. Giovanni Pettinato, Mitologia sumerica, pos. 255.
- ↑ Cfr. Günter Dreyer, Umm el-Qaab I, Das prädynastische Königsgrab U-j und seine frühen Schriftzeugnisse, Mainz 1998, pp 47 e sgg. cit. da Harald Haarmann Modelli di civiltà a confronto nel mondo antico: la diversità funzionale negli antichi sistemi di scrittura in Origini della scrittura (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti) Milano, Bruno Mondadori, 2002, p.31.
- ↑ Giovanni Pettinato, Mitologia sumerica, pos. 256.