I Sumeri non sono un popolo autoctono della Mesopotamia ma migrarono nella parte meridionale di quella regione in un momento non precisato della preistoria[2], giungendo forse dalla Valle dell'Indo per via marittima[3]. Il nome con cui indicavano sé stessi era "Teste Nere" (sumerico: sag-gi, sag-ge6-ga; accadico: şalmat qaqqadi; lett. "Teste Nere", a indicare i Sumeri o più generalmente l'"umanità"; cuneiforme: ), mentre il territorio da loro abitato veniva indicato con il termine di Ki-en-gi(r) ("Terra dei signori civilizzati"; cuneiforme: ). Il termine sumer (šumeru), da cui Sumeri, non appartiene quindi alla lingua sumerica ma a quella accadica.
Dal punto di vista storico la prima civiltà sumerica è attestata a partire dal 3000 a.C.[4]. Questa civiltà si esprime attraverso un insieme di città stato che, pur condividendo lingua, cultura, pantheon e nozioni sul sacro, risultano rivali sia dal punto di vista politico che da quello religioso. Ogni città aveva la sua divinità "poliade", comprensiva della sua paredra e della sua corte di divinità-servitori. Tale gruppo religioso era ospitato in un preciso santuario che costituiva la reggia della divinità poliade, risultando essa il vero sovrano della città, il cui re umano ne era solo il rappresentante[5]. Così, ad esempio, le tre divinità sumeriche principali, An, Enlil ed Enki erano rispettivamente le divinità sovrane delle città di Uruk, Nippur ed Eridu [6]. Ne consegue che quando una città sconfiggeva un'altra, emergendo in modo egemonico sulla regione, si riteneva che al dio poliade della stessa fosse assegnato dal re degli dèi, Enlil, il governo del mondo [7].
Ciò premesso,
« La civiltà sumerica non si può definire laica: non soltanto la regalità era un dono del cielo, ma anche la vita di tutti i giorni era scandita da pratiche religiose. » (Giovanni Pettinato, Mitologia sumerica, Torino, Utet, 2001, versione Mobi pos. 1087 di 11434)
↑Lett. "governatore", che non raggiunge tuttavia il titolo di lugal (re). L'ensi indica un'autorità civile che coordina i lavori agricoli acquisendo successivamente un ruolo religioso (cfr. Giorgio R. Castellino. TSA 218).
↑Cfr. Giovanni Pettinato. I Sumeri. Milano, Bompiani, 2007, p. 59. Per Mario Liverani non è chiaro inoltre se il loro arrivo sia precisamente databile quanto piuttosto una lenta infiltrazione (cfr. Antico Oriente p.139).
« Circa il luogo di provenienza prevale ancora oggi l'ipotesi di una migrazione dalla Valle dell'Indo, per via marittima. » (Giovanni Pettinato. I Sumeri. Milano, Bompiani, 2007, p.59)
« I Sumeri sono penetrati con ogni probabilità in Mesopotamia attraverso una migrazione: o per la via del nord o del nord-est, oppure, come sembra, accennare il citato mito di Oannes, per la via del sud (Golfo Persico), in un momento non ancora precisato del Calcolitico. » (Luigi Cagni, La religione della Mesopotamia, in Storia delle religioni. Le religioni antiche, Laterza, Roma-Bari 1994, p.123)
« La storia vera e propria di questa civiltà è per noi delineabile soltanto a partire dal 3000 a.C. circa. Questa data corrisponde al periodo in cui per la prima volta al mondo, a quanto oggi sappiamo, venne messo a punto un sistema di segni adatti a materializzare e fissare il pensiero e la parola. È sulla base di tale sistema che ci è possibile gettare una luce sulla civiltà della preistoria: di quella, non ci rimangono che resti archeologici, sovrabbondanti, ma poco espliciti, spesso equivoci e, in ogni caso, largamente insufficienti a procurarci una conoscenza esaustiva di un qualsiasi fenomeno propriamente umano. » (Jean Bottéro e Samuel Noah Kramer, Uomini e dèi della Mesopotamia, Milano, Mondadori, 2012, p.18)
↑Pietro Mander, Le religioni dell'antica Mesopotamia, p. 43.
↑Jean Bottéro e Samuel Noah Kramer, Uomini e dèi della Mesopotamia p. 55; e Giovanni Pettinato, I Sumeri, Milano, Bompiani, 2007, pp. 309 e sgg.)
↑Pietro Mander, La religione dell'antica Mesopotamia, Roma, Carocci, 2009, p. 44-45.