Le religioni della Mesopotamia/Sumer e Accad/I Sumeri/Gli Inferi
L'Aldilà
[modifica | modifica sorgente]Il cuneiforme è uno dei segni cuneiformi che rende la nozione di "Inferi"[2] qui intesi come mondo sotterraneo, luogo dove risiedono i morti. Tale segno cuneiforme indica anche la "montagna", ma in questo ambito è inteso come "fondamento" della "montagna": ciò che vi si nasconde "sotto", il luogo inferiore. La traslitterazione del segno cuneiforme è kur in sumerico, šadû in accadico (semitico).
Altri nomi con cui i Sumeri indicavano il mondo dei morti sono, ad esempio: kur-nu-gi4-a ("paese del non ritorno", in accadico: erṣet la târi), igi-kur, kur-kur, arali, lamḫu, irkalla, ganzi, kukku, ki-gal; resi in accadico, quando non presi direttamente in prestito, tra gli altri, come irkallu o erṣetu,
I dati archeologici ci dicono della grande attenzione dei Sumeri rivolta ai loro estinti. Le tombe sono curate e i corpi sono circondati da doni, la loro posizione è come "dormiente" o raggomitolata come un "embrione": aspetti che ci indicano la credenza in una esistenza dopo la morte. Tale esistenza infera è in un luogo, a volte individuato sotto l'(abzu, l'oceano di acqua dolce, il regno di Enki, su cui si poggia la terra) circondato da sette mura, dove regna sovrana la dea Ereškigal, coadiuvata da altri sette dèi (gli Anunna) e aiutata da un esercito demòni incorrutibili. Chiunque entri negli Inferi non può più uscirne.
L'esistenza negli Inferi è piuttosto penosa e determinata non dal fatto che si siano commessi o meno dei "peccati" (nozione, quella di "peccato", sconosciuta ai Sumeri[3]) quanto piuttosto dal modo in cui si è morti, dalle offerte che i vivi concedono loro, o dal numero dei figli generati in vita: più figli sono stati generati durante la propria vita e più la vita nell'Ade sumerico è "positiva". La peggiore condizione è riservata a coloro che sono morti in un incendio perdendo in questo modo il proprio corpo, essi non risiedono nemmeno negli Inferi.
Quindi gli Inferi sono oscuri, polverosi, luogo dove si aggirano assetati gli spiriti, le ombre dei morti (sumerico: gidim; accadico: eţemmu; cuneiforme: ). Negli Inferi regna sovrana la dea Ereškigal, accompagnata dal marito Nergal, la quale si limita a indicare il nome del morto, quindi senza emettere alcun giudizio, registrato su una tavola dalla dea Geštinana. Altre divinità dimoranti negli Inferi sono: il dio Ningigzida, maggiordomo di Ereškigal, Pabilsaĝ suo amministratore, Namtar suo messeggero, e Neti il custode dei cancelli infernali.
Una particolare condizione riguarda i bambini, morti prima dei loro giorni (sumerico: niĝin3-ĝar; cuneiforme: ):
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Enrico Ascalone, Mesopotamia, Milano, Electa, 2005, p. 268.
- ↑ Il termine italiano "infero" (mondo sotterraneo) origina dal latino inferus con significato analogo. Il termine latino conserva precise corrispondenze: adharas (sanscrito, "ciò che sta sotto"), aðara (avestico, con medesimo significato); quindi dall'indoeuropeo *ṇdhero, da cui l'inglese under e il tedesco unter. Sempre dall'indoeuropeo *ṇdhero proviene il latino infra (sotto), da cui inferus: la presenza della lettera f nei termini latini è di derivazione osca, quindi dall'eredità del nome e della credenza italica dove Cuma (Campania) era inteso come luogo dell'ingresso agli Inferi.
- ↑ in tal senso cfr. Giovanni Pettinato, Mitologia sumerica, pos. 1339 vers. mobi.