Ecco l'uomo/Il messaggio
Il messaggio di Gesù
[modifica | modifica sorgente]Basandosi sulla testimonianza storica e le fonti scritturali disponibili, ci si può veramente chiedere come uno possa riassumere succintamente gli insegnamenti di Gesù. Theissen prova a farlo, nell'affermare:
Lo stile di predicazione e argomentazione di Gesù era essenzialmente rabbinico; le sue parabole[2] (ebraico: meshalim) seguiva un linguaggio figurativo biblico e le immagini venivano prese dalle vite quotidiane dei contadini e dei pescatori: il seminatore, il seme di mostarda, il pescatore di uomini, il "calmare" la tempesta. I suoi primi discepoli lo chiamarono "Rabbi" (Mc 9:5;11:21;14:45, Gv 1:38;1:49;3:2;4:31) o "Rabboni" (Giovanni 20:16). Questo titolo aramaico significa "mio maestro" e corrispondeva al greco διδασκαλος, o "insegnante". Esprimeva rispetto e assegnava a Gesù lo stesso rango degli scribi farisaici (Mt 13:52;23:2;23:7). Secondo Marco 6:1-6, gli insegnamenti di Gesù vennero rifiutati nella sua città di origine e si disse che non vi ritornò mai più. Ma secondo Luca 8:2-3, Marco 1:31 e Marco 15:40, le donne provenienti dai dintori della sua casa, sostennero e aiutarono Gesù ed i suoi discepoli. Secondo Marco 15:41, le donne rimasero con lui fino alla sua morte.
Come Hillel (30 p.e.v.-9 e.v.), Gesù diede al comandamento "ama il prossimo tuo" la stessa importanza del timor di Dio e di conseguenza li pose al di sopra di tutti gli altri comandamenti della Torah (Mc 12:28-34). A causa di una mancanza di conoscenza o incomprensione dell'ebraismo al tempo di Gesù, molti cristiani credettero, per molto tempo, che Gesù rappresentasse un'interpretazione della Halakhah che non poteva derivare dall'ebraismo. Tuttavia, riconoscendo la natura pluralistica dell'ebraismo dell'epoca, questo passo viene ora letto come un'interpretazione ebraica interiore della Torah. Secondo Joseph Klausner, i Vangeli descrivono Gesù come ebreo osservante:
Le "beatitudini" attribuite alla Fonte Q (Lc 6:20-22; Mt 5:3-11) riassicurano i poveri, le persone in lutto, i deboli ed i perseguitati che per loro il regno è già presente e certo per il loro futuro come giusta porzione per ricompensarli delle sofferenze subite. Questi furono i primi e più importanti destinatari delle parole di Gesù. Secondo Luca 4:18-21, il suo "sermone inaugurale" consistette solo della frase "Oggi si è adempiuta questa Scrittura [Isaia 61:1-3] che voi avete udita con i vostri orecchi". Pertanto, la promessa biblica di un "Giubileo" di perdono dei debiti e di ridistribuzione della terra (Levitico 25) veniva realizzata per i poveri di allora. Secondo gli studi sociostorici, la popolazione rurale ebraica soffriva lo sfruttamento, tassazione da parte di Roma e del tempio, costante presenza militare romana, schiavitù per debiti, fame, epidemie e sradicamento sociale.[4] Il sollievo portato da Gesù ai poveri, le guarigioni e la coincidenza di preghiera e carità, furono simili a quelli del carismatico taumaturgo Hanina ben Dosa (ca. 40-75 e.v.), un rappresentante dei Hassidim galilei.[5] Questa è un'altra ragione per cui gli studiosi di religione contemporanei, a differenza dei loro predecessori, pongono Gesù di Nazareth interamente nell'ambito dell'ebraismo del suo tempo e sottolineano la somiglianza del suo messaggio agli insegnamenti dei Farisei.[6]
Note
[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Biografie cristologiche. |
- ↑ Theissen e Merz, Historical Jesus, cit., 569.
- ↑ Gary G. Porton, "The Parable in the Hebrew Bible and Rabbinic Literature", in The Historical Jesus in Context, curr. Amy-Jill Levine, Dale C. Allison jr. e John D. Crossan, Princeton University Press, 2006, 206-221.
- ↑ Joseph Klausner, "Jesus von Nazareth", in Encyclopaedia Judaica, Eschkol, 1932, Vol. 9, col. 69f. Si veda anche Herbert W. Basser, "Gospel and Talmud", in Levine, Allison e Crossan, Historical Jesus in Context, 285-295; Bruce Chilton, "Targum, Jesus, and the Gospels", in Levine, Allison e Crossan op. cit., 238-255.
- ↑ David L. Balch e John E. Stambaugh, The New Testament in Its Social Environment, Westminster Press, 1986, 102.
- ↑ Bernd Kollmann, "Paulus als Wundertäter", in Paulinische Christologie, cur. Udo Schnelle e Thomas Söding, Vandenhoeck & Ruprecht, 2000, 95f.
- ↑ Theissen e Merz, Historical Jesus, cit., 571. Vedi anche Schalom Ben-Chorin, "Judentum und Jesusbild", in Neues Lexikon des Judentums, cur. Julius H. Schoeps, Gütersloher Verlagshaus, 2000, 400-402.