Guida alle costellazioni/Arturo, Spica e il Polo Galattico Nord/Boote

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Modulo precedente

Arturo, Spica e il Polo Galattico Nord

Torna a

Arturo, Spica e il Polo Galattico Nord

Modulo successivo

Corona Boreale

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli costellazione
Nome latino Bootes
Genitivo del nome Bootis
Abbreviazione ufficiale Boo
Area totale 907 gradi quadrati
Transito al meridiano alle ore 21 15 giugno
Stelle più luminose della mag. 3,0 3
Stelle più luminose della mag. 6,0 87
Stelle più luminose
Sigla Nome Magn.
α Bootis Arturo -0,05
ε Bootis Izar 2,35
η Bootis Mufrid 2,68
γ Bootis Haris 3,04
δ Bootis Princeps 3,46
β Bootis Nekkar 3,49
ρ Bootis Al Hamalain 3,57
ζ Bootis 3,78

Il Boote è una grande costellazione boreale nota fin dall’antichità, dato che fa parte delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo. Nei suoi confini si trova la quarta stella più luminosa del cielo, Arturo (Arcturus). La costellazione è anche nota con il nome di Bifolco.

La costellazione si estende soprattutto in declinazione.

Caratteristiche[modifica]

Il Boote è una grande costellazione dell'emisfero boreale, estesa particolarmente in declinazione; individuarla in cielo è estremamente facile, grazie alle tre stelle della coda del Grande Carro: proseguendo infatti la curvatura suggerita dal timone verso sud, si arriva a individuare una brillante stella di colore marcatamente arancione: questa stella è Arturo, la α Bootis, la quarta stella più luminosa del cielo e l’unica dell’emisfero boreale ad avere una magnitudine negativa; Arturo funge da base di un grande asterismo a forma di "Y", dove tutte le sue stelle ad eccezione di quella del vertice nordorientale fanno parte della costellazione del Boote. Un altro nome identificativo per la costellazione è "l'aquilone".

La figura del Boote è dominante e caratteristica dei cieli primaverili ed estivi, in cui si presenta alta sull'orizzonte e quasi allo zenit dalle regioni temperate inferiori dell'emisfero boreale; dall'emisfero australe la sua visibilità risulta penalizzata, ma Arturo, trovandosi a una declinazione di +19°, è ben osservabile senza difficoltà da tutte le aree popolate della Terra.

Lo sciame meteorico delle Quadrantidi, che ha origine da questa costellazione, è così chiamato in onore della costellazione in disuso Quadrans Muralis (che è adesso parte del Boote); si tratta del più ricco dell'anno e ha il suo culmine nelle ore prima dell'alba del 2 e 3 gennaio.

Nella leggenda questa costellazione è strettamente legata a quella dell'Orsa Maggiore, poiché è posizionata dietro alla coda dell'orsa. Non è certa l'origine del nome Bootes, ma con ogni probabilità viene da una parola greca che significa «rumoroso» o «clamoroso», con riferimento alle urla che il pastore rivolge alle sue bestie. Una spiegazione alternativa è quella che fa derivare il nome dal greco antico, dove significava «colui che spinge avanti il bue», per il fatto che qualche volta l'Orsa Maggiore era rappresentata come un carretto tirato da buoi. Ai Greci questa costellazione era anche nota come Arctophylax, tradotto sia come Sorvegliante dell'Orsa, che Custode dell'Orsa o Guardiano dell'Orsa.

Secondo una storia che risale a Eratostene, la costellazione rappresenta Arcas, figlio del dio Zeus e di Callisto, figlia del Re di Arcadia, Licaone. Un giorno Zeus andò a pranzare da suo suocero Licaone, cosa alquanto insolita per un dio. Per accertarsi che l'ospite fosse veramente il grande Zeus, Licaone fece a pezzi Arcas e glielo servì in mezzo alle altri carni di una grigliata mista. Zeus riconobbe facilmente la carne di suo figlio. Assalito da irrefrenabile collera, capovolse la tavola, spargendo dappertutto i cibi del banchetto, uccise i figli del re con una folgore e trasformò Licaone in lupo. Poi raccolse i pezzi di Arcas, li rimise insieme e lo affidò alla Pleiade Maia perché lo allevasse.

Nel frattempo, Callisto era stata trasformata in orsa, alcuni dicono a opera di Era, la moglie gelosa di Zeus, o da Zeus stesso per sottrarre la sua amante alla vendetta di Era, o persino da Artemide, che volle punirla per la perdita della verginità. Qualunque sia la verità, quando Arcas si fu fatto un robusto adolescente s'imbatté in quest'orsa mentre era a caccia nei boschi. Callisto riconobbe suo figlio e tentò di salutarlo calorosamente ma riuscì solo a ringhiare. Come era prevedibile, Arcas non scambiò quei grugniti per espressioni d'amore materno e cominciò a inseguire la bestia. Con Arcas alle calcagna, Callisto si rifugiò nel tempio di Zeus, un luogo proibito i cui profanatori venivano puniti con la morte. Per sottrarli a quel destino, Zeus afferrò Arcas e sua madre e li sistemò in cielo sotto forma delle costellazioni dell'orsa e del custode dell'orsa. Il poeta greco Arato di Soli descrisse Boote come un uomo che fa girare l'orsa attorno al polo. Più tardi gli astronomi gli donarono due cani, raffigurati nella costellazione vicina dei Cani da Caccia.

Una seconda leggenda identifica Boote con Icario (da non confondere con Icaro, il figlio di Dedalo). Secondo questo racconto, che Igino narra per esteso in Astronomia Poetica (II.4), il dio Dioniso insegnò a Icario a coltivare la vite e a fare il vino. Quando questo offrì ai pastori un po' di vino nuovo, essi si sentirono tanto male che i loro amici credettero fossero stati avvelenati e per vendicarsi uccisero Icario.

Il cane di Icario, Mera, corse a casa ululando e guidò sua figlia Erigone nel luogo ove il suo corpo giaceva sotto un albero. Per la disperazione, Erigone s'impiccò all'albero; anche il cane morì, di dolore o per annegamento. Zeus sistemò Icario in cielo come Boote, sua figlia Erigone divenne la costellazione della Vergine e il cane divenne il Cane Maggiore o Minore (a seconda delle interpretazioni).

Stelle doppie[modifica]

Principali stelle doppie
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Separazione
(secondi d'arco)
Colore
A. R.
Dec.
A B
κ2 Bootis 14h 13m 29s +51° 47′ 24″ 4,54 6,69 13,4 g + g
ι Bootis 14h 16m 10s +51° 22′ 01″ 4,75 8,3 38,7 b + b
HD 126128/9 14h 23m 23s +08° 26′ 45″ 5,12 6,86 6,2 b + b
π Bootis 14h 40m 44s +16° 25′ 05″ 4,94 5,88 5,7 b + b
ζ Bootis 14h 41m 09s +13° 43′ 42″ 4,43 4,83 1,2 b + b
ε Bootis 14h 44m 59s +27° 04′ 27″ 2,70 5,12 2,8 ar + b
ξ Bootis 14h 51m 23s +19° 06′ 02″ 4,74 6,9 7,2 ar + ar
HD 131473 14h 53m 23s +15° 42′ 19″ 7,5 7,5 4,3 g + g
δ Bootis 15h 15m 30s +33° 18′ 54″ 3,47 7,9 104,9 ar + g
μ12 Bootis 15h 24m 30s +37° 21′ : 4,31 6,50 108,9 b + g

Il Boote contiene un gran numero di stelle doppie, alcune delle quali di facile risoluzione.

Fra le coppie ottiche, la più facile è la doppia apparente formata dalle stelle ν1-ν2 Bootis; si tratta di due stelle indipendenti fra loro e poste a diverse distanze: la prima è una gigante arancione distante 870 anni luce, mentre la seconda è una stella bianca posta esattamente a metà strada fra il sistema solare e la precedente. La coppia può essere risolta con un binocolo con estrema facilità.

Le stelle μ1-μ2 Bootis formano una delle coppie ottiche più larghe; è formata da due stelle bianco-giallastre di quarta e sesta magnitudine, separate da quasi 2 primi d'arco, ed è facilmente risolvibile anche con un piccolo binocolo.

La δ Bootis ha anch'essa una grande separazione fra le componenti, simile alla precedente; il divario di magnitudini è però maggiore, essendo la primaria di terza magnitudine e la secondaria di settima. Per risolverla occorre almeno un binocolo con 20 ingrandimenti.

La ι Bootis è una coppia formata da una stella di quarta magnitudine, con una compagna di ottava a oltre mezzo primo d'arco; entrambe sono biancastre e sono risolvibili con un piccolo telescopio.

La HD 126128 è una stella di quinta grandezza che possiede una compagna (HD 126129) di sesta, risolvibile con un telescopio amatoriale di media grandezza; al sistema si aggiunge una terza componente non osservabile con piccoli strumenti.

ε Bootis (Izar) è infine una stella arancione di magnitudine 2,7 che possiede una compagna di quinta magnitudine a soli 2,8"; questa doppia è famosa per essere un buon test per verificare sia la qualità del cielo che la resa del telescopio con cui la si osserva.

Stelle variabili[modifica]

Principali stelle variabili
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Periodo
(giorni)
Tipo
A. R.
Dec.
Max. Min.
R Bootis 14h 37m 12s +26° 44′ 10″ 6,2 13,1 223,40 Mireide
S Bootis 14h 22m 53s +53° 48′ 37″ 7,8 13,8 270,73 Mireide
V Bootis 14h 29m 45s +38° 51′ 41″ 7,0 12,0 258,01 Mireide
W Bootis 14h 43m 25s +26° 31′ 40″ 4,73 5,4 450: Semiregolare
RV Bootis 14h 39m 16s +32° 32′ 22″ 7,9 9,88 137 Semiregolare pulsante
RX Bootis 14h 24m 12s +25° 42′ 13″ 7,9 11,3 - Semiregolare pulsante
ZZ Bootis 13h 56m 10s +25° 55′ 07″ 6,79 7,44 4,9917 Eclisse
BW Bootis 14h 37m 09s +35° 55′ 47″ 7,13 7,46 3,3328 Eclisse
BY Bootis 14h 07m 56s +43° 51′ 16″ 4,94 5,33 - Irregolare
CF Bootis 14h 08m 17s +49° 27′ 29″ 5,3 5,3 - Irregolare
CH Bootis 14h 34m 40s +49° 22′ 06″ 5,74 5,88 - Irregolare
CI Bootis 14h 22m 14s +29° 22′ 12″ 6,47 6,81 - Irregolare
FG Bootis 15h 11m 35s +49° 54′ 11″ 7,35 8,06 - Pulsante
44 Bootis B 15h 03m 48s +47° 39′ 15″ 5,8 6,40 0,2678 Eclisse

Alcune delle stelle variabili della costellazione sono ben osservabili con piccoli strumenti, o in certi casi pure ad occhio nudo.

Una delle più luminose è la W Bootis, una variabile semiregolare che oscilla fra le magnitudini 4,7 e 5,4 in oltre un anno; le sue variazioni possono essere però percepite nel tempo anche ad occhio nudo, prendendo come riferimento altre stelle di simile luminosità.

Fra le variabili irregolari, la più facile da osservare è la CI Bootis, che oscilla fra le magnitudini 6,5 e 6,8.

La 44 Bootis B è una delle variabili a eclisse più semplici della costellazione e dell’intero cielo: le sue variazioni, che avvengono in poche ore, sono dell'ordine di 0,8 magnitudini e possono essere apprezzate in una notte buia anche ad occhio nudo; quando è al massimo appare come una stellina al limite della visibilità, mentre in fase di minimo sparisce dalla vista. Un'altra variabile a eclisse piuttosto facile è la ZZ Bootis: le sue escursioni avvengono in quasi 5 giorni e sono ben apprezzabili con un binocolo.

Molte altre stelle variabili sono piuttosto brillanti, ma le loro escursioni di luminosità sono talmente contenute da non poter essere apprezzate in alcun modo solo tramite l’osservazione amatoriale.

Oggetti del profondo cielo[modifica]

Principali oggetti non stellari
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Tipo Magn.
Dimensioni
(primi d'arco)
Nome proprio
A. R.
Dec.
NGC 5248 13h 37m 32s +08° 53′ : Galassia 10,2 6,5 x 4,0
NGC 5837 13h 37m 32s +08° 53′ : Galassia 14,5 1,0 x 0,6
NGC 5466 14h 05m 30s +28° 32′ : Ammasso globulare 9,2 11
NGC 5557 14h 18m 24s +36° 30′ : Galassia 11,1 2,3 x 1,9
NGC 5676 14h 32m 48s +49° 27′ : Galassia 11,2 4,0 x 1,9
L’ammasso globulare NGC 5466 è uno dei meno concentrati conosciuti.
La galassia spirale NGC 5248, pur non essendo particolarmente luminosa, è la più notevole dell’intera costellazione del Boote.
Struttura a grande scala dell’Universo, con indicati i principali ammassi di galassie e i principali supervuoti. Il Supervuoto del Boote si trova a destra, occupa una regione che si estende per oltre 300 milioni di anni luce ed è responsabile della quasi totale assenza di galassie luminose in direzione di questa costellazione.

Nonostante le sue grandi dimensioni, entro i confini del Boote non ci sono oggetti non stellari notevoli; le galassie di quest'area di cielo sono molto remote e poco luminose, mentre gli oggetti appartenenti alla Via Lattea mancano quasi del tutto, trovandosi a elevate latitudini galattiche.

NGC 5466 è l’oggetto più cospicuo della costellazione, pur essendo comunque debole; si tratta di un ammasso globulare posto circa 5° a WSW della stella ρ Bootis, in un’area di cielo povera di stelle di fondo vicino al confine con i Cani da Caccia. Quest’oggetto è al di fuori della portata di piccoli strumenti e può essere individuato con un telescopio da 100-120 mm di apertura come una macchia chiara priva di stelle di forma circolare. Strumenti da 200 mm di diametro permettono di iniziare una parziale risoluzione delle stelle più luminose, che restano comunque avvolte da un apparente velo di nebulosità; con un telescopio da 300 mm la risoluzione è molto più facile, ma le stelle più deboli possono essere notate solo con strumenti di aperture maggiori di 400 mm. NGC 5466 è uno degli ammassi globulari meno concentrati che si conoscano: appartiene alla classe XII della scala di densità dei globulari, quindi la meno densa; il suo nucleo è marcatamente privo di concentrazione rispetto alle aree periferiche. Questo fatto si riflette anche sulla sua luminosità superficiale, che è infatti molto bassa e ciò è causa della sua difficoltà di individuazione. La sua distanza è stimata sui 52.000 anni luce. Nel 2006 è stata scoperta una corrente stellare chiamata “Corrente Tidale dei 45°”, la cui origine sembrerebbe essere quest’ammasso; la corrente si estende per circa 1,4° ed è orientata dal Boote verso l’Orsa Maggiore.

Fra le galassie, quasi tutte molto deboli e remote, spicca NGC 5248, nota anche con la sigla del Catalogo Caldwell C45. Si individua circa 9° a ESE della stella Vindemiatrix, una gigante gialla appartenente alla costellazione della Vergine; la regione di cielo in cui si trova è in realtà povera di stelle appariscenti. Può essere scorta anche con un classico telescopio da 114 mm, se il cielo è in ottime condizioni atmosferiche; con uno strumento da 200 mm appare come una macchia ben evidente di forma ovale e dai bordi irregolari, traccia questa che lascia intendere la presenza di bracci di spirale, che tuttavia restano invisibili anche con strumenti molto grandi. NGC 5248 presenta un nucleo brillante attraversato da una barra molto appariscente, da cui partono due bracci di spirale principali piuttosto deboli, più altri bracci secondari; si stima che il suo diametro sia di 123.000 anni luce, con una massa di 140 miliardi di Soli. Tende ad allontanarsi dalla Via Lattea con una velocità pari a 1156 km/s.

L’evidente assenza di galassie appariscenti sull’area di cielo occupata dal Boote e oltre, si spiega con la presenza di un cosiddetto “supervuoto”, ossia una grande regione dello spazio quasi completamente priva di galassie. Nell’Universo si conoscono diversi supervuoti, ma questo ha la caratteristica di essere il più vicino conosciuto; dista mediamente circa 200 milioni di anni luce e ha un diametro di circa 340 milioni di anni luce sul lato inferiore. Al suo interno sono note soltanto alcune galassie isolate, principalmente di tipo a spirale, e alcuni piccoli ammassi di galassie, tutti assai lontani fra di loro; queste galassie e gruppi di galassie dividono idealmente il supervuoto in alcuni “vuoti” minori. Le galassie che si osservano pertanto in direzione del Boote si trovano principalmente al di là di questa grande regione del cosmo, a una distanza minima che quindi sfiora il mezzo miliardo di anni luce.