Guida alle costellazioni/La Nave Argo e dintorni/Carena

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La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli costellazione
Nome latino Carina
Genitivo del nome Carinae
Abbreviazione ufficiale Car
Area totale 494 gradi quadrati
Transito al meridiano alle ore 21 1° marzo
Stelle più luminose della mag. 3,0 6
Stelle più luminose della mag. 6,0 122
Stelle più luminose
Sigla Nome Magn.
α Carinae Canopo -0,74
β Carinae Miaplacidus 1,67
ε Carinae Avior 1,86
ι Carinae Turais 2,21
θ Carinae Vathorz Posterior 2,74
υ Carinae Vathorz Prior 2,92
ω Carinae Simiram 3,29
p Carinae 3,30

La Carena è la più meridionale delle costellazioni che facevano parte dell'antica costellazione della Nave Argo; si trova sul bordo meridionale della Via Lattea australe ed è una figura dominante dei cieli del sud. La Carena contiene alcune stelle e oggetti di grande rilievo: fra le prime spicca la brillante stella Canopo, la seconda stella più luminosa del cielo; fra gli oggetti celesti primeggia la grande Nebulosa della Carena, che detiene il record di nebulosa diffusa più brillante della volta celeste, e l'ammasso aperto delle Pleiadi del Sud (IC 2602), uno dei più luminosi.

Caratteristiche[modifica]

La Carena è una costellazione di medie dimensioni, al di sotto dell'orizzonte nelle regioni temperate boreali; si tratta infatti di una tipica costellazione australe: può essere osservata per intero solo a partire dal quindicesimo parallelo nord. È facilmente individuabile grazie alla brillantissima stella Canopo, una ipergigante gialla seconda in luminosità solo a Sirio. Canopo si trova all'estremità occidentale della costellazione ed è anche la sua stella più settentrionale, tra quelle visibili ad occhio nudo; ad est le stelle ε Carinae e ι Carinae sono immerse nella Via Lattea. Nell'estremità orientale spicca la stella θ Carinae, circondata da un folto gruppetto di stelline, e la luminosa Miaplacidus, la stella β della costellazione.

La Carena è una costellazione estremamente interessante. La sua parte nordorientale giace sulla Via Lattea in un suo campo particolarmente intenso, ricco di stelle e di oggetti di ogni genere. Le stelle ε e ι Carinae formano, con le più settentrionali δ e κ Velorum, un asterismo noto come Falsa Croce, perché a volte confuso con la vera Croce del Sud.

Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra gennaio e maggio ed è limitata quasi esclusivamente alle latitudini australi, ad eccezione della ristretta fascia boreale compresa fra l'equatore e il Tropico del Cancro; la parte più settentrionale, con Canopo, è visibile anche alle latitudini mediterranee meridionali, mentre la parte immersa nella Via Lattea può essere osservata solo in prossimità delle zone tropicali.

La costellazione contiene anche una stella singolare, η Carinae, che nel 1843 subì un’impennata della sua luminosità tale da diventare più brillante di Canopo, ma da quel momento la sua brillantezza è scesa al di sotto del livello di visibilità a occhio nudo. Gli astronomi la ritengono una stella molto massiccia che in un futuro non molto lontano esploderà come supernova.

Stelle doppie[modifica]

Principali stelle doppie
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Separazione
(secondi d'arco)
Colore
A. R.
Dec.
A B
HD 57852/3 07h 20m 22s -52° 18′ 43″ 6,02 6,66 9,3 g + g
HD 57918 07h 20m 39s -52° 22′ 53″ 6,90 9,13 29 g + g
HD 66546 AB 08h 01m 23s -54° 30′ 56″ 6,12 9,93 12,0 azz + azz
HD 66546 AC 08h 01m 23s -54° 30′ 56″ 6,12 8,14 40,2 azz + azz
C Carinae 08h 15m 16s -62° 54′ 56″ 5,25 7,61 3,9 b + b
HD 74341 08h 40m 44s -57° 32′ 44″ 6,52 8,4 3,8 b + b
b1 Carinae 08h 56m 59s -59° 13′ 46″ 5,09 7,0 40,2 azz + b
υ Carinae 09h 47m 06s -65° 04′ 19″ 2,92 6,03 2,6 b + b
HD 86388 09h 55m 06s -69° 11′ 20″ 6,8 8,3 9,4 b + b
HD 92397/8 10h 38m 45s -59° 10′ 59″ 4,69 7,62 14,6 ar + b
HD 92436 10h 39m 00s -58° 49′ 01″ 5,96 8,33 23,5 r + b

La costellazione contiene un numero relativamente esiguo di stelle doppie di facile osservazione.

La stella HD 77002, nota anche come b1 Carinae, è una delle più aperte; la primaria è ben visibile ad occhio nudo nelle notti buie, essendo di magnitudine 5,1, e possiede una compagna di settima grandezza separata da oltre 40", risolvibile anche con un binocolo 20x80.

Una simile separazione la possiedono anche le due componenti principali di HD 66546, composta da una stella di sesta magnitudine con una compagna di ottava. Uno strumento da 100 mm consente di rivelare un'ulteriore compagna di nona magnitudine molto vicina alla componente primaria.

La HD 92397 è una stella arancione visibile con facilità anche ad occhio nudo, posta sul bordo nordoccidentale della Nebulosa della Carena; nel ricco campo stellare in cui si trova si distingue anche con un telescopio di medie dimensioni una stella di settima magnitudine molto vicina ad essa.

La HD 92436 è una stella dal marcato colore rosso posta poco più a nord della precedente; possiede una compagna apparente di ottava magnitudine a oltre 20" di separazione.

Stelle variabili[modifica]

Principali stelle variabili
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Periodo
(giorni)
Tipo
A. R.
Dec.
Max. Min.
R Carinae 09h 32m 15s -62° 47′ 20″ 3,9 10,5 308,71 Mireide
S Carinae 10h 09m 22s -61° 32′ 56″ 4,5 9,9 149,49 Mireide
U Carinae 10h 57m 48s -59° 43′ 56″ 5,72 7,02 38,7681 Cefeide
UY Carinae 10h 32m 05s -61° 46′ 58″ 8,54 9,33 5,5437 Cefeide
ER Carinae 11h 09m 41s -58° 50′ 16″ 6,58 7,13 7,7186 Cefeide
QX Carinae 09h 54m 34s -58° 25′ 17″ 6,6 7,21 4,4780 Eclisse
QY Carinae 10h 11m 47s -58° 03′ 38″ 5,63 5,83 - Irregolare
QZ Carinae 10h 44m 23s -59° 59′ 36″ 6,16 6,49 5,9981 Eclisse
IW Carinae 09h 26m 53s -63° 37′ 49″ 7,9 9,6 67,5 RV Tau
V341 Carinae 07h 56m 51s -59° 07′ 33″ 6,2 7,1 - Semiregolare
V344 Carinae 08h 46m 43s -56° 46′ 11″ 4,40 4,51 - Irregolare
V345 Carinae 09h 05m 38s -70° 32′ 19″ 4,67 4,78 - Irregolare
V368 Carinae 10h 11m 35s -58° 49′ 40″ 6,1 6,4 120: Semiregolare
V374 Carinae 07h 58m 51s -60° 49′ 28″ 5,72 5,84 - Irregolare
l Carinae 09h 45m 15s -62° 30′ 28″ 3,28 4,18 35,5358 Cefeide
x Carinae 11h 08m 35s -58° 58′ 30″ 3,84 4,02 - Cefeide
η Carinae 10h 45m 04s -59° 41′ 03″ -0,8 7,9 - Irregolare (LBV)
ι Carinae 09h 17m 06s -59° 16′ 31″ 2,23 2,28 - Irregolare

Fra le stelle variabili della Carena, la più celebre in assoluto, nonché una delle più famose e studiate del cielo, è la η Carinae, una variabile S Doradus che periodicamente sembra subire delle violente esplosioni di materiale; la sua magnitudine nella seconda metà del Novecento è rimasta sostanzialmente stabile attorno alla sesta magnitudine, ma in altri periodi è stata molto più brillante e verso la metà dell'Ottocento aveva persino una magnitudine negativa, al punto che a tratti superava la luminosità di Canopo, diventando così la seconda stella più brillante del cielo. η Carinae si trova immersa in una fitta nebulosità causata dalla sua ultima esplosione, la Nebulosa Omuncolo, a sua volta situata all'interno della Nebulosa della Carena.

Fra le altre variabili, una delle più luminose è la Cefeide l Carinae, che in fase di massima è di magnitudine 3,28 ed è perfettamente visibile anche dai piccoli centri urbani senza l'ausilio di alcuno strumento. Anche la stella x Carinae è una Cefeide brillante, che oscilla fra le magnitudini 3,8 e 4,0; le sue variazioni non sono rilevabili ad occhio nudo con facilità, essendo molto contenute. Un'altra Cefeide relativamente brillante è la U Carinae, che in fase di massima è al limite della visibilità ad occhio nudo, mentre in fase di minima la sua luminosità arriva alla settima grandezza.

Fra le variabili a eclisse quella che mostra la più ampia escursione di luminosità è la QX Carinae, che oscilla di poco meno di una magnitudine in circa 4,5 giorni.

La Carena contiene anche due Mireidi molto brillanti in fase di massima; la più luminosa è la R Carinae, che raggiunge la magnitudine 3,9, mentre la S Carinae arriva alla 4,5; entrambe sono facilmente individuabili anche sotto un cielo non perfettamente buio in fase di massima, mentre al minimo arrivano entrambe attorno alla decima magnitudine.

Oggetti del profondo cielo[modifica]

Principali oggetti non stellari
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Tipo Magn.
Dimensioni
(primi d'arco)
Nome proprio
A. R.
Dec.
NGC 2516 07h 58m 07s -60° 45′ 12″ Ammasso aperto 3,8 29
NGC 2808 09h 12m 03s -64° 51′ 47″ Ammasso globulare 6,2 13,8
NGC 2822 09h 13m 50s -69° 38′ 41″ Galassia 10,8 3,3 x 2,2
NGC 2867 09h 21m 25s -58° 18′ 42″ Nebulosa planetaria 9,7 12,0
NGC 3114 10h 02m 43s -60° 06′ 32″ Ammasso aperto 4,2 35
NGC 3136 10h 05m 48s -67° 22′ 40″ Galassia 11,0 3,1 x 2,1
IC 2581 10h 27m 24s -57° 38′ 00″ Ammasso aperto 4,3 7
NGC 3293 10h 35m 54s -58° 14′ 10″ Ammasso aperto 4,7 5
NGC 3324 10h 37m 19s -58° 39′ 36″ Ammasso aperto 6,7 5
Mel 101 10h 42m 06s -65° 06′ 00″ Ammasso aperto 8,0 14
IC 2602 10h 43m : -64° 24′ : Ammasso aperto 1,9 50 Pleiadi del Sud
NGC 3372 10h 45m : -59° 52′ : Nebulosa diffusa 3,0 120 x 120 Neb. della Carena
NGC 3532 11h 05m 48s -58° 46′ 13″ Ammasso aperto 3,0 55 x 50 Pozzo dei Desideri
NGC 3572 11h 10m 19s -60° 14′ 54″ Ammasso aperto 6,6 6
Tr 18 11h 11m 24s -60° 40′ 00″ Ammasso aperto 6,9 12
Le Pleiadi del Sud (IC 2602) è uno degli ammassi aperti più brillanti del cielo ed è già risolvibile a occhio nudo.
L’ammasso Pozzo dei desideri (NGC 3532), risolvibile anche con un piccolo binocolo.
L’ammasso aperto NGC 3293 è molto brillante ed è circondato da una tenue nebulosità diffusa ben evidente nelle fotografie.
NGC 3114, situato ai margini dell’Arco della Carena.
L’ammasso NGC 2516. La stella brillante in alto a sinistra è la Epsilon Carinae.
Immagine ripresa dal telescopio Hubble dell’ammasso globulare NGC 2808.
La nebulosa planetaria NGC 2867, sebbene poco nota, è una delle più brillanti dell’intera volta celeste.
La Nebulosa della Carena (NGC 3372).
Dettaglio delle regioni centrali della nebulosa, attorno al “Buco della Serratura”, con evidenti le colonne di gas.
Parte del Buco della Serratura ripreso dal telescopio Hubble, con evidente un famoso bozzolo nebuloso in alto a sinistra.

Entro i confini con la Carena si trova uno dei tratti di Via Lattea più brillanti e ricchi dell'intera volta celeste, il cosiddetto Arco della Carena; la costellazione perciò abbonda di oggetti del cielo profondo appartenenti alla nostra Galassia, come ammassi e nebulose. Il fatto che però sia anche uno dei tratti più meridionali della Via Lattea, fa sì che sia visibile solo dalle regioni dell'emisfero australe, più la fascia tropicale di quello boreale. L'Arco della Carena è perfettamente distinguibile anche ad occhio nudo nelle notti sufficientemente buie da permettere l'osservazione della scia della Via Lattea; si trova con facilità a WSW della brillante costellazione della Croce del Sud e un semplice binocolo permette di distinguerne con facilità gli oggetti più luminosi, prima fra tutte la Nebulosa della Carena, l'oggetto più significativo dell'Arco, che essendo la nebulosa più brillante del cielo è ben osservabile anche ad occhio nudo. Attorno ad essa si dispongono un gran numero di concentrazioni stellari e ammassi più o meno ricchi, alcuni dei quali, come NGC 3532 e le Pleiadi del Sud, sono in realtà oggetti posti in primo piano e appartenenti al nostro braccio di spirale, il Braccio di Orione. L'osservazione al telescopio rivela un altissimo numero di dettagli sia delle strutture nebulose che di quelle stellari. Da un punto di vista prettamente amatoriale l'Arco della Carena costituisce una delle attrazioni dell'emisfero celeste australe più apprezzate per gli astrofili di tutto il mondo.

Tra gli innumerevoli ammassi aperti il più notevole è senza dubbio quello noto come Pleiadi del Sud, che porta anche la sigla IC 2602 (o C102); il nome proprio è dovuto al suo aspetto e alla sua grande luminosità, che lo rende simile al ben noto ammasso boreale delle Pleiadi. È infatti uno degli ammassi aperti più brillanti della volta celeste; nell'emisfero celeste australe è l'ammasso più luminoso ed è visibile perfettamente ad occhio nudo durante tutto l'anno dalle aree temperate australi, dove si presenta circumpolare, in una zona già di per sé molto ricca di gruppi stellari e nebulose. Si individua con estrema facilità pochi gradi a sud della brillantissima Via Lattea australe, in un punto ricco di stelle di quinta e sesta magnitudine; ad occhio nudo sono distinguibili alcune stelline minute ad est della stella azzurra θ Carinae (nota anche come Vathorz Posterior), che conferiscono all'ammasso un aspetto sfocato e nebuloso. Ha una forma che ricorda vagamente i segni lasciati dal colpo di zampa di un felino, dove le tre stelle ad est richiamano le quattro dita centrali e la stellina a nord di θ Carinae il primo dito; il palmo è invece rappresentato dalla stessa θ Carinae. Quest'ultima stella costituisce inoltre uno dei vertici, il più settentrionale, di un asterismo noto nell'emisfero sud col nome di Croce di Diamante, che appare orientato allo stesso modo della vicina costellazione della Croce del Sud, sebbene l'asterismo sia meno luminoso e più allungato rispetto alla costellazione. Lo strumento migliore per l'osservazione è un binocolo 10x50, o al più un piccolo telescopio, poiché ad ingrandimenti maggiori si perde la vista d'insieme. La disposizione delle sue stelle principali, raccolte su un lato attorno alla stella più brillante, è simile a quella delle Pleiadi, nella costellazione del Toro, anche se in forma un po' ridotta. Con strumenti superiori, come un telescopio amatoriale da 80-100 mm, si individua fra le sue componenti principali un buon numero di stelle minori, gran parte delle quali di colore tendente al giallognolo. L'ammasso delle Pleiadi del Sud è formato da circa 150 stelle giovani, tutte disposte sulla sequenza principale, di cui sette sono perfettamente visibili ad occhio nudo nelle notti più oscure e nitide; la caratteristica principale è la divisione netta che intercorre fra l'arco di stelle visibile ad est, formato da tre stelle di quinta magnitudine più altre meno luminose, e il gruppo ad ovest, meno ricco ma comprendente la stella principale, la gigante azzurra θ Carinae, di magnitudine visuale 2,74. Fra le sue componenti si osserva pure una variabile Gamma Cassiopeiae, la stella HD 92938 (fra le componenti più brillanti è quella più vicina a θ Carinae), classificata anche con la sigla di stella variabile V518 Carinae; le sette stelle più luminose della magnitudine 5,8 sono tutte di classe spettrale B. La magnitudine complessiva dell'ammasso è invece pari a 1,9; considerando la magnitudine apparente delle Pleiadi, che è pari a 1,6, le Pleiadi del Sud risultano essere del 39% meno luminose rispetto alle Pleiadi del Toro. L'età dell'ammasso si aggirerebbe sui 30 milioni di anni. Nel corso dei decenni si sono indicati per quest'oggetto vari valori di distanza, spesso molto diversi fra loro e comunque sovrastimati; il satellite Hipparcos ha più di recente fornito un valore di 479 anni luce dal Sistema Solare e questo dato viene ormai dato come certo dalla comunità scientifica.

Poco a sud del brillante ammasso delle Pleiadi del Sud si individua l’ammasso Mel 101, nei pressi di una stella azzurra di quinta magnitudine, che contribuisce a oscurarlo. Si può osservare con un binocolo come un 15x70 o, meglio, con un piccolo telescopio; le sue stelle principali sono di nona e decima grandezza e la stella che lo domina è una nana arancione, che però non fa parte dell'ammasso, trovandosi in primo piano. La distanza dell'ammasso è stimata sui 7500 anni luce, pertanto ben più lontano del precedente. Le sue stelle sono tutte di colore bianco-azzurro e appaiono fortemente oscurate da una banda di nebulose oscure che si frappone fra noi e l'ammasso stesso.

Spostandosi verso l’Arco della Carena, l’ammasso che domina questa parte di cielo è il bellissimo NGC 3532 (C91), noto anche come Pozzo dei Desideri per via del brulicare di centinaia di stelline che lo fanno somigliare a un pozzo pieno di monete. Si tratta di un ammasso estremamente ricco, visibile ad occhio nudo come una macchia luminosa allungata in senso est-ovest poco a nordest della brillante Nebulosa della Carena, anche se la notte non è particolarmente buia, come nelle periferie delle città; già un binocolo 10x50 è in grado di risolverlo in una miriade di piccole stelline, distribuite attorno a due punti ben distinti: quello ad ovest, meno ricco e dominato da due stelle di ottava magnitudine, e quello ad est, dominato da una stella doppia di settima. A sudest è ben visibile la stella di quarta grandezza x Carinae. Attraverso un telescopio da 80 mm sono osservabili centinaia di stelle fino alla dodicesima magnitudine e l'ammasso appare talmente esteso che in oculari di focale molto corta non si riesce a contenere tutto; gli strumenti più adatti pertanto sono binocoli di media potenza o al più un piccolo telescopio. L'ammasso è composto da oltre 670 stelle, la gran parte delle quali sono bianche, di classe spettrale A, ma non mancano stelle di classe F, ossia di colore giallo. La metallicità delle componenti è simile a quella del Sole. NGC 3532 sarebbe distante dal Sole non più di 1600 anni luce, dunque risulterebbe essere lontano dagli altri oggetti di fondo, molto più remoti e giacenti nel Braccio del Sagittario; la sua magnitudine complessiva è pari a 3,0. Le stime sulla sua età attestano un valore sui 300 milioni di anni, il che lo pone a metà via fra le età di M37, di 200 milioni di anni, e dell'ammasso del Presepe, di 400 milioni di anni; la sua massa complessiva è pari a circa 2000 masse solari ed è particolarmente ricco di stelle di classe spettrale A, ossia di stelle bianche. Sono presenti pure un gran numero di stelle doppie, come era stato indicato anche da John Herschel. Lungo la sua linea di vista non sono presenti dense aree di polvere interstellare, cosicché la sua osservazione e il suo studio risultino piuttosto facili. Studi volti a riconoscere e a determinare la presenza di nane bianche in alcuni ammassi aperti hanno permesso di individuare quattro possibili stelle di questa classe come membri di quest'ammasso.

Numerosi piccoli ammassi, più o meno concentrati e contrastati, sono visibili poco a sud, come Cr 240, NGC 3572 e Tr 18; tutti sono risolvibili anche con un binocolo 20x80.

Meno di due gradi a nordovest della famosa stella η Carinae è visibile anche a occhio nudo l’ammasso NGC 3293, in un campo stellare che appare ricco e con la scia brillante della Via Lattea sullo sfondo; un binocolo 10x50 rivela le stelle principali, che appaiono molto concentrate. Con un telescopio da 120 mm di diametro l'oggetto appare completamente risolto in decine di stelle, ma è solo nelle foto a lunga posa che risulta visibile la tenue nebulosa presente a nord dell'ammasso. Nonostante la sua luminosità e facilità di risoluzione, spesso passa in secondo piano nelle osservazioni amatoriali a causa della presenza della grande Nebulosa della Carena, visibile meno di 1° a sudest, e altri oggetti, come le Pleiadi del Sud e NGC 3532. Quest'ammasso è formato da una novantina di stelle dalla magnitudine molto simile fra loro e particolarmente compatte; le più brillanti sono di ottava e nona grandezza, mentre diverse decine sono di decima e undicesima magnitudine. La sua distanza è stimata sui 7600 anni luce dal Sole, all'interno del Braccio del Sagittario e in posizione dunque non lontana dal grande complesso di nubi formanti la Nebulosa della Carena; infatti parte delle nubi di questo complesso lambiscono l'ammasso, che le illumina e le eccita diventando così nebulose a emissione. Inoltre l'ammasso stesso sarebbe legato fisicamente agli altri oggetti visibili nell'area, tutti correlati con la grande associazione OB Carina OB1. Ulteriore indizio della sua appartenenza al complesso nebuloso è la sua età, stimata sui 10 milioni di anni appena; NGC 3293 contiene infatti un gran numero di supergiganti blu, più una supergigante rossa. Secondo alcuni studi sembrerebbe che la formazione stellare nella regione della Nebulosa della Carena sia iniziata proprio nel suo settore nordoccidentale, pertanto quest'ammasso potrebbe essere l'esito dei primi fenomeni di formazione che hanno interessato la regione nebulosa; in seguito alla formazione di questo e del vicino ammasso IC 2581, gli episodi di formazione stellare si sarebbero spostati progressivamente verso sudest, fino a raggiungere l'attuale posizione, a sudest della Nebulosa della Carena. Secondo un altro studio datato 2003, la formazione stellare sarebbe comunque ancora attiva nella regione circostante l'ammasso, come testimoniato dalla presenza di alcune stelle di pre-sequenza principale qui scoperte.

Ai margini dell’Arco della Carena si trova l’ammasso NGC 3114, anch’esso piuttosto brillante. È individuabile due gradi a nordovest della stella q Carinae, di terza magnitudine, e appare visibile ad occhio nudo solo nelle notti più limpide, presentandosi come una vaghissima macchietta chiara di forma irregolare. Piccoli strumenti già lo risolvono in stelle: con un binocolo 10x50 sono visibili una trentina di stelle, le quali raddoppiano con un 20x80. Nella parte sudorientale sono presenti le stelle più luminose, di sesta e settima magnitudine, mentre la gran parte degli astri si concentra a nordovest. Fortissimo il contrasto con una stellina rosso intenso di settima magnitudine, posta a sudovest. Un telescopio da 150 mm è in grado di mostrare alcune centinaia di stelle e la vista diventa molto appagante. NGC 3114 è un ammasso piuttosto ricco ed esteso, con circa 200 stelle più luminose della magnitudine 12; la sua distanza è stimata attorno ai 2970 anni luce ed è quindi situato sul bordo interno del Braccio di Orione, ben oltre i confini della Nebulosa di Gum. L'ammasso giace in un punto scarsamente oscurato dalla polvere interstellare ed è quindi facile da studiare; la sua età è stimata attorno ai 124 milioni di anni, anche se in passato vi sono state stime molto differenti, e nei dintorni sono presenti alcune giganti rosse, derivate da stelle calde e massicce che hanno lasciato la fase di sequenza principale. Fra le numerose componenti si contano alcune stelle con caratteristiche spettrali peculiari, come le Ap, caratterizzate da lente rotazioni e sovrabbondanza di alcuni metalli, una stella Be e alcune blue stragglers, risultate probabilmente dalla fusione fra due stelle molto vicine fra loro.

Spostandosi molto più verso ovest, spicca l’ammasso NGC 2516 (C96), ben visibile anche senza strumenti. Ad occhio nudo questo brillante ammasso è individuabile con facilità, circa tre gradi a sudovest della brillante stella ε Carinae; appare come una macchietta nebulosa di forma triangolare, con il vertice che punta in direzione della stessa stella ε. Talvolta sono evidenti due minutissimi astri nella parte orientale. Con un binocolo 10x50 già appare in parte risolto, ma la concentrazione di stelle è tale che spesso si fatica a scinderle completamente, cosicché lo sfondo continua ad apparire nebuloso; con telescopi con aperture di almeno 100 mm l'ammasso è completamente risolto in decine di componenti. A nord NGC 2516 è dominato da una stella rossa, di quinta magnitudine. NGC 2516 è un ammasso molto luminoso, la cui distanza è stimata attorno ai 1330 anni luce. Gran parte delle stelle dell'ammasso sono comprese entro un diametro apparente di 20-30', sebbene le ramificazioni più esterne si estendano fino a 1°; tuttavia, tramite i dati ottenuti col satellite Hipparcos, si è scoperto che le stelle più brillanti visibili sul bordo settentrionale, che apparentemente fanno estendere l'ammasso verso questa direzione, non fanno parte dell'ammasso stesso, trovandosi a circa 53 anni luce da noi, contro i circa 1330 dell'oggetto. NGC 2516 possiede circa un centinaio di membri accertati, alcuni dei quali sono stelle giganti: vi sono infatti alcune giganti arancioni, una gigante rossa variabile irregolare e altre stelle; similmente alla parte centrale dell'ammasso del Presepe, NGC 2516 sembra mostrare segni tipici del fenomeno della segregazione di massa, mentre la distribuzione delle componenti è a tratti irregolare, con alcune bande oscure meno dense. Alcune stelle mostrano delle peculiarità da un punto di vista chimico. L'età dell'ammasso è stimata sui 60 milioni di anni ed è uno dei sette ammassi aperti del cielo che mostrano la stessa età e un moto nello spazio comune, fra i quali le Pleiadi, le Pleiadi del Sud e l'Ammasso di Alfa Persei; la sua massa è compresa fra le 800 e le 1500 masse solari e la regione più densa si estende per un diametro pari a circa 9 anni luce. Rispetto al piano galattico, quest’ammasso si trova 52 anni luce a sud, circa alla stessa distanza della vasta Nebulosa di Gum, un antico resto di supernova la cui età è però inferiore. NGC 2516 sarebbe transitato più volte attraverso le dense nubi molecolari della regione delle Vele.

La Carena ospita entro i suoi confini anche l’ammasso globulare NGC 2808, uno dei più compatti che si conoscano, essendo ci Classe I. È individuabile 5 gradi a nord della stella β Carinae, Miaplacidus; visibile con un binocolo 10x50 nelle notti buie, è un bell'oggetto con telescopi amatoriali di apertura maggiore di 100 mm. Un riflettore di 200 mm già individua le componenti più luminose, che sono di tredicesima magnitudine. A differenza della gran parte degli ammassi globulari, NGC 2808 presenta stelle facenti parte di tre generazioni distinte di formazione stellare, verificatesi tutte entro un lasso di tempo di 200 milioni di anni, circa 12,5 miliardi di anni fa. Questo probabilmente successe perché la grande massa di quest’ammasso fu sufficiente a compensare la naturale perdita di materiale gassoso, permettendo la formazione di altre due generazioni di stelle dopo che la prima ebbe termine. Un'altra ipotesi afferma che ciò sia dovuto al fatto che in origine quest’oggetto non sia stato un ammasso globulare ma il nucleo di una galassia nana (soprannominata “Galassia Salsiccia”) che è noto aver interagito con la Via Lattea fino a fondersi con essa; quest’evento, che ha avuto luogo circa 8-11 miliardi di anni fa, avrebbe trasformato l’antico nucleo della galassia nana in un ammasso globulare, mentre il corredo di ammassi globulari originari di questa piccola galassia si sono sparsi nei dintorni e coincidono con quelli oggi visibili nella costellazioni circostanti, come NGC 1851, NGC 2298, NGC 5286 e altri ancora. La distanza dal Sole di NGC 2808 è stimata sui 31.000 anni luce.

Fra le numerose nebulose planetarie, in gran parte poco appariscenti, spicca la NGC 2867 (C90), individuabile con facilità 1 grado a NNE della brillante stella ι Carinae. In un telescopio da 100 mm di diametro si presenta come una piccola macchia chiara, con una dimensione angolare di 12 secondi d'arco e un aspetto marcatamente “stellare”, specie a bassi ingrandimenti; strumenti maggiori riescono ad individuare una vaga e appena irregolare struttura ad anello molto poco contrastata rispetto all’involucro gassoso della nebulosa. Grazie alla sua luminosità, è una delle nebulose planetarie più facili da individuare. La sua distanza è stata stimata sui 5500 anni luce, cui corrisponde un diametro reale di circa 0,3 anni luce; altre stime hanno fornito una distanza maggiore, fino a 7100 anni luce. Al suo centro si trova una stella di magnitudine 8. Questa nebulose presenta una sovrabbondanza di azoto, quantificabile in circa il 60% maggiore di quanto si riscontra sul Sole; questo fatto si verifica nelle nebulose planetarie quando il carbonio viene distrutto nelle reazioni nucleari, in stelle che hanno una massa compresa fra 3 e 11 masse solari. Quest’abbondanza può essere stata causata da un episodio di convezione avvenuto negli ultimi stadi evolutivi della stella progenitrice, quando carbonio, ossigeno e azoto catalizzavano la reazione di fusione dell’idrogeno in elio.

Tra le nebulose diffuse spicca la grande Nebulosa della Carena (NGC 3372 o C92): posta al centro del ramo brillante della Via Lattea del sud, è la nebulosa diffusa più brillante dell'intera volta celeste, più luminosa pure della ben più famosa Nebulosa di Orione e visibile molto chiaramente anche ad occhio nudo. Osservando con un binocolo, la nebulosa è subito evidente come una macchia chiara allungata più in senso nord-sud, con una netta striscia scura che, addensandosi nelle sue regioni centrali, la taglia da est a ovest, dividendola in due parti; i dintorni dell'ammasso sono invece ricchissimi di stelle: il tratto di Via Lattea in cui la nebulosa si trova, infatti, è uno dei più brillanti e intensi della volta celeste, essendo visibile anche in un cielo moderatamente inquinato, al pari di altre aree come la regione del centro galattico e il tratto nella costellazione del Cigno. Con un telescopio di 120 mm di diametro la nebulosa appare piuttosto estesa; con forti ingrandimenti si nota, poco a nord della parte centrale, una forma curiosa, creata dalla sovrapposizione di una banda scura allungata da nord a sud, soprannominata a causa della sua forma Nebulosa Buco della Serratura. La Nebulosa della Carena fa parte del Braccio del Sagittario, il braccio di spirale immediatamente più interno rispetto al nostro; dopo essere passato, dalla nostra prospettiva, davanti al centro galattico, oscurandolo, questo braccio prosegue in direzione del Centauro e della Carena, dove poi gira per passare dall'altra parte della Galassia rispetto a noi. Uno studio del 2008 tuttavia afferma che questo braccio sarebbe solo una grande condensazione di gas e polveri da cui sono nate diverse stelle giovani. Il contesto galattico in cui la nebulosa si trova è pervaso da un gran numero di ammassi aperti e associazioni, molti dei quali si sono formati nella stessa nebulosa. Le sue dimensioni, sia apparenti che reali, sono superiori a quelle della ben nota Nebulosa di Orione ed anche la sua magnitudine è superiore: la Nebulosa di Orione si estende infatti su circa un grado quadrato di volta celeste, con un diametro reale di 24 anni luce; la Nebulosa della Carena occupa invece oltre quattro gradi quadrati e possiede un diametro di ben 260 anni luce. A una distanza di circa 7500 anni luce, ossia quasi 8 volte superiore a quella della Nebulosa di Orione, le sue dimensioni apparenti sono molto superiori rispetto a quest'ultima. La nebulosa è formata per gran parte da idrogeno, mentre l'elio costituisce un quarto della sua massa totale; altri elementi più pesanti sono presenti solo in piccole percentuali. Al suo interno, la quasi totale assenza di globuli di Bok indica che il fenomeno della formazione stellare, a differenza di altre nebulose, sarebbe fermo o poco attivo; questo fenomeno è stato però in passato assai vigoroso, come confermato dalla presenza di un gran numero di stelle giovani di grande massa, come le cosiddette giganti blu. Queste stelle sono anche responsabili dell'intensa radiazione ultravioletta che pervade l'intera nebulosa, che ionizzandone gli atomi diventa essa stessa luminosa. Molte di queste stelle giovani sono riunite in ammassi aperti: nelle sue regioni centrali ve ne sarebbero almeno otto, di cui quattro appaiono vicini alle regioni centrali. Fra questi sistemi di stelle massicce vi sono Tr 14, Tr 15 e Tr 16, Cr 228 e Cr 232, più Bochum 10 e Bochum 11; tutti insieme, contengono almeno 64 stelle di classe spettrale O e due stelle di Wolf-Rayet, ossia ciò che resta di un violento fenomeno di formazione stellare avvenuto circa 3 milioni di anni fa. Fra le stelle presenti in quest'area vi sono alcuni esempi di rari astri di classe spettrale O3 di sequenza principale. La regione della nebulosa più studiata è quella centrale, incentrata su un'area di cielo di 0,5 gradi quadrati di cielo contenente le due associazioni Tr 14 e Tr 16, la Nebulosa Buco della Serratura e l'intensa linea scura a forma di "V" che taglia in due parti il complesso nebuloso, linea formata da polveri non illuminate. Studi ottenuti nel lontano infrarosso suggeriscono che la Nebulosa della Carena sia una regione H II molto evoluta, con perdita di polveri e gas neutro dal suo nucleo; inoltre, nella nebulosa non sono presenti gli addensamenti compatti e ad alta densità di stelle circondate da nubi che si osservano in altre regioni H II massicce. Solo alcune aree della nebulosa sono soggette ad un intenso fenomeno di formazione stellare. Osservazioni condotte invece su larga scala mostrano che questa nebulosa possieda una struttura bipolare compressa nella zona centrale ai due lati da polveri e gas freddi; l'asse maggiore è grosso modo perpendicolare al piano galattico. Dai dati di alcuni studi emerge che la nascita di nuove stelle non si sia completamente arrestata con la formazione degli ammassi di stelle giovani e massicce osservati. La parte settentrionale sembra inoltre possedere più siti di formazione stellare rispetto alle aree centrali; infine, i membri dell'associazione di stelle nota come Tr 14 creano un ambiente estremamente instabile per la nube molecolare, che tenderebbe a subire l'influsso del forte vento stellare di queste stelle. Circa 0,5° a sud della stella η Carinae si trova una regione della nebulosa contenente alcune strutture allungate formate da polveri, la più grande grande delle quali è lunga 82 anni luce e sembra puntare in direzione della stessa η Carinae. Le strutture, dette "Pilastri" a causa della loro forma, hanno la parte più brillante rivolta verso la stella η Carinae e lunghe code dirette nella direzione opposta; la direzione dell'illuminazione e delle strutture in sé suggerisce che la fonte del vento stellare che modella queste nubi e della ionizzazione sia proprio la stessa η Carinae, assieme ad altre stelle supergiganti azzurre membri dell'ammasso Tr 16, la cui radiazione ultravioletta opera una fotolisi sui gas di questa regione. Si ipotizza che queste formazioni possano rappresentare la fase iniziale di una futura ondata di intensa formazione stellare all'interno di questa nebulosa. Sia nel settore settentrionale che in quello meridionale della nebulosa sono state individuate altre prove che mostrano come la formazione stellare sia realmente in atto, prima fra tutte la presenza di alcuni giovanissimi oggetti HH. Fra gli altri oggetti caratteristici situati all’interno della nube vi è la Nebulosa Omuncolo, una struttura formata dalle varie espulsioni di materia della stella η Carinae; si pensa che la struttura maggiore oggi osservabile si sia originata a seguito dell'ultima grande esplosione della stella, avvenuta nel 1841, quando raggiunse e superò la luminosità di Canopo diventando la seconda stella più brillante del cielo. L'esplosione ha prodotto due lobi polari ed un vasto ma debole disco equatoriale, il tutto in allontanamento dalla stella alla velocità di 2,4 milioni di km/h. Non si esclude la possibilità di un riverificarsi in futuro di tali esplosioni.

Le galassie visibili nella Carena sono poche, proprio a causa della presenza del piano della Via Lattea. La più appariscente è la NGC 2822, di forma probabilmente lenticolare, situata a una tale vicinanza dalla brillante stella Miaplacidus da risultarne oscurata e pertanto visibile con difficoltà, nonostante abbia una magnitudine di 10,8.

Verso il confine con la Poppa si osserva invece la Galassia Nana della Carena, una nana sferoidale ben poco concentrata che possiede un diametro di appena 1600 anni luce. Appartiene alle galassie satelliti della Via Lattea e dista circa 333.000 anni luce.