Guida alle costellazioni/Verso il centro della Via Lattea/Serpente

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Ofiuco

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

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Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli costellazione
Nome latino Serpens
Genitivo del nome Serpentis
Abbreviazione ufficiale Ser
Area totale 637 gradi quadrati
Transito al meridiano alle ore 21 30 giugno
Stelle più luminose della mag. 3,0 1
Stelle più luminose della mag. 6,0 67
Stelle più luminose
Sigla Nome Magn.
α Serpentis Unukalhai 2,63
η Serpentis Tang 3,23
μ Serpentis Leiolepis 3,54
ξ Serpentis 3,54
β Serpentis Chow 3,65
ε Serpentis 3,71
δ Serpentis Tsin 3,80
γ Serpentis 3,85

Il Serpente è una delle costellazioni note in antichità ed è quindi anche una delle 48 elencate da Tolomeo. È l'unica delle moderne costellazioni ad essere divisa in due parti: la Testa del Serpente (Serpens Caput) ad ovest e la Coda del Serpente (Serpens Cauda) ad est. Tra queste due parti si trova la costellazione di Ofiuco, il significato del cui nome è “colui che porta il serpente”.

Caratteristiche[modifica]

Quando nel 1930 l'Unione Astronomica Internazionale decise di tracciare dei confini netti alle costellazioni, formati da archi orari e cerchi concentrici seguendo le coordinate celesti, si trovarono a dover stabilire i contorni del Serpente e dell'Ofiuco, le quali erano fortemente legate e sovrapposte in più parti; in parte basandosi sulla nomenclatura stellare, in parte basandosi sugli atlanti celesti precedenti, si stabilì che il Serpente dovesse essere diviso in due parti: la Testa e la Coda. La sigla della costellazione è Ser per entrambe le parti, ma talvolta, per indicare maggior precisione, si utilizzano le sigle Ser cp per la Testa e Ser cd per la Coda.

Poiché il Serpente viene considerato una sola costellazione anche se è diviso in due metà, l'ordinamento della nomenclatura di Bayer segue l'ordine di luminosità di entrambe le costellazioni. La parte della Testa è quasi interamente a nord dell'equatore celeste, mentre la parte della Coda sta a cavallo di esso, lungo la parte terminale della Fenditura del Cigno, un complesso di nebulose oscure che attraversa la Via Lattea boreale in senso longitudinale.

Il Serpente è una costellazione ben visibile nei mesi compresi fra maggio e settembre, da entrambi gli emisferi. Solo una delle stelle del Serpente è più luminosa della terza magnitudine, perciò questa costellazione non è facile da scorgere, se non si dispone di cieli tersi. La α Serpentis, chiamata Unukalhai, si trova nella Testa. La δ Serpentis, anch'essa nella Testa, è una stella doppia posta a soli 27 anni luce dalla Terra. Anche θ Serpentis, nella Coda, è doppia.

Le stelle sono divise in questo modo: α, β, γ, δ, ε, ι, κ, λ, μ, π, ρ, σ, τ, χ e ω Serpentis nella Testa. ζ, η, θ, ν, ξ, e ο Serpentis nella Coda.

Il Serpente è l'enorme rettile tenuto tra le mani da Ofiuco nell'omonima costellazione. Con la mano sinistra Ofiuco afferra la sua testa, che è rivolta verso di lui, e con la mano destra tiene la coda. Arato di Soli e Manilio concordarono che il Serpente era attorcigliato attorno al corpo di Ofiuco, ma nella maggior parte degli atlanti il serpente più semplicemente è rappresentato scivolante fra le sue gambe.

Nella mitologia Ofiuco si identificava con il guaritore Asclepio, figlio di Apollo, ma non è ben spiegato perché in cielo sia alle prese con un serpente. La sua connessione con i serpenti dipende dal fatto che una volta ne uccise uno che miracolosamente resuscitò, grazie a un'erba che un altro serpente gli appoggiò sopra. Da allora Asclepio usò quell'erba per resuscitare i morti. I serpenti sono simbolo di rinascita perché ogni anno mutano pelle. Si racconta inoltre che Asclepio ricevette dalla dea Atena il dono di cambiare il suo sangue con quello di Medusa, la Gorgone. Da allora il sangue che sgorgava dalle vene del suo fianco sinistro era velenoso e portatore di sventure, ma quello del fianco destro aveva il potere di guarire qualsiasi malattia e persino di fare risorgere i morti.

Il nome Unukalhai assegnato alla stella più brillante del Serpente deriva dall'arabo, col significato di «collo del serpente»; essa rappresenta infatti la parte del corpo a ridosso della testa, rappresentata a sua volta da un quadrilatero di stelle di magnitudine 4. La punta della coda, dalla parte opposta e a ridosso dell’Aquila, è segnata dalla stella θ Serpentis, chiamata Alya, una parola araba che si riferisce però a una «coda di pecora».

Stelle doppie[modifica]

Principali stelle doppie
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Separazione
(secondi d'arco)
Colore
A. R.
Dec.
A B
HD 135101 15h 12m 43s +19° 17′ 10″ 6,68 7,53 23,7 g + g
HD 136160 15h 18m 42s +10° 25′ 40″ 7,09 8,03 13,4 g + g
δ Serpentis 15h 34m 48s +10° 32′ 20″ 4,2 5,3 3,9 g + g
HD 142661 15h 55m 55s -02° 09′ 52″ 7,0 8,5 5,9 g + g
HD 144564 16h 06m 03s +13° 19′ 15″ 7,0 8,2 36,4 ar + r
59 Serpentis 18h 27m 12s +00° 11′ 47″ 5,3 7,6 3,8 g + g
θ Serpentis 18h 56m 15s +04° 12′ 10″ 4,62 4,98 22,2 b + b

Il Serpente contiene alcune facili stelle doppie, alcune delle quali risolvibili anche con un semplice binocolo.

Fra le più facili spicca la θ Serpentis, che rappresenta l'estremità della coda dell'animale; è composta da due stelle bianche di quarta magnitudine entrambe, separate da 22", dunque risolvibili anche con un potente binocolo.

La HD 135101 è una stella gialla di sesta magnitudine, che a quasi 24" possiede una compagna si settima grandezza, anch'essa giallastra.

La 59 Serpentis è la più facile di tutte in termini di separazione delle componenti: le due stelle infatti, una di quinta e una di settima, sono separate da oltre mezzo primo d'arco.

La HD 136160 è una stella gialla di settima grandezza, che mostra a 13" una compagna di una magnitudine meno luminosa.

Stelle variabili[modifica]

Principali stelle variabili
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Periodo
(giorni)
Tipo
A. R.
Dec.
Max. Min.
R Serpentis 15h 50m 42s +15° 08′ 01″ 5,16 14,4 356,41 Mireide
S Serpentis 15h 21m 40s +14° 18′ 53″ 7,0 14,1 371,84 Mireide
U Serpentis 16h 07m 18s +09° 55′ 53″ 7,8 14,7 237,50 Mireide
FL Serpentis 15h 12m 04s +18° 58′ 34″ 5,79 6,02 - Irregolare
FR Serpentis 18h 35m 36s +04° 56′ 10″ 6,34 6,52 2,1436 Irregolare
τ4 Serpentis 15h 36m 28s +15° 06′ 05″ 5,87 7,07 100: Semiregolare
59 Serpentis 18h 27m 12s +00° 11′ 47″ 5,17 5,29 - Irregolare

La costellazione contiene alcune stelle variabili, anche se la gran parte di esse sono poco luminose.

Fra le Mireidi spicca la R Serpentis, che in fase di massimo è visibile anche ad occhio nudo, essendo di quinta magnitudine; in poco meno di un anno oscilla fra questa e la quattordicesima grandezza. Un'altra Mireide facile da osservare in fase di massimo è la S Serpentis, che raggiunge la magnitudine 7,0.

Una variabile semiregolare semplice da osservare è la stella τ4 Serpentis, che al massimo della luminosità è di magnitudine 5,8, dunque visibile ad occhio nudo, mentre in fase di minimo scende fino alla settima grandezza; il suo periodo è di circa 100 giorni di media.

Oggetti del profondo cielo[modifica]

Principali oggetti non stellari
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Tipo Magn.
Dimensioni
(primi d'arco)
Nome proprio
A. R.
Dec.
M5 15h 18m 34s +02° 05′ : Ammasso globulare 5,6 23
NGC 5921 15h 21m 57s +05° 04′ : Galassia 10,8 4,9 x 4,9
NGC 6535 18h 03m 51s -00° 18′ : Ammasso globulare 10,6 3,6
NGC 6539 18h 04m 50s -07° 35′ : Ammasso globulare 9,6 6,9
M16 18h 19m : -13° 49′ : Nebulosa diffusa 6,0 7 Neb. Aquila
IC 4756 18h 39m : +05° 27′ : Ammasso aperto 4,6 40
Il brillante ammasso globulare M5 è individuabile anche con un binocolo.
L’esteso ammasso aperto IC 4756, risolvibile in diverse decine di stelle anche con piccoli telescopi.
La Nebulosa Aquila (M16), il cui ammasso centrale è risolvibile con un telescopio di piccolo diametro.
L’Oggetto di Hoag, un raro esempio di galassia ad anello qui fotografato dal Telescopio Spaziale Hubble.

La parte della Testa giace lontano dalla Via Lattea, in un punto in cui è possibile l'osservazione di galassie remote. La parte della Coda invece giace sulla Via Lattea, ma in direzione della base di quella che più a nord è nota come Fenditura del Cigno e dell'Aquila, un enorme complesso di polveri interstellari che oscura completamente stelle e oggetti galattici. A causa di ciò, gli oggetti non stellari non abbondano e quei pochi visibili risultano in genere deboli e poco interessanti.

La testa del Serpente contiene tuttavia un interessante ammasso globulare, M5, uno fra i più luminosi del cielo. Per rintracciare M5 occorre puntare sulla stella Unukalhai (α Serpentis), quindi spostarsi di 8° a ovest e 2°20’ verso sud; può essere ripreso nello stesso campo con un oculare a bassi ingrandimenti. In un binocolo 10x50 si presenta come un oggetto quasi stellare nebuloso; un buon binocolo 11x70 ne fornisce una splendida immagine, una macchia argentea dai bordi sfumati. In un rifrattore da 80 mm è una brillante nebulosa rotonda di 5' di diametro, mentre un telescopio da 100 mm o più comincia a risolvere in stelle l'ammasso, sebbene il nucleo rimanga irrisolvibile, né aumenta il diametro apparente rivelando le stelle più evanescenti che si trovano alla sua periferia. M5 è situato ad una distanza di circa 24.500 anni luce dalla Terra e contiene più di 100.000 stelle (secondo alcune stime 500.000); si sa che almeno un centinaio di queste sono stelle variabili del tipo RR Lyrae, con periodi che si aggirano intorno ai 0,5 giorni. La sua magnitudine apparente è 5,6. Questo ammasso mostra una notevole ellitticità e con un'età stimata in 13 miliardi di anni si pensa sia uno degli ammassi globulari più vecchi; appare di circa 17 primi d'arco, corrispondenti a un diametro reale di circa 130 anni luce, che lo rende uno dei più grandi ammassi globulari conosciuti. M5 si sta allontanando da noi a circa 50 km/s. Nella costellazione si osservano altri due ammassi globulari, che sono tuttavia piuttosto deboli e fuori dalla portata di piccoli strumenti.

Fra gli ammassi aperti ve n’è uno molto esteso, noto con la sigla IC 4756; nonostante ciò, è poco noto presso gli astronomi amatoriali. La sua posizione si individua con un po' di difficoltà per il fatto che non vi sono stelle luminose nei dintorni da cui partire per reperirlo con facilità; la sua magnitudine complessiva tuttavia lo rende visibile anche ad occhio nudo nelle notti senza Luna come una debole macchia diffusa appena più brillante dello sperone della Via Lattea in cui si trova, al confine fra Serpente, Aquila e Ofiuco. Appare al binocolo come un oggetto chiaro di forma allungata su cui spiccano alcune stelle di magnitudine 8 e 9, parzialmente risolvibili. La vista migliore si ottiene già con telescopi di piccole dimensioni, con aperture di 100 mm e ingrandimenti molto bassi, che permettono di risolverlo completamente in alcune decine di stelle. IC 4756 è un ammasso di grandi dimensioni situato alla distanza di 1580 anni luce, sul bordo interno del Braccio di Orione in prossimità dei grandi banchi di nebulose oscure che costituiscono la Fenditura dell'Aquila. Le sue stelle più luminose sono di magnitudine 8 e possiedono un colore giallo-arancione, mentre fino alla dodicesima magnitudine si contano oltre un centinaio di componenti. Con un'età stimata a seconda degli studi fra i 500 e gli 800 milioni di anni, IC 4756 risulta essere un ammasso piuttosto vecchio; molti studi si sono concentrati in particolare sulla metallicità delle sue componenti e specialmente su quelle in uno stadio avanzato, come le giganti rosse presenti, metallicità che si è rivelata analoga a quella di altri ammassi aperti situati alla stessa distanza dal centro della Via Lattea.

Tra le nebulose spicca la celebre Nebulosa Aquila (M16), la quale è una nebulosa diffusa associata ad un giovane ammasso aperto (ossia una regione H II). La nebulosa Aquila, di per sé piuttosto brillante, può essere individuata con facilità partendo dalla stella γ Scuti e spostandosi circa 3° a WSW; sebbene sia invisibile ad occhio nudo, un binocolo 10x50 è più che sufficiente per poterla individuare come una macchia chiara allungata e circondante un piccolissimo ammasso di stelle, il quale però può essere risolto solo con grande difficoltà. Con un telescopio da 120-150 mm di apertura, l'ammasso domina con la sua luce la nebulosità, che si mostra sfuggente; l'ammasso appare invece ben risolto e conta circa una quarantina di stelle. Molti dettagli sulla nube possono essere osservati con aperture a partire dai 200 mm, con le quali l'ammasso appare luminoso ed esteso, con diverse decine di stelle brillanti sparse su tutta la zona nebulosa. Quest’oggetto si trova sul Braccio del Sagittario alla distanza di circa 5700 anni luce ed è un’importante regione di formazione stellare, dove le stelle di grande massa ionizzano i gas circostanti rendendoli visibili. La causa principale della ionizzazione dei gas della nebulosa, e quindi della sua luminosità, sono le grandi stelle massicce dell'ammasso aperto NGC 6611, che si trova al suo interno; le stesse hanno anche modellato col loro vento stellare le nubi circostanti, causando delle lunghe strutture a chioma qualora il vento incontrasse delle regioni nebulose ultradense: è questo il caso ad esempio dei famosi Pilastri della Creazione o Proboscidi d'Elefante, visibili chiaramente e con facilità solo con strumenti di diametro molto grande (oltre i 400 mm) che hanno conferito il nome "Aquila" alla nebulosa e che sono state rese famose dalle immagini del Telescopio Hubble. Sebbene non siano così dense come originariamente creduto, queste strutture mostrano delle evidenze di protrusioni, alcune delle quali sarebbero associate a degli oggetti stellari giovani, un segno questo che i fenomeni di formazione stellare sono ancora in atto. L’ammasso contiene infatti alcune decine di stelle di sequenza principale di classe spettrale O e B estremamente calde (supergiganti blu), di età stimata sugli appena 1,8 milioni di anni, più un numero considerevole di stelle di massa inferiore, circa 380 membri fino ad una massa pari a 2 masse solari. La principale sorgente della radiazione ionizzante i gas della nebulosa, nonché la stella più massiccia dell'ammasso, è HD 168076, una supergigante di classe O3-O5V con una massa pari a 75-80 masse solari; le altre stelle possiedono una massa molto inferiore, sebbene siano comunque delle stelle giganti, e la loro radiazione totale è pari a quella prodotta dalla singola stella HD 168076. Molte di queste stelle massicce sono doppie. La Nebulosa Aquila è collegata alla vicina Nebulosa Omega (nel Sagittario) a e una terza nebulosa nota come Sh2-54 attraverso una debole fascia di gas e tutte e tre assieme costituiscono un grande sistema nebuloso sede di importanti processi di formazione stellare.

Le galassie presenti in questa costellazione sono tutte deboli e remote e si concentrano principalmente nella parte della Testa, dato che la Coda si trova lungo la Via Lattea, le cui polveri nascondono gli oggetti extragalattici.

Di grande interesse è l’ammasso di galassie Abell 2029, formato da un centinaio di galassie giganti; la sua osservazione è penalizzata a causa della grande distanza, stimata in circa 1,07 miliardi di anni luce. Quest’ammasso è importante perché al suo interno si trova IC 1101, una galassia ellittica gigante nota per essere la più grande conosciuta: il suo diametro, di circa 2 milioni di anni luce (circa 20 volte la Via Lattea), occuperebbe buona parte del nostro Gruppo Locale, mentre il numero delle sue stelle è stimato sui 100.000 miliardi. La sua grande distanza però fa sì che la sua luminosità apparente non sia elevata: si mostra a noi come una macchia luminosa di magnitudine 14, ossia invisibile del tutto da telescopi con aperture inferiori ai 250 mm. La sua morfologia sarebbe a metà strada tra il tipo ellittico (E) e quello lenticolare (S0), ossia piatto, ma senza struttura a spirale.

Da notare infine la presenza dell’Oggetto di Hoag, una galassia di aspetto non convenzionale, conosciuto come galassia ad anello, distante circa 600 milioni di anni luce. La straordinaria forma di quest'oggetto ha interessato appassionati ed astronomi, ma a causa della sua magnitudine pari a 16 è fuori dalla portata di quasi tutti gli strumenti più diffusi fra gli appassionati. il diametro totale della galassia si aggira sui 45", pari a circa 121.000 anni luce, che equivale ad un diametro leggermente superiore a quello della nostra Via Lattea. La galassia che vediamo oggi potrebbe essere l’esito di una collisione o una cattura di una galassia da parte di un'altra. L'evento avrebbe avuto luogo probabilmente negli ultimi 2-3 miliardi di anni e potrebbe essere paragonato al processo che forma le galassie ad anello polare.