Profili di donne pugliesi/Donne in politica
Maria Colamonaco
[modifica | modifica sorgente]Maria Colamonaco (Santeramo in Colle (BA), 30 gennaio 1927 - Bari, 7 agosto 2017), è stata una politica e sindacalista pugliese.
Maria è stata una delle prime pugliesi a rivestire ruoli di responsabilità politica, nella Federazione barese del PCI e in seguito nel Sindacato dei Pensionati Cgil, di cui è stata segretario generale.
Figura appassionata di donna in politica, è stata anche consigliere comunale a Santeramo in Colle, nel 1954 e dopo l’esperienza regionale, mettendo al servizio di tutti le qualità che la distinguevano, indicate dal sindaco di Santeramo Fabrizio Baldassarre: “coraggio, cuore, coerenza”. E non le ha offerte solo nel contesto locale.
Ma il motivo per cui vale ancora la pena ricordarla è che è stata la prima donna ed unica eletta nel primo Consiglio regionale nel 1970.
Per dieci anni, due intere legislature, dal 1970 al 1980, è rimasta l’unica presenza femminile nell’Assemblea legislativa pugliese, lasciando il suo segno sulle tante leggi che hanno accompagnato la lotta di emancipazione delle donne: per la dignità, per l’uguaglianza, per le pari opportunità nel lavoro, nella famiglia, nella società e nella politica.
Fonti:
[modifica | modifica sorgente]- https://www.consiglio.puglia.it/-/50-anni-di-regione-con-maria-colamonaco-la-politica-al-femminile-in-puglia-1
- https://santeramolive.it/2020/07/20/presentazione-del-libro-maria-colamonaco-la-politica-al-femminile-in-puglia/
Bibliografia
[modifica | modifica sorgente]“Maria Colamonaco. La politica al femminile in Puglia”, a cura di Rosanna Lella e Anna Larato, 2020, LAB Edizioni.
Balda Di Vittorio
[modifica | modifica sorgente]Balda di Vittorio, (Cerignola, 16 ottobre 1920 – Cerignola, 2 gennaio 2015), detta anche Baldina, è stata una figura di spicco nella storia dell’antifascismo e della resistenza.

Nata a Cerignola (Foggia) nel 1920, fu chiamata così da suo padre, Giuseppe Di Vittorio, segretario nazionale della Cgil e parlamentare comunista, “perché dovevo essere coraggiosa”, come lei stessa ricorda. A due anni si trasferì con la famiglia a Bari, in quanto il padre venne chiamato a dirigere la Camera del lavoro e pochi anni dopo conobbe precocemente l’esilio, sia in Unione Sovietica, sia in Francia. Baldina così venne educata nel clima dell'emigrazione antifascista in Francia e, fin da giovanissima, si unì alle organizzazioni della gioventù comunista francese. Nel 1935 un grave lutto scosse la vita di Baldina: sua madre morì e la giovane si trovò ad affrontare le difficoltà derivanti dalla partecipazione del padre alla guerra civile in Spagna. Al ritorno di suo padre a Parigi nel 1938, la giovane donna appoggiò le iniziative del mondo dell’emigrazione e sostenne in particolare la nascita del quotidiano "La Voce degli Italiani", giornale diretto da suo padre e punto di riferimento per la lotta contro il razzismo nazi-fascista e l’antisemitismo che imperversavano in Europa. In questi anni incontrò e successivamente sposò Giuseppe Berti, un importante dirigente del PCI e nel loro appartamento ospitarono diversi importanti esponenti del PCI clandestino, tra cui Togliatti. Nel 1938 si iscrisse al PCI e allo scoppio della seconda guerra mondiale venne rinchiusa nel campo di concentramento francese di Rieucros con altre antifasciste italiane. Dopo il crollo militare tedesco in Francia riuscì ad arrivare a Marsiglia e a raggiungere il marito Giuseppe Berti che si trovava a New York (gli Stati Uniti erano ancora neutrali) per continuare l’edizione di “Stato Operaio”. Qui si unì alle attività dei gruppi antifascisti newyorkesi. Dopo la Liberazione, Baldina rientrò in Italia e si dedicò alla tutela dei diritti femminili come membro della presidenza nazionale dell'UDI (Unione Donne Italiane), lavoro che portò avanti in Parlamento, dopo essere stata eletta nel 1963 deputato del PCI. Nel 1968 divenne senatrice e nei due anni successivi presentò delle proposte di legge riguardanti la formazione delle classi e delle graduatorie degli insegnanti nelle scuole elementari e per agevolare i ricongiungimenti familiari dei lavoratori emigrati all’estero. Terminò il proprio mandato parlamentare nel 1972. Morì a Cerignola all'età di 94 anni, il 2 gennaio 2015.
Non abbiamo mai dimenticato le improvvise irruzioni, le perquisizioni e gli interrogatori della milizia, la brutalità e la volgarità dei fascisti, ma anche l’abilità di mia madre – e talvolta di mia nonna – a far scomparire in pochi attimi carte e documenti compromettenti o a nasconderci, come fece mia madre con noi due piccoli a Milano, infilandoci di prepotenza sotto un letto per sfuggire ai fascisti che cercavano mio padre. Ricordo in particolare la forza d’animo di mia madre quando portava Vindice e me a visitare nostro padre in prigione a Regina Coeli e le estenuanti attese davanti al carcere per poterlo vedere per pochi minuti e lasciargli qualche cibo preparato a casa. Papà faceva di tutto per distrarci e per sdrammatizzare la situazione, ma la nostra sensibilità di bambini ne rimase segnata. (“Giuseppe Di Vittorio, mio padre“).
Fonti:
[modifica | modifica sorgente]- https://www.anpi.it/patria-indipendente/media/uploads/patria/2015/29-30_LEUZZI_n.1-2_2015.pdf
- https://27esimaora.corriere.it/articolo/e-morta-baldina-di-vittoriodopo-la-liberazionesi-occupo-dei-diritti-delle-donne/
- https://m.flcgil.it/attualita/morta-baldina-di-vittorio-il-cordoglio-della-flcgil.flc
- https://www.eletteedeletti.it/elette/di-vittorio-berti-balda-baldina/
- https://www.statoquotidiano.it/20/10/2020/un-secolo-fa-nasceva-baldina-di-vittorio-il-suo-memoriale/812590/
Vittoria Titomanlio
[modifica | modifica sorgente]Vittoria Titomanlio, (Barletta, 22 aprile 1899 – Napoli, 28 dicembre 1988) è stata una politica italiana, ricordata per essere stata una delle 21 donne elette all'Assemblea costituente italiana.
Vittoria Titomanlio nacque a Barletta a fine Ottocento. Fu una maestra elementare molto impegnata nella Chiesa cattolica e in particolare nelle associazioni, ancor prima di dedicarsi all'attività politica. Nel 1932 fu nominata propagandista nazionale per la Gioventù Femminile dell'Azione Cattolica e nel 1936 divenne membro del Consiglio Superiore e delegata regionale per la Campania. Dopo il 1943 divenne consigliera nazionale dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici e segretaria provinciale delle ACLI. Il 2 giugno 1946 fu eletta all'Assemblea Costituente nella lista della Democrazia Cristiana. Morì il 28 dicembre 1988 a Napoli ed è sepolta nel Cimitero di Poggioreale.
Fonte:
[modifica | modifica sorgente]- Anna De Stefano Perrotta, VITTORIA TITOMANLIO, su toponomasticafemminile.com.