Profili di donne pugliesi/Donne nelle istituzioni
Maria d'Enghien
[modifica | modifica sorgente]Maria d’Enghien (1367 - Lecce, 9 maggio 1446) è stata una sovrana italiana.
Fu principessa del principato di Taranto, contessa di Lecce e regina di Napoli. Dopo la morte del fratello, divenne contessa di Lecce e sposò il principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo. Le loro proprietà, grazie soprattutto ai territori che la contessa ottenne , arrivarono a dominare le attuali province di Taranto, Brindisi e Lecce. Dopo la morte dei suoi genitori nel 1406, subì a Taranto la conquista dal re di Napoli Ladislao I d’Angiò il Magnanimo, che voleva il recupero del principato di Taranto. Maria difese il territorio , ma dopo alcuni mesi di difesa continua e dopo trattative per salvaguardare l’incolumità dei tarantini, accettò la proposta che veniva dalla diplomazia nemica e convolò a seconde nozze. A lei si deve il riordino delle attività economiche e amministrative della città di Lecce, con l’emanazione il 14 luglio 1445 degli Statuta et capitula florentissimae civitatis Litii.Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi al suo popolo, alle opere d’arte e di fede. Morì a Lecce il 9 maggio 1446, dove fu sepolta nel vecchio monastero di Santa Croce.
Wanda Bruschi Gorjux
[modifica | modifica sorgente]Wanda Gorjux Bruschi (Bari, 16 novembre 1888 – Bari, 29 giugno 1976), conosciuta anche come Donna Wanda, è stata una giornalista, insegnante e attivista italiana. Figura di spicco nella società barese del suo tempo, si distinse per la sua cultura, la sua notorietà e il suo impegno sociale.
Figlia del professore Ernesto Bruschi e di Elisabetta Cesari, si laureò al Magistero di Roma con una tesi su Giambattista Vico, avendo come relatore Benedetto Croce. Insegnante alla scuola Gimma di Bari, la sua passione per la filosofia, l'arte, l'economia e la politica la portò a collaborare con periodici femminili utilizzando pseudonimi come Medusa e Madam Récamier. Scrisse anche un saggio su Nietzsche.
Nel 1908 iniziò a lavorare al Corriere delle Puglie, dove si distinse per un articolo su Gioacchino Murat. Si batté contro la misoginia e la disuguaglianza di genere. Anche quando il marito, il giornalista Raffaele Gorjux, fondò la Gazzetta di Puglia nel 1922, schierandosi contro il Fascismo, rimase fedele ai suoi principi legati al Duce, ma nonostante questo, Wanda si espresse apertamente contro l'analfabetismo e le leggi razziali naziste. Curò diverse rubriche per il giornale del marito, tra cui "Cronaca Femminile", "Pagine Femminili" e "Piccola Posta", affrontando temi diversi come lo sviluppo economico della città, l'assistenza all'infanzia e la letteratura contemporanea.
Nel 1938 divenne dirigente della Direzione Nazionale dell'Organizzazione Femminile Fascista, insieme a Laura Marani Argnani, Teresita Menzingher Ruata e Olga Medici del Vascello. Definita "Signora della Stampa", rappresentava la fiduciaria dei fasci femminili. Divenne delegata regionale per l'Opera Maternità e Infanzia.
Dopo la morte del marito nel 1943, fu processata dalla Commissione di Epurazione nel 1945 e condannata a due anni di confino ad Agropoli.
Morì in anonimato a Bari il 29 giugno del 1976.