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Profili di donne pugliesi/Vittime di violenza

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Indice del libro

Paola Clemente

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Paola Clemente era un'operaia specializzata nell'acinellatura dell'uva. È morta il 13 luglio del 2015 come bracciante agricola, stroncata dalla fatica e dal caldo mentre era al lavoro nelle campagne di Andria.

Paola Clemente, alle 3 della stessa notte salì su un autobus granturismo dal comune di San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto, dove viveva con il marito, per dirigersi, insieme ad altri 200 lavoratori verso contrada Zagaria, ad Andria, a circa 130 km di distanza. Già durante il tragitto, Paola accusò diversi sintomi: una abnorme sudorazione, debolezza e pallore. Ma nessuno dei colleghi di lavoro avvertì l’autista del bus al fine di far deviare la propria corsa verso il più vicino pronto soccorso. Forse perché sapevano, come lo sapeva anche Paola, che il lavoro non si potesse fermare e bisognasse giungere in tempo ad Andria.

"Paola interrompeva il suo lavoro continuamente perché le dava fastidio il sudore che a suo dire era dovuto sempre alla cervicale. Però ogni volta ci diceva che non era niente e continuava a lavorare. È andata avanti così fino alle 7,15, quando abbiamo fatto una pausa per il caffè"

riferì una collega della donna, Mariarosaria, durante il processo di primo grado per la morte della donna, tenutosi a Trani nel 2023 e in cui il datore di lavoro Luigi Terrone, imprenditore agricolo e proprietario dell’azienda Ortofrutta Meridionale Srl, è stato assolto perché ritenuta «carente la prova» del nesso causale tra le condotte contestate all'imputato e la morte della Clemente «evidenziando la presenza di ragionevoli dubbi circa la reale efficacia condizionante delle omissioni riscontrate[1]» E poi, un’altra lavoratrice, Giuseppina, ha raccontato al processo:

"insieme a me c’erano Silvana e Isabella, quest’ultima le controllava il polso. Paola aveva gli occhi sbarrati e la lingua in mezzo ai denti. Gli ho aperto la bocca e gli ho tirato fuori la lingua".

Ad Andria, quel giorno non c’era nessuna sorveglianza sanitaria, e quando l’ambulanza arrivò alle 8,30, i medici non potettero far altro che constatarne il decesso per cause naturali, sebbene in seguito sarebbe emerso che era morta per asfissia meccanica. Come tante morti avvenute nelle campagne agli inizi del secolo scorso. In Puglia quell’anno, il 2015, furono più di una. La storia della 49enne (raccontata anche nel film “La giornata” di Pippo Mezzapesa) e il suo volto, il sorriso con cui affrontava le difficoltà sono diventati il simbolo della battaglia per i diritti che è approdata in Parlamento: nel 2016 è stata infatti approvata la legge numero 199 contro il caporalato, una disposizione normativa importante che ha introdotto la possibilità anche di confiscare le aziende. E per tutti, in Puglia e non solo, quella è “la legge di Paola”.

A Paola Clemente è dedicato anche “Terrarossa”, il libro di Gabriella Genisi da cui è tratta la terza puntata de "Le indagini di Lolita Lobosco" andata in onda il 18 marzo 2024 su Rai 1.

Il 14 ottobre 2024 le è stata conferita la cittadinanza onoraria del Comune di Andria[2].

  1. https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/bat/1517062/ecco-perche-terrone-va-condannato-il-datore-di-lavoro-di-paola-clemente-assolto-in-primo-grado.html
  2. https://bari.corriere.it/notizie/cronaca/24_ottobre_14/paola-clemente-la-bracciante-morta-di-fatica-nei-campi-adesso-e-cittadina-onoraria-di-andria-a86fd074-5017-478e-a24a-11ae73270xlk.shtml

Anna Carofiglio

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Anna Carofiglio era una donna di Bari, vittima di femminicidio, il cui tragico caso ha acceso l’attenzione pubblica e riaperto il dibattito sulla violenza di genere in Italia. Anna era conosciuta per la sua personalità gentile, generosa e laboriosa. Aveva costruito con dedizione la propria vita, cercando di bilanciare il lavoro, gli effetti e le difficoltà che ogni giorno affrontava con determinazione. Il 4 aprile del 1970 Anna è stata uccisa per mano dell’ex compagno. La sua morte ha rappresentato una dolorosa testimonianza del fenomeno del femminicidio, purtroppo diffuso in Italia.

Il caso di Anna ha suscitato una vasta indignazione pubblica e ha dato voce alle richieste di giustizia e protezione per tutte le donne esposte a situazioni di pericolo simili.

Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno, 04/04/1970

Paola Labriola

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Paola Labriola, 11 anni fa, il 4 settembre 2013, a soli 53 anni è stata uccisa da un paziente di nome Vincenzo Poliseno che aveva problemi di tossicodipendenza che l'ha accoltellata 53 volte, mentre lavorava come psichiatra a Bari, nel centro di salute mentale di via Tenente Casale. Un dramma che ha scosso profondamente la città e che resta indelebile nella memoria di tutti. In questi 11 anni Paola e il suo sacrificio sono divenuti per tutti motivo per rivendicare il diritto alla sicurezza sul lavoro. ''La ricordiamo annualmente con un concerto dedicato proprio alla nostra collega Paola Labriola''. Commenta con queste parole Filippo Anelli. Vito Calabrese, il marito di Paola Labriola spiega il perché ha portato subito le sue figlie sulla scena del delitto: «Volevo essere più veloce di Internet. Sapevo che erano a casa con la donna delle pulizie perché anche io ero al lavoro e ho pensato con terrore che avrebbero potuto scoprire la verità su Facebook. Da soli. Senza nessuno accanto. Allora sono corso da loro. La mamma è morta, gli ho detto, è stata uccisa da un paziente. Poi li ho portati a vedere dove era successo». Le due figlie di Paola Labriola hanno frequentato la scuola di Torre A Mare. Ad un asilo di Bari, in via Celso Ulpiani, è stato dato il suo nome.