Profili di donne pugliesi/Partigiane
Rossana Banti
[modifica | modifica sorgente]Rossana Banti (Roma, 8 gennaio 1925 – Mistretta, 5 ottobre 2021) è stata una partigiana italiana, prima membro dei GAP e poi dell’organizzazione britannica SOE (Special Operations Executive).
Nacque a Roma nel 1925 e nella sua giovinezza iniziò ad appassionarsi alla Storia e alla Filosofia, conoscendo così le idee dell’Antifascismo. Nel 1943, dunque, entrò nei primi gruppi partigiani antifascisti, provenienti dal clandestino Partito Comunista. Iniziò la sua prima attività nella resistenza civile, come staffetta.
I primi ruoli che ricoprì, sin dall'età di 15 anni, consistevano nel trasporto di copie dell’Unità, giornale del Partito Comunista censurato dal regime fascista.
Indossava un iconico cappotto rosso, per cui però - in seguito - venne identificata e così ricercata dai fascisti.
Terminato un lungo periodo di fuga, riprese la sua attività, questa volta entrando nei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) ed entrando nella resistenza armata.
Trasportava esplosivo per la città di Roma con un compagno, diverso per ogni operazione, con cui si fingeva fidanzata così da evitare il riconoscimento nella folla.
Durante la sua attività assistette e contribuì anche a molte azioni di sabotaggio contro i tedeschi a Roma, tipiche dei GAP.
In questo contesto conobbe personaggi noti della resistenza italiana, come Maurizio Ferrara (giornalista, scrittore e politico) e Antonello Trombadori, capo dei GAP.
La sua attività da partigiana terminò con la liberazione di Roma, avvenuta proprio grazie alla resistenza locale nel giugno del 1944.
Nel 1944 entrò in contatto con gli Alleati, in particolar modo con i servizi segreti inglesi.
Nel settembre dello stesso anno accettò di prendere parte al SOE e fu trasportata in una residenza in campagna in Puglia, tra Bari e Brindisi.
In questa sede si unì al FANY (First Aid Nursing Yeomanry) e iniziò a lavorare principalmente come comunicatrice tra gli Alleati e i partigiani del nord Italia, non ancora liberato, occupandosi poi di paracadutismo militare. La sua attività terminò nel Maggio del 1945, in concomitanza con la liberazione dell’Italia.
Per il suo servizio e per la partecipazione alla campagna d’Italia da Partigiana è stata decorata, a guerra finita, da tre medaglie inglesi, che le sono state consegnate, però, solo nel 2015.
È morta a 96 anni nei pressi di Palermo, nel 2021, dove viveva a casa della figlia.
Rossana Banti è dunque esempio dell’importanza dell’attività di Liberazione dei Partigiani e della Resistenza e ha fornito importanti testimonianze storiche per la nostra società.
Elena Ciliberti
[modifica | modifica sorgente]Elena Ciliberti nacque a Polignano a Mare il 27 giugno 1916. Dal primo settembre 1943 al primo maggio 1945 fece parte della brigata "Silva - Divisione Vicenza" in qualità di Partigiana combattente.
Figlia del capostazione di Vicenza, riferiva i movimenti dei treni dei prigionieri italiani avviati in Germania, bisognosi di assistenza e medicine, a Maria Zanarotti, che si occupava di dare assistenza agli ebrei, di recapitare messaggi e di trasportare materiale propagandistico.
La Brigata Silva fu creata da Francesco Zaltron, nome di battaglia Silva, un partigiano di Marano in provincia di Vicenza, stroncato nel 1945 dalla brutalità nazifascista.
Fonti
[modifica | modifica sorgente]Alba de Céspedes
[modifica | modifica sorgente]Alba de Céspedes nacque a Roma l'11 marzo del 1911.
Sua madre era italiana e suo padre era ambasciatore italiano a Cuba. All' età di soli 15 si sposò con un nobile romano e nel 1928 ebbe il suo primo figlio. Nel 1935 a soli 24 anni pubblicò il suo primo libro "L'anima degli altri", un insieme di racconti. 4 anni dopo rilascio il suo primo romanzo "Nessuno torna indietro".
Nel 1943 partecipò alla Seconda Guerra Mondiale nella Resistenza, con lo pseudonimo di Clorinda. Nel 1944 creò una rivista letteraria di nome Mercurio e grazie a questa rivista letteraria riuscì a pubblicare tantissimi libri dai quali venne ispirazione per moltissimi film e serie tv. Nel 2012 venne pubblicato il suo ultimo libro "Con grande amore" dedicato a Fidel Castro.
Mori a Parigi nel 1996 all'età di 86 anni.
Il suo bisogno di libertà si trasformo in un romanzo di nome "Da parte di lei", nella quale la moglie uccide il marito che la picchia.
Nel 2002 a Cuba le venne dedicato un premio letterario chiamato "Premio Letterario Alba De Céspedes". Nel 2011, anno centenario dalla sua nascita, venne pubblicata la sua biografia.
Ha donato le sue carte e documenti, testimonianza dell’appassionata e raffinata scrittura che si interrogava sul senso della storia e degli eventi, agli Archivi Riuniti delle Donne di Milano.
Maria Diaferia
[modifica | modifica sorgente]Maria Diaferia nacque a Corato in provincia di Bari, il 19 gennaio 1929. Nata da una famiglia di basso ceto sociale, si trasferì a Roma con la sua famiglia. All’età di 14 anni, aderì alla Resistenza nella formazione partigiana «Armata Rossa» (questo fu il nome dato alle forze armate russe dopo la disintegrazione delle forze zariste nel 1917). Per l’attività svolta fra il 9 settembre 1943 e il 4 giugno 1944 avrà il riconoscimento di "Partigiana Combattente".
Fonti
[modifica | modifica sorgente]https://www.coratoviva.it/notizie/donne-partigiane-ecco-chi-era-maria-diaferia/
Gianna Giglioli Valle
[modifica | modifica sorgente]Gianna Giglioli Valle (Reggio Emilia, ... – Carpinè, Monte Grappa, 26 settembre 1944) è stata una partigiana italiana, figura tragica della Resistenza veneta.
Legata da un profondo amore ad Angelo Valle, un sottotenente di complemento barese internato in Polonia che era evaso e si era unito alla lotta partigiana nel vicentino, Gianna condivise con lui gli ideali di libertà e la scelta di combattere sulle montagne, arruolandosi nella Brigata Italia. Il loro legame fu tale da culminare nel matrimonio celebrato il 12 luglio, uno dei tanti esempi di unioni nate e vissute nella difficile realtà della Resistenza.
Tuttavia, la loro felicità e i sogni di un futuro libero furono bruscamente interrotti da un feroce rastrellamento nazifascista. Gianna e Angelo furono catturati insieme ad altri partigiani. Angelo, in quanto ufficiale, fu interrogato ma mantenne un fermo silenzio, rifiutandosi di collaborare o tradire i suoi compagni, nonostante l'angoscia di sapere la sua amata presente.
Il 26 settembre 1944, presso Carpinè, in zona Monte Grappa, Angelo Valle fu fucilato insieme ad altri venticinque combattenti. Gianna, costretta ad assistere impotente all'esecuzione del marito, vide cadere con lui i loro sogni di vita.
Quella stessa sera, Gianna, incinta di quattro mesi, fu destinata alla deportazione in Germania. Ma la giovane sposa, sopraffatta dal dolore e dalla prospettiva di una lenta morte lontana dall'uomo che amava, scelse di condividere il suo destino. Condotta dinanzi ai fari di un'auto in moto, fu uccisa dai militari tedeschi.
La storia di Gianna Giglioli e Angelo Valle è un tragico esempio di amore e sacrificio nella lotta per la libertà. Il loro coraggio e la loro incrollabile fedeltà ai propri ideali, anche di fronte alla morte, sono ricordati a Bari, città natale di Angelo, con una via a loro intitolata a Torre a Mare e una lapide commemorativa. La loro vicenda, recuperata dalle ricerche dell'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, testimonia il contributo di giovani vite alla Resistenza italiana.
Fonti
[modifica | modifica sorgente]Cordelia La Sorsa
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Cordelia La Sorsa è stata una partigiana italiana, insegnante e campionessa di atletica leggera.
Nata a Molfetta il 31 gennaio del 1919, discendeva da una famiglia antifascista “doc”: suo padre Angelo, che le dette il nome della figlia preferita di Re Lear, l’unica che accoglie il Re e gli resta vicino, era maestro, conferenziere, sindacalista e fondatore del primo sindacato agricoltori. Il fratello del padre era Saverio La Sorsa, storico, antropologo, amico di Gaetano Salvemini: questo ambiente culturale influì molto sulla sua formazione e sul carattere.
Dotata di una vitalità fuori dal comune, Cordelia si distinse per meriti sportivi: tra il 1936 e il 1939 praticò atletica leggera sotto la guida di Giosuè Poli, figura prestigiosa e significativa dello sport nel XX secolo, campione di decathlon, ma anche di altre specialità. Molto dotata, vinse nei 50 metri piani, nella staffetta 4×100, nel salto in lungo in cui raggiunse i 4 metri e 66.
Madre single, si trasferì a Roma e, a soli 24 anni, Cordelia decise di affrontare i nazifascisti con le armi. Dopo l’8 settembre 1943 aderì al raggruppamento di Bandiera Rossa, comunisti alla sinistra del Pci, una “opzione netta”, come lei scrisse, per un coinvolgimento che valicava i confini di una generica adesione ideologica. Affidava la sua bambina Anna Maria di pochi mesi a sua madre Mina e guidava camion per la banda partigiana Ciavarella, attiva in Abruzzo, con cui collaborò come staffetta tra il 1943 e il 1945.
Nel dopoguerra divenne funzionaria pubblica e poi dirigente della Pubblica Amministrazione. Nell'ottobre del 1980 fu insignita dell'onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.
Morì a Roma nel 2003 all'età di 84 anni ed è sepolta nel campo 109 del Cimitero Monumentale del Verano tra i suoi compagni partigiani.
Fonti
[modifica | modifica sorgente]- https://www.baritoday.it/attualita/festa-liberazione-25-aprile-donne-partigiane-puglia.html
- https://www.regione.puglia.it/web/istituzione-e-partecipazione/-/volti-e-storie-della-resistenza
- https://left.it/2023/12/01/cordelia-la-partigiana-di-molfetta-che-mise-ko-il-fascismo/
Bibliografia
[modifica | modifica sorgente]Antonia Abbattista Finocchiaro, Cordelia controvento. Campionessa pugliese, partigiana a Roma, Bergamo, Moretti & Vitali, 2023, ISBN 9788871868936.
Anna Luisa Macchioro
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Anna Luisa Macchioro, nata a Pavia il 18 agosto 1911, è stata una partigiana combattente e docente nei licei di Bari.
Figlia di Vittorio Macchioro, noto archeologo, storico delle religioni e studioso dell'orfismo, sposò il 26 dicembre 1935 l'etnologo e antropologo Ernesto De Martino (che dopo l’8 settembre aderirà alla Resistenza e in seguito parteciperà anche ai lavori del Comitato di Liberazione Nazionale). Con lui l'anno successivo si trasferì a Bari e cominciò ad insegnare Storia dell'Arte presso l'Istituto magistrale "Bianchi Dottula" (in seguito insegnerà al Liceo Classico "Orazio Flacco").
Aderì al gruppo clandestino liberal-socialista fondato da Tommaso Fiore, Michele Cifarelli, Fabrizio Canfora e dallo stesso De Martino. Assunse una ferma posizione contro le leggi razziali (suo padre Vittorio, di origini ebree, era stato internato) e contro la guerra.
Nell'estate del 1943, mentre si trovava presso i suoi familiari a Cotignola, un paesino in provincia di Ravenna, fu coinvolta assieme al fratello dagli avvenimenti conseguenti all'armistizio dell'8 settembre ed aderì prontamente alla lotta partigiana.
Tra il 1943 ed il 1944, rimasta rifugiata a Cotignola, fu attiva nel Comitato di Liberazione Nazionale Clandestino e ospitò partigiani o elementi ricercati dai nazi-fascisti presso la sua abitazione. Fece parte del parte del Gruppo di Difesa della Donna; organizzò un gruppo di donne per l'assistenza alle formazioni partigiane (raccolta di indumenti e medicinali) e il servizio femminile d’informazione per campi minati, batterie di artiglieria, passaggio di truppe tedesche e servizio di staffetta durante ai rastrellamenti operati dalle truppe nazifasciste. (*)
Nel maggio del 1944 segnalava le posizioni dei reparti tedeschi e delle artiglierie e compilava carte topografiche che venivano inviate dal CLN anche agli Alleati. Continuò la sua azione sino al marzo del 1945, quando il paese fu completamente distrutto. Da Cotignola con le sue due bambine passò a Massa Lombarda ed attese la liberazione di Bologna.
Subito dopo la Liberazione, Anna e suo fratello Aurelio, tornarono a Bari come docenti presso il Liceo Classico Orazio Flacco (De Martino ottenne l'incarico di commissario della federazione del Partito socialista italiano) e furono protagonisti della ricostruzione educativa e della vita politica del capoluogo pugliese.
Anna Macchioro partecipò alla campagna referendaria e fu inoltre l'unica candidata donna, nelle liste del Psi del collegio Bari-Foggia, per le elezioni alla Costituente.
Durante il suo matrimonio con De Martino, entrato in crisi nel 1947, ebbe due figlie, Lia, nata il 16 ottobre 1936 a Napoli, e Vera, il 12 aprile 1938 a Bari.
Morì negli anni ‘80.
(* dalla dichiarazione scritta della sez. ANPI di Cotignola).
Fonti
[modifica | modifica sorgente]- Riccardo Ciavolella, Nuovi itinerari biografici, politici e ideologici, dalla religione civile al mondo popolare subalterno - 1930-1949 (PDF), su ricerca.uniba.it, nostos n° 6 – dicembre 2022, febbraio 2023. URL consultato il 26 aprile 2025.
- Vito Antonio Leuzzi, Storie di Resistenza al crocevia del 1943 (PDF), su ipsaic.it, La Gazzetta del Mezzogiorno, 8 settembre 2024. URL consultato il 26 aprile 2025.
Maria Santamato
[modifica | modifica sorgente]Maria Santamato è stata una partigiana italiana. Nata nel 1924, ha avuto in tutto nove figlie. Suo marito, Nino, era molto orgoglioso della missione di Maria, che è rimasta segreta fino alla sua morte grazie ad entrambi.
Maria, all’età di 21 anni, quando era incinta della sua prima figlia oltrepassò la Linea Gotica per una missione con lo scopo di servire la causa italiana. Grazie alle sue lettere e la tessera numero 105 ritrovate in uno dei bauli nel 2017, un baule che conteneva non solo le storie di Maria, ma anche quelle di tante altre donne in prima linea nella Liberazione in Puglia, gli storici ed eredi sono riusciti a ricostruire la sua storia.
La sua missione ebbe inizio nell’aprile del 1945: partì da Bari per l’Istria quando era nella divisione Arditi. L’obbiettivo era la consegna di una lettera: “Premio: nessuno. Scopo: servire la causa italiana”. La missione durò tre settimane.
Lei raccontò tutto al marito ed entrambi mantennero il segreto, da quel momento in poi, fino a quando Maria ebbe nove figlie e visse una vita nell’impegno e nel volontariato.
Maria è morta con il suo segreto a 93 anni il 3 luglio 2017. Pochi mesi dopo la sua morte, le figlie rimaste in Puglia sono state contattate da un’amica scrittrice che voleva ricostruire la storia della partigiana segrete. Tuttavia, non erano state svolte abbastanza ricerche sul passato. Nel 2019, durante un convegno dedicato ad uno dei 15 pugliesi morti nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, Massimiliano Desiante, storico e ricercatore dell’IPSAIC, l’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, ha incontrato l’assessora comunale Francesca Bottalico, nipote di Maria, che ha raccontato quasi per caso allo storico di essere alla ricerca di notizie su sua nonna, dopo aver saputo che uno studioso aveva recuperato un tassello mancante della storia. Lo storico era proprio Desiante.
Desiante, intanto, continua a cercare e scopre che Maria Santamato si è spesa per la comunità, mettendo in gioco se stessa e quanto aveva di più caro: la sua famiglia, la figlia in arrivo. La bambina sarebbe nata pochi mesi dopo in un’Italia liberata anche dall’opera silenziosa di sua madre e di tanti e tante come lei. È proprio per questo che le donne come Maria dovrebbero essere ricordate nella storia; donne che mettono in pericolo la loro vita sacrificandola per la patria affinché il loro lavoro sia ripagato con la libertà di tutta la comunità e forse un giorno, per ringraziarle, si dedicherà un luogo per ricordare l’eredità di Maria Santamato ma di anche tutte le donne che hanno collaborato per raggiungere un obbiettivo comune.
Fonti
[modifica | modifica sorgente]- https://www.unadonnalgiorno.it/maria-santamato-la-partigiana-segreta/
- https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/04/25/news/partigiana_maria_santamato_bari_25_aprile-254880016/
- https://www.regione.puglia.it/web/istituzione-e-partecipazione/-/volti-e-storie-della-resistenza
Bibliografia
[modifica | modifica sorgente]AA.VV., Ribelli per la libertà, ERF Edizioni.
Maria Teresa Sparascio
[modifica | modifica sorgente]Maria Teresa Sparascio nasce a Caprarica del capo di Tricase il 16 ottobre del 1906 nel basso Salento. In questo comune italiano vive e cresce assieme ai suoi genitori ovvero Giacomo Perrone e Assunta Perrone. Nel 1932 avviene un incontro che cambierà per sempre la vita di Sparascio. Infatti arriva a Caprarica un carabiniere, ovvero Luigi Efisio Licheri. I due si innamorano subito per poi sposarsi nell' agosto del 1934. Da questo matrimonio nascono 4 bambini: Maria, Irene, Antonietta e Giacomo. Licheri viene trasferito in Emilia Romagna per poi congedarsi dall'arma e prende parte dei gruppi di partigiani. Maria Teresa aiuta il marito in qualsiasi modo. Nel 7 ottobre del 1944 a causa delle ferite provocate dai nazisti e i fascisti Maria Teresa Sparascio muore nell'ospedale di Parma, inutili sono stati i tentativi di tenerla in vita. Oggi Maria Teresa Sparascio è ricordata come una delle partigiane che ha contribuito alla liberazione dell'Italia dal cancro nazifascista.
Fonti
[modifica | modifica sorgente]- https://www.fondazioneterradotranto.it/2011/09/26/maria-teresa-sparascio-staffetta-partigiana-salentina/
- https://www.inpugliatuttolanno.it/in-puglia/maria-teresa-sparascio-unica-staffetta-partigiana-salentina/
Diana Torrieri
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Diana Torrieri è stata un’attrice e partigiana italiana, nata a Canosa di Puglia il 13 agosto del 1913.
La famiglia di suo padre era proprietaria di un importante calzaturificio a Lanciano, dove trascorse gran parte della sua infanzia. Nella sua vita apparve quattro volte nel cinema italiano e in molti teatri prestigiosi. È considerata una delle più grandi interpreti del ‘900, visse una carriera artistica davvero favolosa a fianco di personaggi importanti come Anton Giulio Bragaglia, Memo Benassi e Giorgio Streler. Aveva debuttato nel 1937 con la compagnia di Paola Borboni. Grande attrice cinematografica, merita un ricordo importante anche per i tanti film da lei prodotti e recitati, tra cui uno girato anche nella seconda guerra mondiale, ma che purtroppo è andato perduto, intitolato “incontro con Laura”. Nel 1943, entrò come staffetta in una formazione di “Giustizia e Libertà” e nei giorni della Liberazione fu gravemente ferita mentre si trovava in un teatro di Milano, ma dimostrando un enorme coraggio risale sul palcoscenico nel 1949 circa con Tino Carraro. Nel 1945, Torrieri chiese al giovane Giorgio Strehler di aiutarla a curare una nuova regia di “il lutto si addice ad Elettra” per lei e Memo Benassi. Il nuovo allestimento ebbe un enorme successo che si ricorda tutt’oggi. Nel 1949, a causa delle sue malattie di salute tentò il suicidio ingerendo una massiccia dose di sonniferi, poi però si riprese e ritornò ben presto a lavorare. Una delle sue ultime interpretazioni era “La pietá di novembre”, recitato nel 1967 con Giorgio Albertazzi. Nella sua vita, però, fu anche un’abilissima scrittrice, poiché amava passare gran parte del suo tempo a scrivere e leggere libri. Amava anche la poesia e la letteratura, tanto da comporre anche romanzi e raccolte poetiche, come per esempio “I nomi”, “Forse l’allodola”, “il tuo silenzio” e molti altri. Diana Torrieri diventa una vera e propria ambasciatrice ufficiale della cultura Italiana. Muore a Roma il 26 marzo del 2007.