Profili di donne pugliesi/Fotografe
Cecilia Mangini
[modifica | modifica sorgente]Cecilia Mangini (Mola di Bari, 31 luglio 1927 – Roma, 21 gennaio 2021) è stata una regista, una sceneggiatrice ed una fotografa. Inoltre è considerata come la prima documentarista donna d’Italia. Sin da ragazza, si appassionò alla fotografia e alla cinematografia. Tra le sue documentazioni più importanti vi sono "La Canta delle Marane" (1961), "All'armi, siam fascisti!" (1962), "Essere donne" (1965).
Insieme al marito siciliano Lino Miccichè, Mangini, pubblicò in documentario "All'armi, siam fascisti!", che ripercorre l’ascesa e il declino del movimento fascista in Italia fino al 1960. Data l’importanza di questo documentario, il giornale l'Avanti! lo citò in una delle sue pagine il giorno 19 maggio 1962 scrivendo "È un viaggio a ritroso, verso il passato, verso il fondo di noi stessi e della nostra condizione di italiani del 1962, un esame di coscienza collettivo, una acquisizione immediata, attraverso la forza dell'immagine, di cinquant'anni di Storia Italiana". In conclusione: "Con le ultime scene del film arriviamo ai giorni nostri, con la cavalleria di Tambroni che carica come quella di Bava Beccaris a testimonianza della vocazione reazionaria della nostra borghesia”.
La "Canta delle Marane" è una collaborazione con Pier Paolo Pasolini che cattura lo spirito ribelle dei giovani. Parla della vita giovanile nelle periferie cittadine romane degli anni '60.
Successivamente, nel 1965 scrisse "Essere donne" in cui la regista Cecilia Mangini si occupò della condizione delle donne in Italia: dalle donne del passato fino ad arrivare alle donne di tutti i giorni, giovani e anziane, casalinghe, operaie, nella terra natale oppure nei paesi di emigrazione.
Dopo vari documentari a tema sociale e politico e dopo aver vinto molti premi e riconoscimenti in Italia e all'estero, si chiuse in un silenzio cinematografico, dichiarando che "il cinema documentario in Italia era diventato una cosa anoressica, fino a scomparire".
Cecilia Mangini si spense a Roma all'età di 93 anni, il 21 gennaio 2021.
Fonte:
[modifica | modifica sorgente]https://it.wikipedia.org/wiki/Cecilia_Mangini
Chiara Samugheo
[modifica | modifica sorgente]Chiara Samugheo è stata una grande fotografa e partigiana italiana, nata a Bari nel 1925. Chiara Samugheo è il nome d’arte ispirato al nome di un Paese Sardo. Si chiamava Chiara Paparella. Per tutta la vita dichiarò di essere nata nel 1935. I genitori la volevano insegnante e maestra di scuola, ma lei aveva altri interessi, voleva diventare una fotografa. Nel 1953 partì e decise di scappare a Milano dove strinse un buon rapporto con il giornalista Enzo Biagi. Iniziò a lavorare per il grande fotografo Federico Patellani sempre a Milano. Lavorò a Hollywood, in Spagna, in Russia e infine anche in Giappone. Dopo aver vissuto a Roma decise nel 1987 di trasferirsi a Nizza. Nel corso della sua vita scrisse anche alcuni articoli di Cronaca Nera. Pubblicò diversi libri e compose diverse copertine per riviste e giornali. Partecipò ad un reportage sul Cinema di Venezia. Qui espose tutti i suoi pensieri… “Una macchina vale l’altra, è solo una scatola…” Chiara Samugheo viene chiamata ancora oggi “la fotografa della Dolce Vita”. Morì a Bari il 15 gennaio 2022. In tutta la sua vita professionale realizzò più di 165.000 scatti. L'imponente archivio delle foto di Chiara Samugheo è conservato oggi presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell'Università di Parma. 487 foto, una piccola parte del suo fondo, si trovano invece presso la Formazione 3M situata a Pioltello.
Fonte:
[modifica | modifica sorgente]https://it.wikipedia.org/wiki/Chiara_Samugheo
Chiara Fumai
[modifica | modifica sorgente]"Che lo spettatore si faccia avanti se vuole assistere a un miracolo", questa è la frase con cui Chiara Fumai descriveva il rapporto con il suo pubblico, invitandolo a praticare disciplina e attenzione.
Chiara Fumai è nata a Roma nel 1978 ma è cresciuta a Bari. Si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano e ha frequentato il Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti. Originariamente attiva come Dj e musicista techno, si è fatta conoscere nelle gallerie d'arte italiane con le sue opere-video e le sue performance dal vivo. Ha lavorato principalmente con la fotografia, la videoarte e le performance, rappresentando il linguaggio e la cultura mediatica contemporanea attraverso un'ottica femminista, producendo moltissimo tra il 2007 e il 2017, quando si è tolta la vita a soli 39 anni nella galleria Doppelganger a Bari, dove era ospite da qualche giorno.
La Fumai è stata un artista performativa e le sue opere non sono imbrigliate in uno schema fisso, ma in un continuo rimescolamento di quello che è preesistente e che proviene dalla storia. L'artista infatti cerca di ridare senso a figure che sono state marginalizzate e che poi diventano l'oggetto delle sue performance.
Una delle sue prime opere, "Chiara Fumai presenta Nico Fumai" (2008), presentava una figura paterna immaginaria trasformata in un cantante pop anni '80 (il padre Nico non ha mai cantato), sottolineando però i meccanismi mediatici della televisione italiana di quei tempi.
Si dice anche che Fumai fosse posseduta (in senso lato), perché nelle sue performance utilizzava il corpo come un medium, ospitando in se stessa parole e storie di donne ribelli del passato. Ad esempio nella video-installazione "The book of evil spirit" (2015) ha recitato il ruolo della famosa sensitiva ottocentesca Eusapia Palladino durante una seduta spiritica, nell'atto di rievocare gli spiriti della donna barbuta Annie Jones, della scrittrice Ulrike Meinhof e della filosofa Carla Lonzi. L'opera voleva rendere visibile la diversità di figure femminili marginali e omaggiare grandi pensatrici del passato che hanno contribuito alle rivoluzioni sociali. Nei suoi lavori, Chiara Fumai ha sempre scelto figure di donne energiche, determinate, in alcuni casi furenti nei confronti di un mondo che non ne riconosceva il ruolo e l'importanza, scelte proprio per il loro atteggiamento militante e combattivo. Fumai è stata quindi l'interprete di un femminismo energico.
Nonostante questo, però, la sua incessante ricerca e la sua sete di conoscenza della storia delle donne che ispiravano le sue opera sono state messe a dura prova da una forma di depressione che l'ha assediata per anni.
Dopo la sua scomparsa, è stata creata l'associazione "The Church of Chiara Fumai" per preservarne e promuoverne la memoria. Questa associazione ha anche donato molti degli oggetti utilizzati dall'artista nelle corso delle sue esibizioni al Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, il cui museo ospita una delle collezioni di arte contemporanea più apprezzate nel nostro paese. Il Comune di Bari ha deciso di dedicare alla memoria dell'artista Chiara Fumai un giardino sul Lungomare.