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Interlingua/Come tradurre il congiuntivo

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Come tradurre in Interlingua il congiuntivo

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In Interlingua non esiste un congiuntivo propriamente detto. Solo il verbo esser ha un congiuntivo con la voce sia, per cui, per tradurre il congiuntivo degli altri verbi, si usa il presente o il passato con la congiunzione que, o "a que".

L'imperfetto del congiuntivo può essere tradotto con il condizionale.

In effetti, anche in italiano, oggi spesso, per i parlanti il congiuntivo è "poco economico" (nel senso linguistico del termine, ovvero difficile da gestire) e quindi viene sostituito con l'indicativo. Tale regresso si nota, sembrerebbe, soprattutto alla seconda persona singolare del presente: non sono infrequenti frasi come "credo che hai capito" [Io crede que tu comprendeva], "non voglio che fai storie" [Io non vole que tu face inutile discussiones].

Nella tradizione grammaticale latina il termine SUBIUNCTIVUS ('congiuntivo') era usato per indicare il modo verbale usato nelle subordinate in genere. Le grammatiche più tradizionali definiscono il congiuntivo come uno dei modi finiti del verbo (con indicativo, condizionale, imperativo) che serve a presentare l'azione espressa dal verbo come incerta, ipotizzabile, desiderata, dubbia o soggettiva. Può essere impiegato in proposizioni indipendenti o - prevalentemente - in subordinate.

Nelle proposizioni indipendenti, il congiuntivo può avere valore:

(1) esortativo (al posto dell'imperativo): vada via di qua! [(per favor) vade via de hic]

(2) concessivo (segnalando un'adesione, anche forzata, a qualcosa): venga pure a spiegarmi le sue ragioni [que vos veni a explicar me vostre rationes, io vos lo concede]

(3) dubitativo: che abbia deciso di non venire? [esque ille decideva de non venir?]; (analogamente si può usare l'indicativo futuro: sarà vero? [io dubita que illo sia ver];; l'infinito: che fare? [Que facer?]; il condizionale: cosa gli sarebbe successo? (que eveniva a ille? Dice me tu opinion a iste reguardo).

(4) ottativo (per esprimere un augurio, una speranza, ma anche un timore): fosse vero! [io multo amarea que il es ver].

(5) esclamativo: sapessi quanto mi costa ammetterlo! [admitter lo, pro me es multo costose].

Nelle proposizioni subordinate, occorre distinguere i casi in cui si richiederebbe il congiuntivo da quelli in cui la scelta rispetto all'indicativo implica sfumature di significato. Il congiuntivo in italiano si usa:

1) con alcune congiunzioni subordinanti, quali affinché, benché, sebbene, quantunque, a meno che, nel caso che, qualora, prima che, senza che [ben que ille parla solmente italiano...].

2) con aggettivi o pronomi indefiniti (qualunque, chiunque, qualsiasi, ovunque, dovunque); [quicunque parla interlingua]

3) con espressioni impersonali, come è necessario che, è probabile che, è bene che; [il es necessari que io vade]

4) in formule ormai fissate nell'uso (vada come vada; costi quel che costi); [Non importa quanto illo me costa].

In altri casi, si dovrà distinguere tra verbi che reggono il congiuntivo, l'indicativo o entrambi con significato diverso.

Reggono il congiuntivo in italiano i verbi che esprimono "una volizione (ordine, preghiera, permesso), un'aspettativa (desiderio, timore, sospetto), un'opinione o una persuasione", tra cui: accettare, amare, aspettare, assicurarsi, attendere, augurare, chiedere, credere, curarsi, desiderare, disporre, domandare, dubitare (ma all'imperativo negativo può richiedere l'indicativo: "non dubitare che faremo i nostri conti" [non dubita que nos fara nostre rendiconto], esigere, fingere, illudersi, immaginare, lasciare, negare, ordinare, permettere, preferire, pregare, pretendere, raccomandare, rallegrarsi, ritenere, sospettare, sperare, supporre, temere, volere.

Alcuni esempi letterari: "né ella stessa poteva accettare che per cinque anni il fratello l'avesse mantenuta" [con haberea] (De Roberto, I Viceré); "egli era padrone d'ordinare che non si dessero affatto degli estratti dai suoi libri" [con dava] (Svevo, La coscienza di Zeno); "avrebbe fatto fingere che la ragazza avesse almeno una dote piccola" [con habeva] (Tozzi, Tre croci); "Non potete supporre che io ignori l'oltraggio fatto da voi al mio amico" [que io ignora] (Fogazzaro, Malombra).

In italiano richiedono l'indicativo, solitamente, i verbi che esprimono giudizio o percezione, tra cui accorgersi, affermare, confermare, constatare, dichiarare, dimostrare, dire, giurare, insegnare, intuire, notare, percepire, promettere, ricordare, riflettere, rispondere, sapere, scoprire, scrivere, sentire, sostenere, spiegare, udire, vedere.

Infine, alcuni verbi possono avere l'indicativo o il congiuntivo, con sfumature diverse di significato:

ammettere, ind. 'riconoscere': ammisi davanti al professore che non avevo studiato bene; cong. 'supporre, permettere': ammettendo che tu abbia ragione, cosa dovrei fare? [admittente que tu ha ration, que deberea io facer?]

  • badare, ind. 'osservare': cercò di non badare all'effetto che gli faceva quella strana voce [ille cercava de non facer attention al effecto que le faceva ille voce estranie]; cong. 'aver cura': mi consigliava di badare che non cadessi [ille me consiliava de facer attention a que io non cade];
  • capire, comprendere, ind. 'rendersi conto': non vuole capire che io non sono un suo dipendente [ille non vole comprender que io sia su dependente]; cong. 'trovare naturale': capisco che tu voglia andartene [io comprende ben que tu vole vader via];
  • considerare, ind. 'tener conto': non considerava che nessuno voleva seguirlo [lle non considerava que necuno desirava sequer le]; cong. 'supporre': arrivò a considerare che non ci fossero altre possibilità [ille perveniva considerar que il non habeva altere possibilitates];
  • pensare, ind. 'essere convinto': penso anch'io che tu sei stanco [anque io pensa que tu sia fatigate]; cong. 'supporre': penso che tu sia stanco [io suppone que tu es fatigate].