Pensare Maimonide/Natura della Guida

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro
Frontispizio della "Guida dei Perplessi"
Frontispizio della "Guida dei Perplessi"

La perplessa natura della Guida dei Perplessi

Moshe ben Maimon, più noto nell'Europa medievale col nome di Mosè Maimònide (in ebraico: משה בן מימוּן, Mōsheh ben Maymōn; in arabo: أبو عمران موسى بن ميمون بن عبيد الله القرطبي, Mūsā ibn Maymūn ibn ʿAbd Allāh al-Qurṭubī al-Isrāʾīlī; in greco: Μωησής Μαϊμονίδης Mōēsēs Maimonidēs — Cordova, 30 marzo 1135 – Il Cairo, 12 dicembre 1204), è stato un filosofo, rabbino, medico, talmudista, giurista spagnolo, una delle personalità di spicco dell'Andalusia sotto il dominio arabo, tra i più importanti pensatori nella storia dell'ebraismo[1][2]

Conosciuto anche con l'acronimo di Rambam (RaMBaM, ebr. הרמב"ם, ovvero Rabbī Mōsheh ben Maymōn)[1], Mosè Maimonide divenne, grazie al suo enorme lavoro di analisi del Talmud e sistematizzazione dell'Halakhah[1], il rabbino e filosofo ebreo di maggior prestigio ed influenza del Medioevo[1][2]; le sue opere di diritto ebraico vengono ancora oggi ritenute le migliori nell'ortodossia, e sono, insieme al commentario di Rashi[3], un caposaldo indispensabile della letteratura rabbinica.

Il problema di Aristotele[modifica]

Per approfondire, vedi Virtù e legge naturale.

Il pensiero di Aristotele causò una grande rivoluzione nel mondo medievale quando i filosofi dell'epoca si resero conto tardivamente che piuttosto che essere d'accordo con il suo maestro Platone, egli spesso diceva qualcosa di molto diverso. Dal lato positivo, Aristotele era sensibile e logico, e sistematizzò molte aree degli sforzi intellettuali umani. Dal lato negativo, aveva offerto prove di varie ipotesi che erano diventate un grosso problema religioso: che Dio non aveva creato il mondo (che invece era sempre esistito), che Dio ignorava l'esistenza degli altri e non comunicava con profeti religiosi di nessuna denominazione.

Maimonide il filosofo[modifica]

Per approfondire, vedi Virtù e legge naturale.

La più grande opera filosofica di Maimonide fu la sua Dalalat al-haïrin (arabo: دلالة الحائرين‎) o Guida dei perplessi.[4] La scrisse in arabo e fu tradotta due volte in ebraico (מורה נבוכים Moreh Nevukhim), e anche in latino (Dux Perplexorum) e successivamente in italiano (nel 1583). Comprende tre libri con un'introduzione avvincente e stimolante.[5]

Da una lettura semplice della Guida, si può dedurre che Maimonide voglia risolvere i problemi di quelli come il dedicatario del libro, Joseph ben Judah, che sono eruditi in filosofia da un lato – e quindi conoscono le succitate tesi di Aristotele – ma dall'altro desiderano pur sempre rimanere ebrei religiosi.

Rambam comincia il suo trattato con una rigorosa analisi delle descrizioni di Dio nella Bibbia ebraica, mostrando come si debbano prendere del tutto allegoricamente, piuttosto che riferirsi letteralmente e antropomorficamente alla Mano, all'Occhio, al Trono di Dio, ecc. Poi passa alla sua versione della Via Negativa, sostenendo che Dio non può essere accuratamente descritto nel linguaggio comune. Ricusa vari argomenti islamici sulla natura di Dio proposti dalle scuole dei mutakallimūn (teologi), e poi include diversi argomenti sull'esistenza di Dio (variazioni delle prove cosmologiche e teleologiche).

Nel secondo libro, Maimonide si accinge a considerare la Creazione del Mondo e la dimostrazione (prova) di Aristotele che la materia è eterna. Conclude che la visione religiosa di creatio ex nihilo (creazione dal nulla) non è inferiore a quella dell'eternità del mondo e che egli può confutare tutte le obiezioni avverse alla visione religiosa. Analizza quindi la natura della profezia e la necessità della perfezione etica da parte del profeta.

Nel suo terzo e ultimo libro Maimonide inizia con un'analisi filosofica della sezione più mistica della Bibbia — la descrizione del carro celeste all'inizio del Libro di Ezechiele. In sostanza tratta questa intera sezione come una rappresentazione allegorica del pensiero di Aristotele in Fisica e Metafisica! Passa quindi alla considerazione del problema del male (che proviene dalla natura materiale del mondo) e quindi alla natura della Divina Provvidenza e all'analisi del Libro di Giobbe. Successivamente, Maimonide considera i 613 comandamenti della Torah di Mosè (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) e spiega che rientrano in due classi: quelli che si occupano del rapporto tra uomo e suoi simili (che conducono alla perfezione della società umana) e coloro che hanno a che fare con il rapporto tra uomo e Dio, che hanno lo scopo di migliorare le nostre facoltà morali e intellettuali.

Maimonide conclude con un'analisi delle diverse forme di perfezione umana: possedimenti ("Possiedo la migliore rivista di filosofia"), corpo ("Ho i migliori bicipiti"), moralità ("Sono il più umile") e, infine, intelletto (la vera perfezione dell'uomo — il possesso di nozioni tali da portare a concepire vere ioptesi metafisiche riguardanti Dio).[6]

Maimonide l'eretico[modifica]

Per approfondire, vedi Non c'è alcun altro.

La lettura semplice riassunta sopra non è stata accettata da tutti. Molti pensatori durante il Medioevo obiettarono, come per esempio Samuel ibn Tibbon – che fu il secondo a tradurlo dall'giudeo-arabo in ebraico – Giuda Alfakar e Moses Narboni. In tempi più moderni Leo Strauss e anche i suoi neo-conservatori americani hanno messo in discussione la semplice sinossi di cui sopra, asserendo che Rambam in realtà concordò con la posizione (eretica) aristotelica riassunta all'inizio e desiderò comunicarla di nascosto al suo studente Joseph ben Judah.[7]

Perché pensare così? Il primo indizio che il libro non è necessariamente quello che sembra si trova alla fine dell'introduzione in cui Maimonide elenca sette cause sul perché si trovino incoerenze nei libri (in generale). Due di queste cause sono rilevanti: la quinta causa è che le questioni complesse sono di solito semplificate in una forma imprecisa ai fini di altro riferimento e non vengono corrette fino a quando la questione complessa non viene trattata a lungo e in profondità. La settima causa è: "Talvolta è necessario introdurre quella materia metafisica che può essere in parte divulgata, ma in parte deve essere nascosta; pertanto, mentre in un'occasione l'oggetto che l'autore ha in vista può richiedere che il problema metafisico sia trattato e risolto in un modo, in un'altra occasione può essere conveniente trattarlo e risolverlo nel modo opposto. L'autore deve sforzarsi, nascondendo il più possibile i fatti, di impedire al lettore non istruito di percepire la contraddizione." Maimonides afferma quindi che tutte le contraddizioni riscontrate nella Guida saranno dovute solo a queste due cause!

La seconda considerazione, come spiega Leo Strauss nella sua opera Persecution and the Art of Writing (Persecuzione e l'arte della scrittura) (1952), è che nelle società religiose coloro che detengono opinioni eretiche sono generalmente perseguitati. Pertanto Maimonide avrebbe dovuto scrivere tra le righe per dire cosa pensava davvero se avesse voluto sopravvivere all'esperienza. Insomma, doveva velare le sue vere opinioni.

Sebbene in questo breve capitolo non ci sia spazio per intraprendere un'analisi approfondita di tutte le contraddizioni della Guida, diamo un'occhiata ad una di queste.[8] Maimonide si riferisce più volte alla provvidenza di Dio (la guida premurosa di Dio negli affari mondani) nella sua Guida. Nella sua analisi della prospettiva ebraica tradizionale scrive:

« Un altro principio fondamentale insegnato dalla Torah/Legge di Mosè è questo: l'errore non può essere attribuito a Dio in nessun modo; tutti i mali e le afflizioni, nonché tutti i tipi di felicità nell'uomo, indipendentemente dal fatto che riguardino una singola persona o una comunità, sono distribuiti secondo la Giustizia, sono il risultato di un rigido giudizio che non ammette assolutamente nulla di sbagliato. Anche quando una persona soffre di dolore in conseguenza della penetrazione di una spina nella sua mano, sebbene essa sia immediatamente estratta, è una punizione che gli è stata inflitta [per un peccato], e il minimo piacere di cui gode è una ricompensa [per una sua buona azione]; tutto ciò è assegnato secondo una rigida giustizia ... »
(Guida dei perplessi, Libro 3, Cap. 17)

Ma in seguito, nel Capitolo 51, mette i bastoni tra le ruote:

« ...Quelli che, perfetti nella loro conoscenza di Dio, a volte distolgono la mente da Dio, godono della presenza della Divina Provvidenza solo quando meditano su Dio; quando i loro pensieri sono impegnati in altre questioni, la Divina Provvidenza si allontana da loro... Quelli che non hanno conoscenza di Dio sono come coloro che vivono nell'oscurità costante e non hanno mai visto la luce: il sole non brilla per loro a causa della nube che interviene tra loro e Dio.
Quindi mi sembra che è solo in tempi di tale trascuratezza che alcuni dei mali ordinari capitino ad un profeta o ad un perfetto uomo pio; e l'intensità del male è proporzionale alla durata di quei momenti, o al carattere delle cose che occupano così la loro mente. »
(Guida, Libro 3, Cap. 51)

Quindi, nella sua spiegazione ufficiale della materia, Maimonide sostiene che gli animali e le piante non sono soggetti alla Divina Provvidenza, ma che tutta l'umanità invece lo è. Tuttavia più tardi, alla fine della Guida, nel bel mezzo di un capitolo sull'adorazione di Dio, Maimonide sostiene che solo una manciata di filosofi sono influenzati dalla Divina Provvidenza — e soltanto quando pensano a Dio (altrimenti, se pensano ad altro, son guai). E non dimentichiamoci — secondo Rambam, come si pensa veramente di Dio? Pensando a ciò che Dio non è! Allora, uno sta pensando a Dio o pensando a "non Dio"?

Maimonide il mistico[modifica]

Per approfondire, vedi Essenza trascendente della santità.

Ma facciamola qui breve, dato che poi riprenderemo l'argomento in profondità altrove nell'ambito di questo nostro studio.
La stessa analisi della sua introduzione e delle contraddizioni presenti nella Guida, combinata con l'interesse per il misticismo mostrato da alcuni membri della sua famiglia (suo figlio scrisse il trattato mistico Kisayat al Obidim o Guida al servizio di Dio in giudeo-arabo, e anche suo nipote Obadya fu un autore mistico), unita all'incredulità che Maimonide, che era così erudito su tutte le altre aree dell'ebraismo, avesse potuto ignorare e respingere la Kabbalah, ha portato un certo numero di cabalisti nel corso dei secoli a considerare la Guida come un'opera di misticismo. Questa opinione è stata apertamente sostenuta da uno dei più grandi cabalisti medievali, Abraham Abulafia, che enumera i 36 concetti cabalistici enunciati nella Guida (l'Intelletto di Dio, il Flusso Divino, la Natura della Profezia, la Pietra Marmorea, ecc.), e in seguito da mistici come Mordecai Yoffe e Abraham Horowitz. Molti dei più esperti cabalisti, come i Lubavitcher Hasidim, sostengono ancora questo punto a tutt'oggi. Maimonide è visto come un sostenitore dell'interpretazione cabalistica della relazione tra Dio come Dio è realmente, e Dio mentre lo percepiamo: la sua spiegazione dell’Opera del Carro (Maaseh Merkavah, uno dei principali testi cabalistici) è vista come cabalistica piuttosto che filosofica — inoltre ci sono interpretazioni cabalistiche riguardo alle sue opinioni sulla profezia ecc.[9]

Conclusione[modifica]

È notevole che un libro possa essere soggetto a così tante interpretazioni totalmente contrastanti. Ciò ha contribuito al continuo fascino che Maimonide suscita in tutte le sezioni del mondo ebraico. I nostri fratelli ultraortodossi considerano la sua opera come una di Kabbalah e la apprezzano da quel punto di vista. Quelli di noi che vivono nel moderno mondo ortodosso apprezzano la sua intenzione di riconciliare alcune delle visioni attualmente in voga nella cultura (filosofica) circostante con l'ebraismo tradizionale. Rambam fa persino appello a coloro, nei gruppi più progressisti, le cui opinioni su Dio hanno più comunanza con quelle di Aristotele che con quelle della Bibbia. Per non considerare poi il sottoscritto, che ha studiato filosofia nelle scuole anglo-americane sotto la guida di un grande ebraista e che apprezza la ricerca intellettuale di per se stessa...

Per approfondire, vedi Guida maimonidea.

Note[modifica]

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 Encyclopaedia Judaica, Vol. XI, pp. 754, 760-764, 768. Keter Publishing House Jerusalem Ltd., Gerusalemme 1972.
  2. 2,0 2,1 W. Doniger; M. Eliade (a cura di). Britannica Encyclopedia of World Religions, pp. 605-606. Encyclopædia Britannica, 2006, ISBN 978-1-59339-266-6.
  3. W. Doniger; M. Eliade (a cura di). Op. cit., pag. 907.
  4. La traduzione corretta sarebbe Guida per i perplessi, ma qui seguo l'uso della maggioranza.
  5. Lenn E. Goodman, Rambam: Readings in the Philosophy of Moses Maimonides, Gee Bee Tee, 1985, pp.33-34.
  6. Terence Irwin, I principi primi di Aristotele, Vita e Pensiero, 1996; Leo Strauss, Leo Strauss on Maimonides: The Complete Writings, University Of Chicago Press, 2013.
  7. Leo Strauss, Leo Strauss on Maimonides, cit., pp. 88-93 e passim; id., Persecution and the Art of Writing, The Free Press, 1952.
  8. Per un approfondimento specifico, si veda il wikibook Guida maimonidea.
  9. Maurice-Ruben Hayoun, Maimonide. L'altro Mosè, trad. ital. S. Salpietro, Jaca Book, 2003, passim.