Antologia ebraica/Apocalisse di Baruc
L'Apocalisse di Baruc o 2 Baruc o Apocalisse siriaca di Baruc è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo di Baruc, 'segretario' di Geremia durante l'esilio di Babilonia (VI secolo p.e.v.), databile alla fine del I secolo e.v.
Scritto su un prototesto semitico perduto, ci è pervenuto in siriaco, greco e paleoslavo. È di origine giudaica. Presente nella Peshitta, è accolto nel canone della Bibbia siriaco. Appartiene al genere apocalittico.
Baruc si lamenta per la caduta di Gerusalemme e la distruzione del tempio (587 p.e.v.). Un angelo lo accompagna in un viaggio in cielo dove incontra demoni e angeli, tra cui Michele, e ritrova il tempio celeste.
Il testo italiano è riportato qui di seguito:
LIBRO DELLA RIVELAZIONE DI BARUC, FIGLIO DI NERIA TRADOTTO DAL GRECO IN SIRIACO
[modifica | modifica sorgente][1] E accadde nell'anno venticinquesimo di Yeconia, re di Giuda: la parola del Signore fu (rivolta) a Baruc, figlio di Neria, e gli disse: [2] "Hai visto tutto quel che mi fa questo popolo, i mali che hanno fatto queste due tribù rimaste, più (numerosi di quelli) delle dieci tribù condotte in cattività. [3] Le tribù precedenti, infatti, sono state costrette a peccare dai loro re, queste due, invece, costringevano e forzavano loro (stesse) i loro re a peccare. [4] Per questo, ecco, io faccio venire il male su questa città e sui suoi abitanti e la toglierò dalla mia presenza per un (certo) tempo e disperderò questo popolo tra i popoli, perché esso benefichi i popoli; [5] e il mio popolo sarà castigato e verrà il tempo e cercheranno la prosperità dei loro tempi (antichi).
II
[modifica | modifica sorgente][1] Queste cose le ho dette a te perché tu (le) dica a Geremia e a tutti quelli che vi somigliano, affinché vi allontaniate da questa città, [2] perché le vostre opere sono come una colonna salda per questa città, e le vostre preghiere come un muro possente".
III
[modifica | modifica sorgente][1] E io dissi: "O Signore, mio Signore: per questo sono venuto al mondo, per vedere il male di mia madre? No, mio Signore! [2] Se ho trovato misericordia ai tuoi occhi, prendi prima il mio spirito, che io vada presso i miei padri e non veda la perdizione di mia madre, [3] perché entrambe le cose mi tribolano molto: non posso infatti levarmi contro di te, ma neppure la mia anima può vedere il male di mia madre. [4] Una cosa dico davanti a te, Signore: [5] che accadrà dunque dopo questo? Se infatti farai perire la tua città e consegnerai la tua terra ai nostri nemici, come il nome di Israele sarà ancora ricordato, [6] o come parleremo delle tue glorie, o a chi si spiegherà quel che (è) nella tua legge? [7] o forse tornerà il cosmo alla sua natura e il mondo riandrà al silenzio di prima [8] e la moltitudine delle anime sarà presa (via) e la natura degli uomini non sarà più nominata? [9] Ma dov'(è) tutto quel che hai detto a Mosè di noi?".
IV
[modifica | modifica sorgente][1] E mi disse il Signore: "Questa città per un (certo) tempo sarà consegnata e il popolo per un (certo) tempo sarà castigato, ma il mondo non sarà dimenticato. [2] o forse credi che sia questa la città di cui ho detto: Ti ho tracciata sul palmo delle mie mani? [3] Non (è) questo edificio, edificato ora tra di voi, quello che sarà rivelato presso di me, quello che è pronto qui, (fin) da prima, da quando ho pensato di fare il paradiso; e lo avevo mostrato ad Adamo, prima che peccasse, e, quando trasgredì il comandamento, ne fu privato, come anche (del) paradiso. [4] E, dopo ciò, lo ho mostrato al mio servo Abramo, di notte, tra le parti delle vittime, [5] e, ancora, lo ho mostrato anche a Mosè sul monte Sinai, quando gli ho mostrato il modello della tenda e (di) tutti i suoi vasi. [6] E ora ecco, esso è custodito presso di me, come anche il paradiso. [7] Va', dunque, e fa' come ti comando".
[1] E risposi e dissi: "Diverrò dunque in Sion reo del fatto che i tuoi nemici verranno in questo luogo e contamineranno il tuo santuario e faranno prigioniera la tua eredità e domineranno su coloro che hai amato e andranno di nuovo nel luogo dei loro idoli e si vanteranno davanti a loro? E cosa farai per il tuo grande nome?". [2] E mi disse il Signore: "Il mio nome e la mia gloria hanno (per s‚) il mondo eterno; il mio giudizio invece custodisce per il suo tempo quel che (gli) è dovuto, [3] e tu vedrai con i tuoi occhi che non gli avversari distruggeranno Sion né (essi) incendieranno Gerusalemme, ma (che) serviranno il Giudice, per un (certo) tempo. [4] Tu va' e fa' tutto quel che ti ho detto".[5] E andai e condussi Geremia e Iddo e Seraia e Yabes e Godolia e tutti i dignitari del popolo, e li feci venire alla valle del Cedron e narrai loro tutto quel che mi era stato detto. [6] E levarono la loro voce e piansero tutti, [7] e sedemmo lì e digiunammo fino a sera.
VI
[modifica | modifica sorgente][1] E fu l'indomani e, ecco, l'esercito dei Caldei circondò la città e a sera io, Baruc, abbandonai il popolo e uscii e stetti presso la quercia. [2] Ed ero addolorato per Sion e gemevo per la cattività che era venuta sul popolo [3] e, ecco, improvvisamente uno spirito di potenza mi innalzò e mi fece salire su, sopra il muro di Gerusalemme, [4] e vidi. Ecco, quattro angeli stavano ai quattro angoli della città, tenendo ciascuno nelle sue mani una fiaccola di fuoco. [5] E un altro angelo scendeva dal cielo e disse loro: "Tenete le vostre fiaccole e non appiccate fuoco finché non ve (lo) dico. [6] Sono stato mandato infatti per dire, prima, una parola alla terra e trasmetterle quel che mi ha comandato il Signore Altissimo". [7] E lo vidi scendere verso il santo dei santi e prese di lì il velo e l'efod santo e il propiziatorio e le due tavole e la veste santa dei sacerdoti e il turibolo e le quarantotto pietre preziose che il sacerdote vestiva e tutti i santi vasi della tenda. [8] E disse alla terra a voce alta: "Terra, terra, terra: ascolta le parole del Dio potente e ricevi le cose che ti affido e custodiscile fino agli ultimi tempi, per renderle, quando (ne) sarai comandata, affinché gli stranieri non se ne impadroniscano. [9] E' giunto infatti il tempo in cui anche Gerusalemme sarà consegnata, per un (certo) tempo, finché non si dica: Torna di nuovo. Sii stabile per sempre". [10] E la terra aprì la sua bocca e le inghiottì.
VII
[modifica | modifica sorgente][1] E dopo ciò ho udito l'angelo dire agli angeli che tenevano le fiaccole: "Distruggete dunque e abbattete le sue mura fino alle fondamenta, perché gli avversari non si vantino e dicano: Noi abbiamo abbattuto il muro di Sion e abbiamo incendiato il luogo del Dio potente! [2] Ma prenderete voi il luogo in cui prima stavo".
VIII
[modifica | modifica sorgente][1] Gli angeli fecero come comandò loro e, quando ebbero abbattuto gli angoli del muro, dopo che il muro era caduto, si udì una voce dall'interno del tempio, che diceva: [2] "Entrate, avversari, e venite, nemici! Se ne è andato infatti colui che custodiva la casa". [3] Ed io, Baruc (me ne) andai. [4] E accadde dopo questo: l'esercito dei Caldei entrò e presero la casa e tutti i suoi dintorni [5] e fecero prigioniero il popolo e ne uccisero alcuni e incatenarono il re Sedecia e lo mandarono dal re di Babilonia.
IX
[modifica | modifica sorgente][1] E venimmo, io, Baruc, e Geremia, il cui cuore era stato trovato puro da peccati (e) che non era stato catturato durante l'occupazione della città, e stracciammo le nostre vesti e piangemmo e facemmo lutto e digiunammo per sette giorni.
[1] E dopo sette giorni accadde: la parola di Dio mi fu (rivolta) e mi disse: [2] "Di' a Geremia di andare e (di) sostenere la cattività del popolo, fino a Babilonia. [3] Tu invece resta qui nella desolazione di Sion, e io ti mostrerò, dopo questi giorni, quel che accadrà alla fine dei giorni".[4] E dissi a Geremia come mi aveva comandato il Signore, [5] ed egli andò con il popolo. Invece io, Baruc, tornai, venni e sedetti davanti alle porte del tempio e feci questa lamentazione su Sion e dissi: [6] "Beato chi non è nato o chi è nato ed è morto! [7] Guai a noi, invece, noi, quanti siamo vivi, perché vediamo i dolori di Sion e quel che è accaduto a Gerusalemme! [8] Chiamerò le sirene dal mare e voi, Lilit, verrete dal deserto, e i demoni e gli sciacalli dalle selve: vegliate e cingete i vostri lombi per il compianto e levate lamenti con me e compiangete con me. [9] Voi, agricoltori, non seminate più, e tu, terra, per che darai i frutti del tuo raccolto? Trattieni dentro di te la dolcezza dei tuoi alimenti! [10] E tu, vite, perché continuare a dare il tuo vino, dato che non se ne offre più in Sion, né più (vi) si offriranno primizie? [11] E voi, cieli, trattenete la vostra rugiada e non aprite i depositi della pioggia. [12] E tu, sole, trattieni la luce dei tuoi raggi; e tu, luna, spegni la moltitudine della tua luce: perché infatti sorgerebbe ancora la luce lì dove è stata ottenebrata la luce di Sion? [13] E voi, sposi, non entrate, né le vergini si ornino di corone. E voi, donne, non pregate per generare. [14] Di fatto si delizino piuttosto le sterili e gioiscano quelle che non hanno figli, ma quelle che hanno figli si addolorino: [15] perché infatti genereranno tra sofferenze e seppelliranno tra gemiti? [16] o perché gli uomini avranno ancora figli? O perché riceverà ancora un nome il seme della loro natura, quando questa madre è stata desolata e i suoi figli sono stati tratti in cattività? [17] Da ora non parlate più di bellezza né narrate di decoro. [18] Voi poi, sacerdoti, prendete le chiavi del santuario e gettatele nell'alto dei cieli e datele al Signore e dite: Custodisci tu la tua casa. Infatti noi, ecco, siamo stati trovati (essere) dei sovrintendenti bugiardi. [19] E voi, vergini, che intessete il bisso e le sete con oro di Ofir, affrettatevi e prendete ogni cosa e gettate(la) nel fuoco, perché esso le renda (tutte) a colui che le ha fatte e la fiamma le mandi a colui che le ha create, affinché gli avversari non se ne impadroniscano.
XI
[modifica | modifica sorgente][1] Dico poi questo, io, Baruc, contro di te, Babilonia: se tu fossi prospera e Sion dimorasse nella sua gloria, (ne) avremmo grande sofferenza, perché saresti uguale a Sion. [2] Ora poi, ecco, (proviamo) una sofferenza infinita e (leviamo) gemiti che non hanno misura perché, ecco, tu sei prospera e Sion desolata.[3] Chi sarà giudice di questo o a chi faremo ricorso per quel che ci è capitato? O Signore, come hai pazientato? [4] I nostri padri si sono addormentati senza sofferenze e i giusti, ecco, dormono nella terra, in riposo: [5] non hanno conosciuto infatti questo dolore né hanno udito quel che ci è capitato. [6] Abbi tu, terra, orecchie, e tu, polvere, un cuore, e andate e mostrate (questo) nello Sheol e dite ai morti: [7] Beati voi più di noi, noi che viviamo!
XII
[modifica | modifica sorgente][1] Ma questo dico, come penso, e parlerò contro di te, terra prospera: [2] non arderà sempre il meriggio né daranno continuamente luce i raggi del sole. [3] Non ritenere né pensare di essere (per) sempre prospera e gioiosa, e non innalzarti molto né sottomettere. [4] Davvero infatti a suo tempo si desterà contro di te il furore, esso che ora è trattenuto dalla longanimità come da morsi".[5] E dopo aver detto queste (parole) digiunai per sette giorni.
XIII
[modifica | modifica sorgente][1] E accadde dopo questo: io, Baruc, stavo sulla montagna di Sion ed ecco una voce venne dalle altezze e mi disse: [2] "Levati sui tuoi piedi; Baruc, e ascolta la parola del Dio potente. [3] Poiché ti sei meravigliato di quel che è successo a Sion, per questo sarai custodito per il compimento dei tempi, per essere di testimonianza. [4] Se mai infatti le città prospere diranno: Perché il Dio potente ha fatto venire su di noi questa retribuzione?, [5] dirai loro, tu e quelli che ti somigliano, quanti avete veduto questo male e (queste) retribuzioni: Vengono su di voi e sul vostro popolo nel tempo (stabilito), affinché i popoli siano perfettamente castigati, [6] e allora restino. [7] E se esse diranno in quel tempo: Quando?, [8] dirai loro: Voi che avete bevuto vino puro, bevetene anche la feccia. Il giudizio dell'Altissimo infatti non fa accettazione di persona. [9] Per questo prima non ha risparmiato i suoi figli, ma li ha tormentati come suoi nemici, perché avevano peccato. [10] Allora dunque sono stati castigati, per essere perdonati. [11] Ora quindi voi, popoli e nazioni, siete rei perché per tutto questo tempo avete calpestato la terra e vi siete serviti della creazione in modo sconveniente. [12] Sempre infatti vi ho beneficato, ma voi sempre avete rinnegato la grazia".
XIV
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "Ecco, mi hai fatto conoscere il corso dei tempi e quel che accadrà dopo questo, e mi hai detto che ai popoli andrà la retribuzione da te detta, [2] e ora so che molti sono quelli che hanno peccato e sono vissuti nella prosperità e se ne sono andati dal mondo, e (che) pochi popoli rimarranno in quei tempi, quelli per i quali sono dette le parole che hai detto. [3] Ma quale profitto c'è in questo o cosa attenderemo di vedere di peggiore di quel che abbiamo visto esserci accaduto?[4] Parlerò ancora davanti a te: [5] cosa hanno guadagnato coloro che hanno avuto conoscenza davanti a te e non sono andati nella vanità, come il resto dei popoli, e non hanno detto a dei morti: Dateci la vita, ma sempre ti temevano né hanno abbandonato le tue vie? [6] Ecco, essi sono stati solleciti, ma neppure per causa loro hai avuto misericordia di Sion. [7] E se altri sono stati empi, si esigeva che si perdonasse a Sion per le opere di coloro che avevano praticato (azioni) buone, e non (che) tu (la) sommergessi per le opere degli operatori di scelleratezza. [8] Ma chi Signore, mio Signore, comprenderà il tuo giudizio? O chi investigherà la profondità della tua via? O chi calcolerà la gravità del tuo sentiero? [9] O chi potrà calcolare la tua incomprensibile intelligenza? O chi mai tra i nati (di donna) troverà il principio o il compimento della tua sapienza? [10] Noi tutti infatti siamo simili ad un soffio. [11] Come infatti il soffio sale, è tratto dal cuore ed è reso, esalato, così la natura degli uomini, che non vanno di propria volontà né sanno cosa accadrà loro nel compimento. [12] I giusti infatti attendono bene il compimento e vanno (via) da questa dimora senza timore, perché hanno presso di te, custodita in depositi, la potenza delle (loro) opere. [13] Per questo, anche, essi abbandonano senza timore questo mondo e, fiduciosi, attendono con gioia di ricevere il mondo che hai promesso loro. [14] Noi invece, guai a quanti anche ora siamo coperti d'obbrobrio e attendiamo mali per quel tempo! [15] Sai tu in modo retto cosa hai fatto dei tuoi servi, perché noi non possiamo comprendere affatto alcunché come te, nostro plasmatore.[16] Parlerò ancora davanti a te Signore, mio Signore: [17] quando, prima, il mondo con i suoi abitanti non era, tu (lo) hai pensato e detto con la parola, e subito le opere delle creature si sono levate davanti a te; [18] (ancora) hai detto, per fare per il tuo mondo l'uomo, (come) amministratore per le tue opere, affinché si sapesse che non lui era stato fatto per il mondo, ma il mondo per lui. [19] Ed ora vedo che il mondo, che era stato fatto per noi, ecco, resta, e noi invece, per cui esso fu, andiamo".
XV
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose il Signore e mi disse: "Bene ti sei meravigliato per l'andare degli uomini, ma non hai giudicato bene dei mali che capitano a coloro che peccano [2] e per aver detto: I giusti sono stati rapiti e gli empi hanno prosperato; [3] e per aver detto: Nessuno ha conosciuto il tuo giudizio. [4] Per questo ascolta e ti dirò, prestami orecchio e ti farò udire le mie parole.[5] A ragione l'uomo non conoscerebbe il mio giudizio, se non avesse ricevuto la legge e se non l'avessi istruito nella comprensione. [6] Ora però, poiché, sapendo, ha trasgredito, per questo anche, sapendo, sarà tormentato. [7] E quanto ai giusti, dei quali hai detto che per loro è venuto questo mondo, ma ancora anche quello futuro (sarà) per loro. [8] Questo mondo infatti è per loro lotta e lavoro, in molta fatica, ma quello futuro, allora (sarà) la corona, in grande gloria".
XVI
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "Signore, mio Signore: ecco, gli anni di ora sono pochi e cattivi, e chi potrà in questo breve (tempo) ereditare quel che non ha misura?".
XVII
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose il Signore e mi disse: "Presso l'Altissimo non conta un tempo lungo (e) neppure (contano) pochi anni. [2] Cosa infatti giovò (il tempo) ad Adamo, che è vissuto novecento e trenta anni, ma ha trasgredito quel che era stato comandato? [3] Non gli giovò dunque la moltitudine del tempo che visse, ma ha fatto venire la morte e ha accorciato gli anni di quelli che sono nati da lui. [4] O in cosa è stato danneggiato Mosè, che è vissuto solo centoventi anni, ma, poiché ha obbedito a colui che lo aveva plasmato, ha fatto venire la legge al seme di Giacobbe e ha fatto rilucere una lampada per la stirpe di Israele?".
XVIII
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "Colui che ha dato la luce ha preso dalla Luce, ma pochi (sono) coloro che gli sono stati simili. [2] I molti, cui ha dato la luce, hanno preso invece dalla tenebra di Adamo e non si sono deliziati della luce della lampada".
XIX
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Per questo in quel tempo egli stabilì per loro un'alleanza e disse: Ecco, ho posto davanti a voi la vita e la morte, e hanno testimoniato contro di voi il cielo e la terra. [2] Sapeva infatti che il suo tempo era breve, ma il cielo e la terra sono in ogni tempo. [3] Essi però dopo la sua morte hanno peccato e sono passati oltre, pur sapendo che avevano la legge che (li) accusava e una luce in cui nulla poteva restare ignoto (e) anche le sfere (celesti) che rendevano testimonianza e me Ä e io giudico tutto quel che è.[4] Tu però non pensare nella tua anima a questo e non ti affliggere per quel che è stato. [5] Ora infatti si richiede il compimento del tempo, sia delle vicende, sia della prosperità, sia dell'obbrobrio, non il suo inizio, [6] poiché, se un uomo nella sua prima (età) è stato prospero e nella sua vecchiaia coperto d'obbrobrio, (egli) dimentica tutta la prosperità che ha avuto; [7] e, ancora, se un uomo è stato coperto d'obbrobrio nella sua prima (età), ma nella sua fine è divenuto prospero, non ricorda più il suo obbrobrio. [8] E, ancora, ascolta: in tutto questo tempo, dal giorno in cui fu decisa la morte per coloro che passano per questo tempo, se tutti fossero stati prosperi e da ultimo fossero periti (solo allora) ogni cosa sarebbe stata invano.
XX
[modifica | modifica sorgente][1] Per questo, ecco, vengono giorni, e i tempi saranno affrettati più dei precedenti e i momenti correranno più di quelli passati e gli anni passeranno velocemente, più di quelli presenti. [2] Per questo ora ho tolto Sion, perché (il tempo) fosse maggiormente affrettato e io visitassi il mondo, nel tempo (stabilito).[3] Ora dunque tieni nel tuo cuore ogni cosa che ti comando e imprimila nelle stanze della tua mente, [4] e allora ti mostrerò il giudizio della mia potenza e le mie vie ininvestigabili. [5] Va' dunque e santificati per sette giorni e non mangiare pane né bere acqua né parlare ad alcuno. [6] E, dopo ciò, vieni in questo luogo e io mi rivelerò a te e parlerò con te (delle) cose vere e ti darò comandamenti relativi al corso dei tempi. Essi vengono infatti e non tarderanno
XXI
[modifica | modifica sorgente](Preghiera di Baruc, figlio di Neria)
[1] E andai (via) di lì e sedetti nella valle del Cedron, in una grotta della terra, e lì santificai la
mia anima e non mangiai pane, né ebbi fame, e non bevvi acqua, né ebbi sete. E fui lì fino al
settimo giorno, come mi aveva comandato, [2] e dopo venni al luogo dove aveva parlato con
me.[3] E accadde al tramonto del sole: la mia anima concepì numerosi pensieri e iniziai a
parlare davanti al Potente e dissi: [4] "O (tu), quegli che ha fatto la terra, ascoltami Ä quegli
che ha fissato il firmamento con la sua parola e ha reso stabile l'altezza dei cieli con lo spirito,
che ha chiamato (fin) dal principio del mondo quel che ancora non era, e (tutte le cose) ti
obbediscono. [5] Tu, che col tuo cenno hai comandato all'aria e hai visto le cose future come
quelle passate; [6] tu, che guidi con pensiero grande gli eserciti che stanno davanti a te (e)
guidi anche con furia i santi Viventi che non hanno numero, che da sempre hai fatto di fiamma
e di fuoco, loro, che si levano intorno al tuo trono Ä [7] solo a te è possibile questo, fare in un
attimo tutto quanto hai voluto; [8] (tu), quegli che fa piovere sulla terra scrosci di pioggia in
numero (opportuno), tu solo conosci il compimento dei tempi prima che siano venuti: guarda
la mia invocazione. [9] Tu solo infatti puoi dare sostentamento a tutti (coloro) che sono e a
(coloro) che passano e a (coloro) che saranno, a coloro che peccano e a coloro che sono
giustificati, come il Vivente, ininvestigabile. [10] Tu solo infatti sei il Vivente, che non muore
né è investigabile e sa il numero degli uomini [11] e se un tempo molti hanno peccato e altri,
non pochi, sono stati giustificati. [12] Tu sai dove è custodita la fine di coloro che hanno
peccato o il compimento di coloro che furono giustificati. [13] Se infatti vi fosse per tutti solo la
vita di qui, nulla sarebbe più amaro di ciò. [14] Che giova infatti la forza che si muta in
infermità o il cibo a sazietà che si muta in fame o la bellezza che si muta, diviene odiosa? [15]
Sempre infatti cambia la natura degli uomini. [16] o non è infatti (vero) che ora non siamo
come eravamo prima e (che) poi non resteremo come siamo ora? [17] Di fatto, se non (vi)
fosse un compimento per tutto, invano sarebbe stato il nostro inizio. [18] Ma fammi conoscere
tutto quanto viene da te e illuminami su quanto ti chiedo. [19] Fino a quando resterà quel che
si corrompe e fino a quando sarà prospero il tempo dei mortali? E fino a quale tempo coloro
che passano nel mondo si macchieranno di molta empietà? [20] Comanda dunque con
misericordia e fa' sorgere quanto hai detto che avresti fatto venire, perché la tua potenza sia
conosciuta da coloro che credono che la tua longanimità sia debolezza, [21] e mostra a coloro
che non sanno e hanno visto quel che fino ad ora è capitato a noi e alla nostra città, secondo la
longanimità del tuo potere, che tu ci hai chiamato, per il tuo nome, popolo diletto. [22] Tutto
quindi da ora (è) natura mortale. [23] Ma sgrida dunque l'angelo della morte e sia veduta la
tua gloria e conosciuta la grandezza della tua bellezza, e sia sigillato lo Sheol, così che da ora
non prenda (più) i mortali, e i depositi delle anime restituiscano (quelle) rinchiuse in loro. [24]
Sono infatti numerosi gli anni (trascorsi) come (anni) desolati dai giorni di Abramo e Isacco e
Giacobbe, e di tutti coloro che somigliano loro, che dormono nella terra Ä loro, per i quali hai
detto di aver creato il mondo". [25] E accadde: quando ebbi compiuto le parole di questa
preghiera ero assai sfinito.
XXII
[modifica | modifica sorgente][1] E accadde dopo ciò: e ecco, si aprirono i cieli e vidi e mi fu data potenza e si udì una voce dalle altezze e mi disse: [2] "Baruc, Baruc, perché sei turbato? [3] Chi va per una via non la compirà? O chi solca il mare potrà essere consolato, se non giungerà in porto? [4] o chi ha promesso ad uno di dargli un dono non è (in) difetto, se non lo fa? [5] o chi semina la terra non perde tutto, se a suo tempo non miete? [6] o chi pianta una pianta si aspetterà forse, lui che l'ha piantata, di prenderne i frutti, se essa non crescerà fino al tempo che le conviene? [7] o la donna che ha concepito non ucciderà il suo piccolo, se non partorisce nel suo tempo? [8] o chi edifica una casa, se non l'avrà coperta e terminata, come potrà essere chiamata casa? Dimmi prima queste cose".
XXIII
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "No Signore, mio Signore".[2] E rispose e mi disse: "E perché dunque sei turbato per qualcosa che non sai? E perché ti affretti verso qualcosa di cui non sei a conoscenza? [3] Come infatti tu non hai dimenticato gli uomini che sono (ora) e quelli passati, così io ricorderò quelli che sono ricordati e quelli che verranno. [4] Perché quando Adamo peccò e fu decretata la morte su coloro che sarebbero nati, allora la moltitudine di coloro che sarebbero nati fu contata e per quel numero fu preparato un luogo ove dimorassero i vivi e ove fossero custoditi i morti. [5] Finché dunque il numero che ho predetto non sarà completo, la creazione non vivrà. Il mio spirito infatti crea la vita e lo Sheol riceve i morti. [6] Ma devi ancora udire qualcosa che verrà dopo questi tempi. [7] Davvero infatti la mia salvezza è prossima a venire, né è lontana come prima.
XXIV
[modifica | modifica sorgente][1] Ecco infatti, verranno giorni e saranno rivelati i libri in cui sono scritti i peccati di tutti coloro che hanno peccato e, ancora, i depositi in cui è stata raccolta la giustizia di tutti coloro che sono stati giustificati nella creazione. [2] E in quel tempo accadrà: vedrai, tu e molti che (saranno) con te, la longanimità dell'Altissimo di generazione in generazione, poiché è stato longanime nei confronti di tutti i nati (da donna), peccatori e giustificati".[3] E risposi e dissi: "Ma ecco, Signore, nessuno sa il numero delle cose passate e neppure (quello) delle future. [4] Ecco infatti, anch'io so quel che è successo a me, ma non so quel che accadrà ai nostri nemici né quando visiterai le tue opere".
XXV
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Anche tu sarai custodito fino a quel tempo, per il segno che alla fine dei giorni l'Altissimo farà per gli abitanti della terra. [2] Questo dunque sarà il segno: [3] quando lo stupore terrà gli abitanti della terra ed essi cadranno in molte tribolazioni e, ancora, cadranno in grandi tormenti, [4] accadrà Ä quando diranno nei loro pensieri per la loro molta tribolazione: Il Potente non si ricorda più della terra Ä, accadrà che, quando dispereranno, allora il tempo sarà destato".
XXVI
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "La tribolazione che accadrà durerà dunque molto tempo? Quella calamità occuperà numerosi anni?".
XXVII
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Quel tempo è stato diviso in dodici parti e ciascuna di loro è custodita per quel che è stato disposto per essa. [2] Nella prima parte avverrà il principio dei sommovimenti; [3] e nella seconda parte, uccisioni di grandi; [4] e nella terza parte, la caduta nella morte di molti; [5] e nella quarta parte, l'invio della spada; [6] e nella quinta parte, carestia e ritenzione di pioggia; [7] e nella sesta parte, sommovimenti e terremoti; [8] Ä; [9] e nell'ottava parte, moltitudine di fantasie e incontri di demoni; [10] e nella nona parte, caduta di fuoco; [11] e nella decima parte, rapina e molta oppressione; [12] e nell'undicesima parte, empietà e impudicizia; [13] e nella dodicesima parte, la confusione della commistione di tutte insieme (quelle) precedentemente dette. [14] Le parti di quel tempo sono custodite e saranno mescolate l'una all'altra e si serviranno l'un l'altra. [15] Alcune infatti eccederanno oltre se (stesse) e prenderanno da (quel che è) di altre, e alcune compiranno il proprio e (quel che è) di altre, affinché coloro che saranno sulla terra in quei giorni non comprendano che è il compimento dei tempi.
XXVIII
[modifica | modifica sorgente][1] Tuttavia chiunque allora comprenderà sarà sapiente. [2] Misura e numero di quel tempo saranno due parti: settimane di sette settimane".[3] E risposi e dissi: "E' bene che uno giunga e veda, ma meglio di questo che non giunga, perché non cada. [4] Ma dico anche questo: [5] disprezzerà l'Incorruttibile le (creature) corruttibili, per guardare solo a quelle incorruttibili? [6] Se le (cose) che mi hai predetto verranno veramente, mio Signore, se ho trovato misericordia ai tuoi occhi, fammi sapere anche questo, [7] se accadranno in un unico luogo o in un'unica parte della terra, o (se) tutta la terra (le) sentirà".
XXIX
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Tutta la terra (proverà) quel che succederà allora. Per questo tutti i viventi (lo) sentiranno. [2] In quel tempo proteggerò solo chi in quei giorni sarà trovato in questa terra. [3] E accadrà: dopo che si sarà compiuto quel che accadrà in quelle parti, allora inizierà ad essere rivelato l'Unto, [4] e Behemot si rivelerà dal suo luogo e Leviatan salirà dal mare, entrambi i grandi draghi che ho creato il quinto giorno della creazione e ho custodito fino a quel tempo, e allora diverranno cibo per tutti coloro che saranno rimasti. [5] Anche la terra darà i suoi frutti, diecimila volte tanto, e in una vite saranno mille tralci e un tralcio farà mille grappoli e un grappolo farà mille acini e un acino farà un kor di vino. [6] E coloro che avevano avuto fame saranno deliziati e, ancora, vedranno meraviglie ogni giorno. [7] Venti infatti usciranno da davanti a me per portare ogni mattina odore di frutti profumati e, al compimento del giorno, nubi stillanti rugiada di guarigione. [8] E accadrà in quel tempo: scenderà nuovamente dall'alto il deposito della manna e in quegli anni ne mangeranno, perché loro sono quelli che sono giunti al compimento del tempo
XXX
[modifica | modifica sorgente][1] E accadrà dopo ciò: quando il tempo della venuta dell'Unto sarà pieno ed egli tornerà nella gloria, allora tutti coloro che si erano addormentati nella speranza di lui risorgeranno. [2] E accadrà in quel tempo: saranno aperti i depositi nei quali era custodito il numero delle anime dei giusti ed esse usciranno e la moltitudine delle anime sarà vista insieme, in un'unica assemblea di un'unica intelligenza, e le prime gioiranno e le ultime non si dorranno. [3] Sapranno infatti che è giunto il tempo di cui è detto: (è) il compimento dei tempi. [4] Le anime degli empi invece, quando vedranno tutte queste cose, allora soprattutto si scioglieranno. [5] Sapranno infatti che è giunto il loro supplizio ed è venuta la loro perdizione".
XXXI
[modifica | modifica sorgente][1] E accadde dopo ciò: andai presso il popolo e dissi loro: "Radunate presso di me tutti i vostri anziani e vi dirò delle parole". [2] E tutti si radunarono nella valle del Cedron, [3] e risposi e dissi loro: "Ascolta Israele, e ti parlerò; e tu, seme di Giacobbe, presta orecchio, e ti istruirò. [4] Non dimenticate Sion, ma ricordate i dolori di Gerusalemme. [5] Ecco infatti, verranno giorni, e tutto quel che è stato sarà preso per (essere dato al)la corruzione e sarà come non fosse stato.
XXXII
[modifica | modifica sorgente][1] Però voi, se preparerete i vostri cuori per seminarvi i frutti della legge, il Potente vi proteggerà in quel tempo futuro, quando scuoterà tutta la creazione. [2] Perché l'edificio di Sion sarà scosso, dopo un breve tempo, per essere di nuovo edificato. [3] Ma quell'edificio non resterà, ma dopo un (certo) tempo sarà nuovamente sradicato e per un (certo) tempo resterà desolato, [4] e dopo si dovrà rinnovarlo nella gloria e sarà portato a termine per sempre. [5] Non dobbiamo dunque affatto addolorarci per il male che ora è venuto, come (neppure) per quello futuro. [6] Più grande di entrambi questi dolori sarà la lotta, quando il Potente rinnoverà la sua creazione. [7] E ora per pochi giorni non avvicinatevi a me né visitatemi, finché non venga a voi". [8] E accadde: quando ebbi detto loro tutte queste parole, io, Baruc, me ne andai per la mia via, ma, quando il popolo vide che me ne andavo, levarono la loro voce e si lamentarono e dissero: "Dove te ne vai, Baruc, (lontano) da noi? E ci abbandonerai come un padre abbandona orfani i suoi figli e se ne va da loro?
XXXIII
[modifica | modifica sorgente][1] Sono questi i comandamenti che ti ha comandato il tuo compagno, Geremia il profeta, e ti disse: [2] Guarda questo popolo mentre vado e confermo il resto dei nostri fratelli in Babilonia, contro cui fu promulgata la sentenza che fossero in cattività? [3] Ma ora, se anche tu ci abbandonerai, sarebbe meglio per noi morire tutti davanti a te, e (che) allora ti allontanassi da noi!".
XXXIV
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi al popolo: "Lungi da me l'abbandonarvi o l'allontanarmi da voi! Ma solo vado fino al santo dei santi per chiedere al Potente di voi e di Sion, così che, se sarò stato illuminato un po' di più, dopo ciò torni da voi".
XXXV
[modifica | modifica sorgente][1] E andai, io, Baruc, fino al luogo santo e sedetti sulle sue rovine e piansi e dissi: [2] "Oh, occhi miei, siate fonti! E (voi), palpebre dei miei occhi, una sorgente di lacrime! [3] Come infatti gemerò su Sion e come piangerò su Gerusalemme? [4] Perché in questo luogo, dove ora sono prostrato, prima il sommo sacerdote offriva sante offerte e vi poneva fumo di incensi dai soavi odori. [5] Ora invece il nostro vanto è stato fatto terra e il desiderio della nostra anima polvere".
XXXVI
[modifica | modifica sorgente][1] E dopo aver detto queste cose mi addormentai lì e vidi, di notte, una visione. [2] Ed ecco una foresta di alberi, piantata in una pianura, e la circondavano alti e duri monti, di rupi; e quella foresta occupava una grande regione. [3] Ed ecco, contro di lei salì un'unica vite, e da sotto ad essa usciva una fonte, in quiete. [4] E quella fonte giunse fino alla foresta e divenne grandi onde, e quelle onde inondarono la foresta e in un attimo sradicarono la moltitudine di quella foresta e abbatterono tutti i monti intorno ad essa. [5] E l'altezza della foresta era umiliata, e il capo dei monti fu umiliato, e quella fonte divenne assai forte, da non lasciare alcunché di quella grande foresta, se non solo un cedro. [6] Quand'ebbe tolto anche lui ed ebbe fatto perire e sradicato la moltitudine di quella foresta, così che nulla ne restasse (e) neppure il suo luogo si conoscesse, allora la vite veniva con la fonte, in silenzio e in grande quiete, e venne fino ad un luogo non lontano dal cedro, e avvicinarono ad essa il cedro gettato (a terra). [7] E vidi: ed ecco quella vite aprì la sua bocca e parlò e disse a quel cedro: "Non sei tu il cedro che è rimasto della foresta del male? E per tua mano il male era continuo ed è stato fatto (per) tutti questi anni, ma mai il bene. [8] E tu ti sei fatto forte su (quel) che non (era) tuo, ma estendevi il tuo dominio su coloro che erano lontani da te e tenevi nelle reti dell'empietà coloro che ti (erano) vicini e innalzavi sempre la tua anima, come chi non può essere sradicato. [9] Ora si è affrettato il tuo tempo ed è giunta la tua ora. [10] Segui dunque anche tu, cedro, la foresta che ti ha preceduto e sii con essa polvere e la vostra terra si mescoli insieme. E ora dormite nel dolore e tacete nel tormento, finché non venga il tuo tempo ultimo, in cui verrai di nuovo e sarai (ancor) più tormentato".
XXXVII
[modifica | modifica sorgente][1] E dopo ciò vidi il cedro bruciare e la vite crescere, essa e tutto quel che le era intorno, una pianura piena di fiori che non appassiscono. E io mi svegliai e mi alzai.
XXXVIII
[modifica | modifica sorgente][1] E pregai e dissi: "Signore, mio Signore, tu illumini sempre coloro che si conducono con intelligenza. [2] La tua legge è vita e la tua sapienza è rettitudine. [3] Fammi dunque conoscere l'interpretazione di questa visione. [4] Tu infatti sai che la mia anima ha sempre camminato nella tua legge e (che) da(ll'inizio de)i miei giorni non mi sono allontanato dalla tua sapienza".
XXXIX
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Baruc, questa è l'interpretazione della visione che hai visto. [2] Come hai visto, la grande foresta che circondavano monti alti e duri Ä questo è il detto: [3] ecco, verranno giorni, e sarà distrutto questo regno che un tempo aveva distrutto Sion, e sarà sottomesso a quello che verrà dopo di lui. [4] Ancora, anch'esso dopo un (certo) tempo sarà distrutto, e se (ne) leverà un altro, un terzo, e anch'esso a suo tempo sarà dominato e distrutto. [5] E dopo ciò si leverà un quarto regno, il cui dominio sarà duro e peggiore di quelli che furono prima di lui, e governerà per molti tempi, come la foresta della pianura, e dominerà i tempi e si innalzerà più dei cedri del Libano. [6] E sarà celata in esso la verità e fuggiranno presso di lui tutti quanti sono intrisi di scelleratezza, come gli animali cattivi fuggono e strisciano nella foresta. [7] E accadrà: quando si sarà avvicinato il tempo del suo compimento, perché cada, allora sarà rivelato il principato del mio Unto, simile alla fonte e alla vite. E quando sarà stato rivelato, esso sradicherà la moltitudine della sua assemblea. [8] E quel che hai visto Ä l'alto cedro che è rimasto della foresta Ä, e circa il fatto che la vite ha parlato con lui le parole che hai udito Ä questo è il detto.
XL
[modifica | modifica sorgente][1] L'ultimo condottiero che allora sarà rimasto vivo, dopo che sarà stata distrutta la moltitudine della sua assemblea, sarà legato e lo faranno salire sul monte Sion e il mio Unto lo accuserà di tutte le sue empietà e radunerà e porrà davanti a lui tutte le opere delle sue assemblee. [2] E, dopo, lo ucciderà, e proteggerà il resto del mio popolo che sarà trovato nel luogo che ho scelto. [3] E il suo principato starà per sempre, finché non sarà compiuto il mondo della corruzione e finché non saranno pieni i tempi predetti. [4] Questa è la tua visione e questa è la sua interpretazione".
XLI
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "Per chi e per quanti accadranno queste cose? O chi sarà degno di vivere in quel tempo? [2] Dirò davanti a te tutto quel che penso e ti chiederò ciò su cui medito, [3] perché, ecco, vedo molti del tuo popolo che si sono allontanati dalle tue alleanze e hanno rigettato da s‚ il giogo della tua legge; [4] ho visto altri, ancora, che hanno abbandonato la loro vanità e sono fuggiti sotto le tue ali. [5] Che accadrà dunque di loro o come li riceverà l'ultimo tempo? [6] o forse il loro tempo non sarà pesato e non saranno giudicati così come inclinerà la bilancia?".
XLII
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Anche questo io ti mostrerò. [2] Poiché hai detto: per chi e per quanti accadranno queste cose?, per coloro che hanno creduto sarà il bene predetto, e per coloro che hanno disprezzato, il contrario di ciò. [3] E poiché hai parlato di coloro che si sono avvicinati e di coloro che si sono allontanati, questo è il detto: [4] coloro che prima si sono sottomessi e poi si sono allontanati e si sono mescolati col seme di popoli mischiati, il loro primo tempo è, ma sarà calcolato (come) vermi. [5] E coloro che dapprima non hanno conosciuto e poi hanno conosciuto la vita e si sono mescolati col seme del popolo che si è separato, il loro primo tempo è calcolato (come) vermi. [6] E i tempi erediteranno tempi e i momenti, e riceveranno l'uno dall'altro, e allora, per il compimento, ogni cosa sarà confrontata, secondo la misura dei tempi e secondo le ore dei momenti. [7] La corruzione infatti governerà quelli che sono suoi e la vita quelli che sono suoi, [8] e sarà chiamata la terra e le si dirà: Rendi quel che non è tuo e fa' levare tutto quanto hai custodito per il suo tempo.
XLIII
[modifica | modifica sorgente][1] Ma tu, Baruc, rendi saldo il tuo cuore per quel che ti è stato detto e comprendi quel che ti è stato mostrato, perché hai molte consolazioni, per sempre. [2] Tu (te ne) andrai infatti da questo luogo e passerai oltre i luoghi che sono ora da te veduti e dimenticherai quel che è corruttibile né ricorderai più le cose che sono tra i mortali. [3] Va' dunque e comanda al tuo popolo e vieni a questo luogo, e dopo digiuna sette giorni e allora verrò a te e parlerò con te".
XLIV
[modifica | modifica sorgente][1] E (me ne) andai di lì, io, Baruc, e venni presso il mio popolo e chiamai mio figlio, il mio primogenito, e Godolia, mio amico, e sette degli anziani del popolo, e dissi loro: [2] "Ecco, io me ne vado presso i miei padri, secondo la via di tutta la terra. [3] Voi però non allontanatevi dalla via della legge, ma custodite e vegliate il popolo che è rimasto, che non si allontani dai comandamenti del Potente. [4] Voi vedete infatti che è giusto colui cui rendiamo culto, e (che) colui che ci ha plasmato non fa accezione di persona. [5] E guardate quel che è capitato a Sion e quel che è successo a Gerusalemme, [6] perché fosse conosciuto il giudizio del Potente e le sue vie, che sono ininvestigabili e rette. [7] Se infatti pazienterete e resterete nel timore di lui e non dimenticherete la sua legge, i tempi saranno mutati per voi in cose buone e vedrete la consolazione di Sion. [8] Perché quel che è ora (è) nulla, ma quel che sarà, sarà molto grande. [9] Passa infatti tutto quanto è corruttibile e (se ne) va tutto quel che muore e sarà dimenticato tutto il tempo di ora e non vi sarà ricordo del tempo di ora, intriso di mali. [10] Chi corre ora, corre verso la vanità, e chi è prospero, subito cade ed è umiliato. [11] Infatti si chiede quel che è futuro e speriamo in quel che viene dopo. V'è infatti un tempo che non passa [12] e viene un momento che resterà per sempre e un mondo nuovo che non condurrà alla corruzione coloro che vanno nella sua schiera né avrà misericordia di coloro che vanno al tormento né porterà alla perdizione coloro che vivono in esso. [13] Questi infatti sono coloro che erediteranno questo tempo di cui si è detto, e loro è l'eredità del tempo promesso; [14] questi (sono) coloro che si sono acquistati depositi di sapienza e presso i quali si sono trovati tesori di intelligenza e (che) non si sono allontanati dalla misericordia, ma hanno custodito la verità della legge. [15] A costoro infatti sarà dato il mondo che viene. La dimora del resto, dei molti, sarà invece nel fuoco.
XLV
[modifica | modifica sorgente][1] Voi dunque per quanto potete ammonite il popolo, perché nostra, infatti, è questa fatica. [2] Se infatti insegnerete loro, li farete vivere".
XLVI
[modifica | modifica sorgente][1] E risposero, mio figlio e gli anziani del popolo, e mi dissero: "Fino a tal punto il Potente ci umilierà, da prenderti subito di tra noi? [2] Veramente saremo nelle tenebre né avrà luce il popolo che è rimasto. [3] Dove infatti cercheremo ancora la legge o chi distinguerà per noi tra la morte e la vita?".[4] E dissi loro: "Io non posso levarmi contro il trono del Potente. Tuttavia non mancherà ad Israele il sapiente né il figlio della legge alla stirpe di Giacobbe. [5] Solo, voi preparate i vostri cuori ad ascoltare la legge e sottomettetevi a coloro che in timore sono sapienti e intelligenti, e preparate le vostre anime, affinché non vi allontaniate da loro. [6] Se infatti farete ciò, verranno a voi gli annunci che vi ho predetto e non cadrete nel tormento di cui vi ho testimoniato in anticipo". [7] Quanto alla parola secondo cui sarei stato preso, non la feci conoscere loro, neppure a mio figlio.
XLVII
[modifica | modifica sorgente][1] E, fattili uscire e congedatili, me ne andai di lì e dissi loro: "Ecco, io andrò fino ad Ebron. Lì infatti mi ha mandato il Potente". [2] E venni in quel luogo, lì dove si era parlato con me e lì sedetti e digiunai sette giorni.
XLVIII
[modifica | modifica sorgente](Preghiera di Baruc)
[1] E accadde dopo il settimo giorno: pregai davanti al Potente e dissi: [2] "O Signore, tu
chiami l'avvento dei tempi, ed essi si levano davanti a te; fai passare il dominio dei mondi, ed
essi non ti resistono; disponi il corso dei momenti, ed essi ti si sottomettono. [3] Tu solo
conosci la durata delle generazioni, e non riveli i tuoi misteri ai molti; [4] fai conoscere la
moltitudine del fuoco e pesi la leggerezza del vento; [5] scruti l'estremità delle altezze e
indaghi le profondità della tenebra; [6] comandi il numero che passa ed è custodito, e prepari
un'abitazione per coloro che saranno [7] Tu ricordi il principio, che hai fatto, né dimentichi la
perdizione, che sarà; [8] comandi con cenni di timore e di furia alle fiamme ed esse si mutano
in venti, e con la parola hai fatto levare qualcosa che non era e trattieni con grande potenza
quel che non è ancora venuto. [9] Istruisci le creature con la tua intelligenza e rendi sapienti le
sfere (celesti) che servono nei loro ordini. [10] Armate innumerevoli si levano davanti a te e
servono quietamente, nei loro ordini, il tuo cenno. [11] Ascolta il tuo servo e porgi orecchio
alla mia invocazione, [12] perché in breve tempo siamo stati generati e in breve tempo
torneremo. [13] Presso di te invece le ore (sono) come tempi e i giorni come generazioni. [14]
Non adirarti dunque contro l'uomo, perché è nulla, e non pensare alle nostre opere. [15] Cosa
siamo noi, infatti? Ecco, infatti: per tuo dono veniamo al mondo e (ce ne) andiamo non di
nostra volontà. [16] Non abbiamo infatti detto ai nostri padri di generarci (e) neppure abbiamo
mandato (un messaggero) allo Sheol e (gli) abbiamo detto: Accoglici. [17] Cos'è dunque la
nostra forza, che sopporti la tua ira, o cosa siamo noi per sostenere il tuo giudizio? [18]
Proteggici tu con la tua misericordia e nella tua clemenza soccorrici. [19] Guarda i piccoli che ti
si sono sottomessi e salva tutti coloro che ti si avvicinano e non spezzare la speranza del
nostro popolo né accorciare i tempi del nostro aiuto. [20] E' questo infatti il popolo che hai
scelto e questi sono un popolo di cui non hai trovato l'uguale. [21] Ma ora parlerò davanti a te
e dirò come il mio cuore pensa. [22] Confidiamo in te perché, ecco, la tua legge è presso di noi
e sappiamo che non cadremo finché manterremo le tue alleanze. [23] Saremo sempre beati,
anche se per questo, perché non ci siamo mescolati ai popoli. [24] Noi tutti infatti siamo un
unico popolo rinomato, perché abbiamo ricevuto dall'Unico l'unica legge, e la legge che è tra di
noi ci aiuta e l'eccellente sapienza che è in noi ci soccorrerà".
[25] E quando ebbi pregato e detto queste cose, fui molto spossato.
[26] E rispose e mi disse: "Tu hai pregato con semplicità, o Baruc, e sono state udite tutte le
tue parole, [27] ma il mio giudizio esige il suo e la mia legge esige quel che le spetta. [28] A
partire dalle tue parole mi rivolgerò a te, e a partire dalla tua preghiera parlerò con te. [29]
Questo è, infatti: nulla è chi si corrompe e ha commesso empietà come se potesse fare
alcunché. N‚ ha ricordato la mia grazia né riceverà la mia longanimità. [30] Per questo tu sarai
preso, come ti ho predetto.E verrà il tempo che ti ho detto [31] e si leverà quel tempo che
tribola: verrà infatti e passerà con acre violenza e sarà intorbidato, venendo, dal furore della
furia. [32] E accadrà in quei giorni: riposeranno tutti gli abitanti della terra uno sull'altro,
perché non sapranno che il mio giudizio si è avvicinato. [33] Non si troveranno infatti molti
sapienti in quel tempo e gli intelligenti saranno rari; ma anche coloro che sapranno taceranno
(ancor) più. [34] E (vi) saranno numerosi rumori e non poche dicerie e si mostreranno opere di
fantasie e si ripeteranno non pochi consigli: alcuni saranno vani e alcuni veri. [35] E l'onore si
convertirà in vergogna e il vigore sarà umiliato in viltà e la fermezza dissolta e la bellezza sarà
in dispetto. [36] E in quel tempo molti diranno a molti: Dove si è nascosta la moltitudine
dell'intelligenza e dov'è migrata la moltitudine della sapienza? [37] E mentre considereranno
questo, allora sorgerà invidia di coloro cui non avevano pensato e la passione terrà chi era
stato quieto e molti saranno indotti dall'ira a nuocere a molti e susciteranno eserciti per
versare sangue e insieme con loro da ultimo periranno. [38] E accadrà in quel tempo: il
mutamento dei tempi sarà visto apertamente da ciascuno, poiché lungo tutti quei tempi essi si
erano contaminati e oppressi e ciascuno andava per le sue opere né avevano ricordato la legge
del Potente. [39] Per questo il fuoco divorerà i loro pensieri e le considerazioni di loro tutti
saranno provate dalla fiamma. Verrà infatti il giudice e non tarderà, [40] perché ciascuno degli
abitanti della terra sapeva, quando commetteva scelleratezze, e non conobbero la mia legge
per il loro orgoglio. [41] Molti allora piangeranno veramente, sui vivi più che sui morti".[42] E
risposi e dissi: "Oh, cosa hai fatto, Adamo, a tutti coloro che sono nati da te? E cosa si dirà ad
Eva, la prima che ha obbedito al serpente, [43] poiché tutta questa moltitudine è andata alla
corruzione, e non hanno numero coloro che il fuoco divorerà? [44] Ma ancora dirò davanti a te:
[45] tu Signore, mio Signore, sai cosa (c'è) nella tua creatura. [46] Tu infatti un tempo hai
comandato alla polvere di dare Adamo, e tu sai il numero di coloro che sono nati da lui e
quanto hanno peccato davanti a te quelli che sono stati e non hanno confessato te, il loro
Fattore; [47] e in più di tutto ciò, la loro (stessa) fine li accuserà, e la tua legge, che hanno
trasgredito, nel tuo giorno li retribuirà. [48] Ma ora lasciamo gli empi e facciamo ricerche sui
giusti, [49] e narrerò la loro beatitudine e non cesserò di glorificare la loro gloria, custodita per
loro. [50] Davvero infatti, come per breve tempo avete sopportato molta fatica in questo
mondo che passa, in cui vivete, così in quel mondo che non ha termine riceverete grande luce.
XLIX
[modifica | modifica sorgente][1] Tuttavia ancora ti invocherò, Potente, e invocherò misericordia da colui che ha fatto tutto. [2] In quale somiglianza vivranno coloro che vivranno nel tuo giorno, o come resterà il loro splendore, (quello) che sarà dopo di allora? [3] Prenderanno allora questa figura di ora e rivestiranno queste membra di lacci, che ora sono nei mali e in cui i mali sono compiuti, o muterai forse quelle (membra) che furono nel mondo come anche il mondo?".
[1] E rispose e mi disse: "Ascolta Baruc questa parola, e scrivi nella memoria del tuo cuore tutto quel che ti insegno. [2] La terra infatti allora renderà i morti che ora riceve per custodirli, senza che alcunché sia mutato nella loro figura, ma come li ha accolti, così li renderà, e come li ho consegnati a lei, così anche li farà risorgere. [3] Allora infatti si dovrà mostrare ai viventi che i morti sono vissuti e (che) coloro che erano andati sono venuti. [4] E accadrà: quando quelli che ora si conoscono si saranno riconosciuti l'un l'altro, allora avrà vigore il giudizio e verranno le cose prima dette.
LI
[modifica | modifica sorgente][1] E accadrà: dopo che sarà passato il giorno stabilito, allora, poi, sarà mutata la somiglianza di coloro che sono rei (ed) anche la gloria di coloro che sono giustificati. [2] Infatti la somiglianza di coloro che sono empi sarà fatta peggiore di quel che è, perché patiscano il tormento. [3] Anche la gloria di coloro che ora sono stati giustificati dalla mia legge, (di) quelli che avevano intelligenza nella loro vita e (di) quelli che hanno piantato nel loro cuore la radice della sapienza Ä allora il loro splendore sarà glorificato con mutamenti e la somiglianza del loro volto si convertirà nella luce della loro bellezza, perché possano prendere e ricevere il mondo che non muore, che (per) allora è promesso loro. [4] Per questo infatti di più gemeranno quelli che verranno allora, perché hanno disprezzato la mia legge e hanno chiuso le loro orecchie per non ascoltare la sapienza e non ricevere l'intelligenza. [5] Quando dunque vedranno che allora coloro su cui ora si sono innalzati saranno innalzati e glorificati più di loro, e (che) saranno mutati gli uni e gli altri, quelli nello splendore degli angeli ed essi in stupore di visioni e nella vista di somiglianze, di più si scioglieranno. [6] Prima infatti vedranno, e dopo andranno per essere tormentati.[7] Quelli invece che sono stati liberati dalle loro opere e quelli che ora hanno avuto legge, speranza e intelligenza, attesa e sapienza (e) fede, vedranno cose stupende, al loro tempo. [8] Vedranno infatti quel mondo che ora non è loro visibile, vedranno un tempo che ora è stato loro nascosto, [9] e il tempo non li invecchierà più. [10] Dimoreranno infatti sulle altezze di quel mondo e saranno simili agli angeli e paragonabili alle stelle, e si muteranno in qualsiasi somiglianza vorranno, di bellezza in decoro e di luce in splendore di gloria. [11] Si estenderanno infatti davanti a loro le latitudini del paradiso e si mostrerà loro la bellezza della grandezza dei Viventi (posti) sotto il trono e tutti gli eserciti degli angeli trattenuti ora dalla mia parola, perché non siano veduti, e trattenuti dal comandamento, perché stiano nelle loro regioni finché non venga il (tempo del) loro avvento. [12] E allora l'eccellenza sarà nei giusti più che negli angeli. [13] I primi infatti riceveranno gli ultimi, quelli che attendevano, e gli ultimi coloro che avevano udito essere passati. [14] Saranno liberati infatti da questo mondo di tribolazione e cesserà per loro il peso dei dolori.[15] Per cosa dunque gli uomini hanno perduto la loro vita e con cosa hanno scambiato le loro anime quelli che sono stati sulla terra? [16] Allora infatti hanno scelto questo tempo, che non è possibile passi senza dolori, e hanno scelto quel tempo i cui esiti sono pieni di gemiti e mali, e hanno rifiutato il mondo che non addolora quelli che vi vengono, e hanno disprezzato il tempo e la gloria, così che non verranno all'onore di cui prima ti ho detto".
LII
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "Come errano coloro per i quali è custodita (per) allora la maledizione! [2] Ma perché dunque facciamo ancora lutto su coloro che muoiono, o perché piangiamo su coloro che vanno nello Sheol? [3] Si custodiscano i lamenti per il principio del tormento futuro e si serbino le lacrime per l'avvento della perdizione di allora! [4] Ma anche, di contro a ciò, dirò: [5] e i giusti, che faranno ora? [6] Rallegratevi per la sofferenza che ora patite! E perché infatti guardate al declino dei vostri nemici? [7] (Piuttosto) preparate le vostre anime per quel che è custodito per voi e approntate le vostre anime alla mercede disposta per voi".[8] E detto questo, mi addormentai lì.
LIII
[modifica | modifica sorgente][1] E vidi una visione e, ecco, una nuvola molto grande saliva dal mare. E la guardavo e, ecco, era piena di acque bianche e nere, e molti colori c'erano in quelle acque e al suo capo si vedeva come la somiglianza di un grande fulmine. [2] E vidi la nuvola passare rapidamente, con veloci corse, e nascose tutta la terra. [3] E dopo questo accadde: la nuvola iniziò a piovere sulla terra le acque che erano in lei. [4] E vidi che non era unica la somiglianza delle acque che ne scendevano. [5] Al primo inizio infatti esse erano molto nere, fino ad un (dato) momento; e dopo vidi che le acque si illuminavano, ma non erano molte. E dopo queste vidi ancora le nere, e dopo queste ancora le luminose, e ancora le nere e ancora le luminose. [6] Questo accadde per dodici volte, ma sempre le nere erano più numerose delle luminose. [7] E accadde al compimento della nuvola: ed ecco, fece piovere acque nere, ed erano tenebrose più di tutte le acque precedenti e era mescolato a loro fuoco e dove quelle acque scendevano, facevano distruzione e perdizione. [8] E dopo queste vidi quel fulmine che avevo visto in capo alla nuvola: la tenne e la fece scendere fino a terra, [9] e riluceva (ancor) più, quel fulmine, così da illuminare tutta la terra, e sanò quelle regioni su cui erano scese le ultime acque e (che esse) avevano distrutto. [10] Ed esso teneva tutta la terra e dominò su di essa. [11] E dopo di ciò vidi e, ecco, dodici fiumi salivano dal mare e circondavano quel fulmine e gli si sottomettevano. [12] E io per il mio timore mi svegliai.
LIV
[modifica | modifica sorgente](Preghiera di Baruc)
[1] E invocai il Potente e dissi: "Tu solo Signore conosci in anticipo le altezze del mondo e fai
venire con la tua parola quel che accade nei tempi e affretti contro le opere degli abitanti della
terra il principio dei tempi e, solo, conosci il termine dei momenti. [2] (Tu,) quegli cui nulla è
difficile Ä anzi, fai tutto facilmente, con un cenno; [3] tu, davanti al quale vengono le
profondità come le altezze e la cui parola servono i principi dei mondi; [4] (tu), quegli che
rivela a quanti temono quel che accadrà loro, per consolarli di lì; [5] (che) fa conoscere opere
forti a coloro che non sanno, apre la cinta a coloro che non ne sono a conoscenza e illumina le
tenebre e rivela le cose nascoste a quanti sono senza macchia, quelli che nella fede si sono
sottomessi a te e alla tua legge; [6] tu hai mostrato al tuo servo questa visione: rivelami
anche la sua interpretazione. [7] So infatti di aver ricevuto una parola relativa a quanto ti
avevo chiesto, e (che) mi hai fatto sapere con quale voce lodarti o da quali membra far salire a
te gloria e giubilo. [8] Se infatti le mie membra divenissero bocche e i capelli del mio capo
voci, neppure così potrei renderti gloria o glorificarti come conviene, né potrei narrare la tua
gloria o dire la magnificenza del tuo decoro.[9] Cosa sono infatti tra gli uomini? O cosa sono
calcolato tra quanti sono da più di me, così che abbia udito dall'Altissimo tutte queste (cose)
stupende e da colui che mi ha creato annunci senza fine? [10] Beata mia madre fra le genitrici,
e sia glorificata fra le donne la mia genitrice! [11] Io poi non cesserò di glorificare il Potente,
ma con voce di gloria narrerò le sue meraviglie. [12] E chi infatti imiterà le tue meraviglie, Dio,
o chi comprenderà il tuo profondo pensiero di vita? [13] Tu infatti hai guidato con la tua
intelligenza tutte le creature che la tua destra ha creato, e tu hai stabilito presso di te ogni
fonte di luce e hai preparato sotto il tuo trono depositi di sapienza. [14] E giustamente
periscono coloro che non hanno amato la tua legge, e il tormento del giudizio riceve coloro che
non si sono sottomessi al tuo dominio. [15] Se infatti Adamo prima di me ha peccato e ha fatto
venire la morte su tutto quel che al suo tempo non (era), pure anche coloro che furono
generati da lui, ognuno di loro ha predisposto per la sua anima il tormento futuro e, ancora,
ognuno di loro ha scelto per s‚ le glorie future. [16] Veramente infatti chi crede riceverà la
mercede. [17] Ora però tornate alla corruzione, scellerati di ora, perché sarete severamente
visitati, voi che un tempo avete disprezzato l'intelligenza dell'Altissimo. [18] Infatti le sue
opere non vi hanno istruito né vi ha persuaso l'arte della sua creazione, che (è) sempre. [19]
Non è dunque Adamo la causa, se non per sè‚ solo. Noi tutti, ognuno (di noi) è divenuto
Adamo a se stesso. [20] Tu però, Signore, interpreta per me quanto mi hai rivelato, e fammi
sapere quel che ti ho chiesto. [21] Al compimento del mondo, infatti, (vi) sarà vendetta contro
coloro che furono scellerati, secondo la loro scelleratezza, e glorificherai i fedeli, secondo la
loro fede. [22] Tu infatti guiderai coloro che sono tuoi e estirperai dal tuo coloro che peccano".
LV
[modifica | modifica sorgente][1] E accadde: quando ebbi terminato di dire le parole di questa preghiera sedetti lì, sotto un albero, per riposarmi all'ombra dei rami. [2] Ed ero meravigliato e stupito, e consideravo nei miei pensieri la moltitudine della beatitudine che i peccatori, sulla terra, avevano rigettato da s‚, e il grande tormento che avevano spregiato, pur sapendo che sarebbero stati tormentati perché peccavano. [3] E mentre pensavo a ciò e a cose simili a queste, ecco, fu inviato a me l'angelo Ramaele, quello che presiede alle visioni di verità, e mi disse: [4] "Perché si intorbida il tuo cuore, Baruc? E perché si turba il tuo pensiero? [5] Se infatti hai udito solo l'annuncio del giudizio (e ne) sei stato così scosso, cosa (sarà) quando lo vedrai con i tuoi occhi, apertamente? [6] E se sei così disfatto dall'attesa, poiché attendi il giorno del Potente, cosa (sarà) quando giungerai al suo avvento? [7] E se hai tremato tutto alla parola della notizia del tormento di coloro che hanno mancato, quanto più (tremerai) quando l'opera stessa rivelerà cose stupefacenti? [8] E se hai udito i nomi dei beni e dei mali che allora saranno, e ti sei addolorato, cosa (sarà) quando vedrai quel che la Grandezza rivelerà, che accuserà gli uni e delizierà gli altri?
LVI
[modifica | modifica sorgente][1] Tuttavia, poiché hai chiesto all'Altissimo di rivelarti l'interpretazione della visione che hai visto, sono stato inviato io a parlarti, [2] perché il Potente ti ha fatto conoscere i corsi dei tempi passati e di quelli che passeranno nel suo mondo, dal principio della sua creazione e fino al suo compimento: di quelli che (passano) nell'inganno e di quelli che (passano) nella verità. [3] Come infatti hai visto una grande nuvola, che è salita dal mare ed è andata e ha nascosto la terra, questa è la lunghezza del mondo che il Potente ha fatto, quando ha pensato di fare il mondo. [4] E accadde: quando la parola uscì da davanti a lui, la lunghezza del mondo, un che di piccolo, si levò e fu stabilita secondo la moltitudine dell'intelligenza di colui che l'aveva inviata. [5] E come hai visto prima, in capo alla nuvola, acque nere che scesero per prime sulla terra, questa è la trasgressione che trasgredì Adamo, il primo uomo, [6] perché infatti, quand'ebbe trasgredito, fu la morte che non viene nel suo tempo, ed ebbe nome il lutto e fu preparato il dolore e creata la sofferenza e reso perfetto il lavoro, e il vanto iniziò a sussistere e lo Sheol (da allora) esige di essere rinnovato nel sangue, e fu concepimento di figli e fu fatto calore di parenti, e la grandezza dell'umanità fu umiliata e la grazia si seccò. [7] Cosa dunque poteva essere più nero o tenebroso di ciò? [8] Questo è l'inizio delle acque nere che hai visto. [9] E da queste (acque) nere, ancora (altre di) nere erano generate, e si fece tenebra di tenebre. [10] Egli infatti fu un pericolo per la propria anima, (ma) fu un pericolo anche per gli angeli. [11] Essi infatti al tempo in cui egli fu creato avevano ancora libertà, [12] e alcuni discesero e si mescolarono con le donne [13] e allora quelli che avevano fatto così furono tormentati in lacci; [14] però il resto della moltitudine degli angeli, che non hanno numero, si contenne. [15] E coloro che abitavano sulla terra perirono in un attimo, tramite le acque del diluvio. [16] Sono queste le prime acque nere.
LVII
[modifica | modifica sorgente][1] E dopo queste hai visto delle acque luminose: questa è la fonte di Abramo (ed) anche le sue generazioni, e l'avvento di suo figlio e del figlio di suo figlio e di quelli che somigliano a loro. [2] Perché in quel tempo, presso di loro, la legge aveva nome, senza libro, e le opere dei comandamenti erano allora compiute e la fede nel giudizio futuro era allora generata e la speranza nel mondo rinnovato era allora edificata ed era piantata la promessa della vita che sarebbe venuta dopo. [3] Queste sono le acque luminose che hai visto.
LVIII
[modifica | modifica sorgente][1] E le terze acque nere che hai visto, questa è la commistione di tutti i peccati che poi hanno commesso i popoli, dopo la morte di quei giusti, e l'empietà della terra d'Egitto, perché furono empi nella sottomissione cui sottoposero i figli di quelli. [2] Tuttavia anch'essi da ultimo perirono.
LIX
[modifica | modifica sorgente][1] E le quarte acque luminose che hai visto, questo è l'avvento di Mosè e di Aronne e di Maria e di Giosuè figlio di Nun e di Caleb e di tutti quelli che somigliano a loro. [2] In quel tempo infatti la lampada della legge eterna illuminò tutti quelli che sedevano nelle tenebre affinché facesse conoscere a quanti credevano la promessa della loro mercede e a quanti rinnegavano il tormento del fuoco custodito per loro. [3] Ma anche i cieli in quel tempo furono presi dal loro luogo e (quelli) che (erano) sotto il trono del Potente furono scossi, quando egli teneva Mosè presso di s‚. [4] Gli mostrò infatti i molti ammonimenti con le osservanze delle leggi e il compimento del tempo, come (ha mostrato) anche a te, e, ancora, la somiglianza di Sion e le misure di quella che sarebbe stata fatta e la somiglianza del santuario di ora.[5] Ma allora gli mostrò anche le misure del fuoco (ed) anche le profondità dell'abisso e il peso dei venti e il numero degli scrosci di pioggia [6] e il contenimento dell'ira e la moltitudine della longanimità e la verità del giudizio [7] e la radice della sapienza e la ricchezza dell'intelligenza e la fonte della scienza [8] e l'altezza dell'aria e la grandezza del paradiso e il compimento dei mondi e il principio del giorno del giudizio [9] e il numero delle offerte e le terre che ancora non sono venute [10] e la bocca della gehenna e il patto della vendetta e la regione della fede e il luogo della speranza [11] e la somiglianza del tormento futuro e la moltitudine degli angeli, che non hanno numero, e gli eserciti di fiamma e lo splendore dei fulmini e la voce dei tuoni e le schiere degli arcangeli e i depositi della luce e i mutamenti dei tempi e le indagini della legge. [12] Queste sono le acque quarte e luminose che hai visto.
LX
[modifica | modifica sorgente][1] E le quinte acque nere che hai visto piovere, queste sono le opere che facevano gli Amorrei e gli incantesimi delle loro magie, che facevano, e i mali dei loro misteri e la commistione della loro contaminazione. [2] Ma anche Israele si contaminò allora nei peccati, nei giorni dei giudici, pur vedendo i molti segni che erano (compiuti) da colui che li aveva fatti.
LXI
[modifica | modifica sorgente][1] E le seste acque luminose che hai visto, questo è il tempo in cui furono generati David e Salomone, [2] e in quel tempo avvenne l'edificazione di Sion e la consacrazione del santuario. E allora fu effuso molto sangue di popoli che avevano peccato, e (furono) molte le offerte che allora vennero offerte per la consacrazione del santuario. [3] E la pace e la tranquillità erano stabili in quel tempo, [4] e si ascoltava la sapienza nell'assemblea e la ricchezza di intelligenza era magnificata nelle riunioni [5] e le feste di santità erano celebrate nella bontà e in molta delizia [6] e il giudizio dei governanti era allora visto privo di inganno e la giustizia dei comandamenti del Potente era compiuta nella verità [7] e la terra (d'Israele), che allora, in quel tempo, aveva trovato misericordia, anche perché i suoi abitanti non peccavano, era glorificata più di tutte le terre e la città di Sion dominava allora su tutte le terre e le regioni. [8] Queste sono le acque luminose che hai visto.
LXII
[modifica | modifica sorgente][1] E le settime acque nere che hai visto, questa è la perversione del pensiero di Geroboamo, che pensò di fare due vitelli d'oro, [2] e tutte le empietà che commisero i re che furono dopo di lui [3] e la maledizione di Gezabele e l'idolatria che Israele praticò in quel tempo [4] e la ritenzione della pioggia e le carestie che vi furono, fino al punto che le donne mangiarono i frutti dei loro ventri, [5] e il tempo della loro cattività, che venne sulle nove tribù e mezzo, perché erano in molti peccati. [6] E venne Salmanasar, re degli Assiri, e li fece prigionieri. [7] Sui popoli poi si dovrebbe dire molto, quanto furono scellerati e empi sempre, né mai furono giustificati. Queste sono le settime acque nere che hai visto.
LXIII
[modifica | modifica sorgente][1] E le ottave acque luminose che hai visto, questa è la giustizia e la rettitudine di Ezechia, re di Giuda, e la sua buona (sorte), che venne su di lui. [2] Quando, infatti, Sennacherib fu mosso a perire e la sua ira lo agitava: come sarebbe perita infatti anche la moltitudine dei popoli che erano con lui?, [3] quando (dunque) udì il re Ezechia le (cose) che pensava il re assiro Ä di venire e impadronirsi di lui e far perire il suo popolo, le due tribù e mezzo che erano rimaste... ma pure Sion voleva distruggere Ä, allora Ezechia confidò nelle sue opere e sperò nella sua giustizia e parlò con il Potente e disse: [4] "Vedi che, ecco, è pronto Sennacherib a farci perire e a vantarsi e ad insuperbire per aver fatto perire Sion". [5] E lo udì il Potente Ä era sapiente infatti Ezechia Ä, e guardò alla sua invocazione perché era giusto. [6] E allora il Potente comandò a Ramaele, il suo angelo, (questi) che parla con te, [7] e io uscii e feci perire la loro moltitudine, il numero dei cui principi, da solo, era di centoottantacinquemila, e ciascuno di loro così in numero ne aveva (sotto di s‚). [8] E in quel tempo facevo bruciare i loro corpi di dentro, mentre custodivo, di fuori, le vesti e l'arma, perché si vedessero meglio le meraviglie del Potente e affinché si parlasse del suo nome in tutta la terra. [9] Fu salvata Sion e Gerusalemme fu preservata. Anche Israele fu liberato dalle tribolazioni, [10] e gioirono tutti coloro che si trovavano in terra santa e fu glorificato il nome del Potente, così che se ne parlò. [11] Queste sono le acque luminose che hai visto.
LXIV
[modifica | modifica sorgente][1] E le none acque nere che hai visto, questa è tutta l'empietà che fu ai giorni di Manasse, figlio di Ezechia, [2] perché fu molto empio e uccise i giusti e piegò il giudizio e effuse sangue innocente e con violenza contaminò donne sposate e distrusse altari e soppresse le loro offerte e fece uscire i sacerdoti, perché non prestassero servizio nel santuario. [3] E fece una immagine a cinque facce: quattro di loro guardavano i quattro venti e la quinta (era) sul capo dell'immagine, come contro lo zelo del Potente. [4] E allora uscì l'ira da davanti al Potente, perché Sion fosse sradicata, come anche è accaduto ai vostri giorni. [5] Ma anche sulle due tribù e mezzo fu emanata una sentenza, perché anch'esse fossero fatte prigioniere, come hai visto ora. [6] E fino a così fu grande l'empietà di Manasse, da allontanare dal santuario la gloria dell'Altissimo. [7] Per questo Manasse in questo tempo è stato chiamato empio e da ultimo la sua dimora fu nel fuoco. [8] Infatti, pur essendo stata udita la sua invocazione presso l'Altissimo, da ultimo, quando cadde nel cavallo di bronzo e si liquefece il cavallo di bronzo e accadde allora per lui un segno, [9] di fatto non era vissuto in modo perfetto né di fatto era degno, se non di sapere (fin) da allora da chi da ultimo avrebbe dovuto essere tormentato. [10] Chi può beneficare, infatti, può anche tormentare.
LXV
[modifica | modifica sorgente][1] Così era empio Manasse, e nel suo tempo pensava come se il Potente non avrebbe chiesto conto di queste cose. [2] Queste sono le none acque nere che hai visto.
LXVI
[modifica | modifica sorgente][1] E le decime acque luminose che hai visto, questa è la limpidezza delle generazioni di Giosia, re di Giuda, perché in quel tempo lui solo era sottomesso al Potente con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima. [2] E lui purificò la terra dagli idoli e santificò tutti i vasi che erano stati resi impuri e restituì le offerte all'altare e levò il corno dei santi e esaltò i giusti e glorificò tutti i sapienti in intelligenza e fece tornare i sacerdoti al loro servizio e estirpò e fece perire incantatori e maghi e negromanti dalla terra; [3] e non solo uccise gli empi che vivevano, ma anche le ossa di coloro che erano morti furono tratte fuori dai sepolcri e fecero bruciare nel fuoco. [4] E stabilì le feste e i sabati nei loro sacri riti, e fece bruciare nel fuoco gli impuri e i falsi profeti, che avevano fatto errare il popolo, anche loro fece bruciare nel fuoco, e il popolo che aveva obbedito loro, vivi li gettò nella valle del Cedron e li coprì di pietre. [5] E fu zelante nello zelo del Potente con tutta la sua anima, e in quel tempo, solo, fu fermo nella legge, al punto da non lasciare alcuno incirconciso o empio in tutta la terra, tutti i giorni della sua vita. [6] Questi è quegli che ha preso un profitto eterno, e lui sarà glorificato presso il Potente più di molti nell'ultimo tempo. [7] Per costui infatti e per quelli che gli somigliano sono state create e preparate le preziose glorie di cui prima ti ho detto. [8] Queste sono le acque luminose che hai visto.
LXVII
[modifica | modifica sorgente][1] E le undicesime acque nere che hai visto, questo è il male che ora capita a Sion. [2] Oh! pensi che gli angeli non provino dolore davanti al Potente perché così è stata consegnata Sion e perché, ecco, i popoli si vantano nei loro cuori e le assemblee davanti ai loro idoli e dicono: "E' stata calpestata quella che per molto tempo aveva calpestato ed è stata sottomessa quella che sottometteva?". [3] Pensi che di ciò gioisca l'Altissimo o (che) il suo nome (ne) sia glorificato? [4] Ma cosa sarà del suo giusto giudizio? [5] Tuttavia, dopo ciò, coloro che furono dispersi tra i popoli saranno tenuti nella tribolazione e dimoreranno nella vergogna in ogni luogo, [6] perché, finché Sion è consegnata e Gerusalemme devastata e gli idoli prosperano nelle città dei popoli e il fumo della nube dei profumi di giustizia, che (procede) dalla legge, è estinto in Sion, ecco, vi sarà nella regione di Sion, dovunque, la nube dell'empietà. [7] Pure, si leverà il re di Babilonia, quegli che ora abbatte Sion, e si vanterà del popolo e dirà cose grandi nel suo cuore davanti all'Altissimo. [8] Anche lui però da ultimo cadde. [9] Queste sono le acque nere.
LXVIII
[modifica | modifica sorgente][1] E le dodicesime acque luminose che hai visto, questo è il detto. [2] Verrà infatti un tempo dopo ciò e cadrà il tuo popolo in una calamità, così che correranno il pericolo di perire tutti insieme. [3] Tuttavia saranno salvati e i loro avversari cadranno davanti a loro [4] ed essi avranno per un (certo) tempo grande delizia. [5] E in quel tempo, dopo poco, Sion sarà riedificata e si ripristineranno le sue offerte e i sacerdoti torneranno al loro servizio e ancora verranno i popoli per glorificarla, [6] tuttavia non pienamente, come in precedenza. [7] Ma accadrà dopo ciò: sarà la caduta di molti popoli. [8] Queste sono le acque luminose che hai visto.
LXIX
[modifica | modifica sorgente][1] Le ultime acque che hai visto, infatti, che erano più nere di tutte le precedenti Ä quelle che furono dopo il numero delle dodici raccolte insieme Ä, riguardano tutto il mondo. [2] L'Altissimo le ha separate infatti (fin) da prima perché lui solo sa quel che capiterà. [3] Infatti, (quanto al)le (azioni) cattive degli empi, che sarebbero state (compiute) davanti a lui, (egli) ha previsto i loro sei modi, [4] e ha previsto (pure) i sei modi delle buone azioni dei giusti, che sarebbero state compiute davanti a lui, fatta eccezione di quel che avrebbe fatto (lui stesso) al compimento del mondo. [5] Per questo né le acque nere (stanno) con le nere né le luminose con le luminose: è infatti il compimento.
LXX
[modifica | modifica sorgente][1] Ascolta dunque l'interpretazione delle ultime acque nere, che verranno dopo le nere. Questo è il detto. [2] Ecco, giorni verranno e accadrà, quando sarà maturo il tempo del mondo e verrà la mietitura dei suoi semi, dei cattivi e dei buoni: il Potente farà venire sulla terra e i suoi abitanti e sui suoi governanti turbamento degli spiriti e istupidimento del cuore. [3] E si odieranno l'un l'altro e si inciteranno l'uno contro l'altro alla guerra e gli ignominiosi domineranno gli onesti e si innalzeranno i vili sui gloriosi [4] e i molti saranno consegnati ai pochi e quelli che non erano alcunché domineranno i forti e prevarranno i miseri sui ricchi e gli empi si leveranno sui valorosi [5] e taceranno i sapienti e parleranno gli stolti e allora non sarà saldo il pensiero degli uomini, neppure l'intelligenza dei potenti, né sarà salda la speranza di coloro che sperano. [6] E accadrà: quando saranno accadute le cose predette, cadrà la confusione in tutti gli uomini, e alcuni cadranno in guerra e alcuni si corromperanno nei dolori e alcuni saranno insidiati da quelli che sono loro. [7] L'Altissimo rivelerà i popoli che prima aveva approntato e verranno e combatteranno con i governanti che allora saranno rimasti. [8] E accadrà: chiunque scamperà alla battaglia morrà nella sommossa; e chi scamperà alla sommossa brucerà nel fuoco; e chi scamperà al fuoco perirà di fame. [9] E accadrà: chiunque scamperà e sfuggirà a tutte le cose predette, a coloro che vinsero e (a coloro) che furono vinti, (costoro) saranno consegnati nelle mani del mio servo, l'Unto: [10] tutta la terra infatti divorerà i suoi abitanti.
LXXI
[modifica | modifica sorgente][1] La terra santa però avrà misericordia del suo e proteggerà in quel tempo i suoi abitanti. [2] Questa è la visione che hai visto e questa è la sua interpretazione. [3] Io poi sono venuto per dirti questo perché è stata udita la tua invocazione presso l'Altissimo.
LXXII
[modifica | modifica sorgente][1] Ascolta anche (questo) sulle acque luminose che saranno al compimento, dopo quelle nere. Questo è il detto. [2] Dopo che saranno venuti i segni che prima ti ho detto, quando saranno turbati i popoli e sarà venuto il tempo del mio Unto, egli chiamerà tutti i popoli e ne farà vivere alcuni e altri ne ucciderà. [3] Questo dunque verrà sui popoli che vivranno dopo ciò. [4] Ogni popolo che non conoscerà Israele e che non avrà calpestato il seme di Giacobbe, esso vivrà. [5] E questo affinché alcuni popoli si sottomettano al tuo popolo. [6] Tutti coloro, invece, che avranno dominato su di voi o che vi avranno conosciuto, tutti costoro saranno consegnati alla spada.
LXXIII
[modifica | modifica sorgente]E accadrà: dopo che avrà umiliato tutto quanto è al mondo e si sarà seduto in pace, per sempre, sul trono del suo regno, allora (l'Unto) si rivelerà in delizia e si vedrà il riposo. [2] E allora la guarigione discenderà, in ombra, e la malattia si allontanerà e cura e dolore e gemiti passeranno (via) dagli uomini e tornerà la gioia in tutta la terra. [3] E nessuno più morrà, se non nel suo tempo, né accadrà, all'improvviso, alcuna avversità. [4] E giudizi e offese e litigi e vendette e sangue e desideri e invidia e odio e tutto quanto somiglia loro, rimossi, andranno alla condanna: [5] sono loro infatti le (passioni) che hanno riempito questo mondo di mali e per esse soprattutto era turbata la condotta degli uomini. [6] E verranno gli animali dalla foresta e serviranno gli uomini e aspidi e dragoni usciranno dalle loro caverne per essere sottomessi ad un bimbo. [7] E le donne allora non avranno più sofferenza quando genereranno, né saranno tormentate quando daranno il frutto del ventre.
LXXIV
[modifica | modifica sorgente][1] E accadrà in quei giorni: non faticheranno i mietitori né lavoreranno quelli che edificano: da se stesse infatti correranno le opere, con coloro che le fanno, in grande riposo. [2] Perché quel tempo è il compimento di quel che è corruttibile e il principio di quel che è incorruttibile. [3] Per questo le (cose) predette accadranno in esso; per questo sarà lontano dai cattivi e vicino per coloro che non muoiono. [4] Queste sono le ultime acque luminose venute dopo le ultime acque nere".
LXXV
[modifica | modifica sorgente][1] E risposi e dissi: "Mio Signore, chi imiterà la tua grazia? Essa infatti è incomprensibile. [2] O chi indagherà la tua misericordia che non ha fine? [3] O chi comprenderà la tua intelligenza? [4] O chi potrà narrare i pensieri della tua mente? [5] O chi tra i nati (di donna) si aspetterà di giungere ad essi, se non colui di cui tu hai misericordia e che proteggi? [6] Perché, se tu non hai misericordia degli uomini, quanti (sono) sotto la tua destra non possono giungere ad essi, se non coloro che, (annoverati) in numeri rinomati, possono essere chiamati. [7] Noi però, quanti esistiamo, se conosciamo perché siamo venuti e ci sottomettiamo a colui che ci ha fatto uscire dall'Egitto, verremo di nuovo e rammenteremo le cose passate e gioiremo di quel che fu. [8] Ma se ora non conosciamo perché siamo venuti e non riconosciamo il principato di colui che ci ha fatto salire dall'Egitto, verremo di nuovo e invocheremo le (cose) che ora sono state e ci addoloreremo nelle sofferenze per quel che è accaduto".
LXXVI
[modifica | modifica sorgente][1] E rispose e mi disse: "Poiché ti è stata interpretata la rivelazione di questa visione, come avevi pregato, ascolta la parola dell'Altissimo, affinché tu sappia quel che ti capiterà dopo ciò. [2] Perché (te ne) andrai sì da questa terra, tuttavia non alla morte, ma alla custodia dei tempi.[3] Sali dunque in cima a questa montagna e passeranno davanti a te tutte le regioni di questa terra e la somiglianza dell'universo e la cima dei monti e l'abisso della valle e gli abissi del mare e il numero dei fiumi, perché tu veda cosa lasci e dove vai. [4] Questo poi accadrà dopo quaranta giorni. [5] Ora dunque, in questi giorni, va' e insegna al popolo quanto puoi, perché imparino, così che non muoiano nell'ultimo tempo, ma imparino, così che vivano negli ultimi tempi".
LXXVII
[modifica | modifica sorgente][1] E io, Baruc, (me ne) andai di lì e venni presso il popolo e li radunai, dal grande fino al piccolo, e dissi loro: [2] "Ascoltate, figli di Israele! Vedete quanti siete rimasti delle dodici tribù d'Israele. [3] A voi e ai vostri padri il Signore ha dato la legge, piuttosto che a tutti i popoli, [4] e poiché i vostri fratelli hanno trasgredito i comandamenti dell'Altissimo, (egli) ha fatto venire su di voi e su di loro la vendetta, e non ha risparmiato i primi, ma ha dato anche gli ultimi alla prigionia né ne ha lasciato un resto. [5] Ma ecco, voi siete qui con me. [6] Se dunque correggerete le vostre vie, non andrete anche voi come andarono i vostri fratelli, ma loro verranno a voi, [7] perché è misericordioso colui cui voi rendete culto, ed è protettore colui in cui sperate, ed è veritiero, per fare il bene e non il male. [8] Ecco, non avete visto quel che è capitato a Sion? [9] O forse pensate che il luogo abbia peccato, e per questo sia stato distrutto; o (che) la terra abbia mancato, e per questo sia stata consegnata? [10] E non sapete che per voi, che avete peccato, è stato distrutto quello che non aveva peccato, e per coloro che erano stati scellerati è stato consegnato agli avversari, esso, che non aveva mancato?". [11] E rispose tutto il popolo e mi disse: "Ricordiamo tutto quanto possiamo ricordare dei beni che ha fatto con noi il Potente e lui conosce, nella sua misericordia, quelli che noi non ricordiamo. [12] Tuttavia fa' questo per noi, tuo popolo: scrivi anche ai nostri fratelli in Babilonia una lettera di ammaestramento e un rotolo di annuncio, per rafforzare anche loro prima che tu te ne vada da noi. [13] Perirono infatti i pastori di Israele e si sono spente le lampade che illuminavano e le fonti hanno trattenuto il loro corso, di dove bevevamo. [14] Noi siamo stati abbandonati nella tenebra e nel fitto della foresta e nella sete del deserto". [15] E risposi e dissi loro: "Pastori e lampade e fonti procedevano dalla legge e, se noi andiamo, pure la legge sta. [16] Se dunque guarderete alla legge e veglierete nella sapienza non mancherà la lampada e il pastore non verrà meno e la fonte non seccherà. [17] Tuttavia, come mi avete detto, io scriverò anche ai vostri fratelli in Babilonia e manderò (la lettera) tramite uomini; e scriverò così anche alle nove tribù e mezzo e manderò (la lettera) tramite un uccello".[18] E accadde: il ventuno dell'ottavo mese io, Baruc, venni e sedetti sotto la quercia, all'ombra dei rami, e nessuno era con me, ma (ero) io solo. [19] E scrissi le due lettere: una (la) mandai tramite un'aquila alle nove tribù e mezzo e l'altra (la) mandai a quelli (che erano) in Babilonia, tramite tre uomini. [20] E chiamai l'aquila e le dissi queste parole: [21] "L'Altissimo ti ha fatta perché tu ti elevassi sopra tutti gli uccelli, [22] e ora va' e non abitare (alcun) luogo né entrare in (alcun) nido né sostare su alcun albero finché tu non abbia attraversato l'ampiezza delle molte acque del fiume Eufrate e sia andata fino al popolo che lì dimora e abbia gettato loro questa lettera. [23] Rammenta poi che al tempo del diluvio Noè ricevette da una colomba il frutto dell'ulivo, dopo averla mandata (fuori) dall'arca; [24] ma anche i corvi servirono Elia, quando gli portavano il cibo come era stato loro comandato; [25] anche Salomone, al tempo del suo regno, dovunque volesse mandare (lettere) o chiedere qualcosa, comandava ad un uccello ed esso gli obbediva, come lui comandava. [26] E ora non essere pigra né deviare a destra o a sinistra, ma vola e va' per la retta via per custodire il comando del Potente, come ti ho detto".
LXXVIII
[modifica | modifica sorgente][1] Lettera di Baruc, figlio di Neria, che (egli) scrisse alle nove tribù e mezzo. Sono queste le parole della lettera che Baruc, figlio di Neria, mandò alle nove tribù e mezzo che erano al di là del fiume, in cui erano scritte queste cose: [2] Così dice Baruc, figlio di Neria, ai fratelli condotti in cattività: misericordia (ed) anche pace siano a voi. [3] Ricordo, fratelli miei, l'amore di colui che ci ha creati, che ci ha amato da prima e che non ci ha mai odiato, ma piuttosto ci castigava. [4] E veramente so che non siamo stati legati noi tutti, le dodici tribù, da un unico legame, come siamo nati da un unico padre. [5] Per questo soprattutto mi è stata cura di lasciarvi le parole di questa lettera, prima di morire, perché foste consolati dei mali che vi sono successi e perché, ancora, vi addoloraste per i mali che sono capitati ai vostri fratelli e, ancora, perché rendeste giustizia al giudizio di colui che ha emesso sentenza contro di voi, così che foste in cattività. Quel che avete patito infatti è meno di quel che avete fatto (ed è stato così) perché negli ultimi tempi siate trovati degni dei vostri padri. [6] Per questo, se pensate a quel che ora avete patito per i vostri beni, perché alla fine non foste giudicati e tormentati, allora riceverete la speranza eterna, soprattutto se avrete tolto dal vostro cuore il vano errore per cui (ve ne) siete andati di qui. [7] Se infatti farete ciò così, si rammenterà continuamente di voi colui che in ogni tempo ha promesso a nostro vantaggio a coloro che erano migliori di noi di non dimenticare in eterno o abbandonare il nostro seme, ma di raccogliere ancora nella (sua) molta misericordia tutti coloro che erano stati dispersi.
LXXIX
[modifica | modifica sorgente][1] Dunque, fratelli miei, sappiate prima cosa è capitato a Sion, che salì contro di noi Nabucodonosor, il re di Babilonia. [2] Peccammo infatti contro colui che ci aveva fatto (e) non custodimmo i comandamenti che ci aveva comandato, ma neppure ci castigò come meritavamo. [3] Quel che è capitato a voi è capitato infatti anche a noi, affinché ancor più patissimo.
LXXX
[modifica | modifica sorgente][1] Ed ora, fratelli miei: quando gli avversari ebbero circondato la città, furono mandati (alcuni) angeli dell'Altissimo e abbatterono la fortificazione del robusto muro e fecero rovinare i suoi fermi angoli di ferro, che non potevano essere sradicati. [2] Tuttavia essi occultarono i vasi santi, perché non fossero resi impuri dagli avversari. [3] E quando ebbero fatto questo, allora consegnarono agli avversari il muro, abbattuto, e la casa, rapinata, e il tempio, incendiato, e il popolo, vinto per essere consegnato, così che gli avversari non si vantassero e dicessero: "Così abbiamo potuto, al punto di distruggere in guerra anche la casa dell'Altissimo".[4] Anche i vostri fratelli furono incatenati e condotti a Babilonia e lì li fecero dimorare, [5] e noi siamo rimasti qui, molto pochi. [6] Questo è il dolore di cui vi scrissi. [7] So infatti veramente che vi consolava la dimora di Sion, finché sapevate che era prospera, (consolazione) più (grande) del dolore di cui eravate dolenti per esserne lontani.
LXXXI
[modifica | modifica sorgente][1] Ma udite anche una parola a consolazione. [2] Io infatti facevo lutto su Sion e invocai misericordia dall'Altissimo e dissi: [3] "Queste cose sussisteranno fino alla fine? E sempre verranno su di noi questi mali?". [4] E il Potente fece secondo la moltitudine della sua misericordia e l'Altissimo secondo la grandezza della sua clemenza, e mi rivelò una parola, perché fossi consolato, e mi mostrò delle visioni, perché non mi addolorassi più, e mi ha fatto conoscere i misteri dei tempi e mi ha mostrato l'avvento dei momenti.
LXXXII
[modifica | modifica sorgente][1] Per questo, fratelli miei, vi ho scritto come sarete consolati della moltitudine dei dolori. [2] Sappiate che il nostro Fattore ci vendicherà di tutti i nostri avversari, secondo tutto quello che hanno fatto a noi e in noi, e che sono piuttosto vicini il compimento che farà l'Altissimo e la sua misericordia, che verrà, e (che) non è lontano il compimento del suo giudizio.[3] Ora infatti vediamo la moltitudine della prosperità dei popoli, pur essendo essi empi, ma sono simili ad un soffio; [4] e guardiamo la moltitudine del loro dominio, pur essendo essi scellerati, ma saranno simili ad una goccia; [5] e vediamo la verità della loro potenza, pur levandosi essi ogni anno contro il Potente, ma saranno computati come uno sputo; [6] e pensiamo alla gloria della loro grandezza, pur non custodendo essi le alleanze dell'Altissimo, ma come fumo passeranno; [7] e consideriamo la bellezza del loro decoro, pur vivendo essi nelle immondezze, ma come erba che inaridisce seccheranno; [8] e pensiamo al vigore della loro durezza, pur non rammentandosi essi della fine, ma come onda che passa si infrangeranno; [9] e osserviamo il vanto della loro potenza, pur rinnegando essi la grazia di Dio che (tutto) diede loro, ma come nube che passa passeranno.
LXXXIII
[modifica | modifica sorgente][1] L'Altissimo infatti affretterà, sì, i suoi tempi e farà venire i suoi momenti e giudicherà coloro che (vivono) nel suo mondo [2] e visiterà davvero ogni cosa, attraverso tutte le loro opere, poiché furono peccatori, [3] e scruterà i pensieri nascosti e tutto (quel) che è posto nelle stanze di tutte le membra, che (è) nell'empietà, e (lo) farà uscire all'aperto, davanti a chiunque, con rimprovero. [4] Non salga dunque al vostro cuore alcuna delle (cose) che sussistono, ma piuttosto aspettiamo, perché viene quel che è promesso; [5] e non guardiamo alle voluttà dei popoli di ora, ma rammentiamoci di quel che ci è promesso per la fine, [6] perché passeranno i confini dei tempi e (dei) momenti e (di) tutto quel che c'è in loro, insieme. [7] Il compimento del mondo mostrerà allora la grande potenza di colui che lo governa, quando ogni cosa verrà al giudizio. [8] Voi dunque approntate i vostri cuori per quel che prima avete creduto, per non essere esclusi dai due mondi, poiché qui foste prigionieri e lì sareste tormentati. [9] Infatti (in) quel che esiste ora o che è passato o che viene, in tutto ciò né il male è pienamente male né, ancora, il bene è pienamente bene. [10] Ogni salute di ora si muterà infatti in malattia [11] e ogni fortezza di ora si muterà in infermità e ogni vigore di ora si muterà in miseria [12] e ogni veemenza della giovinezza si muterà in vecchiaia e compimento e ogni bellezza del decoro di ora si muterà e inaridirà e diverrà odiosa [13] e ogni superbia della fanciullezza di ora si muterà in umiliazione e vergogna e ogni gloria dell'orgoglio di ora si muterà nella vergogna del tacere [14] e ogni esaltazione e superbia di ora si muterà nella rovina del silenzio [15] e ogni voluttà e delizia di ora si muterà in verme e corruzione [16] e ogni clamore di chi si vanta si muterà in polvere silenziosa [17] e ogni possesso della ricchezza di ora si muterà nello Sheol, solo, [18] e ogni rapina del desiderio di ora si muterà in morte, non di sua volontà, e ogni desiderio delle passioni si muterà in giudizio di tormento [19] e ogni inganno dell'astuzia di ora si muterà nell'accusa della verità [20] e ogni dolcezza degli unguenti di ora si muterà in giudizio e condanna [21] e ogni amicizia si muterà in obbrobrio, in silenzio.[22] Penserai dunque che tutto, quando ora sia stato, non sarà retribuito? [23] Il compimento di tutto verrà alla verità.
LXXXIV
[modifica | modifica sorgente][1] Io dunque da vivo vi ho istruito. Vi ho detto infatti di imparare di più i comandamenti del Potente, che vi ha educato, e, prima di morire, porrò davanti a voi pochi comandamenti del suo giudizio. [2] Rammentate che un tempo Mosè ha fatto testimoniare contro di voi il cielo e la terra e ha detto: "Se trasgredirete la legge sarete dispersi, e se la osserverete sarete custoditi". [3] E anche altre (cose) vi diceva quando eravate insieme, dodici tribù, nel deserto. [4] E dopo la sua morte le rigettaste da voi, e per questo vi sono successe le (cose) che erano state predette. [5] Ed ora: Mosè ve (le) diceva prima che vi capitassero, ed ecco, sono capitate: infatti avete abbandonato la legge. [6] Anch'io, ecco, vi dico, dopo che avete patito, che, se obbedirete a quel che vi è stato detto, riceverete dal Potente ogni cosa posta e custodita per voi. [7] Figli miei, questa lettera sia per me e per voi di testimonianza, perché ricordiate i comandamenti del Potente e perché, anche, io abbia una difesa davanti a colui che mi ha mandato. [8] E ricordate la legge e Sion (ed) anche la terra santa e i vostri fratelli e l'alleanza e i vostri padri, e non dimenticate le feste e i sabati. [9] E trasmettete questa lettera e le tradizioni della legge ai vostri figli dopo di voi, come anche i vostri padri l'hanno trasmessa a voi, [10] e in ogni tempo invocate e pregate sollecitamente, con tutta la vostra anima, perché il Potente si riconcili con voi e non conti la moltitudine dei vostri peccati, ma si rammenti della dirittura dei vostri padri. [11] Se infatti non ci giudicasse secondo la moltitudine della sua misericordia, guai a noi, a tutti i nati (di donna)!
LXXXV
[modifica | modifica sorgente][1] Ancora poi sappiate che nei tempi precedenti e nelle generazioni di prima i nostri padri avevano (come) aiuti giusti e profeti e santi. [2] Ma (anche) noi fummo nella nostra terra, ed essi ci aiutavano, quando peccavamo, e invocavano per noi colui che ci ha fatto, perché confidavano nelle proprie opere, e il Potente li udiva e ci era propizio. [3] Ora però i giusti sono stati radunati e i profeti si sono addormentati e anche noi siamo usciti dalla nostra terra e Sion ci è stata tolta e non abbiamo alcunché ora, se non il Potente e la sua legge. [4] Se dunque correggeremo e rinsalderemo i nostri cuori, riceveremo tutto quel che abbiamo perduto e (cose) che sono molto più eccellenti di quelle che abbiamo perduto, di molte volte. [5] Quel che abbiamo perduto infatti era soggetto a corruzione e quel che riceveremo è incorruttibile.[6] Anche ai nostri fratelli ho scritto così, a Babilonia, per testimoniare anche a loro queste (cose). [7] Tutte le (cose) dette in precedenza siano sempre davanti ai vostri occhi, perché siamo ancora in vita e (nel) dominio della nostra libertà [8] e, ancora, anche l'Altissimo qui è longanime con noi e ci ha fatto conoscere quel che sarà né ha nascosto quel che capiterà alla fine. [9] Prima dunque che il suo giudizio rivendichi quel che (è) suo e la verità quel che le spetta, prepariamo la nostra anima a prendere, e non ad essere presi, e a sperare, e non a vergognarsi, e a riposare con i nostri padri, e non ad essere tormentati con i nostri nemici.[10] La giovinezza del mondo infatti è passata e la veemenza della creazione è di già consumata e poco manca all'avvento dei tempi ed (anzi) essi sono passati e il secchio è vicino alla cisterna e la nave al porto e il corso della via alla città e la vita al compimento. [11] Ancora: preparate le vostre anime affinché, dopo aver solcato (il mare) ed essere scesi dalla nave, riposiate e, quando (ve ne) sarete andati, non siate condannati.[12] Ecco, infatti: l'Altissimo farà venire tutte queste (cose). Lì non vi sarà più luogo per la penitenza né confine per i tempi né spazio per i momenti né cambiamento per (aver) sollievo né luogo per l'invocazione né invio di domande né assunzione di scienza né dono d'amore né luogo per la resipiscenza né suppliche per le colpe né invocazioni di padri né preghiera di profeti né aiuto di giusti. [13] Lì v'è sentenza di corruzione, via di fuoco e sentiero che conduce alla gehenna.[14] Per questo una è la legge (data) dall'Unico; uno (è) il mondo e per quel che v'è in esso, per tutto, fine. [15] Allora (egli) farà vivere quelli che troverà e sarà loro propizio e, insieme, farà perire coloro che saranno macchiati di peccati.
LXXXVI
[modifica | modifica sorgente][1] Quando dunque riceverete la lettera, leggetela nelle vostre assemblee con sollecitudine [2] e meditatela, soprattutto nei giorni dei vostri digiuni. [3] E rammentatevi di me, tramite questa lettera, come anch'io mi rammento di voi, in essa e sempre.
LXXXVII
[modifica | modifica sorgente][1] E accadde: quando ebbi compiuto tutte le parole di questa lettera e l'ebbi scritta con sollecitudine fino al suo compimento, l'arrotolai e sigillai con cura e la legai al collo dell'aquila e lasciai (questa) e la mandai.
Fine del libro di Baruc, figlio di Neria.