Interlingua/Teoria/Fuori delle lingue neolatine

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Alcuni esempi al di fuori della famiglia delle lingue neolatine[modifica]

La tecnica prototipica fin qui illustrata si occupa solo di parole che derivano dal latino, o che sono costruite su materiale latino. E necessario fare ulteriori esempi a proposito dei seguenti gruppi:

1) parole di origine greca, incluse derivazioni classiche ­ originarie o trasmesse tramite il latino ­, così come 'neologismi' costruiti su materiale linguistico gre­co. 2) Parole di origine germanica penetrate nelle lingue romanze in epoca post­classica che si sono pienamente assimilate. 3) Parole straniere, ricevute in diversi periodi da varie lingue al di fuori di quelle anglo­romanze, assimilate più o meno completamente.

1. Nel caso di parole d'origine greca succede spesso che termini che hanno va­lore semantico di derivati siano formalmente indipendenti da quella che si po­trebbe supporre essere la loro radice. Nel vocabolario standardizzato la radice non esercita nessuna influenza sul derivato. Così la forma internazionale di "te­rapeutico" non ha implicazioni formali dirette con "terapia", sebbene è evidente che una sia l'aggettivo dell'altra. Entrambe derivano dal verbo greco "thera­peuein". "Terapia" compare nel vocabolario internazionale come "therapia", e "terapeutico" come "therapeutic". L'interdipendenza semantica dei due non è reperibile formalmente né nelle lingue di riferimento, né quindi nel vocabola­rio internazionale. Esse compaiono nel dizionario come due voci senza connessione formale alcuna. In altri casi la relazione formale per derivazione che esisteva in greco si è completamente oscurata nelle lingue moderne, le quali trat­tano queste parole esattamente come "therapia­-therapeutic". Quest'oscuramento è spesso dovuto al fatto che i membri di una serie derivativa in greco furono assunti dal latino o dalle lingue moderne come parole individuali, in cui connessione formale con altre parole greche della stessa famiglia non era più evidente. La parola greca "phlegmatikos" era un derivato di "phlegma", con la ra­dice flessiva "phlegmat­"; ciononostante quest'ultima parola non compare nelle lingue moderne, e certamente in nessuno dei membri del gruppo di riferimento anglo­romanzo, in una forma corrispondente all'antica radice derivazionale. Essa è rappresentata dovunque dal nominativo greco­latino e compare nella forma corrispondente nel vocabolario internazionale, ossia come phlegma, senza che questa abbia rapporti formali diretti con l'aggettivo "phlegmatic". Nella maggior parte delle parole d'origine greca, però, la continuità formale delle se­ rie derivative emerge nel vocabolario internazionale altrettanto chiaramente di quanto succeda con le serie di parole d'origine latina.

2. Accanto al greco, i contributori del vocabolario internazionale più importan­ti sono le lingue germaniche. Il loro ruolo nel vocabolario internazionale per­mette due osservazioni specifiche. Vi sono molte parole inglesi d'origine germanica che sono collegate a parole di altre lingue di riferimento tramite una comune parentela indo­europea. Esempi ne siano l'inglese "beech" e lo spagnolo "haya", l'inglese "father" e l'italiano "padre", l'inglese "brother" e il francese "frere", ecc.. In tutti questi casi la forma germanica (quando naturalmente vi è una perfetta corrispondenza formale e semantica) potrà essere considerata una variante contributrice che si aggiunge all'irradiazione internazionale della pa­ rola in questione. Come per la tecnica prototipica, le parole di questa categoria possono essere standardizzata esclusivamente a partire dalle loro varianti ro­manze. Qui l'inclusione di una parola affine germanica produrrebbe prototipi su radice indo­europea, troppo limitati per sostenere un vocabolario interna­zionale. Così il francese "frere", l'italiano "fratello" (con un suffisso che può essere scartato) e l'inglese "brother" stabiliscono l'internazionalitàdi una parola che è rappresentata dalla forma standardizzata "fratre", determinata senz'alcun riferimento alla variante germanica. Un problema connesso, e molto più impor­tante, è quello di parole d'origine germanica rappresentate da varianti impre­state alle lingue di riferimento romanze, siano esse appoggiate o no da una for­ma reperibile in inglese. La maggior parte delle parole di questa categoria furo­no assunte dalle lingue romanze durante l'alto medio­evo (VI-­XII secolo) quando la supremazia germanica specialmente nel campo della legge e della guerra, si fece sentire in ogni parte dell'Europa occidentale. Se la forma inglese di tali parole è disponibile (e generalmente lo è), essa allora potràessere considerata una variante di forme romanze, adatta ad aggiungersi all'irradiamento internazionale della parola in questione, ma non adatta ad entrare nella determinazio­ne del suo prototipo. La parola francese "hareng", l'italiano "aringa", lo spagno­lo/portoghese "arenque", sono varianti romanze del germanico occidentale "ha­ring". E quindi identica alle parole germaniche (inglese "herring" e tedesco "Hering"). Il significato della parola non fa sorgere nuovi problemi. Essa ha pieno raggio internazionale attraverso tutte le lingue di riferimento. Per la determi­nazione del suo prototipo l'inclusione delle varianti inglese e tedesca comporterebbe un risultato su radice germanica. L'esclusione dell'inglese e del tedesco produce il prototipo "haringo", che è la forma con la quale questa parola è rappresentata nel vocabolario internazionale standardizzato.

3. Per quanto riguarda la standardizzazione di parole straniere imprestate in data più recente da fonti diverse al di fuori dal gruppo anglo­romanzo, bisogna fare una distinzione fra le parole che sono state pienamente assimilate in tutte le lingue d'adozione e quelle che, avendo conservato la loro forma originale, hanno da sempre mantenuto un carattere di "estraneità". Nella prima categoria vi sono moltissime parole d'origine extra­europea introdotte nelle lingue euro­pee tramite lo spagnolo ed il portoghese. In molti casi le lingue iberiche mostrano una più stretta somiglianza con la struttura formale dell'originale che non le lingue in cui è penetrata di seconda mano. Per esempio, gli equivalenti dell'inglese "carafe" nelle altre lingue di riferimento sono l'italiano "caraffa", il francese "carafe", lo spagnolo/portoghese "garrafa". L'ultimo menzionato, che si avvicina di più all'originale arabo "gharraf", determinerebbe quindi il prototipo di tutte le varianti moderne in "garrafa", se la g­ iniziale fosse un tratto tipi­co anche di un'altra lingua­fonte o di riferimento. Invece la ­g­ è sopraffatta dalla c­ iniziale che si trova in ogni altra lingua. La forma internazionale risul­tante è carrafa. I derivati da prestiti relativamente recenti non sono molto frequenti. Dove compaiono, essi influenzano il prototipo come negli altri casi. Un esempio è la forma internazionale della parola inglese "tea", in italiano té, in francese "the", in spagnolo "te", che corrisponde al nome di questa pianta e del­la sua bevanda nel dialetto amoy della Cina; il portoghese "cha" (nome specifi­co per pianta di tè), riflettono la variante mandarina. La combinazione di questi due rami potrebbe essere alquanto problematica se non fosse per l'esistenza del derivato internazionale theina, che perciò serve per determinare il prototipo della parola­radice in "the". Infine parole straniere introdotte nelle lingue di riferimento in tempi relativamente recenti, che hanno conservato il loro carattere peculiare, lo conservano pure nella forma che compare nel vocabolario in­ternazionale. Esempi sono: dall'italiano: "allegro, aria, imbroglio"; dallo spa­ gnolo: "cargo, matador, rancho"; dal francese: "bouquet, bureau, chassis"; dal­l'inglese: "budget, interview, reporter, standard"; dal tedesco: "Hinterland, Kir­schwasser, Landwehr".

In alcuni casi le lingue moderne hanno costruito su questi prestiti dei derivati indipendenti di cui solo le finali devono essere standardizzate. Così avremo "in­terviewar" da "interview", e "standardisar" da "standard". In questo dizionario tali parole "straniere" sono riportate senza segni diacritici, con l'eccezione del caso in cui un simile procedimento rendesse impossibile la pronuncia. Così abbiamo il francese defaite, anziché 'défaite' ma il tedesco ritiene l'umlaut in "kümmel".

Le parole inglesi a volte rivelano dalla loro conformazione se esse devono essere internazionalizzate su base americana o inglese.