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Sardo/Verbi

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Indice del libro

Il sardo presenta tali modi e tempi verbali:

Indicativo Congiuntivo Condizionale Imperativo Infinito Participio Gerundio
• Presente
• Imperfetto
• Passato remoto♦
• Passato prossimo
• Trapassato prossimo
• Futuro
• Futuro anteriore
•Presente
•Imperfetto
•Passato
•Trapassato
•Presente
•Passato
•Presente
•Futuro
•Presente
•Passato
•Presente♦♦
•Passato
•Presente
•Passato

Le diatesi presenti sono quella attiva e quella passiva; quest'ultima, meno impiegata della prima, si costruisce in diversi modi:

  • Ve n'è uno, à la italiana, che impone il verbo ésser ed il participio del verbo considerato. Es.: "Peruna cosa est istada fatta".
  • Un altro, di gran lunga più usato, è impersonale e prevede la 3ª pers. plur. del verbo in diatesi attiva, non avente alcun soggetto. Es.: "Mortu male l'ant acattau... L'ant ghirau in battor cantos a issu! E pessare chi depiat cumprire sos annos oje.. Zae bi l'ant fattu su bellu presente!".
  • Un altro ancora prevede la particella si, cui segue la 3ª pers. sing. e plur. del verbo in diatesi attiva. Es.: "Dae inoche non si biet nudda nudda".

Per quanto riguarda la forma riflessiva, vi è una differenza, fra sardo ed italiano, nell'impiego degli ausiliari: mentre l'uno richiede il verbo áer, l'altro richiede il verbo "essere":

Bella fricadura t'as picadu! = ti sei preso una bella fregatura!
  • Il futuro è privo della dizione "semplice", a differenza di quello italiano, dal momento che quello sardo è sempre composto in due rispettive forme:
    • Il verbo coniugato áer, seguito dalla preposizione a e dall'infinito del verbo considerato.
      Ad esempio, mi ch'ap'a andare (mi che apo a andare) si tradurrebbe letteralmente, seguendo la perifrasi, "me ne ho ad andare" ma più correttamente "me ne andrò".
    • Il verbo coniugato déper (nella sua forma irregolare del presente indicativo), seguito dall'infinito del verbo considerato.
      Ad esempio, des esser si tradurrebbe letteralmente, seguendo la perifrasi, "devi essere" ma più correttamente "sarai".
  • ♦Il passato remoto è un tempo semplice ormai tanto inusuale sia nello scritto che nel parlato, da sembrare che non valga la pena di riportarlo.
  • La desinenza della 2ª persona plurale del congiuntivo presente è, nel sardo, varia: per evitare confusione, generalmente nel nuorese vi è alternanza delle consonanti -d e -z, per cui si potrà avere "non cantezas!" come "non cantedas!" (non cantate [voi]!).
  • L'imperfetto congiuntivo sardo riprende sorprendentemente i caratteri di quello latino, essendo sostanzialmente costituito dall'infinito con aggiuntevi le desinenze (propria di questi è quella adoperata nella 1ª persona, -epo). Si noti il caratteristico spostamento di accento, per cui ad esempio è rinvenibile l'infinito fàcher (fare) ed il congiuntivo imperfetto fachèrent ([che] facessero).
  • Anche il condizionale presenta una forma composta, costituita dal verbo coniugato déper (nella sua forma irregolare dell'imperfetto indicativo) cui segue l'eventuale presenza della particella a, che nelle pagine apposite verrà riportata, e l'infinito del verbo considerato.
  • È da segnalare la costruzione dell'imperativo negativo, che prevede la negazione no/non ed il congiuntivo presente del verbo considerato. Inoltre, è frequente l'impiego di un imperativo generico, risultante nell'infinito seguito dalla preposizione -a e, eventualmente, anche dalla 3ª pers.cong.pres. del verbo ésser sìat (Es. "Ajò, a messare tridicu siat!" ovvero "forza, si deve mietere il grano!").
  • Per quanto pertiene al participio:
    • ♦♦Quello presente non esiste, se non come aggettivo o sostantivo (Es. su balente, su molente, su presente, su dischente e così via, ma anche attributi quali lughente, currente etc.); infatti, è sostituito dal gerundio presente (es.: unu cane fughinde "un cane che fugge", unu pitzoccu currende "un ragazzo che corre" etc.).
    • Quello passato, nella sua forma singolare e plurale, è declinabile analogamente agli aggettivi della prima classe. Inoltre presenta due forme, una forte ed una debole: pressoché tutti i verbi della 1ª e della 3ª coniugazione hanno il participio di forma debole (-au, -íu), mentre molti della 2ª dispongono di quello di forma forte.
Ad esempio, i part.pass. di gherrare e gruspire saranno rispettivamente gherr-au e grusp-íu, ma quelli di murgher e pàrrer saranno rispettivamente murtu e partu.
  • Per indicare azione abituale anche il sardo, come l'italiano, usa il gerundio presente ma, a differenza di quest'ultimo, impiega il verbo ésser; es. "Semper pessande male de sos atteros ses!" ovvero "Stai sempre pensando male degli altri!".
  • Esiste una locuzione impersonale largamente impiegata, nacchi.../nanchi..., corrispondente all'italiano "si dice che..."/"dicono che...". Es.: "Nanchi non ses prus amicu de cussu canisterrju runzosu.. Mancu male".

Posizione del verbo

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Il verbo dispone di una certa libertà di posizione, in particolare nelle esclamazioni e nelle interrogative, in cui per regola si ha la sua inversione:

  • Ma maccu ses? (non "ma ses maccu?")
  • Andaos bi sezis? Ite novas? (non "bi sezis andaos?")
    • Eh, torrande bi semus! Malas, addolumannu nostru! (non "semus torrande!")

In particolare è da ricordare che, in presenza di tempi composti e complemento oggetto, quest'ultimo sarà fatto precedere o seguire dal verbo, a seconda dell'importanza che gli dà il locutore.

  • Bistu bi l'as a babbu tuo? oppure A babbu tuo bistu bi l'as?