Storia della letteratura italiana/Ludovico di Breme
Nell'introduzione del Romanticismo in Italia ha un ruolo importante Ludovico di Breme, che interviene nella polemica classico-romantica prendendo apertamente le difese della poesia moderna contro quella antica.
La vita
[modifica | modifica sorgente]Ludovico Arborio Gattinara dei marchesi di Breme nasce a Torino nel 1780. Figlio del ministro dell'Interno del Regno di Sardegna, Ludovico di Breme diviene ecclesiastico nel 1806 e una volta trasferitosi a Milano diventa cappellano del viceré Eugenio di Beauharnais. Successivamente ricopre l'incarico di Consigliere di stato del Regno ed è l'ispiratore del Conciliatore, sul quale sostiene con vivacità le nuove dottrine romantiche.[1]
Ha un posto di primo piano nel Risorgimento italiano, comprendendo che la crisi italiana coinvolge moralmente tutta la nazione, e sostiene con veemenza come lo spirito liberale non può essere distrutto. Ha piena coscienza che per rinnovare la cultura italiana sarebbe stato necessario essere partecipi dell'universalità dello spirito europeo. Intende il Romanticismo come affrancamento da ogni costrizione letteraria, politica e culturale, e vede in esso l'apice dell'impulso creativo. Pur rimanendo in lui le tracce dell'educazione illuministica, esalta il nuovo spiritualismo polemizzando con toni aspri contro il sensismo e il materialismo.
Tra le sue opere si ricordano Intorno alla ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani del 1816, il Grand commentaire sur un petit article del 1817, il saggio sul Giaurro di Byron del 1818, le Postille contro i Cenni critici sulla poesia romantica del Londonio, oltre a numerosi articoli di critica apparsi su Il Conciliatore.
Muore a Torino il 15 agosto 1820.
La natura della poesia moderna
[modifica | modifica sorgente]Nelle Osservazioni sul Giaurro di Byron, Ludovico di Breme partecipa al dibattito sorto dalla pubblicazione dell'articolo di Madame de Staël, mostrandosi favorevole al Romanticismo, a differenza di altri autori quali Leopardi, che risponderà a questo suo brano con il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica.
Secondo di Breme esistono due tipi di immaginazione. Quella, tanto lodata, degli antichi in realtà era "ignorantissima" su qualsiasi cosa: di ogni accidente fecero poesia, poiché, non avendo alcuna conoscenza scientifica, tendevano a interpretare ogni evento naturale con la poesia, la mitologia.[2] L'uomo moderno quindi non può far proprio questo modello di poesia, valido per un'altra epoca. L'immaginazione moderna si basa sulla conoscenza della realtà e su un metodo logico. Tipico dell'immaginazione moderna è il patetico, che non è né malinconico né lugubre, ma è legato al sentimento ed è svelamento della natura.
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Ludovico di Breme, in Enciclopedia Italiana Treccani (1930). URL consultato il 5 marzo 2017.
- ↑ Ludovico di Breme, Osservazioni a Il Giaurro frammento di novella turca scritto da Lord Byron e recato dall' inglese in versi italiani da Pellegrino Rossi, Milano, 1838.
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