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Storia della letteratura italiana/Gaspara Stampa

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Storia della letteratura italiana
Storia della letteratura italiana
  1. Dalle origini al XIV secolo
  2. Umanesimo e Rinascimento
  3. Controriforma e Barocco
  4. Arcadia e Illuminismo
  5. Età napoleonica e Romanticismo
  6. L'Italia post-unitaria
  7. Prima metà del Novecento
  8. Dal secondo dopoguerra a oggi
Bibliografia

Le trasformazioni che caratterizzano il Rinascimento interessano anche la condizione della donna, che nelle società cortigiane ha la possibilità di partecipare alla vita culturale. Spesso, anzi, i dialoghi all'interno della corte hanno al loro centro eleganti e colte dame, mentre nelle poesia la donna diventa mediatrice dell'esperienza intellettuale. Le nuove intellettuali femminili si servono inoltre del linguaggio petrarchesco come mezzo di comunicazione sociale, che consente loro di partecipare in modo molto raffinato alla vita di relazione.[1]

Tra le poetesse di questo periodo si ricordano i nomi di Veronica Gàmbara (Pralboino, 30 novembre 1485 – Correggio, 13 giugno 1550), Vittoria Colonna (Marino, aprile 1490 o 1492 – Roma, 25 febbraio 1547), Tullia d'Aragona (Roma, 1510 circa – Roma, 1556), Chiara Matraini (Lucca, 4 giugno 1515 – Lucca, 8 novembre 1604), Isabella di Morra (Favale, 1520 circa – Favale, 1545 o 1546), Laura Battiferri (Sassocorvaro, 13 novembre 1523 – Firenze, 3 novembre 1589), Veronica Franco (Venezia, 25 marzo 1546 – Venezia, 22 luglio 1591). Particolarmente celebre è rimasta la figura della veneziana Gaspara Stampa, il cui canzoniere spicca per passionalità e vivacità.[2]

Daniel Antonio Bertoli e Felicitas Sartori, Ritratto di Gaspara Stampa, 1738. Civica Raccolta delle Stampe "A. Bertarelli", Milano, Castello Sforzesco, Milano

Gaspara Stampa nasce a Padova tra il 1523 e il 1525. Alla morte del padre Bartolomeo (avvenuta prima del 1529), commerciante di gioielli, la madre Cecilia, con Gaspara e i fratelli Baldassare e Cassandra, si trasferisce a Venezia.[3] Cassandra è cantante e Baldassare poeta: quest'ultimo muore per malattia nel 1544 a diciannove anni, e ciò turba molto Gaspara, tanto da farle meditare una vita monacale, stimolata su questa strada da suor Paola Antonia Negri; di lui restano i sonetti stampati con quelli della ben più nota sorella.[4]

Viene accolta dalla raffinata e istruita società veneziana; al suo interno conduce una vita elegante e spregiudicata, segnalandosi per la sua bellezza e per le sue qualità. È cantante e suonatrice di liuto, oltre che poetessa, ed entra nell'Accademia dei Dubbiosi con il nome di Anasilla (così veniva chiamato in latino il fiume Piave, Anaxus, che attraversava il feudo dei Collalto). L'abitazione degli Stampa diviene uno dei salotti letterari più famosi di Venezia, frequentato dai migliori pittori, letterati e musicisti del Veneto, e molti accorrono a seguire le esecuzioni canore di Gaspara delle liriche di Petrarca.

Sufficientemente colta nella letteratura, nell'arte e nella musica, Gaspara è portata dalla sua personalità a vivere in modo libero diverse esperienze amorose, che segnano profondamente la sua vita e la sua produzione poetica. La vicenda della poetessa va collocata nel quadro della vita mondana del tempo, dove le relazioni sociali, comprese quelle amorose, rispondono spesso a un cerimoniale e a una serie di convenzioni precise. Fra queste è da segnalare l'amore per il conte Collaltino di Collalto, uomo di guerra e di lettere, che dura circa tre anni (1548-1551): tuttavia, a causa di lunghi periodi di lontananza, Collaltino non ricambia l'amore intenso che Gaspara prova per lui, e la relazione si conclude con l'abbandono della poetessa, che attraversa anche una profonda crisi spirituale e religiosa.[5]

Muore a Venezia il 23 aprile 1554, dopo quindici giorni di febbri intestinali («mal colico»): alcune fonti riportano che si sarebbe suicidata con il veleno per motivi amorosi,[3] altre che le pene d'amore avrebbero peggiorato la sua salute fino a condurla alla morte per malattia.

Ritratto di Collaltino di Collalto. Civica Raccolta delle Stampe "A. Bertarelli", Milano

A Collaltino è dedicata la maggior parte delle 311 rime di Gaspara Stampa (pubblicate dalla sorella Cassandra nel 1554 e dedicate a Giovanni Della Casa), che, concepite secondo il modello petrarchesco, costituiscono una delle più interessanti raccolte liriche del Cinquecento fra cui Arsi, piansi, cantai; piango, ardo e canto. Daniele Ponchiroli ha definito così queste rime:

« Umanamente complesso, ricco di "moderna" psicologia, il canzoniere della Stampa, che la nostra romantica sensibilità ha visto soprattutto come un "ardente diario" amoroso, risente dell'inquieta originalità di una vicenda umana "confessata" con femminile espansione. Nessun altro canzoniere cinquecentesco ci offre un così vivo interesse documentario e psicologico.[6] »

L'originalità coincide con i limiti stessi di una versificazione che tende a risolversi nelle forme immediate e quasi discorsive di una confessione autobiografica, rifiutando una più complessa elaborazione tecnico-formale del discorso poetico. Luigi Baldacci ha detto:

« Il valore della sua poesia, la sua possibilità di suscitare un'eco, consistono nell'aver saputo quasi sempre rifiutare l'esperienza retorica dei contemporanei e nell'essersi umiliata il più delle volte, secondo un'elezione istintiva, a un uso della poesia che certo quel secolo non conobbe mai così immediato, o se conobbe si preoccupò di schermare perché lo stesso elemento biografico si portasse a un più alto grado di mito petrarchesco e di rievocazione di quella paradigmatica vicenda. [...] E per questo a proposito di Gasparina si è parlato, anche ai nostri tempi, di diario: definizione che trova conferma in un intervento di troppo immediata biografia in quello che dovrebbe essere il dominio più sacro della poesia. Questo, si sa, fu il suo limite, ma anche la ragione della sua positiva eccentricità di fronte alla cultura poetica del suo tempo, della quale le era ignoto il calcolo e la tecnica del dettare.[7] »

Dalla professione di musicista Stampa ebbe, come dice Ettore Bonora,

« l'impulso a svolgere in un tessuto melodico tenue e vario la sua lirica amorosa, alleggerendo la poetica petrarchesca, pure a lei presente, in forme che toccano sovente la grazia e la facile orecchiabilità di componenti popolari", e in particolare nel gruppo dei madrigali "il virtuosismo melodico arriva a riscattare la facilità quasi convenzionale delle immagini, trasforma la parola in sospiro, come avverrà a tanta poesia melodrammatica che appunto dai madrigali prese l' avvio per i suoi movimenti più patetici.[8] »
  1. Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 2003, pp. 313-314.
  2. Giuseppe Petronio, L'attività letteraria in Italia, Palermo, Palumbo, 1969, pp. 271-272.
  3. 3,0 3,1 Rossella Lalli, STAMPA, Gaspara, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. Rime di Madonna Gaspara Stampa: con alcune altre di Collaltino, e di Vinciguerra, conti di Collalto: e di Baldassare Stampa, Venezia, Francesco Piacentini, 1738, pp. 191-208.
  5. Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria, L'Umanesimo, il Rinascimento e l'età della Controriforma, in Moduli di letteratura, Torino, Paravia, 2002, p. 168-171.
  6. Lirici del Cinquecento, Torino, Utet, 1958.
  7. Luigi Baldacci (a cura di), Lirici del Cinquecento, Milano, Longanesi, 1972, p. 80.
  8. Ettore Bonora, Aspetti della letteratura del Cinquecento, Milano, La Goliardica, 1962, p. 180.

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