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Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Marina 2

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Indice del libro

Cacciatorpediniere

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Classe Indomito

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La prima classe di cacciatorpediniere postbellici fu la Indomito. Sono risultate unità di buone prestazioni nautiche, con apparato motore assai flessibile ed avevano spiccate capacità antisommergibile, anche grazie alla elevata potenza a disposizione. Alla classe Indomito è seguita la classe Impavido, la prima classe di cacciatorpediniere lanciamissili costruita in Italia. Le unità della classe sono andate in disarmo nel 1983. Dopo la loro radiazione le navi della Classe Indomito vennero usate come bersaglio

Le unità di questa classe per le loro caratteristiche ed armamento erano destinate al combattimento ASuW e ASW, ad azioni di bombardamento controcosta e di scorta a convogli e a formazioni navali. Le unità erano dotate di un apparato motore a caldaie, di tipo classico per l'epoca, ma efficace. Il suo armamento era di tipo artiglieresco, con torri due binate da 127mm, di cui una a prora ed una a poppa, e di sedici mitragliere antiaeree da 40 mm in un due impianti quadrupli e quattro impianti binati posti ai lati. Erano presenti anche due lanciarazzi da 105 mm per razzi illuminanti. L'armamento antisommergibile era costituito da due lanciasiluri tripli da 533 mm, un lanciabombe di profondità di lunga gittata, quattro lanciabombe di corta gittata ed uno scaricabombe.

Sebbene le due unità siano state radiate nel 1983, nel tempo non fu effettuata alcuna modifica, sia dal punto di vista missilistico che riguardo all'installazione di un ponte di volo per elicottero.


  • Destino finale: usate come bersaglio
  • Dislocamento: 2.585 t
  • Dimensioni: lunghezza 127,6 m, larghezza 13,2 m
  • Pescaggio: 4,5 m
  • Propulsione: 4 caldaie, 2 turbine su 2 eliche; potenza: 65.000 HP; velocità 34 nodi; autonomia 3.760 miglia a 17 nodi
  • Equipaggio: 335
  • Armamento: 4 pezzi da 127/38 mm, 16 da 40/56 mm, 1 lanciabas (bombe anti sommergibile), 4 lanciabombe, 1 scaricabombe; 2 tubi lanciasiluri tripli per siluri ASW da 533 mm

Soltanto due furono unità vennero costruite:


Pennant number Nome Cantiere Impostazione Varo entrata in servizio Radiazione
D 558 Impetuoso Cantiere navale di Riva Trigoso 1952 1956 1957 1983
D 559 Indomito Cantiere navale Fratelli Orlando 1952 1955 1956 1983

Il cacciatorpediniere 'Indomito' (motto Velut nomen sic corda) è stata la terza unità a portare questo nome, dopo che nella Regia Marina questo nome era stato dato ad un cacciatorpediniere del 1913 ed una torpediniera della seconda guerra mondiale che venne ceduta, in conto riparazione danni di guerra, in base alle clausole del trattato di pace alla Jugoslavia, dove, dopo essere stata ribattezzata Triglav, rimase in servizio fino al 1971.

Il cacciatorpediniere 'Impetuoso' è stata la terza unità a portare questo nome dopo un cacciatorpediniere del 1914 ed una torpediniera della seconda guerra mondiale, che in seguito alle vicende che seguirono l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu tra le navi che raccolsero i naufraghi della corazzata Roma subito dopo il suo affondamento. Dopo aver trasportato i naufraghi alle Baleari, al momento di ripartire per ricongiungersi al resto della squadra navale e consegnarsi agli alleati a Malta, il comandante dell'unità, il capitano di corvetta Cigala Fulgosi fece autoaffondare la nave.

Le navi successive alle 'Indomito', furono le prime unità missilistiche progettate e costruite in Italia. Entrate in servizio agli inizi degli anni '60 sono state radiate all'inizio degli anni '90. Furono navi all'avanguardia nel campo dei sensori imbarcati e dei sistemi d'arma. Derivate dalla precedente classe 'Impetuoso' di cui conservavano le linee generali dello scafo, erano navi ampiamente automatizzate, sia nei sensori di scoperta, e negli impianti d'arma, che nell'apparato motore, e avevano una notevole stabilità di piattaforma (essendo dotate fra l'altro di tre coppie di pinne stabilizzatrici)e duttilità d'impiego, che le rendeva idonee ad operare in missioni di scorta al naviglio mercantile, e particolarmente adatte alla lotta antiaerea e antisom. Erano simili per prestazioni ai cacciatorpediniere americani della Classe 'Charles F. Adams', ma con una batteria di cannoni anziché di missili ASROC perché nel Mediterraneo era valutata maggiore la minaccia portata dagli aerei piuttosto che dai sottomarini. Le unità di questa classe vennero sottoposte ad un programma di ammodernamento tra il 1976 e il 1977. Durante questi lavori di ammodernamento ricevettero nuovi radar di scoperta eper la direzione del tiro, un generale miglioramento dei sensori e la riconversione dell'apparato motore da nafta, al più leggero gasolio, per standardizzazione Nato.

  • Costruttore: CNR, cantieri di Riva Trigoso
  • Impostazione capoclasse: 10 giugno 1958
  • Varo: 25 maggio 1962
  • Entrata in servizio: 21 novembre 1963
  • Radiazione: 15 luglio 1992
  • Dislocamento: 3.990 t
  • Dimensioni: 131,3 m, larghezza 13,7 m, pescaggio 4,4 m
  • Propulsione: 4 caldaie a nafta, poi gasolio tipo Foster Wheleer

2 turbine-riduttori su 2 assi, 2 eliche, potenza 70.000 HP; velocità 34 nodi; autonomia 5.000 miglia a 16 nodi

  • Equipaggio: 174 + 32 opzionali
  • Sensori di bordo; Vari radar di ricerca aerea e in superficie, radar di navigazione, radar guidamissili e controllo tiro cannoni; sonar di chiglia; ESM e ECM.
  • Armi: 1 lanciamissili Tartar con missili SAM Tartar, 2 cannoni Mk 38 da 127 mm, 4 MM da 76 mm; 2 tls tripli per siluri leggeri
  • Mezzi aerei: inizialmente un elicotteri AB47J, poi solo ponte di volo (troppo grandi i successivi AB204 e 212 per alloggiarli a bordo?)
  • Motto: Impavidum ferient ruinae (Impavido), Ovunque comunque intrepido (Intrepido)

Dopo aver prestato servizio per circa 30 anni, sono state messe in disarmo fra il 1991, Intrepido, e il 1992, sostituite dalle unità della Classe 'De la Penne'. Il cacciatorpediniere Impavido, dalla sua entrata in servizio nel 1963, fu assegnata alla Base di Taranto, mentre l'Intrepido rimase in un primo tempo alla Spezia, per essere poi ridislocato a Taranto a partire dal 1974. Le unità presero parte a diverse crociere e missioni anche a livello internazionale. Dopo il passaggio in disarmo esse rimasero ormeggiate presso le banchine dell'Arsenale di Taranto, prima di essere definitivamente vendute per la demolizione da cantieri specializzati napoletani fra il 1999 e il 2000.

Le due unità che formavano la classe furono:

Classe Impavido
Pennant number Nome Cantiere Impostazione Varo Entrata in servizio Radiazione
D 570 Impavido Cantiere navale di Riva Trigoso 1957 1962 1963 1992
D 571 Intrepido Cantiere navale Fratelli Orlando 1959 1962 1964 1991

I potenti cacciatorpediniere 'Audace', entrate in linea all'inizio degli anni '70, sono un miglioramento dei precedenti 'Impavido' con aumento di dimensioni e potenziamento della componente elicotteristica e dell'armamento, con lo scafo ripartito in 16 compartimenti stagni e la prora a bulbo con accentuata insellatura.

Esse avevano due cannoni prodieri da 127/54 mm e quattro da 76/62 mm lungo le fiancate, tutte nuove armi OTO-Melara; mentre i missili Tartar e l'hangar per gli elicotteri erano presenti nella sovrastruttura poppiera, con gli elicotteri praticamente 'incastrati' tra il deposito del lanciamissili (in effetti, in genere nella sovrastruttura poppiere o vi sono due elicotteri o il lanciamissili a media gittata; al massimo può esserci un elicottero+ il lanciamissili,ma qui hanno deciso di abbondare, non rinunciando cioè né al lanciamissili a medio raggio con piena dotazione di 40 ordigni, né al vantaggio di avere due elicotteri disponibili a bordo. Nel 1987-90 i due caccia sono stati ampiamente rimodernati con notevole potenziamento dell'armamento, con la sostituszione di uno dei due cannoni prodieri da 127/54mm con un lanciatore ottuplo del sistema Albatros per missili Aspide per la difesa antiaerea a medio raggio, la sostituzione dei quattro cannoni da 76/62 mm Compatto con quattro 76/62 mm Super Rapido, la sostituzione dei missili Tartar con i missili Standard SM-1MR e l'installazione dei lanciatori per i missili antinave OTOMAT nello spazio fra i due fumaioli.

Entrambe le unità, in servizio alla base La Spezia, hanno fatto il loro ultimo ammainabandiera il 28 settembre 2006. In oltre 30 anni di attività hanno operato sia nel Mediterraneo che nei mari del mondo in operazioni navali, esercitazioni e attività di rappresentanza: L'AUDACE nella sua vita operativa ha percorso 630.000 miglia e l'ARDITO 562.000 miglia in oltre 56.000 ore di moto ciascuna. Con l'uscita dal servizio di queste navi finisce definitivamente per la marina italiana l'epoca della propulsione navale mediante turbine a vapore, che era iniziata nel 1861, quando nella neo costituita Regia Marina era stato incorporata il pirovascello Monarca, proveniente dalla Real Marina del Regno delle Due Sicilie e ribattezzato Re Galantuomo.

Le navi della classe Audace verranno sostituite da quelle della nuova classe Andrea Doria.

pennant number Nome cantiere Impostazione Varo Entrata in servizio Radiazione
D 550 Ardito Cantiere navale di Castellammare di Stabia 19 luglio 1968 27 novembre 1971 5 dicembre 1973 28 settembre 2006
D 551 Audace Cantiere navale di Riva Trigoso 27 aprile 1968 2 ottobre 1971 16 novembre 1972 28 settembre 2006
  • Costruttori: CNR
  • Cantiere: Riva Trigoso
  • Impostazione capoclasse: 10 giugno 1958
  • Varo: 25 maggio 1962
  • Entrata in servizio: 21 novembre 1963
  • Radiazione: 15 luglio 1992
  • Dislocamento: 3.600 standard/(a pieno carico)4.554 t
  • Dimensioni: 140,7 m, larghezza 14,7 m, pescaggio 4,5 m
  • Propulsione: 2 turbine-riduttori su 2 assi, 2 eliche, potenza 70.000 HP; velocità 33 nodi; autonomia 4.000 miglia a 25 nodi
  • Equipaggio: 380
  • Sensori di bordo; radar 3D Hughes AN/SPS-52C, bidimensionale Selenia SPS-768(V)3 (RAN-3L), a medio raggio SMA SPN-748 SPQ-2D, SPS-774 (RAN-10S) asservito al sistema Albatros/Aspide e al cannone da 127/54 mm, 2 SPG 51C asserviti al sistema Standard SM-1MR, 3 Dardo-E (NA-30) asservito ai cannoni Super Rapido; IPN-20 (SADOC-2) (SATCOM); 2 lanciarazzi multipli SCLARdi 20 tubi da 105mm per chaff/flares; sonar CWE-610A MF
  • Armi: 1 lanciamissili Tartar con 40 SM-1MR, 2 cannoni Compatto da 127 mm, 4 Compatto da 76 mm; 2 tls binati e 2 tls tripli per siluri leggeri. Dopo l'aggiornamento dei tardi anni '80 è stato smontato un cannone da 127 mm per un lanciamissili Albatross, tolti i lanciasiluri pesanti e installati a mezzanave 8 missili OTOMAT Mk 2; i 4 cannoni 'Compatto' sono stati infine rimpiazzati da 4 Super Rapido.
  • Mezzi aerei: inizialmente un elicotteri AB47J, poi solo ponte di volo (essendo troppo grandi i successivi AB204 e 212 per alloggiarli a bordo)
  • Motto: Audace: Gloria audaciae comes, Ardito: Nihil obest

Come nota a margine, la fisionomia degli 'Audace' era pesantemente influenzata dall'armamento disponibile, anche se si è riusciti pure a fornirle di un buon bordo libero per reggere meglio il mare. La potenza di fuoco costretta negli angusti 'Audace' è notevole soprattutto per l'apporto dato da ben 6 cannoni automatici di medio calibro, nuovi di zecca (queste navi li introdussero in servizio operativo nella MMI), armi abbastanza valide da essere a tutt'oggi in produzione. Il layout è fatto in generale similmente a quello degli 'Impavido', approfittando dell'aumento delle dimensioni e del dislocamento: i cannoni di vecchio tipo sono rimpiazzati da un numero uguale di nuova generazione (Massimo Annati nel 2005 scrisse su RiD che la Marina ha la 'lobby dei direttori del tiro'), ma certo, l'integrazione di due elicotteri leggeri, piuttosto grossi per giunta, non è cosa di poco conto.

La loro progettazione aveva peraltro anche dei punti deboli: la zona poppiera non era 'coperta' da nessun cannone di medio calibro, arma altamente raccomandabile per affrontare minacce a bassissima quota come i missili antinave, che gli SM-1MR non sono mai stati particolarmente abili a colpire e distruggere. In seguito le cose sono cambiate e i cannoni da 76 mm sono stati rimpiazzati: dai 'Compatto', armi valide per il ruolo contraero ma non specifiche per quello antimissile, si è passati ai 'Super Rapido'. Ben 4 vennero installate a bordo, ed è difficile credere a come sia stato reputato 'necessario' impiegare lo stesso numero di cannoni, come se le loro capacità migliorate non significassero nulla; in altre parole, sarebbe stato possibile una difesa antimissile anche con sole due armi laterali. Ma in ogni caso questo non ha cambiato di una virgola il problema del settore cieco a poppavia, che i cannoni, 'incastrati' a mezza nave, tra i due grandi blocchi di sovrastrutture, non erano in grado di coprire. L'intasamento di armi è risultato evidente quando, sempre a mezzanave, tra i cannoni da 76, è stato anche installato un lanciamissili Teseo/Otomat Mk 2 con ben 8 celle di lancio. Tutte quelle armi a mezzanave, come anche a poppa (hangar, lanciamissili, lanciasiluri leggeri, originariamente anche quelli pesanti con i loro 12 A184 da 533 mm), nonché a prua (prima due armi da 127, poi una più un 'Albatross' con 24 Aspide) sono davvero notevoli, ma in caso di colpo a bordo o anche di incidente anche un ovvio pericolo per la nave, specialmente il munizionamento di pronto impiego. Basti pensare poi che il tamburo con 40 SAM -da soli pesanti oltre 24 t-, era praticamante a qualche passo dall'hangar degli elicotteri, pieno di carburante, siluri e anche altre armi. Con condizioni simili, un'esplosione accidentale avrebbe potuto causare una catena di deflagrazioni dei depositi contigui: solo a mezzanave, con 5 t di munizioni di pronto impiego sotto il ponte (situazione distante anni luce dal paio di Phalanx tipici delle navi americane, che tra l'altro hanno il deposito sopra il ponte), il rischio di arrivare alle caldaie e magari di spezzare in due il basso scafo si sarebbe potuto ben verificare. E la sovrastruttura poppiera avrebbe potuto disintegrarsi in istante, con 30 t di siluri, missili e bombe stoccati gomito a gomito. A completare il tutto v'era da aggiungere un equipaggio molto numeroso (soprattutto per motivi di sicurezza, ovvero per formare squadre di soccorso e antincendio sufficienti), che poteva salvare la nave come aumentare il numero di vittime; e a mezza nave, un apparato motore molto potente, ma anche ingombrante. Gli 'Audace' erano quindi delle navi molto potenti, ma anche con non pochi 'compromessi' in termini funzionali. Quanto sia stata valida la scommessa di concentrare tanto potere in piccoli scafi, in una guerra vera, non lo si saprà mai, per fortuna.

I successivi 'De la Penne', costruiti sulla falsariga degli 'Audace' (e infatti originariamente noti come 'Audace migliorati') hanno aumentato le dimensioni e il dislocamento, quest'ultimo del 20%. Anche così, pur avendo 20 membri d'equipaggio in più, hanno un cannone da 76 mm in meno e un apparato motore ben più leggero e compatto. Orbene, nonostante che siano più grossi e di qualcosa meno armati, secondo vari esperti di progettazione navale sono ancora 'troppo compressi' e alcune centinaia di tonnellate di dislocamento in più sarebbero state consigliabili (come si è visto con l'ammodernamento). Questo tanto per dare l'idea di come le specifiche della MM in termini di prestazioni e combattimento siano decisamente 'pesanti', soprattutto per certe classi di navi, in relazione al dislocamento e ai volumi disponibili.


I cacciatorpediniere di questa classe sono delle potenti unità missilistiche della Marina Militare costruiti in due unità ed entrati in servizio durante i primi anni novanta per sostituire le unità della Classe 'Impavido' andate in disarmo. Il loro compito è essenzialmente AAW e ASuW, ma le unità dispongono anche di una buona capacità ASW. Tuttavia non tutto è andato liscio, come si vedrà.

Origini e concezione

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La definizione del progetto è stata lunga e difficile: originariamente si pensava di approvarlo con la 'Legge navale' del 22 marzo 1975, ma poi i costi e i ritardi hanno 'sforato' ampiamente le stime, alquanto ottimistiche dato l'aumento continuo dei 'desiderata' stilati dagli ammiragli della Marina (un po' troppo esigenti, il che ovviamente ha un prezzo, alle volte davvero eccessivo per le capacità di spesa). Essi hanno così finito per essere l'ultima realizzazione dovuta a questa legge, entrando in servizio solo nel 1993. In origine si dovevano chiamare 'Animoso' o anche 'Audace migliorata', ma poi è prevalsa l'attitudine a dare nomi di personaggi famosi, tra cui il celebre 'Eroe di Alessandria'. Nondimeno, la radiazione dei vecchi 'Impavido' che dovevano sostituire è stata in realtà precedente: Impavido e Intrepido sono stati messi in disarmo il 31 agosto 1991, anni prima che i loro eredi entrassero in servizio (nel 1993).

Queste nuove e prestigiose navi vennero affidate alla Divisione Costruzioni Militari della Fincantieri; il programma venne finanziato tra il 1981 e il 1993 con un esborso non certo trascurabile, 1.498 miliardi. Peraltro, comprare le quattro 'Lupo' ex-irakene ha comportato circa 2.200+ mld, per cui come si vede, non è stato il peggior acquisto per la MM in termini di rapporto costo-efficacia, specie per la polivalenza dei sistemi di bordo.

Inizialmente si volevano installare 3 CIWS Dardo da 40 mm, il che dà l'idea di come i pur validi 'Compatto' non siano mai stati apprezzati come armi antimissile: erano e sono armi affidabili e di alte prestazioni, ma non tanto precise. I 'Super Rapido' hanno tagliato le gambe anche ai 'Dardo', essendo più precisi e da 120 colpi al minuto rispetto agli 85 della generazione precedente. In seguito i Super Rapido faranno fuori anche i Myriad da 25 mm (nonostante i loro diecimila colpi al minuto) proposti per le 'Orizzonte', grazie ad una maggiore portata, una capacità antinave e controcosta e potenzialità future da sviluppare. Non è chiaro quando i Super Rapido vennero approntati: è un fatto che su RID 10/85[2] era già stata scelta tale configurazione: nonostante che la 'Garibaldi' fosse appena entrata in servizio con i Dardo da 40 mm, ne era già stato scelto il successore.

Quanto alle caratteristiche, nella stessa pubblicazione era reso noto che gli 'Impavido' erano da 130,9 x 13,6 m, 3.840 t, 34 nodi; gli 'Audace' erano da 131,66 x 14,6 m, 4.400 t pc. e 35 nodi (? forse con dislocamento leggero, la velocità standard è come massimo 33 o 34 nodi, dipende dalle fonti), gli 'Animoso da 135,6 x 16,1 m, 5.300 t e 31,5 nodi. Chiaramente la lunghezza era quella al livello del galleggiamento (oppure era sottovalutata), mentre il dislocamento era stimato a pieno carico.

Il 'De la Penne', costruito dai Cantieri Navali del Tirreno, Riva Trigoso (Genova), è stato impostato il 20 gennaio 1988, varato il 29-10-89 e consegnato alla MM il 18-3-1993; il MIMBELLI, invece, è stato impostato nel 15 novembre 1989, varato il 13-4-1991 e consegnato il 10-10-1993.

Fino al 10 giugno 1992 i nomi erano diversi: il D-560 era l'ANIMOSO, poi 'De la Penne', e il D-561 l'ARDIMENTOSO, poi 'Mimbelli'.

Queste navi erano indispensabili per assicurare alla MM la possibilità di realizzare due gruppi d'impiego, ciascuno con un incrociatore e due caccia, più 3-4 fregate ('Maestrale'); ironia della sorte, il Nuovo Modello di Difesa (primi anni '90) ha assicurato la possibilità di realizzarne solo uno completo oppure due 'ridotti'.


Definito il progetto, tutto sommato simile ma più grande rispetto agli 'Audace', ne sono venute fuori navi con molti progressi tecnici:

1-Sistema motore CODOG anziché a vapore: per quanto abbia forse meno autonomia ad alta velocità, è generalmente molto megliore; 2-capacità di sopravvivenza molto più curate: la nave ha sovrastrutture in acciaio anziché alluminio, materiali ignifughi, protezioni in aree vitali etc-3- doti stealth: non sono particolarmente sviluppate rispetto, per esempio, ad un 'Burke' o a una 'Lafayette', il disegno è ancora pre-stealth, ma nondimeno è stato fatto un certo lavoro per ridurre la rumorosità irradiata dai motori grazie a giunti elastici di sostegno, ridurre sensibilmente la sagoma radar, diminuire la traccia termica e anche quella magnetica.

Per il resto la nave che ne risulta ha sempre un ponte continuo, prua molto insellata, due blocchi di sovrastrutture che però qui sono molto più bassi e larghi; a centro nave restano i missili antinave e recentemente, anche ASW; ma i cannoni da 76 sono adesso spostati a prua e a poppa, in due sezioni letteralmente piene di missili, munizioni ed elicotteri (un vero gioco d'azzardo, in caso di colpi a bordo o anche incidenti). Lo scafo da ben 148 metri è caratterizzato da valida tenuta al mare, con due stabilizzatori che assieme alle alette di rollio aiutano a ridurre il movimento del 90% sull'asse longitudinale (da 30 a 3° di rollio). La prua è molto alta e con un tagliamare molto 'aguzzo', che arriva quasi all'altezza della plancia, al contrario piuttosto bassa: un qualcosa che si è visto di rado nelle costruzioni recenti, per esempio sui 'Kirov' e altri tipi di navi sovietiche.

La progettazione vede per l'appunto due blocchi di basse sovrastrutture, dalla linea sfaccettata e aggressiva, fatti in acciaio per migliorare la resistenza al fuoco e limitatamente stealth (con fumaioli laterali inclinati all'esterno e sovrastrutture pure sensibilmente inclinate, ma prevalentemente all'interno, come l'hangar), ciascun gruppo con un albero molto alto, con sezione tronco-piramidale, molto vicini tra di loro (quello a prua è nella parte posteriore del blocco, quello a poppa è nella parte anteriore); i fumaioli sono in due blochi: uno verticale dietro l'alto albero di prua, per i due motori diesel; il secondo blocco è a poppavia del secondo albero, con due fumaioli inclinati verso l'esterno, ciascuno per una turbina. Dietro ancora vi sono i due illuminatori radar SPG, poi due RTN-30X ai lati dell'hangar, il lanciamissili Mk 13, l'hangar e a mò di sentinella, il cannone da 76 poppiero sopra di esso. Per ospitarlo è stato necessario sfruttare l'anfratto tra le due rimesse dell'hangar, dato che la giostrina colpi sotto coperta non consente di piazzare l'arma in maniera arbitraria (cosa possibile invece con il successivo 'Sovraponte', che ha solo 50 colpi ma, come il Phalanx, non richiede spazi sottocoperta).

La zona poppiera, sistemata sopra il pozzo del sonar rimorchiabile, ha un ponte di volo e un hangar, il primo è lungo ben 26 x 14 metri, mentre l'hangar aggiunge altri 18 metri di lunghezza, in genere questo è usato da due AB-212, ma è possibile anche sostituirne uno con un SH-3 o un EH-101. Vi è anche un sistema di movimentazione della Riva-Calzoni (specialista in impianti 'delicati' navali), che permette ad un solo operatore di manovrare gli elicotteri tra hangar e ponte (ovviamente, al solito, di sistemi 'stranieri' non se ne parla finché vi sono quelli indigeni, la competizione internazionale non era d'attualità nell'ottica protezionistica che vede le F.A. come 'riserva' delle industrie nazionali).

Ovviamente la nave è suddivisa in compartimenti stagni con paratie laterali: le lezioni della guerra del 1982, ma anche quelle di decenni prima (II GM) hanno portato la MM a chiedere molto anche in questo particolare, basi pensare alle 'Lupo' che hanno ben 14 compartimenti stagni.

Tra le altre caratteristiche, vi è una certa ricerca della ridotta segnatura anche acustica e IR (raffreddamento degli scarichi dei motori), macchinari sistemati in box anti-shock e rumore, corazze kevlar della MIKI per i locali operativi, anche per esperienza delle Falklands; inoltre è presente una cittadella operativa con protezione NBC. La nave potrebbe galleggiare anche con tre compartimenti contigui allagati. L'acciaio speciale Fe52, già impiegato su altre navi, è usato dappertutto, eccetto che per i fumaioli, hangar e alcuni alberi, realizzati in alluminio; la galleggiabilità è ancora possibile con tre compartimenti allagati. Infine, sono ampiamente usati materiali ignifughi per ridurre i danni da incendio: basti pensare alla perdita dell'HMS Sheffield. Se il 'Coventry' (tre bombe da 454 kg) non avrebbe avuto speranza (una volta colpito), il suo fratello andò distrutto per l'incendio scaturito dal singolo missile Exocet andato a segno. Così, per combattere gli incendi sono necessari questi accorgimenti: i cavi elettrici sono tra i migliori amici sia del fuoco che degli allagamenti, consentendogli spesso di attraversare le paratie.

Il tutto è stato curato anche con un'altra nuova tecnica, il CAD (Computer Aided Design, ovvero la 'progettazione al computer') per migliorare lo sfruttamento dei volumi interni e facilitare il progetto complessivo. Il quale è stato assegnato alla Fincantieri con la formula 'chiavi in mano', che peraltro ha comportato maggiore fatica e tempo per essere espletato. Questo ha comportato anche altre cure nei particolari: l'equipaggio è molto numeroso, per i tanti sistemi d'arma e per ragioni di sicurezza, e nondimeno, data la previsione di maggiore durata in mare, è stato necessario anche migliorare il confort per i singoli, sebbene siano stati originariamente 20 in più degli 'Audace'. Del resto, solo considerando il sistema motore molto più compatto e 'freddo', già questo consente di migliorare il confort di chi è presente a bordo. Gli alloggi e gli spazi ricreativi sono maggiori che nel passato, il sistema di stabilizzazione riduce il rollio da 30 a soli 3 gradi, rendendo la nave molto più confortevole anziché ondeggiante come un'altalena; infine vi è anche un condizionatore d'aria simile a quello del 'Garibaldi', capace di ridurre il calore esterno da 35 gradi a soli 28, mentre d'inverno si può aumentare la temperatura da -8 esterni a +20. Bisogna ricordare che le strutture sono in metallo e come tali, senza rivestimenti sono forti conduttori di calore. Ma, specialmente con sistemi NBC attivati, le finestre e aperture devono essere sigillate.

Sistema propulsivo

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La propulsione è tipo CODOG (Combined Diesel Or Gas) e utilizza due motori diesel per le velocità di crociera e due turbine a gas per la velocità massima. Questo perché la turbina a gas ha un elevato consumo di carburante, accettabile solo per gli spunti ad alta velocità, mentre la velocità di pattugliamento viene assicurata dal motore diesel, capaci normalmente di 15-18 nodi, con un massimo di 21. Non è chiaro quanto carburante (sicuramente diverse centinaia di tonnellate) sia presente a bordo. Tutto il sistema motore è controllato a distanza: i tempi in cui il moto delle navi era possibile solo costringendo centinaia di uomini ad un lavoro faticoso e disumano, armati di badili per spalare nero e appiccicoso carbone, sono tanto lontani da non essere più nemmeno un ricordo. La nafta (e poi il gasolio) hanno rivoluzionato la qualità della vita a bordo delle navi, togliendo per sempre le carbonaie dai loro ventri; l'elettronica e l'impiantistica moderna (qui un sistema SEPA) hanno tolto anche il personale da un luogo che resta comunque rumoroso e disagevole. Le turbine sono tarate a 27.500 hp l'una, un apparato dove si è dovuto subire per forza un prodotto 'straniero' sebbene compartecipato da Fiat-Avio. I diesel invece sono stati realizzati in casa, dalla Divisione Motori Diesel della Fincantieri, due unità da 6.300 hp l'una del tipo BL 230.20 DVM, versione avanzata del BL 230 (già usato per i mercantili e altre navi militari) con cilindri sempre da 260 mm, ma con doppio sovralimentatore, per assicurare 283 kW per cilindro a 1.050 giri-min. I riduttori sono due MAAG/Fincantieri, molto avanzati, ma date le richieste al solito 'severe' degli ammiragli italiani, c'è voluto molto tempo e fatica (e conseguenti ritardi) per la messa a punto; essi portano l'energia ad eliche a cinque pale a passo variabile e reversibili, con tanto di sistema di emissione di aria per evitare la cavitazione e limitare il rumore.

Il sistema propulsivo è suddiviso in quattro compartimenti stagni e contigui, collegati al locale macchine principale. Esso può funzionare anche con tre di essi allagati. Il SEPA 8423 lo controlla a distanza, ultimo sistema di una famiglia di successo della MM; vi sono anche due stazioni di controllo locali. La velocità max è di 31 nodi, minore dei 34 degli 'Impavido' e 33 degli 'Audace', ma oramai questo non è più così importante. La velocità sui diesel arriva a 21 nodi. Molto importante è invece la generazione d'energia: i MW contano più per le navi moderne di quanto non sia per i nodi; vi sono sei gruppi elettrogeni con motori diesel Fincantieri DMD serie 203 a sei e 12 cilindri, di cui quattro (probabilmente quelli normalmente usati) in box insonorizzati; il sistema elettrico è controllato dai computer del sistema SACIE (della Esacontrol), già usato su 'Maestrale' e Garibaldi, ma ovviamente qui è nella versione più recente.

Quanto ai sistemi elettronici, con tutte queste armi a bordo, e con la volontà di offrire a tutte sistemi di scoperta e tiro (cosa che non sempre accade), vi sono sistemi elettronici un po' ovunque: 5(!) radar di scoperta e 6 di tiro: due radar di scoperta aerea a lungo raggio, uno a medio raggio, uno di scoperta in superficie e uno di navigazione. Una dotazione completa e tutt'altro che comune. La disposizione: radar 2D a prua, sopra la bassa plancia(a dire il vero, una posizione assai bassa e sfavorevole per un radar a lungo raggio), assieme a due RTN; albero anteriore, radar di scoperta in superficie, quello di navigazione, antenne varie ESM e ECM; albero posteriore, al vertice (in posizione ottimale per l'orizzonte garantito) il radar di scoperta a medio raggio, appena dietro a mezzanave il radar 3D, e poi 2 SPG e 2 RTN.

Il sistema d'arma è costituito dal lanciamissili Mk-13/SM-1MR, il sistema Teseo/Otomat, quattro cannoni, due lanciasiluri e due elicotteri.

Le armi fondamentali sono i RIM-66 o SM-1MR, a cui è demandata la difesa d'area delle formazioni navali. Per la fine degli anni '80 la MM aveva ordinato due sistemi 'Tartar Upgrade', parti di ricambio e missili, in conto FMS. Il costo era di 98.700.000 dollari. Ma nel frattempo, dal 1985, iniziarono i lavori di mezza vita degli 'Audace', e i loro 'Tartar' vennero sbarcati e mandati negli USA per la revisione. Dato che c'era molto da aspettare per riaverli indietro, vennero così utilizzati i sistemi ordinati per gli 'Animoso', che così si ritroveranno quelli ex-'Audace', nel frattempo revisionati con un costo di 60.700.000 dollari, più altri 10,45 mln per parti di ricambio. Tra gli aggiornamenti vi è il radar AN/SPS-52A modificato allo standard -C, il WDS (direzione tiro missili) Mk-4 Mod. 1 portato al tipo Mk-13 Mod.5, il controllo tiro missili Mk.74 dal Mod. 6 al Mod.13, la rampa Mk-13 dal Mod.1 al Mod. 4/6 e il sistema di tracciamento automatico AN/SYS-1 ora interfacciato con il SADOC 2(o IPN-20, la doppia designazione è praticamente 'normale' nella MM anche se non aiuta ad avere le idee più chiare sulle tante 'diavolerie' elettroniche di bordo), per eseguire operazioni d'ingaggio completamente automatiche e quindi più veloci. Nonostante già si parlasse, nel '93, di missili SM-2MR, questi si riveleranno sempre una chimera, tanto necessaria quanto irraggiungibile.

I sistemi ALBATROSS hanno un sistema della Riva-Calzoni per mobilitare i 16 missili antiaerei Aspide (o anche Sparrow) dal deposito da 16 armi sottostante, con la possibilità di caricarne fino a 4 per volta. Il sistema è stato adottato anche su 'Maestrale', Garibaldi e le MEKO 360 argentine e garantisce così il pronto utilizzo delle armi di riserva, cosa che con i 'Sea Sparrow' normali non accade, essendo a caricamento manuale.

Il potente COMPATTO da 127/54 mm è quello, opportunamente aggiornato, prelevato dagli 'Audace'. Non meno potenti sono i missili antinave OTOMAT Mk.2, con portata di circa 180 km (la maggiore dei sistemi europei della categoria) e datalink per l'aggiornamento, collegato al radar di scoperta in superficie e agli elicotteri. I B515 (che come gli Albatross, sono simili ai sistemi americani equivalenti, qui gli Mk-32) hanno tre tubi di lancio siluri leggeri da 324 mm A-244/S (maggiormente adatti ai bassi fondali) o Mk-46 (con migliori prestazioni). Dei tre cannoni da 76 mm Super Rapido (120 c.min e caratteristiche di precisione e reattività per l'impiego antimissile) la MM considera prioritario, sui 'de la Penne', l'uso antiaereo e quindi i cannoni sono usati con i proiettili BPD-SDS tipo IM-84. Di buono c'è che queste armi sono 'smistate' a prua e a poppa, e così ne bastano tre per coprire i 360 gradi, cosa che non riuscivano a fare i quattro pezzi degli 'Audace'. Nondimeno, i due di prua son troppo bassi, e quello di poppa è in ottima posizione, ma impiccia la zona dell'hangar, con i relativi compromessi e pericoli potenziali.

I sensori principali sono quelli tipici delle navi armate con i sistemi missilistici della famiglia Standard/Tartar/Terrier: un radar 3D a lungo raggio e un radar, con portata simile, bidimensionale. Qui va aperta una parentesi: il 'dogma' americano vede l'AN/SPS-48 o il -52 come radar tridimensionale (nel senso che fornisce anche la quota): si tratta di un sistema caratteristico, ad antenna rettangolare, che mentre ruota scansiona lo spazio aereo con un fascio orientato elettronicamente in elevazione, così da evitare il movimento a 'yo-yo' tipico, per esempio, dei sistemi sovietici meno recenti, mentre il radar bidimensionale, magari di portata maggiore ma più semplice, è l'SPS-40 o il più potente SPS-49.

Ma i clienti hanno spesso fatto delle aggiunte proprie: olandesi, francesi e giapponesi hanno costruito apparati di propria progettazione. La Francia, per esempio, ha dotato i caccia 'Cassard', di generazione comparabile ai 'De la Penne', di radar nazionali sia quello bidimensionale che '3D', anche se restano sempre i due illuminatori SPG-51.

Da notare che sia Francia che Gran Bretagna hanno anche adottato SAM a lungo raggio di tipo nazionale -Masurca e Sea Dart- con set di sensori del tutto diversi.

Nel caso dell'Italia vi è stata una via di mezzo, posta l'adozione del sistema Tartar/Standard (di gran lunga il più semplice ed economico sul mercato, specie rispetto alle prestazioni offerte): se così come radar 2D vi è un Selex (ex- Alenia-Elsag Sistemi Navali, AESN) RAN MM/SPS-702, quello 3D resta un inconfondibile sistema americano (Raytheon) SPS-52C (circa 280 km di portata, grossomodo come l'altro). Esso ha antenna come il tipo -B, ma elettronica aggiornata 'solid-state'.

Quindi, nell'insieme è una soluzione 'parzialmente autarchica' rispetto a quanto hanno fatto francesi e giapponesi, ma un gradino sopra rispetto a Germania o Australia.

A parte questo vi è un radar di ricerca aerea '2D' AESN tipo RAN 10S, in servizio come MM/SPS-774, capace di valide prestazioni a bassa quota e con una portata di 160 km, probabilmente utile anche nella ricerca in superficie, ma soprattutto in quella antimissile, interfacciato con le centrali di tiro 'Dardo-E'. Ha un'antenna parabolica in materiali metallici e compositi 0A-7104 (prodotta dalla SMA), che ne limita il peso a 'soli' 969 kg, e che rimpiazza la vecchia 0A-3. Presente come appoggio per i caccia e il 'Garibaldi', viene usato come sensore principale dalle corvette 'Minerva' e le fregate.

Il sistema Standard è completato dai due illuminatori guidamissili Raytheon AN/SPG-51D, con le loro caratteristiche grandi antenne paraboliche.

Queste sono ben più grandi rispetto ai quattro piccoli ma efficaci radar di tiro Orion 30X, o RTN-30X (per la Marina sono gli AN/SPG-76) che controllano sia i cannoni che -tramite la generazione di onde continue- i missili Sparrow-Aspide. Come altri tipi moderni, essi usano anche camere termiche, LLTV e telemetri laser abbinati al radar. Ogni RTN ha una centrale di tiro radar. Sono sistemi 'monopulse' con sistema d'eliminazione dell'immagine radar parassita, ad alta potenza (con portata che eccede quella delle armi a corto raggio), e degni successorei dei vecchi RTN-10X. Hanno elettronica allo stato solido, sistema di potenza TWT, e funzionano in banda K, ma si chiamano così perché in effetti, questa banda era prima nota come banda X. Le 'Maestrale' e il 'Garibaldi' usano questi radar con le d.t. ARGO 30. Sono due a prua e due a poppa, ma del resto devono controllare ben 5 armi tra cannoni e lanciamissili (anzi, ai 3 sistemi degli 'Audace' va anche peggio, ne avevano ben 6 da controllare). I due radar poppieri condividono lo stesso alimentatore per generare potenza di guida per i missili, per cui non possono attivarsi entrambi per la loro guida in contemporanea (cosa comunque improbabile, visto che non vi sono lanciamissili a poppa), anche se in effetti normalmente vengono usati per l'unica arma poppiera, il cannone da 76 mm, sistemato sopra l'hangar.

Per la scoperta in superficie vi è un apparato dedicato, lo SMA MM/SPS-702 in banda X, con antenna a metà dell'albero prodiero; la sua funzione è anche quella di scoprire aerei a bassa quota, ma soprattutto quella di localizzare i bersagli per missili antinave come gli OTOMAT; ha anche un sistema IFF MM/UPC-718 INTRA ed è standard nella MM dalla corvetta in sù. Molto interessante, offre anche capacità OTH (oltre-orizzonte) per la scoperta di bersagli in superficie, specie per l'uso degli OTOMAT.

Per il resto vi è un radar di navigazione SMA MM/SPN-703 (banda X ed evoluzione del 3RM, a suo tempo adottato anche dall'USN e dalla Marina tedesca), che porta il tutto a ben 11 radar.

Non manca la componente ESM/ECM con un sistema 'Nettuno' della Elettronica spa.(di Roma), un sistema avanzato con una consolle dedicata, sensori passivi e disturbatori con tubi ad onda progressiva per generare potenza (TWT), il tutto con caratteristiche molto avanzate. L'Elettronica Spa. è una vecchia conoscenza, essendo da oltre 50 anni impegnata nella fabbricazione di dispositivi ECM ed ESM, specialmente per navi e aerei. La dotazione è completata da un sistema di guerra elettronica per le telecomunicazioni della Rohde&Schwarz, TACAN URN-25, vari sistemi TLC.

Infine vi sono i lanciatori di chaff che però non sono più i tradizionali SCLAR della Breda, ma i SAGAIE francesi, dieci canne da ben 300 mm di calibro (qualcosa di simile agli RBU antisommergibile sovietici), con portata simile (10 km) ma molto maggiore capacità di carico rispetto ai 20 razzi calibro 105 mm dei tipi 'autarchici'. Come un noto ministro dell'economia, nondimeno, gli SCLAR, defenestrati da bordo dei 'De la Penne', torneranno ancora (un caso più unico che raro, evidentemente dovuto alle esigenze industriali e 'autarchiche').

Non manca poi il complesso sonar Raytheon/ELSAG DE-1164/1167, con il DE-1167 che è il sonar di prua, nella versione a media frequenza (e quindi, anche media portata), simile a quello delle 'Minerva'; il DE-1164 è invece un sonar rimorchiabile, come quello delle 'Maestrale', filabile da poppavia (il VDS).

Il tutto è gestito dal sistema AESN IPN-10, per la MM è il SADOC 2, un avanzato apparato (al tempo della sua comparsa), con un gruppo di calcolatori collegai al COC (Centrale Operativa di Combattimento), che è servita in tempo reale, ha due consolles orizzontali da tre operatori l'una e dieci singole (ma con due schermi sovrapposti); si pensi al riguardo che la 'Garibaldi', ha solo una consolle orizzontale in più dei 'De la Penne'.

Riassunto tecnico

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  • Dislocamento: 4.500 standard/5.400 t p.c.
  • Dimensioni: 147,7 m, larghezza 16 m, pescaggio 4,5 m
  • Propulsione: 2 turbine G.E./Fiat LM-2500 da 55.000 hp, 2 diesel GMT da 12.000 hp totali, velocità 31 nodi; autonomia 7.000 miglia a 18 nodi
  • Equipaggio: 400, poi 377?
  • Sensori
radar 3D Hughes SPS-52C (banda S, portata circa 280 km)
bidimensionale Selenia SPS-768(V)3 (RAN-3L)in banda L (portata 280 km, tecniche digitali, presente su caccia e incrociatori italiani, munito di IFF Mk XII, valide capacità anti-clutter ed ECCM, precisione 70 m)
a medio raggio SMA SPS-774 SPQ-2D (banda S, nuova antenna della SMA in materiali compositi pesante 969 kg, portata 160 km con errore di 20 m, presente sulle navi italiane dalla corvetta in sù, interfacciato con il Dardo-E),SPS-702 da scoperta in superficie (banda X, capacità anche verso gli aerei a basse quote), radar navigazione SPS-703 (banda X, ultima evoluzione del 3RM), 2 Raytheon SPG-51C asserviti al sistema Standard SM-1MR (banda G/I), 4 Dardo-E (NA-30) in Banda K, asservito ai cannoni Super Rapido; Elaborazione dati IPN-20 (SADOC-2); SYS-1(V)2 per sistema satellitare SATCOM; 2 lanciarazzi multipli Sagaie da 10 canne calibro 300 mm per chaff/flares; sonar CWE-610A MF
  • Armi
1 lanciamissili Tartar con 40 SM-1MR, 1 cannone Compatto da 127 mm, 3 Super Rapido da 76 mm; 2 tls tripli ILAS-3 (Whitehead B-515) per siluri leggeri; 8 missili OTOMAT Mk 2 o la versione ASW Milas; due complessi trinati antisommergibile da 324 mm per siluri MU 90
  • Mezzi aerei: 2 AB-212ASW, possibile anche ospitare Sea King o EH-101; in futuro gli NH-90
  • Motto: Luigi Durand de la Penne: Utique vince, Francesco Mimbelli: Audendum est


Come si è visto, i 'De la Penne' si distinguono, anche a livello internazionale, per il complesso e sofisticato armamento, tra l'altro gestito da un sistema automatizzato SADOC della versione più recente, e questo vale soprattutto per la componente da difesa aerea: vedesi il confronto tra queste navi e i 'Cassard' coevi francesi, che hanno lo stesso sistema missilistico come arma principale, ma poi come armamento da difesa ravvicinata solo 1 cannone da 100 mm, 2 lanciamissili Sadral e due cannoni da 20 mm (contro l'Albatross e i 3 Super Rapido). I 'De la Penne' sono anche più veloci avendo motori diesel e turbina (31 nodi contro 29). Ma tutto questo ha un costo, che tra l'altro ha imposto dei ritardi notevoli nell'acquisizione delle navi stesse: questo costo era stato stimato, ufficialmente (dati 1992) a 1.498 mld, praticamente lo stesso delle 400 super-blindo 'Centauro'. Sicuramente le navi moderne tendono a costare molto, specie se hanno un sistema di difesa antiaerea sofisticato, a medio raggio: ma con tutti i desiderata su velocità, autonomia, armamento, capacità di sopravvivenza, la somma totale è diventata certamente notevole. Accettando per esempio, che le navi fossero armate senza l'Albatross e con due soli pezzi da 76 mm, è stimabile che questo da solo, pur mantenendo ancora una valida difesa ravvicinata (la maggior parte delle navi si accontentano di due Phalanx, dopotutto), sarebbe costato decine di miliardi in meno (basti dire che ciascun Aspide costa agevolmente tra i 200.000 e i 300.000 euro).

Quanto ai costi, è interessante notare il riciclo dei sistemi già disponibili, come del resto da parte della MN francese. Un altro discorso, a parte il costo, è dato dalla capacità operativa: pur essendo navi assolutamente moderne, sono arrivate all'inizio degli anni '90 quando i lanciamissili antiaerei convenzionali, a rampa orientabile, erano oramai in fase calante, dato che stavano arrivando i lanciamissili Mk 41 a lancio verticale. Magari era un po' presto e i materiali erano stati già comprati, ma per investire sul futuro era necessario questo tipo di sistemi di lancio e qui è mancata la 'preveggenza' necessaria. Come i 'Cassard', i 'De la Penne' hanno il loro principale punto debole proprio nel tipo fondamentale d'arma che imbarcano e che ne è la ragion d'essere. Il resto: CIWS, cannone da 127, due elicotteri, lanciasiluri e missili antinave, sarebbe stato imbarcabile anche con una fregata 'Maestrale'.

Quanto al resto dell'armamento, i cannoni Super Rapido sono invece dichiarati come capaci di ingaggiare fino a 4 missili antinave partendo da 6.000 m entro i 1.000 m di distanza (la cosa va presa con molto beneficio d'inventario, chiaramente i costruttori di missili antinave non la pensano allo stesso modo e poi, se fosse così allora a che servirebbero gli studi su munizioni avanzate a cambiamento di traiettoria come il Davide?), mentre gli Aspide dell'Albatross hanno un sistema di ricarica rapido della Riva-Calzoni per caricare in fretta i 16 missili di riserva sotto coperta, anche 4 per volta. Certo che 8 missili pronti al lancio su di un lanciatore ottuplo, ciascuno ad alta probabilità di intercettazione, non sono affatto pochi per respingere un attacco (e richiederebbero comunque alcuni minuti per essere sparati tutti), ma in ogni caso, è possibile rendere questo sistema capace di sparare tutti i missili di bordo senza quasi soluzione di continuità. In fondo sistemi simili sono usati dai lanciamissili a media gittata, quindi perché non quelli a corta, che sono molto più piccoli? Nondimeno, anche qui si è voluto il massimo indipendentemente dal costo, visto che i 'De la Penne' non hanno certo carenza di difesa ravvicinata.

Quanto agli aggiornamenti successivi, vi è da segnalare il missile MILAS, da oltre 50 km di gittata, con siluro leggero MU90 (tra i migliori disponibili) e corpo di lancio dato dall'OTOMAT: soluzione simile ad altre tipo l'Ikara, originariamente co-sviluppato con i francesi (con i quali, oramai, la MM divide praticamente tutte le più recenti navi e tecnologie), che poi per risparmiare sui costi si sono ritirati. Nonostante i costi, in Italia si è voluto continuare a sviluppare quest'arma, anche se nel dopo-Guerra fredda di sottomarini da affondare ce ne sono rimasti ben pochi, e anche se a bordo vi sono già due elicotteri ASW. La gittata e i tempi d'intervento dei Milas sono migliori, ma è davvero improbabile che i moderni sottomarini siano scoperti dai sensori della nave, autonomamente, a distanze di decine di km: se questo accade, sarebbe piuttosto merito degli elicotteri. Alcuni Milas possono essere installati, da dopo che sono entrati in servizio, al posto di altrettanti OTOMAT. Altri aggiornamenti sono l'introduzione dello Standard SM-2MR, con maggiore gittata (74 km e passa) e capacità di autopilotaggio, che rende possibile gestire più ingaggi, quasi in simultanea, con un singolo radar. Proiettili guidati Davide per i cannoni da 76 mm in funzione antimissili sono pure in programma, con una munizione sottocalibrata e molto veloce (originariamente si puntava solo alla munizione sottocalibrata per la traiettoria tesa, ma adesso si è pensato anche ad una munizione guidata via radio, capace di manovrare fino a 400 m sui lati); l'arrivo dei siluri (efficaci, ma estremamente costosi) MU-90 per la nave e i suoi elicotteri; ma soprattutto gli elicotteri NH-90 da 10 t, ben superiori rispetto ai vecchi, lenti anche se ben equipaggiati AB-212ASW. È anche possibile ospitare un EH-101 (forse in teoria due), anche questo ben superiore e ben più costoso (100 mld al pezzo) dei vecchi Sea King.

Altro aggiornamento sono le capacità d'attacco controcosta: queste erano già presenti con il cannone da 127 (visto che i 76 mm sono devoluti alla lotta antimissile), ma adesso vi sono anche i missili Otomat Mk 3 con capacità di attacco contro bersagli di terra (altro 'segno dei tempi': come giustificare altrimenti la presenza di un missile costoso e sofisticato se in pratica gli scenari di guerra in alto mare tra grandi flotte non esistono più? Ecco perché quasi tutti i missili antinave moderni, le ultime versioni di Harpoon, Otomat, Exocet, RBS-15 etc. hanno la capacità 'land attack'. E pensare che questa venne 'inaugurata' dai preistorici missili Styx che gli indiani usarono efficacemente contro obiettivi pakistani a Karachi, nel 1971). Inoltre è prevista l'adozione del proiettile guidato-planante Vulcano, da 127 mm, per colpire bersagli fino a ben 70 km, e quindi nell'entroterra. Ha una gittata doppia rispetto a quella dei cannoni delle vecchie corazzate, non è altrettanto distruttivo ma può essere molto più preciso e quindi non meno letale nella maggior parte dei casi. La gittata è ottimale con il cannone da 127 mm da 62 anziché 54 calibri, esattamente l'evoluzione dell'eterno rivale americano, l'Mk 45 Mod.6, ma il Vulcano dovrebbe essere compatibile anche con i cannoni da 127 mm normali, con una minore gittata. I proiettili speciali a gittata prolungata oramai sono una realtà: anche i cannoni da 76 mm potranno arrivare da 15 a 30 km, mentre i pezzi da 57 mm Bofors Mk 3 potranno usare una munizione che passa da 17 a 21 km pur pesando appena 2,8 kg. Anche gli Aspide degli ultimi lotti sono migliorati, com'é ovvio visto che sono in produzione da 30 anni.

Ma nondimeno, nonostante tutti gli aggiornamenti di cui sopra, l'efficienza del lanciamissili Mk 13 (e anche dell'Albatros) non verrà realmente migliorata rispetto ai sistemi a lancio verticale. La cadenza di tiro di questi (anche un colpo al secondo) e la possibilità di sparare sui 360 gradi senza impedimenti non può essere eguagliata né dall'ultimo modello di Mk 13 (6-8 c.min) né dall'Albatross con il sistema Riva Calzoni: entrambi hanno infatti settori di tiro ciechi di un certo livello, ed entrambi sono comunque limitati dalle 'poche' linee di mira dei radar di bordo (tra l'altro, l'alimentatore dei 'de La penne' non consente di sparare missili guidandoli in simultaneamente dai radar di prua e di poppa RTN-30X). Per superare questi limiti ci sarebbe stato bisogno dei lanciatori Mk 41 o almeno dei più economici Mk 48 (per Sea Sparrow), e di fatto solo con gli Aster-EMPAR la cosa sarà risolta in ogni aspetto, a parte i costi e i ritardi nell'entrata in servizio. In ogni caso non è previsto che i 'De la Penne' ne saranno mai equipaggiati.

Di fatto i pur complessivamente ottimi 'De la Penne' sono nati, come navi da difesa d'aerea, sostanzialmente superati, e la cosa, con il passare del tempo (e l'entrata in servizio di navi come quelle spagnole, olandesi, tedesche, giapponesi, americane etc.) non ha fatto altro che accentuarsi, nonostante il costo molto alto (circa i 2/3 di un 'Burke') che i tanti sistemi installati hanno richiesto alla piattaforma. Peccato non averla aggiornata a suo tempo, prontamente, con lanciamissili Mk 41 e un radar multifunzione come l'Arabel o l'EMPAR.

Quanto all'attività operativa, particolarmente nota è quella del De la Penne, che, tra le attività a cui ha preso parte è da segnalare la circumnavigazione del globo, effettuata assieme al Bersagliere. Le due unità, salpate il 12 luglio 1996, rientrarono a Taranto il 4 aprile 1997 dopo aver percorso oltre 46 000 miglia e toccato 35 porti di 23 nazioni.

Dal 11 febbraio 2002 al 17 giugno 2002 ha partecipato nel mar Arabico all'operazione Enduring Freedom.

Nell'estate 2006 ha preso parte con due interventi all'operazione di evacuazione di civili di varie nazionalità in fuga dai combattimenti da Beirut nel Libano a Larnaca nell'isola di Cipro, in un'operazione denominata Mimosa 06, in cui hanno preso parte anche altre navi della MMI, come il San Giorgio, il San Marco e l'Aliseo.


Ultime novità[3]

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I due 'De la Penne' sono le ultime navi della famosa Legge Navel del 22 Marzo 1975, nata per evitare alla Marina Militare un decadimento complessivo (anche nel morale) che stava già avendo luogo, nonostante alcune nuove navi ('Veneto', i due 'Audace', i quattro 'Toti', le quattro 'Lupo' e i due 'Stromboli'). Era un'importante spesa extra-bilancio, ma necessaria per salvare la credibilità del servizio, anche se all'epoca non era certo il solo ad avere tali problemi attuali e in prospettiva (anche all'estero, vedi la Royal Navy prima delle Falklands) e che comportò tra l'altro le otto 'Maestrale', nuovi sottomarini e il 'Garibaldi'. Gli 'Audace migliorata' dovevano invece sostituire i due vecchi 'Impavido', validi ma oramai obsolescenti.

Le navi italiane di nuova generazione erano concepite con un armamento pesante (avvicinandosi in questo a quelle sovietiche, ma con sistemi più compatti, dalla tecnologia in genere più avanzata e con capacità maggiori in molti ambiti) e motori efficienti, validi sia per alte velocità che per una buona autonomia; tra sensori, armi e motori (turbine LM-2500 e motori diesel GMT) si era radunato in scafi relativamente piccoli un potenziale militare formidabile, ma forse troppo complesso per i futuri ammodernamenti. I 'De la Penne' cercavano di 'spacchettare' tale potenziale, con un dislocamento del 25% superiore agli 'Audace' (5.400 t), motori ben più compatti (CODAG anziché a vapore) e un cannone in meno da 76 mm. Eppure, per renderli davvero efficienti rispetto ai sistemi di bordo (tra i quali 11 radar!) sarebbe stato necessario un certo aumento del dislocamento, dell'ordine delle 500 tonnellate, in maniera tale da far fronte a futuri aggiornamenti senza troppi problemi, e con un aumento di costo limitato (l'acciaio è economico se si compara ai sistemi d'arma e di propulsione delle navi moderne). Dato il campionario di sistemi presenti, che più che essere assolutamente indispensabili, sembravano una vetrina pubblicitaria per l'industria nazionale (per esempio, c'era bisogno di ben tre cannoni da 76, quando ne poteva anche bastare uno solo?), mettere le mani su navi tanto 'dense' (e che dire allora dei più piccoli 'Audace'?) era difficile. Ma almeno, i 'De la Penne' entrarono in servizio con anni di ritardo rispetto alle altre navi del programma: anziché negli anni '80 (quando erano previsti i cannoni binati da 40 mm, poi superati, dopo il 'Garibaldi', dai 76 mm SR), quasi a metà anni '90, mancando il confronto con le navi sovietiche, ma risultando anche più moderni per le esigenze future. Nel frattempo i due 'Impavido' erano stati ritirati già dal servizio da qualche anno, non resistendo fino all'arrivo dei sostituti, e finendo in riserva assieme ai due 'Doria', il che ridusse il numero di navi con missili a medio raggio da ben sette unità a tre sole, in un tempo in cui gli Harrier non erano ancora che un pugno, e senza AMRAAM. Dopo di che i 'De la Penne' risollevarono le fortune della difesa d'area della flotta.

Però il lanciamissili singolo Mk-13 e i missili SM-1MR erano obsoleti, e condivisi solo dai coevi francesi 'Cassard', peraltro meno potenti (pur se di tutto rispetto). La principale ragion d'essere degli 'Audace', così, era legata a sistemi superati dagli SM-2MR e dai lanciamissili Mk-26 e soprattutto, Mk-41, per non parlare dei sistemi radar AEGIS SPY-1. Per il resto i loro equipaggiamenti non erano diversi da quelli, diciamo, di una 'Maestrale', ma non era per questo che si spesero quasi 750 mld per nave. Né v'era stata una particolare cura per ridurre le emissioni, quanto meno quelle radar: i 'De la Penne', un po' per la forma, un po' per le emissioni della selva di apparecchiature, erano tutt'altro che navi 'stealth'. Anche se avevano molte buone qualità, la potenza dei motori era tale, con le turbine, che difficilmente avrebbero ridotto più di tanto anche la traccia acustica e termica.

Detto questo, il sogno di ottenere 4-6 'Orizzonte' è presto svanito nelle pieghe dei bilanci, e così si è pensato, con il Libro Bianco della Difesa nel 2002 di aggiornare i 'De la Penne'; nel frattempo i fratelli maggiori-minori (a seconda del metro di paragone) 'Audace', nonché il 'Veneto' e le quattro 'Lupo'. La forza di navi dotate di difesa d'area è così calata a due sole, in attesa dei 'Doria'. Dati i risparmi della riduzione della flotta di prima linea a quella figlia della Legge Navale (anche se, oramai, i pattugliatori d'altura sono persino più numerosi delle navi di prima linea), la Marina, che non si è rassegnata a fare solo la parte di una 'Guardia costiera', ha pensato di mandare avanti i progetti relativi all'aggiornamento dei 'De la Penne' e di quattro delle otto 'Maestrale'. Queste ultime, in pratica, solo per prolungarne la vita utile, un po' come l'F-104ASA/M, insomma; per i 'De la Penne' era diverso, essendo più recenti e con un armamento potente e diversificato, sostenuto da una del pari prestante elettronica. Per aggiornare le sei navi sono stati spesi 219 miln di euro, di cui circa la metà per i caccia: anche se sono una cifra importante, circa 200 mld delle 'vecchie lire', è ancora un prezzo ragionevole rispetto ai 1.498 mld spesi per la costruzione dei due caccia. Sono stati anche spesi 4,5 mln per programmi d'aggiornamento secondari.

Tra gli aggiornamenti pensati per queste navi vi sono stati soprattutto i radar, che oramai sono ben più avanzati dei vecchi tipi installati, sia pure in versioni modernizzate, in precedenza. Si pensò al radar EMPAR (MM/SPY-790) oppure il RAN-40L (MM/SPS-798) e missili di nuova generazione SAAM-IT (ASTER, nel tipo -15, forse per sostituire gli 'Albatross-Aspide'?). Problemi economici, ma non solo, hanno però costretto a ridimensionare il programma, benché esistano vari esempi di programmi altrettanto se non più ambiziosi (i caccia 'Tromp' canadesi, per esempio) che hanno avuto successo.

L'avvio del programma ebbe un contratto nel dicembre 2004 tra Ministero della Difesa e Orizzonte Sistemi Navali (Fincantieri 51% e Finmeccanica 49%) più il consorzio CISDEG. Questa era in origine la sola ad avere l'incarico, ma OSN era troppo importante dato il programma 'Orizzonte' e FREMM. Il lavoro venne fatto all'Arsenale di Taranto, 18 mesi previsti per ogni nave, da aggiornare a turno per non far sparire la linea di cacciatorpediniere. Inizialmente toccò al MIMBELLI, a far tempo dal 2005; però, la situazione si è ingarbugliata: tagli di bilancio e i problemi all'Arsenale (vedi anche il servizio di Report) hanno dilazionato i tempi in maniera non esattamente commendevole. Il caccia è stato rimesso in servizio solo dopo l'uscita dal cantiere, cosa che però ha richiesto d'arrivare all'estate del 2009: circa 50 mesi.

L'aggiornamento della nave ha visto la revisione dei quattro diesel BL 230.20 DMV, e le due TAG LM-2500, con il rinnovo della centrale di controllo SEPA.

Ma sono i sensori e i supporti che hanno visto la maggiore evoluzione, nonché, un'ancora più spinto rinnovo dei sistemi di elaborazione e combattimento interni.

La maggiore differenza è stata la sostituzione dei due grandi radar di scoperta aerea: l'AN/SPS-52C tridimensionale e l'SPS-768 bidimensionale, rimpiazzati con il RAN-40L; il RAN-10S è stato sostituito invece dal RAN-21S, mentre sono stati anche installati i radar AN/SPS-702 e SPS-735B ARPA, quest'ultimo un apparato da 50 kW per la navigazione; esso fa parte dell'unicazione dei radar della MM; per le navi maggiori questo, per quelle più piccole l'SPS-754.

Il problema era soprattutto collegato ai radar principali: si voleva installare il RAN-40L sopra la plancia, al posto dell'SPS-768 e il RAN-21S al posto dell'SPS-52; ma dato che il RAN doveva essere usato per scoprire bersagli a quote basse, missili antinave inclusi, era meglio averlo alla quota maggiore possibile, e così venne installato giustamente al posto del vecchio RAN-10S; nel mentre il RAN-40L sarebbe stato facilmente installabile sopra la plancia, su di un albero molto basso e robusto, ma il livello di radiazione era giudicato troppo alto per il personale presente in zona, così venne messo al posto dell'SPS-52 nella zona poppiera. Si studiarono quindi otto combinazioni, scegliendo la 'G', con l'irrobustimento dell'albero di poppa, l'arretramento e la rotazione di 180 gradi. Non era facile come si pensa: l'SPS-52 ha ben 6.300 kg di attrezzature sottocoperta, l'SPS-40L solo 1.000 kg, grazie alla maggiore compattezza dei sistemi moderni; ma l'antenna del vecchio sistema americano pesava 1.300 kg, mentre l'SPS-40L, che è un sistema con elementi attivi, ha un'antenna da ben 2.400 kg e altri 1.100 kg di basamento, per cui è stato necessario lavorarci d'impegno (forse per lo stesso motivo, oltre che per un fatto di soldi, è stato omesso l'EMPAR, che pure sarebbe adatto anche, teoricamente, alle stesse 'Maestrale').

È stato poi aggiornato il sistema ESM-ECM MM/SQL-732 'Nettuno', mentre il sonar DE-1164 (DE-1164LF di scafo e -VDS rimorchiabile) è stato revisionato, ma data la minore impellenza della guerra antisommergibile d'oggigiorno, non è stata aggiornata o sostituita in maniera significativa.

Il Selex S.I. RAN-40L (per la MM è l'MM/SPS-798), principale sensore radar, è derivato dal RAT-31DL terrestre, un eccellente apparato che finalmente 'salta' a bordo delle navi. Sistema tridimensionale e a lungo raggio, capace di rimpiazzare entrambi i radar dei 'De la Penne', funziona in banda L (D per la NATO), ovvero solo 1-2 GHz (15-30 cm di lunghezza d'onda), antenna rimpicciolita rispetto al progenitore ma pur sempre da 6,5 x 4 metri, peso tutto compreso 3.700 kg circa, con antenna rettangolare, sormontata da un'altra unità rettangolare, quella del sistema IFF SIR/M5 (con i nuovi 'mode 5' e 'S'). L'antenna ha 18 moduli da 2 kW, e siccome ognuno ha la sua capacità d'emissione, permettono una degradazione parziale se vi sono danni o guasti a bordo, a differenza della vecchia generazione. Ovviamente vengono pubblicizzate le eccellenti qualità in precisione, e buone anti-clutter e ECCM; il radar usa due fasci (pencil beam) e ruota a 6 o 12 giri-min; nel secondo caso si ha un rinnovo più rapido dei dati, ma la portata massima scende da 400 a 300 km (del resto è un 'mode' a medio raggio). Di buono, la vecchia configurazione aveva radar con caratteristiche diverse che coprivano 360 gradi, per certi aspetti un vantaggio rispetto ad una sola unità di scoperta, ma questo è il progresso, e anzi, l'EMPAR avrebbe anche sostituito i radar guidamissili. La MM ha quattro SPS-798: uno è sulla 'Cavour', uno in attesa d'imbarco e uno per la MRICENPROG/MARICENTADD, la Scuola di Taranto.

Il Selex RAN-21S (MM/SPS-794) è parimenti un sistema 'quasi nuovo', nato dal precedente RAN-20S. Questo apparve negli anni '90 con i trasmettitori allo stato solido in banda S (E-F per la NATO), da 2-4 GHz di requenza; gli armadietti modulari (1 x 1,8 m) potevano ospitare fino a 10 di questi moduli da un kW l'uno, ed era possibile installare fino a quattro armadietti, così da ottenere quasi 40 kW. Il RAN-20S venne adottato dalla MArina Brasiliana, e aveva una struttura del tutto rinnovata rispetto al RAN-10S, che pure era stato messo da poco in servizio sui 'De la Penne'. Il RAN-21S ne utilizza l'antenna (della SMA, ora Selex Galileo), che con il trasmettitore supera il vecchio -10S in portata del 10-20% (rispetto ai 160 km del vecchio tipo), ma soprattutto è molto migliore contro il clutter, ECM, è più affidabile e richiede meno manutenzione; sopra l'antenna a paraboloide ne ha una rettangolare per l'IFF; opera a 15 o 30 giri-min ed è destinato soprattutto a scoprire i missili antinave e altri obiettivi 'difficili'.

L'MM/SPS-702 LE (Life Extension) funziona in banda X (I/J), 8-12 GHz o 2,5-3,75 cm di lunghezza d'onda; anche questo radar non è totalmente nuovo, avendo l'antenna del -702 originale; può operare anche in modalità di scoperta aerea, seppure con qualche limitazione e come il vecchio tipo, sfrutta l'effetto tunnel (ionosfera) per osservare obiettivi oltre l'orizzonte, specialità nata per sfruttare la portata degli OTOMAT. Le distanze di scoperta sono tra 1 e 72 miglia (1,85-133 km), così finalmente si sa qualcosa di più sulla portata OTH dei radar italiani di superficie (inferiore alla portata dei missili OTOMAT, forse per questo ci si è preoccupati di allestire gli elicotteri con sistemi di datalink appositi). Il radar è un LPI visto che si adatta agli scenari emettendo al minimo dell'energia possibile ed è un tipo ad impulsi anziché ad onda continua, il che aiuta anche a ridurre la vulnerabilità alle ECM e a sincronizzare il lavoro con le ESM, che così non vengono disturbate dal suo impiego. Da notare che i tipi sovietici OTH hanno in genere una lunghezza d'onda maggiore di questo piccolo radar (montato sul davanti della plancia), che lavora su frequenze tipiche, per esempio, dei radar di un caccia.

Il sistema di combattimento, naturalmente, è stato aggiornato; il vecchio SADOC-2, per quanto molto moderno negli anni '90, era ovviamente invecchiato presto, e soprattutto era un tipo 'centralizzato'; le interfacce tra sottosistemi sono rimaste analoghe, ma sono stati finalmente introdotti sistemi COTS (derivazione commerciale), con sistema LINUX anziché AIX (Unix), software naturalmente dedicati, sviluppati da Elsag, Marina e Selex. Le consolle sono 16 di nuovo tipo, del tipo MAGICS II CT, simili alle II dei pattugliatori, ma con tecnologie COTS; le capacità di calcolo sono superiori, basti pensare alla differenza tra un 486SX (50 Mhz) e un Pentium 4 (vari GHz). In origine c'erano due consolle orizzontali triposto e 10 verticali a due schermi sovrapposti (come del resto le nuove). Ad ogni modo, nonostante il lavoro svolto, è ancora un sistema solo parzialmente delocalizzato.

Nonostante vi fossero voci in merito che davano l'accesso della MM all'SM-2MR già anni fa (RiD 1993 e 97), il vero problema è però che il missile di bordo è ancora l'SM-1MR nei tipi B/E, con rampa singola Mk-13 Mod.6 (6-7 missili-min), sistema controllo tiro WDS Mk-13 Mod.5, radar AN/SPG-51D (che sono sistemi a doppia banda: C per l'acquisizione del bersaglio, X per l'illuminazione missili); tracciatore automatico AN/SYS-1 (interfacciato con il CMS, la centrale di combattimento), e sistema controllo missili TAR Mk-74 Mod.12. Malgrato tutti gli aggiornamenti, il sistema è dei primi anni '70 e oramai superato da decenni dall'SM-2MR; l'USN ne ha cessato il supporto logistico nel 2003, togliendolo dalle 'Perry' ancora in servizio e uniche utenti dell'arma. Tuttavia, nel mondo vi sono ancora le 'Adelaide' australiane (in aggiornamento, però, con il programma SEA 1390, il che comporta l'adozione dell'SM-2MR); Bahrein ('Perry' ex USN), Cile (le due fregate Emskerck ex-olandesi), Egitto, Polonia, Turchia, Taiwan (tutti con le 'Perry' ex USN), Francia (Cassard), Giappone (tipi Hatakaze e Tachikaze), Spagna ('Santa Maria', le 'Perry locali), e per l'appunto i due 'De la Penne' italiani. La questione si è fatta seria, perché il motore a razzo a doppio impulso Mk-56 Mod.1 è fuori produzione dal 1997.

Così la Raytheon ha pensato bene di mantenere il servizio logistico fino al 2020 per i clienti esteri, che altrimenti l'avrebbero presa di sicuro 'male' dopo che facevano conto sui 'regali' di Zio Sam. Nel 2005-6 l'Italia ha fatto parte di un gruppo di utenti che ha speso 50 mln di dollari per revisionare i missili, specie i motori, ma ha speso meno del 5% della somma totale e il numero di armi così revisionate è decisamente inferiore alle necessità: 40 missili per nave più le riserve, ma del resto, la scarsità pratica di queste armi non è una novità (pare che anche i Sea Dart nel 1982 fossero meno del carico massimo, e poi le sole 'Perry' richiederebbero oltre 2.000 SM-1MR). Tuttavia, lasciare che le capacità di difesa aerea dei 'De la Penne' cadano a livello di una 'Maestrale' e inferiori anche alle nuove FREMM, è decisamente inaccettabile.

Dalla fine degli anni '90 la MM ha studiato di sostituire l'SM-1 con l'SM-2, per il quale non vi sono problemi, dato che equipaggia gli AEGIS ed è in produzione. Nel 2000 chiese alla Raytheon il costo per una cinquantina di SM-2 Block IIIA, e aggiornare al contempo i radar illuminatori con un'antenna supplementare (il sistema di controllo del tiro missili sarebbe stato così l'Mk-74 Mod.14/15, come sui caccia 'Kidd' taiwanesi). Ovviamente, nemmeno l'SM-1MR è rimasto uguale a se stesso: i primi esemplari arrivavano solo a 46 km di raggio e 45-15.200 m di quota, mentre i modelli B già aumentavano di circa il 25% e raggiungevano i 67 km e i 19.000 m, ma questo era 25 anni fa: negli anni '90 le cose vennero probabilmente migliorate, e la quota è indicata a circa 24.000 m (stando a RiD, che però dà ancora una portata di 46 km, ma perché mai la tangenza sarebbe aumentata mentre la portata massima diminuita rispetto a quello che enunciava Armi da guerra nel 1984?), la logica di guida è aggiornata, ed è stato introdotto un sensore mono-impulso (con ECCM molto superiori), nell'SM-1MR Block VIA e B, come si vede è un lungo cammino evolutivo, poco noto (i missili in genere, esternamente non cambiano apprezzabilmente, mentre le novità sono soprattutto legate al sistema di guida interno). Ma l'SM-2MR ha anche il motore Mk-104 più potente, per una gittata variamente indicata tra 74 e 150 km, e una quota addirittura sopra i 30.000 m, più INS e datalink di controllo, per necessitare della guida finale solo quando è necessario, il che moltiplica (in caso di ingaggi nelle condizioni più favorevoli, in quota), il numero di bersagli ingaggiabili quasi in simultanea: in pratica, se a bassa quota fa poca differenza (è già tanto avere il tempo di sparare ad un singolo missile antinave in avvicinamento), in quote maggiori è possibile che due radar gestiscano in rapida sequenza una mezza dozzina di bersagli, senza aspettare ogni volta tutto il tempo tra il lancio e l'impatto finale; l'SM-2 funziona anch con la vecchia illuminazione continua (HAW). Ma è rimasto un bel sogno: i Block IIIA non sono stati comprati.

L'armamento è stato migliorato con l'adattamento del pezzo da 127 ai 'superproiettili' decalibrati e guidati Vulcano (fino a 100 km e oltre di portata), da introdurre con il 'De la Penne'; il tipo ER ha 70 km di raggio, quello antinave, di fatto un vero missile, arriva a 100 km, come i primi 'Harpoon', e con sistema INS/GPS e un sensore IR di basso costo (pensate come sono diventati i proiettili moderni), e infine il tipo d'attacco terrestre da 100 km, con sistema INS/GPS. Con il cannone da 127/64 calibri si arriverebbe anche a 120 km di raggio.

Vi è un aggiornamento con il sistema NFCS (Naval Fire Control System), integrato con il CMS e si occupa anche per il tiro dei missili TESEO Mk-2/A; si tratta di un derivato del sistema delle FREMM, anche se paradossalmente, queste ultime devono ancora entrare in servizio (e udite udite, è 'finalmente' un sistema 'plug and play', tanto per far capire di quanto oramai, dopo avere trainato il settore, l'elettronica militare sia arretrata rispetto a quella commerciale). I missili OTOMAT sono ora digitalizzati al 100%, hanno il GPS e lo stesso seeker radar del Marte Mk-2/A (che pure è ben più piccolo); usano i 'waypoint' (punti di riferimento) e hanno capacità d'attacco anti-costa. Gli otto lanciatori hanno anche la possibilità di impiegare i missili MILAS con siluri MU-90; i cannoni Super Rapido da 76 mm hanno direzioni di tiro DARDO E aggiornate, e un sistema di graduazione delle spolette; notizia interessante, dei quattro radar RTN-30X di controllo del tiro, uno di quelli poppieri è stato sbarcato, e gli altri aggiornati (e finalmente i radar scendono sotto quota 10..); quanto ai lanciarazzi per decoy: i Sagem 'Sagaie' sono stati sostituiti dagli SCLAR-H, protagonisti di uno strano 'ritorno' autarchico, visto che gli SCLAR, seppure aggiornati, sono di generazione più vecchia rispetto ai Sagaie, per questo questi ultimi vennero scelti negli anni '80. Il lanciarazzi dell'Oto-Melara può avere 20 razzi da 105 mm oppure 15 più 4 da 118; è usato con razzi decoy IR, radar e poi tipi illuminanti; il peso è di 1.150 kg senza munizioni e movimento di 150 gradi per parte, da -5 a +60 gradi d'alzo. Sono a mezzanave, dietro la batteria di missili antinave-ASW.

Infine è stato aggiornato il set ECM-ESM, e le comunicazioni, come i terminali satellitari SICRAL militari e INMARSAT civili, nuovi sistemi HF e UHF, rete radio TETRA, nonché due nuovi sistemi SHF, ai lati dell'albero di poppa; datalink M-DLP (Multi Data Link Processor, dell'Elsag-Datamat) che coopera con i Link-11A, -B, -16, -22, JREAP e VMF, già usato sulla 'Cavour', rifornitore 'Etna' e navi FREMM.

Quello che non è stato aggiornato: essenzialmente il sonar, i lanciasiluri ILAS-3(che comunque, oramai dovrebbero usare gli MU-90, almeno in parte sostituti degli A-244 e Mk-46), il sistema Albatross (anche qui con missili Aspide di lotti via via aggiornati o di nuova produzione), e le predisposizioni per gli elicotteri, che oramai peraltro sono in procinto di ospitare gli NH-90 (gli EH-101, per quanto ospitabili, sono troppo grossi e pochi, e i Sea King sono in radiazione). In pratica, per paradossale che sia, i 'De la Penne', infarciti di armi e sensori nazionali, mancano proprio e ancora soprattutto nella loro funzione principale, con efficaci missili di difesa d'area. E' invero bizzarro che, con migliaia di SM-2 disponibili, anche in versioni anti-balistiche e persino anti-satellite, con portata maggiore di qualunque ASTER 15 e 30, non si sia riusciti finalmente a dare ai 'De la Penne', con qualche spesa in più (e magari.. un pattugliatore in meno): li avrebbero resi credibili e per certi versi superiori anche ai 'Doria'. Ma tant'é.

Il DE LA PENNE è entrato in cantiere ultimamente, e si spera che in questo caso riesca a fare i lavori in 18 mesi, come da contratto. In caso contrario, è presumibile che anche di questo, come del fratello, si avrà notizia tramite Report.


I 'Doria' del XXI secolo

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Il Doria al computer, notare il cannone da 76 a poppa, sopra l'hangar

Il cacciatorpediniere lancia missili Andrea Doria costituisce, con l'unita gemella Caio Duilio, la nuova classe Andrea Doria (ex Classe Orizzonte)[4]. Il caccia(D 553) costruita nei cantieri di Riva Trigoso, è stata varata il 15 ottobre 2005 e consegnata alla MMI il 22 dicembre 2007 col l’alzata sul pennone dell'unità della bandiera della Marina. L'unità proseguirà il periodo di collaudi riguardanti i sistemi di comando, controllo e comunicazionie e conseguirà la piena operatività nell'estate 2008.

L'Horizon Common New Generation Frigate (CNGF) è la sigla che identifica una nuova generazione di fregate (DDG, cacciatorpediniere secondo la classificazione NATO) AAW (Anti-Air Warfare) frutto di una collaborazione inizialmente fra Regno Unito, Francia ed Italia. In seguito all'abbandono del progetto da parte degli inglesi, il programma è rimasto congiunto a Italia e Francia.

La prima unità francese, il 'Forbin', nella fase di allestimento ha presentato problemi di installazione del sistema di combattimento, oltre che forti problemi di ruggine che sull'Andrea Doria non si sono presentati. Le prime due unità navali, Forbin e Andrea Doria sono denominate FOC1 e FOC2, le restanti navi sono denominate FOS.

La differenza tra le unità italiane e le francesi è nella dotazione missilistica. Le navi italiane della Classe Andrea Doria saranno dotate di missili antinave superficie/superficie del tipo Teseo Mk2/A, quelle francesi di missili Exocet.

L'entrata in servizio nella Marina Militare è prevista all'inizio del 2008 per l'Andrea Doria e nel 2010 per la Caio Duilio.

Dopo alcune esperienze valide di coprogettazione di nuove navi per diverse nazioni, come le Bremen-Kortenaer, si pensò bene alla fregata per gli anni '90, la NFR-90, che però naufragò presto, cancellata all'inizio del 1990. A quel punto venne fuori il programma Orizzonte/Horizon.

In origine le fregate dovevano essere per tre nazioni, con intuibili vantaggi operativi ed economici: la risorsa da valorizzare era il sistema missilistico PAAMS, sviluppato dalla Francia e Italia basandosi sull'eccellente (anche se a corto raggio) Aster. l'Horizon inizialmente riguardò GB e la Francia: la Gran Bretagna, accettò di abbandonare la non troppo felice linea autarchica (e i suoi missili Sea Dart) con la A3F (Anglo-French-Future Frigate), la Francia fece lo stesso dopo i suoi 'Suffren'; a cui poi si aggiunse l'Italia con una dichiarazione d'intenti nel marzo 1991 con l'accordo firmato nell'agosto del 1992. Nel 1993 venne stabilito di ripartire i costi pariteticamente, e in proporzione in base agli ordinativi: 4 francesi, ben 12 inglesi e 6 italiane (con un costo complessivo tra 6 e 8 mld di sterline); gli italiani volevano sostituire tutte le loro piattaforme SAM a medio raggio. Nel luglio 1994 venne firmato il MoU per l'avvio della fattibilità complessiva, nel 1995 venne creato il Joint Venture Company per l'industrializzazione, con DCN, Fincantieri-Finmeccanica, e GEC-Marcony Naval Systems. Nel 1996 venne avviata la definizione del progetto, ma le esigenze non furono a lungo conciliabili, con gli inglesi che volevano il SAMPSON come radar originale, e l'apparato motore di tipo elettrico-turbina, e nel marzo 1999 la Gran Bretagna uscì dal programma e si fece le sue Type 45. nel settembre dello stesso anno, dopo un momento di drammatica incertezza, venne deciso di proseguire con il programma ugualmente da parte francese e italiana, con un accordo ufficializzato il 22 settembre 2000 e un MoU successivo. Le caratteristiche richieste: diesel SEMPT-Piestlick e turbine LM-2500, sistema C3 SENIT 8 (della C. de Gaulle), cannoni SR da 76 mm, rinuncia alla torre da 127 mm per ospitare altri lanciatori Sylver (decisione piuttosto dolorosa).

Si costituì il consorzio Horizon SAS, ovvero Armaris (Thales e DCN) e ORIZZONTE Sistemi NAvali (Fincantieri e Finmeccanica). L'ordine seguì poco dopo, il 27 ottobre 2000, ma nel frattempo ridotto ad appena 4 navi, che tuttavia costavano 2,8 mld di euro: 1,1 mld per lo sviluppo, tra cui 120 mln per il CMS (non molto opportunamente, venne deciso di adottare un altro sistema di elaborazione del tutto nuovo rispetto al pur moderno SENIT-8), 45 per il FICS e 90 per la guerra elettronica. Il PAAMS costava 80 mln per nave, da comprarsi con un accordo separato. Le navi italiane sono state costruite a Riva Trigoso e poi assemblate al Muggiano, quelle francesi a Lorient. Il taglio delle lamiere per la prima nave italiana iniziò il 19 luglio 2002 e il varo il 15 ottobre 2005, e il 20 settembre 2006 iniziò le prove in mare. Era questa originariamente la CARLO BERGAMINI, poi divenne l'ANDREA DORIA. Il DUILIO ebbe il primo taglio della lamiera il 19 settembre 2003, e la consegna prevista per il 2009.

Il FORBIN

Le caratteristiche sono quelle di una piattaforma navale moderna. Il dislocamento è di 6.635 t a pieno carico, con lunghezza di 152,6 m. La costruzione è in acciaio delle leghe S 355ML e S 355J2G3, con carico di rottura elevato di 470-630 Mpa e snervamento a 355 Mpa, e anche più facili da saldare della lega classica F352. Dato che le navi italiane sono più pesanti, la parte superiore del torrione è in lega leggera, mentre la carena è stata studiata dalla Fincantieri e deriva dall'esperienza dei 'De la Penne', con sistema di stabilizzazione attivo Fincantieri con 4 pinne non retrattili (anche qui derivato dai predecessori). Lo scafo ha 12 compartimenti stagni con galleggiabilità di 3 contigui allagati, leggermente protetto con acciaio balistico in zone vitali. Finalmente per le grandi navi italiane (precedute dalle corvette) si è curato ampiamente la stealthness, con superfici molto inclinate, senza alcuna apertura, nemmeno quelle a prua e poppa. L'equipaggio è ridotto ad appena 195 persone, come sulle 'Lupo', e finalmente con standard di abitabilità adeguati (in effetti, con tutto l'armamento e i motori concentrati in una piccola nave, lo spazio per il numeroso equipaggio non dev'essere stato mai molto sulle navi di scorta italiane, anche se la cosa apparentemente è stata ufficialmente ammessa solo adesso, con l'arrivo delle 'Doria') con cabine da 1, 2 e 4 persone. Gli spazi sono anche adatti per manutenere grossi pezzi di hardware, mentre il ponte poppiero arriva a 494 m2 con un elicottero NH-90 o EH101 (solo per le navi italiane), con il sistema TC-ASIST canadese per operare fino a mare forza 6, ordinato in 30 esemplari da 5 marine, oppure il Samhae francese per le navi della MN. Ci sono anche due gommoni a chiglia rigida per il controllo di mercantili, protetti da saracinesche metalliche antiradar. In pratica queste navi, sia pure con una chiglia simile a quella dei 'De la Penne', sono strutturalmente molto 'figlie' delle La Fayette quanto a soluzioni stealth.

L'aspetto è inconfondibile: la nave, non particolarmente elegante in verità, ha aspetto pulito ma anche complesso, con due fumaioli e tre alberi, due cannoni a prua da 76 mm sulla tuga, proprio davanti alla plancia. La coperta anteriore è invece desolatamente vuota all'osservazione diretta (perché ha il PAAMS) in netto contrasto con le navi precedenti; la plancia, come sulle fregate Halifax, è inusitatamente bassa rispetto al massiccio albero anteriore, molto alto e molto spesso, e a struttura piramidale. Le sovrastrutture sono suddivise in blocchi, come sui 'De la Penne', ma similmente alle navi francesi vi è anche un piano con il corridoio di passaggio sopra la coperta tra i due blocchi, che rende ben più comoda la percorrenza attraverso la nave. Il corridoio è sormontato dagli otto lanciamissili antinave.

I motori sono così disposti: due eliche orientabili e reversibili a 5 pale Fincantieri, da 4,8 m di diametro, che scaricano la forza del sistema motore in configurazione CODOG. Si è stabilito questo tipo solo dopo lunghe discussioni visto che i francesi volevano presumibilmente il tutto-diesel. Invece adesso vi sono: 2 GE/Fiat LM-2500, ma anche due diesel che non sono i tradizionali GMT della MM ma i SEMP-Piestlick francesi, con riduttori francesi Locked Train della DCN. Le LM-2500 sono turbine americane (derivano dai motori dei C-5), realizzate in 2000 esemplari, modificate e coprodotte anche dalla Fiat-Avio che ha realizzato oltre 300 modifiche rispetto a quelle delle 'Maestrale'. Sono turbine simili a quelle della Cavour, ma tarate a 20,5 MW, mentre i diesel del tipo 12PA6B a 12 cilindri sono stati adottati in oltre 350 esemplari da 12 marine. I motori sono sistemati in due compartimenti stagni e insonorizzati e hanno 2 fumaioli. È una disposizione curiosamente asimmetrica, quasi un lavoro d'arte moderna, che inganna facilmente alla vista. Ognuna delle sale macchine, quella prodiera e quella poppiera, hanno una turbina e un diesel, che movimentano le eliche (le quali sono così collegate ciascuna ad entrambe le sale motori). I fumaioli sono uno nel blocco di strutture poppiere, a destra del radar a lungo raggio della sovrastruttura poppiera, e dietro l'albero prodiero, con l'albero centrale a destra e il fumaiolo a sinistra, sono larghi con grate di raffreddamento per i gas delle turbine, inclinati all'esterno e serventi due motori di due tipi diversi. L'autonomia dei 'Doria' è elevata, anche se si tratta della stessa dei 'De la Penne' (nonostante una potenza leggermente maggiore), mentre la velocità è minore, con circa 29 nodi (18 coi diesel). Vi sono anche 4 gruppi diesel I.F. 1716 da 1,6MW. Il tutto è gestito, assieme agli altri sistemi, dal sistema PMS di DCN e Alenia-Elsag.

  • Costruttori: Horizon Sas
  • Cantiere: Riva Trigoso
  • Varo: 15 ottobre 2005 (Doria)
  • Entrata in servizio: 22 dicembre 2007
  • Dislocamento: 5.290/6.635 t (max. previsto 7.017)
  • Dimensioni: lunghezza 150,6 m f.t., larghezza 20,3 m, pescaggio 5,4 m
  • Propulsione: 2 turbine a gas GE/Avio LM2500+ da 42 Mw, 2 diesel SEMT Pielstick da 8 Mw, su due assi; velocità 29 nodi (18 solo diesel); autonomia 7.000 miglia a 18 nodi, 3.500 a 24 nodi
  • Equipaggio: 174 + 32 opzionali
  • Sensori; radar di ricerca di superficie in banda Selex E/F RASS, radar multifunzionale Selex 3D EMPAR in banda G, radar di ricerca di superficie e aerea 2D in banda D Thales/Selex S1850M, 2 radar di navigazione Selex SPN 753(V)4 in banda I, uno appontaggio elicotteri SPN-720; ECM Nettuno; ESM SIGEN; SIR-R/S IFF, Sonar UMS 4110CL, sistema antisiluro SLAT
  • Armi: 3 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 16 celle ciascuno del tipo Sylver A-50 per missili superficie/aria a corto raggio MBDA Aster 15 e a medio raggio Aster 30 + 16 celle opzionali (48+16 missili); 8 lanciatori per missili antinave Teseo/Otomat Mk2 Block IV; 3 Oto Melara 76/62 mm Super Rapido, 2 Oto Melara (Oerlikon KBA/KBB) da 25/80 mm; due lanciasiluri binati da 324 mm binati antisommergibile, due lanciatori per decoys antisiluri a 12 canne da 127 mm, 2 lanciatori SCLAR-H da 20 canne calibro 105 mm o 15+4 da 118 mm.
  • Mezzi aerei: 1 NH90 armabile di due siluri leggeri MU 90 o due missili antinave Marte Mk 2/S

Tecnica e concezione

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Le unità classe 'Andrea Doria' rimpiazzaranno le navi della classe 'Audace', in disarmo dal 2005.

Le 'Doria' sono state costruite in maniera molto sofferta e rallentata da innumerevoli problemi, inclusa la separazione inglese (con la sua flotta che era potenzialmente la maggiore utente di queste navi) che è andata per la sua via, con le 'Type 45' con equipaggiamenti propri ma ancora i missili Aster-15 e 30. Le navi franco-italiane sono state armate ed equipaggiate con il meglio disponibile nelle due nazioni. Vi sono state ovviamente delle soluzioni di compromesso.

Una di queste è stata la rinunzia al cannone di medio calibro, ovvero ad uno degno di questo nome. I francesi avevano il loro valido Compact da 100 mm, cadenza di tiro 80 c.min, gli italiani la famiglia del Compatto da 127 mm, ma nessuna di queste è stata adottata: piuttosto, sono stati impiegati i cannoni SR da 76 mm, soprattutto per compiti antimissile. La loro presenza, sia pure in diversi esemplari, è opinabile, dato che per navi da 7.000 t i pezzi da 3 pollici sono davvero armi ridotte. Era previsto originariamente un cannone di medio calibro e dei CIWS, per esempio il pezzo da 127 mm OTO e il Myriad da 25 mm da 10.000 c.min. Alla fine è stato previsto di fare un sistema intermedio con armi né troppo pesanti né troppo leggere buone per tutte le occasioni o quasi. Anche se il Myriad ha un volume di fuoco e una precisione tale da aumentare la portata pratica rispetto ad altri tipi di calibro piccolo, la gittata masima è pur sempre di un paio di km, molto meno dei 6 km dei pezzi da 76 mm; del resto questi ultimi non hanno certo la gittata e potenza dei 127 mm; ma per quanto questi ultimi siano validi complessivamente, non sono mai stati intesi (come del resto i 76 mm 'Compatto') come armi antimissile.

Le navi francesi hanno dovuto adottare le armi da 76 mm, già da tempo in competizione diretta coi 100 mm, ma le hanno limitate a due (a quanto pare nemmeno il 100 mm è capace di ruoli antimissili validi; eppure se si vede la cadenza di tiro delle armi moderne: 225 c.min per i 57 mm, 120 per i 76, 80 per i 100 e 40 per i 127 mm, non c'è una differenza tecnologica evidente) in quanto hanno adottato anche due lanciamissili Sadral.

I missili ASTER sono nati come tipi francesi, in quanto sostanzialmente si tratta di un sistema nato da un progetto comune con quello dei MICA aria-aria: alette leggermente modificate a parte, sembra la versione con booster d'accelerazione del primo (o forse è il MICA che è la versione senza booster dell'Aster?). La massa è analoga: 110 kg del MICA, 300 kg (ma con un booster molto più grosso del missile) per l'Aster-15 e 450 per l'Aster-30 con un booster ancora più grosso, che poi viene sganciato al termine della combustione per lasciar libero il minuscolo missile, che continua con un motore da crociera. L'Aster ha una portata ufficiale di 15 e 30 km, ma questa dipende dal tipo dei bersagli: il primo caso varia tra 10 e 30+ km, nel secondo arriva fino a 80 e passa km. In pratica l'Aster ha una gittata superiore a quella dichiarata in origine. La guida è radar attiva, con autopilota intermedio. È un missile francese, ma il programma è stato ben presto messo a monte comune con l'Italia per ragioni economiche. Se la Francia ha dovuto abbandonare il 100 mm, l'Italia ha dovuto a questo punto abbandonare l'Aspide/Albatross. I missili restano francesi, il lanciatore Sylver e le consolles MARA italiane, i radar sono sia italo-britannici che francesi.

I sistemi delle 'Orizzonte'

Questi radar sono due: l'EMPAR è un prodotto italo-britannico, attualmente dell'AMS (Alenia-Marconi Systems), ed è il più potente dei due, adatto quindi a navi come i caccia, incrociatori e portaerei. È un sistema ibrido, nel senso che ruota (a 60 giri al minuto) attorno all'orizzonte, mentre la scoperta in altezza si svolge con scansione elettronica. Praticamente è un sistema che funziona come una 'faccia' dell'AEGIS, ma anziché 4 facce pesanti e fisse, 1 rotante. Questo lo rende più economico e molto più leggero, e la velocità di rotazione rende possibile trascurare il fatto che vi è solo una faccia irradiante. Esistono anche sviluppi del progetto base, con varie innovazioni, dato che dopotutto l'EMPAR è stato messo a punto 15 anni fa. L'ARABEL è un tipo più leggero: la portata è di 100 km anziché 180, mentre il numero di bersagli inseguibili, decine di bersagli in ogni caso, mentre il totale di missili guidabili è di 16 su 10 bersagli diversi. L'ARABEL è un sistema più semplice dell'EMPAR (già installabile su navi da 2.500 t in su), ed è più leggero ed economico dell'altro. Nonostante le prestazioni inferiori è ideale abbinato all'EMPAR che svolge la funzione di scoperta e l'Arabel il controllo del tiro per i missili, ma entrambi sono multifunzione. A dire il vero entrambi sono multimodali. Ovvero, pur essendo simili ad un radar 3D, hanno anche la capacità di inseguimento e guida dei missili.

L'ARABEL, più leggero e limitato, è comunque più che sufficiente per le fregate e le corvette missilistiche più grosse, abbinato ai soliti missili Aster-15, quelli per la difesa ravvicinata. Con questa combinazione, il progetto delle fregate 'Lafayette' venduto all'Arabia Saudita è diventato una 'signora fregata missilistica' a tutti gli effetti. Ma nemmeno l'EMPAR è sufficiente per un caccia da difesa aerea (nonostante che l'Aster ha una portata molto minore rispetto agli ultimi SM-2 e SM-3), e così assieme all'EMPAR è stato adottato un moderno radar 2D francese, cosicché l'Italia ha rinunciato ai suoi sistemi, che tradizionalmente sono proprio del tipo bidimensionale a lungo raggio, mentre i 3D erano americani. Piuttosto, nonostante la presenza dei 'Super Rapido' non vi sono i radar di controllo del tiro: né quelli guidamissili come gli SPG o gli RTN, né in origine quelli per i cannoni come gli RTN-25X. Questo deriva da economie di progetto, ma l'EMPAR rinnova solo una volta ogni secondo la traccia, non l'ideale per la lotta antimissile, sebbene possa seguire anche i proiettili calibro 76 mm in volo. Non è chiaro quando vi sia stato il cambiamento di progetto, ma alla fine sono stati adottati due radar RTN-25X (uno su quelle francesi).

In tutto, i sistemi d'arma sono questi, visti in dettaglio:

  • Radar: EMPAR, sistema anglo-italiano di SELEX, sviluppato dal 1986: opera in banda C (4-6 GhZ, lunghezza d'onda conseguentemente di 5-7 cm), ospitato in un 'dome' di 5 m di diametro sull'albero superiore, antenna inclinata di 30 gradi, con 2.160 sfasatori con fasci principali, sintetizzati, del tipo 'pencil' da 2,6 gradi di apertura, e due fasci di differenza di ricezione, elevabili +/-45° in direzione e -/+60 gradi in elevazione, portata di 120 km contro un bersaglio di 10 m2 (non molto, essendo questo già il doppio del valore di un caccia normale) e un rimarchevole 50 km di valore verso un missile da 0,1 m2 di RCS. Guida almeno 20 missili su quasi altrettanti bersagli in simultanea, da qui l'eliminazione dei radar illuminatori
  • A poppavia, sull'altro albero principale (ve n'è un terzo, più piccolo, tra i due fumaioli), vi è il sensore S-1850M, anche questo è un radar 3D, e non un bidimensionale. Ma questo sistema della BAe Systems, pesa 6,2 t, è lungo ben 8,2 m e ruota a 12 giri.min, ma può raggiungere un campo visivo pratico di ben 400 km, che peraltro scendono a 65 ma solo contro un bersaglio di 0,01 m2 (come potrebbe essere un F-117), ha 16 fasci di grande potenza, funziona in banda D (1-2GHz), è stato scelto nel luglio 1995 dopo avere scartato, davvero in extremis il francese ASTRAL (che peraltro è la versione navalizzata del britannico MARTELLO), ma anche l'italiano RAN-32 L, e il Thales SMART-L. Ma niente paura (per i francesi) in quanto questo radar è in larga misura derivato dello SMART (che è franco-olandese),ma ha un sistema di processamento del segnale derivato da quello del MARTELLO. Non è usato per la designazione dei missili e la loro guida, ma aiuta l'EMPAR a scoprire bersagli altrimenti invisibili per dimensioni o distanze: ne può tracciare 1.000, anche oggetti spaziali.
  • radar di ricerca in superficie italiano SELEX RASS (solo su quelle italiane), banda X 8-12GHz, nato dalla riprogettazione dell'RTN-30X con nuova antenna; apparecchiatura adesso usata per la ricerca in superficie, è usato anche sui pattugliatori d'altura 'Comandanti' e 'Sirio', con portata di 50 km. È appena sopra la plancia.
  • Radar di navigazione GEM MM/SPS-753, due sulle navi italiane, uno su quelle francesi
  • IFF italiano SIR R/5
  • IRST: per la scoperta soprattutto dei missili e aerei, persino oltre orizzonte, nelle condizioni di guerra elettronica più pesanti, in caso d'avarie, o in semplice silenzio radar, esiste il francese Sagem Vampyr o IRAS, già apparso sui 'Cassard'. È utile anche per scoprire bersagli a quote pressoché verticali sulla nave.
  • Sonar: francese, è il Thales UMS 4110CL ex-Thomson 4110: ha una architettura modulare, con il trasduttore DUVB-23 da 9 t e 1,8 m di diametro, funzionante a bassa frequenza (5 kHz) attivo-passivo (ovvero funziona anche come idrofono)
  • Sistema di guerra elettronica Elettronica Spa Nettuno 4100, con due antenne (sopra la base torrione anteriore, uno a lato dell'hangar, a destra), abbinato ad un ESM francese sulla sommità del torrione anteriore (proprio sotto il radar EMPAR), posizione ideale per un ESM, ma sfortunatamente anche per il radar, che non giova alla funzionalità del primo. Superate le necessità di isolare l'attività dei due sistemi, l'ESM ha una caratteristica forma a corona con diverse facce piane su ben due piani, quasi un piedistallo per la cupola dell'EMPAR. Poi vi sono due lanciarazzi SCLAR-H e un sistema antisiluro SLAT dell'italiana WASS, francese DCN e Thales, rispettivamente per decoy+lanciatore, classificazione+reazione, allarme. Ha quindi tre moduli, l'Alert, con sensori sonar rimorchiati, il Rato per la valutazione minaccia, il Cmat con decoys a 12 tubi da 127 mm, presente in due esemplari. I decoys possono essere disturbatori attivi oppure simulatori della traccia della nave. Naturalmente alla WASS non sanno sbilanciarsi se siano meglio i loro sensori per siluri o sistemi d'inganno per gli stessi, e il risultato dei confronti è top secret. I decoys sono lunghi 1,3 m e pesano 20 kg. Gli SCLAR sono a mezzanave, gli Cmat a poppavia, sopra l'hangar. Anche i siluri MU-90 sono utilizzabili almeno marginalmente per il compito antisiluro: l'importante, al solito, è il tempo d'allerta disponibile.
  • radar di controllo del tiro RTN-25X in banda K, uno per le navi francesi e due per quelle italiane, con altrettante centrali di controllo tiro: esse si avvalgono delle antenne radar molto precise e aiutate da linee con una telecamera e due FLIR (uno per le frequenze basse e uno per quelle alte).

Come si vede è un complesso di sensori molto semplificato rispetto ai 'De la Penne': 1 radar scoperta a lungo raggio, uno a medio+guidamissili, 1 di scoperta in superficie, 2 (1 per le navi francesi) per navigazione, 1 appontaggio elicotteri, 2 controllo tiro (1 per le navi francesi) per un totale di appena 8 anziché 11 (e le navi francesi 'Cassard' con solo 6 radar), ma nell'insieme offre prestazioni ben maggiori. Il turro è integrato in un sistema di elaborazione datiCMS con fibre ottiche a doppia ridondanza, 10 computer tattici, 21 consolle con due schermi a colori, con un terzo in opzione, alcuni schermi di grosse dimensioni, è prodotto dal consorzio Eurosysnav formato da Selex e Armaris. Il sistema FICS per le comunicazioni invece è del consorzio NICCO con Selex e Thales, e l'albero tra i fumaioli delle turbine serve proprio a questo.

Esiste anche il sistema di gestione piattaforma, il PMS di DCN-Elsag con un contratto di 16 mln di euro, ripartito tra Italia e Francia pariteticamente.

L'armamento è costituito da:

  • sistema PAAMS, con 8 lanciatori DCN Sylver come massimo, ma solo 6 installati attualmente, con 48 missili. Questi sono capaci di 3,5 + mach, manovrano a 45 g e coprono le distanze fino a circa 100 km (altamente 'ottimistica' visto che si parla di aerei lenti ingaggiati ad alta quota), con prestazioni che sono le seguenti: Aster-15, peso 310 kg, diametro 18 cm, gittata 1,7-30 km, quota 0-13 km; Aster-30 con peso di 450 kg, lungo 4,9 m (anziché 4,2), velocità 4,5 mach anziché 3, gittata 2-100 km (contro aerei da combattimento 2-40 km circa), quota fino a 20 km. Entrambi hanno sistema di vettoramento PIF-PAF per essere subito vettorati dopo il lancio contro bersagli a breve distanza (come l'SA-15), data-link, radar attivo in banda Ku che rende inutile un illuminatore di bordo, permettendo lanci multipli con l'appoggio dell'EMPAR che fornisce via data-link le informazioni sul bersaglio; il sistema è capace di ingaggiare missili anche oltre i mach 2 e a volo radente; l programma PAAMS è stato sviluppato l'11 agosto 1999 con un contratto di 14 mld di franchi da parte della francese DGA e della Europaams (MBDA 25% e Thales 75%). Nel 2003 è stato ordinato per tutti i 3 contraenti qualcosa come 1.400 missili con 3 mld di euro.

La presenza di tanti Aster a prua è la ragione per la quale questa non è occupata da nient'altro che due cannoni da 76 mm SR del tipo con la nuova torretta stealth ampiamente sfaccettata anzuché emisferica, e che riduce la traccia radar di 20Db ovvero 100 volte rispetto al tipo normale! La loro disposizione è particolare, essendo sui fianchi della tuga davanti alla plancia di comando. Anche qui c'è una soluzione 'canadese': sono infatti non tanto dissimili come soluzione, dalla trasformazione delle fregate 'Iroquois' che hanno perso il cannone da 127 mm e i lanciamissili Sea Sparrow quadrupli dietro questo, rimpiazzati rispettivamente da un sistema Mk 41VLS da 29 celle e un cannone da 76 mm SR. La cosa caratteristica di queste soluzioni è che i missili sono in genere più in alto, nelle navi 'normali', dei cannoni: qui invece il lanciamissili diventa l'armamento principale da disporre sulla zona di coperta, e il cannone è 'relegato' in alto, in una piattaforma più alta.

Ma la cosa ancora più strana è che i cannoni, nella loro tuga, non sono separati da alcun lanciamissili. Forse si è voluto evitare il rischio che le loro canne possano trovarsi sopra i lanciatori degli Aster al momento della partenza, ma sarebbe stato un inconveniente facilmente superabile, imponendo alla torre di alzare il cannone alla max elevazione. Non è ben chiaro come mai sia stata quindi adottata questa disposizione, visto che l'interferenza appare minima tra cannoni e missili, e non è chiaro nemmeno come mai non si sia semplicemente messo il cannone a prua (singolo, magari da 127 mm) davanti ai lanciamissili, come in genere accade). Da notare che i lanciamissili sono solo 6 moduli da otto colpi, ma potrebbero esservene aggiunti altri 2, per i quali v'é la predisposizione, e che in futuro potrebbero avere anche missili Scalp Naval da attacco terrestre.

I due cannoni SR sono collegati alla centrale NA-25X e potranno avere anche proiettili iperveloci DART e guidati Davide. Vi sono poi 8 OTOMAT Mk 2A oppure 2 Exocet MM-40, due lanciarazzi SCLAR-H da 1150 kg con alzo fino a 60 gradi, 2 lanciasiluri binati per i siluri MU-90 da 50 nodi e 14+ km di portata, prodotti già in 1.200 esemplari per 7 nazioni; sistema antisiluro SLAT, 2 cannoni da 25 mm in affusto per la difesa ravvicinata anti-barchini e simili, con affusto OTO mod. 503 e camera termica SAGEM francese. Le navi francesi, confermando che sono più numerose ma in economia, hanno il cannone poppiero rimpiazzato da due lanciamissili Sadral a 6 canne, e due cannoni da 20 mm GIAT F.2 da 20 mm, meno efficaci ma molto meno costosi dei 25 mm KBA. Infine v'è un hangar per l'elicottero di cui sopra, due lanciasiluri per i MU-90 o simili siluri leggeri (e meno costosi), e i 4 lanciarazzi per decoys.

Il FORBIN in allestimento

Insomma, il risultato è questo: dopo 15 anni in cui l'Horizon è rimasto 'all'orizzonte' senza avvicinarsi, le due Marine si sono dotate di un tipo di fregata/cacciatorpediniere antiaerei che ha, essendo arrivato dopo analoghi progetti europei, un maggior margine di modernità e capacità operative, anche se non è univocamente migliore. Soprattutto, è stato necessario aspettare molti anni e ridurre parimenti gli ordinativi, il che ha reso aleatoria la volontà della MM di dotarsi di altre due 'Orizzonte', a maggior ragione considerando l'impegnativo programma FREMM. In generale questo costoso, ma non eccessivamente, programma (i costi di produzione sono circa 500 mln di euro per nave, praticamente i due 'Doria' italiani costano quanto i 4 'Artigliere' ex-irakeni) navale è stato realizzato unendo le esperienze comuni di due grandi marine, che rischiavano altrimenti di restare intrappolate tra le grandi ambizioni e le limitazioni di budget (combinazione micidiale, se è vero che tedeschi, spagnoli e olandesi, senza troppe pretese, hanno proceduto speditamente e senza difficoltà anche da soli) esistenti. Il risultato, di tutto rispetto, è arrivato con circa 10 anni di ritardo e con un terzo degli scafi necessari.

Da notare al riguardo come le navi italiane siano state concepite in termini di un rapporto armamento-dislocamento elevatissimo, anche nella categoria dei cacciatorpediniere, ma come attualmente la cosa si sia smorzata sensibilmente, accettando di costruire navi più grandi e tutto sommato meno esasperatamente armate. Forse ciò è dovuto al fatto che i sistemi d'arma moderni costano in proporzione assai di più dello scafo di per sé, e quindi il fattore limitante è il loro costo, non quello della realizzazione del 'contenitore' galleggiante (per esempio le unità tipo AEGIS americane, in cui il sistema d'arma costa più della nave che lo ospita). In ogni caso fa impressione constatare l'evoluzione dei cacciatorpediniere italiani, evoluzione certo condizionata anche dal potere delle industrie degli armamenti, interessate ad ottenere commesse ingenti per le piccole serie di navi italiane di volta in volta realizzate. La prima classe di caccia moderni, la 'Impavido', aveva 1 lanciamissili Tartar, due cannoni da 127 (del vecchio tipo americano Mk 38 perché i 'Compatto' non erano ancora stati realizzati), due lanciasiluri leggeri, 4 cannoni da 76 tipo MM, e un minuscolo hangar per un elicottero Bell 47G, poi rimosso. Era tutto sommato confrontabile con i 'C.Adams' americani, che al posto dei 4 pezzi a.a. da 76 mm avevano a mezzanave un lanciamissili ASROC antisommergibile, e che in seguito integrarono i sistemi antiaerei con due CIWS o missili RAM. Ma con gli 'Audace' si vollero anche ben due cannoni da 127 Compatto a prua, quando già uno era molto impegnativo dimensionalmente e di potenza più che sufficiente, mentre a poppavia si trovò il modo di costruire un hangar incastrato letteralmente tra il lanciamissili Standard SM-1, e di installare due lanciasiluri binati da 533 mm, senza per questo rinunciare ai due tripli da 324 mm, cosicché gli 'Audace' divennero tra le poche navi con due calibri diversi di siluri, oltre che di cannoni di medio calibro. In seguito lanciasiluri pesanti e cannone N.2 da 127 sono stati rimossi, il secondo sostituito dagli 'Aspide' mentre i pezzi da 76 Super Rapido hanno rimpiazzato i 'Compatto', e in mezzo, letteralmente incastrati tra le torri, sono arrivati 8 missili OTOMAT. Si poteva approfittare del rimodernamento per riduree i pezzi da 76 da due a uno per lato, o per ridistribuirli, per esempio uno al posto del cannone da 127 N.2 e l'altro a poppavia, per coprire un settore altrimenti cieco (nonostante la presenza di sei cannoni), al posto di uno dei due elicotteri. Ma si scelse di far restare l'armamento allo stesso livello e posizione delle armi (con il risultato che i Super Rapido continuarono a non poter far fuoco né a prua né a poppa). La situazione fu in effetti migliorata con i 'De la Penne', che con appena 3 cannoni, due a prua e uno a poppa (incastrato in qualche modo tra i due semi-hangar) hanno ottenuto una protezione a 360°. Enrico Po riporta come secondo molti esperti navali, i 'De la Penne' erano nondimeno ancora troppo 'compressi' in termini dimensionali per le armi e gli apparati che trasportavano sarebbero state necessarie altre centinaia di tonnellate di dislocamento. La cosa interessante è che i 'De la Penne' erano del 25% più pesanti dei precedenti 'Audace' (4.500-5.400 t vs 3.600-4.500), e nonostante questo, come armamento, avevano un pezzo da 76 in meno, il che significava che il rapporto armi-dislocamento era circa il 30% inferiore. La cosa era anche più impressionante se si considera che l'equipaggio era ridotto da 400 a 380, che la progettazione era moderna e più razionale (con l'ausilio del CAD, i programmi computerizzati), e soprattutto che mentre i 'De la Penne' avevano motori diesel e turbine aeronautiche da circa 60.000 hp, i vecchi 'Audace' avevano le molto più pesanti ed ingombranti turbine a vapore per un totale di ben 73.000 hp, un notevole impegno per uno scafo piuttosto piccolo. Se dunque i 'De la Penne' erano considerati un po' troppo piccoli, che dire degli 'Audace', anche quanto a sicurezza (sovrastrutture in alluminio, materiali non ignifughi ecc.) e con un autentico arsenale di munizioni e missili da prua a poppa.

Nel caso dei 'Doria' le dimensioni sono leggermente maggiori, ma soprattutto in larghezza dello scafo e altezza delle sovrastrutture, molto più imponenti. L'aumento di stazza è di circa il 20% a pieno carico. Nonostante questo, i radar sono 8 contro 11, manca il cannone da 127 mm e uno degli hangar per elicotteri, mentre i lanciasiluri leggeri sono binati anziché trinati. I missili Aster 15 e 30 sono 48, e solo con l'ultimo modulo di lancio installato (per il quale v'é solo la predisposizione) si arriva ad eguagliare i 40 Standard e i 16 o 24 Aspide dei 'De la Penne'. Per fare un esempio, è come se i 'De la Penne' fossero stati costruiti senza il cannone da 127 mm, con un solo elicottero e senza due dei sei tubi lanciasiluri, in cambio di due cannoni da 25 mm (pesanti circa 1 t contro le 34 del 127 mm Compatto), cose che con ogni probabilità avrebbero suscitato molte polemiche. Questo senza considerare la riduzione del 20% del dislocamento, che per mantenere il rapporto tra dislocamento ed armi avrebbe richiesto altri 'tagli', per esempio il lanciamissili Albatross/Aspide e forse un pezzo da 76 di prua. Invece così l'evoluzione ha visto, per la prima volta nel dopoguerra nei caccia italiani, l'assenza di un pezzo da 127 (proprio adesso che diventava finalmente disponibile il 127LW, un'arma veramente 'compatta' rispetto ai tipi precedenti), dopo i due pezzi da 127 iniziali degli 'Audace' e l'arma di questi dopo il 1988 e dei 'De la Penne' (che ebbero il cannone sbarcato). Nell'insieme, nonostante la miniaturizzazione del sistema d'arma è forse questo che ha guadagnato in massa e peso rispetto all'armamento vero e proprio, ma è un fatto che rispetto ai vecchi 'Audace' i 'Doria', sia pure ancora ben armati, sommando tutte le armi di bordo hanno un rapporto dislocamento-armamento praticamente dimezzato[5].

La filosofia delle 'Orizzonte'

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Tecnicamente il progetto 'Orizzonte' riguarda una nave progettata con la carena 'figlia' dei De la Penne, la stealthness delle 'Lafayette' (ma non certo allo stesso livello di traccia radar, essendo navi molto grandi e con grossi alberi), cannoni, radar di tiro, sistema di combattimento, lanciatori di decoys grossomodo definibili come italiani, turbine (italo)americane, radar ed elicotteri anglo-italiani o europei, lanciamissili, radar a lungo raggio, missili SAM, sonar, diesel, trasmissione francesi, missili francesi o franco-italiani, e così via in uno stretto rapporto di collaborazione. Operativamente, peraltro va notato come L'Aster, come il MICA, è capace di autoguidarsi sul bersaglio, differentemnte da Sparrow/Standard: ma costa molti soldi e non ha grande gittata, soprattutto non ne è certificata la capacità antibalistica. Del resto la massa degli Aster, inferiore a 500 kg, a parità di tecnologia non può certo equivalere i 600-1.300 kg degli SM. Se questi ultimi sono meno validi per la difesa ravvicinata rispetto agli Aster (specie con la combinazione di 16 Aster-15 e 32 Aster-30, tipicamente prevista per gli 'Orizzonte'), è anche vero che hanno una gittata molto maggiore e capacità d'ingaggio spaziali senza paragoni.

Inoltre i 'Burke' hanno un sistema AEGIS completo, forse superiore, e, come 'asso', questo è servito da ben 90-98 pozzi lanciamissili contro appena 48, max 64. Infine, l'Mk 41 porta gli Standard, gli ESSM, i Sea Sparrow, gli ASROC VL, i TOMAHAWK, i lanciatori SYLVER solo gli Aster, una differenza in flessibilità abissale. Da un lato 32 missili a medio raggio e 16 a corto, dall'altro 90 pozzi che possono contenere tra i 90 e i 360 missili (anche gli Aster) di tutti i tipi e validi per ingaggi tra 3 e 2.000 km a seconda dei tipi. Anche con i 16 lanciatori per gli Scalp, e con gli 8 OTOMAT/Milas le navi europee non arrivano che a 72 lanciamissili, tutti legati solo ad uno o due tipi di missile, e in nessun caso capaci di ingaggi a portate tanto elevate. Inoltre, se gli ESSM sono di qualcosa meno prestanti, sono anche meno costosi degli Aster, quindi non è facile stabilire quale sia il miglior sistema disponibile per la difesa ravvicinata. In altri termini le navi AEGIS sono superiori nelle capacità d'ingaggio a lungo raggio e nell'autonomia di fuoco, ma non sono del tutto indifese nemmeno nella difesa ravvicinata. L'opposto non vale per gli 'Orizzonte', ottimi a corto raggio, buoni a medio, quasi inesistenti nel lungo raggio. Se a questo si aggiunge la novità di un più costoso ma efficace modello ESSM con la testata attiva dell'AMRAAM, le cose nel futuro potrebbero praticamente equalizzarsi anche nelle brevi distanze. In ogni caso, la possibilità che un 'Burke' possa avvicinarsi vicino alla costa nemica con 40 Tomawhak, 40 Standard, 8 ASROC VL, 32 ESSM non può minimamente essere confrontata con quello che un 'Orizzonte' è capace di fare. Per giunta, il tipo americano non ha rinunciato al pezzo da 127 mm, attualmente in grado di sparare munizioni di precisione anche a 110 km quando adotta la canna da 62 calibri, un altro vantaggio che nemmeno i proiettili da 76 con gittata prolungata a 30 km riescono minimamente a mettere in discussione. Infine i 'Burke' degli ultimi lotti hanno due elicotteri contro uno delle 'Orizzonte'. Queste restano migliori per certi versi, per esempio hanno una migliore autonomia (ma inferiore velocità, sia pure di poco), sistemi elettronici per alcuni versi più moderni, migliore difesa ravvicinata.

A tutti gli effetti, sono forse il meglio che l'Europa poteva costruire entro le 7.000 t di dislocamento, che sono 2.000 in meno rispetto a quello dei 'Burke'. Ma forse il vero problema è che i 'Burke' sono stati realizzati in 58 esemplari, iniziando dal 1991, mentre le 'Orizzonte' sono arrivate con 16 anni di ritardo e saranno presumibilmente solo quattro (se i piani per rimpiazzare anche i 'De la Penne' e i 'Cassard' non saranno posti in essere con altre navi aggiuntive), e anche aggiungendo le 'Daring' britanniche non si superano i 10 esemplari, pochi rispetto anche ai propositi di costruire complessivamente 22 navi armate del PAAMS, certamente una forza piuttosto labile rispetto all'armada che l'US Navy è capace di schierare da sola (peraltro senza quasi navi di fascia 'inferiore', come invece avviene nelle marine europee). Con poche navi e frammentate tra varie flotte, in effetti l'Europa non può competere con la politica di egemonia statunitense sui mari del mondo.


  1. Po, Enrico, I caccia De la Penne, RID Giugno 1993 pagg. 20-31
  2. Articolo Amm. Rissotto, RiD 10/85
  3. per la maggior parte delle informazioni di questa sezione vedi Po, Enrico, I caccia De la Penne, RID Giugno 1993 pagg. 20-32
  4. per la maggior parte delle informazioni di questa sezione vedi Po, Enrico, I DDG classe Doria, RID Maggio 2007 pagg. 54-68
  5. Po, Enrico op cit