Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-92

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L’invasione sovietica, se così si può dire, ebbe un inizio preciso, il 25 dicembre 1979 (per gli ortodossi è una data che non significa niente, dopotutto); Brezhnev decise che il primo ministro socialista Amin fosse troppo inaffidabile, malgrado il Trattato di Amicizia e Cooperazione del 1978; la prima cosa che venne fatta fu mandare i temibili Spetsnaz e i soldati della 105ª divisione aeroportata a Kabul, uccidendolo quello stesso giorno[1]. Le riforme agricole e sociali promesse non erano bastate: troppo 'progredite' per la popolazione rurale, non abbastanza per i cittadini che non avevano visto cambiamenti sufficienti o non erano stati mantenuti. Nominato come presidente tale Karmal (partito democratico del popolo), marionetta del potere di Mosca, non vi fu resistenza da parte dell'esercito, che anzi cominciò a collaborare con i russi nella repressione dei guerriglieri, i 'dukhi' (fantasmi) come i sovietici li chiamavano per la loro elusività. Già dal novembre del '79 gli aerei da trasporto sovietici avevano iniziato a trasferire materiale a Bagram e Kabul, mentre un'armata di caccia e cacciabombardieri nonché aerei di supporto era stata concentrata nel Distretto militare dell'Asia Centrale, e già dal tardo '78 v'erano missioni di ricognizione aeree segrete, con i velivoli con i contrassegni dell'aviazione afghana e venivano usati uzbechi e tagiki come ufficiali di coordinamento; prima di tutto, quando vi fu l'invasione, arrivarono quelli della 105ª Divisione aeroportata Guardie, che presto occupò posizioni attorno a Kabul, poi seguirono le forze d'invasione, portate con il 38% della forza aerea da trasporto (V-TA) inclusi gli An-22 e Il-76, ma soprattutto un gran numero di An-12. Il tutto era inquadrato nella 40ª armata, che aveva anche dei cacciabombardieri e una ventina di elicotteri per l'aviazione dell'esercito (Armeiskaya Aviatsiya); ma presto vi sarebbe stata l'evidenza che questa forza tattica non bastava, mentre l'armata stabiliva il suo quartier generale a Kabul; le operazioni aeree erano però con quartier generale a Termez, in Uzbekistan; il territorio afghano venne suddiviso in quattro zone d'operazioni, settentrionale, orientale, meridionale e occidentale, mentre gli aeroporti venivano ampliati, specie a Bagram, Kabul, Shindad, ecc.; data l'attitudine dei ribelli di attaccare questi aeroporti, le grandi manutenzioni e riparazioni erano fatte a Termez, oltre confine. L'addestramento dei piloti non era stato curato per l'ambiente specifico e questo ingenerò lamentele per la mancanza d'iniziativa (eccetto con i Mi-24, spesso operanti in coppie), e il 98% dei piloti di cacciabombardieri nel 1987-88 non era soddisfatto delle procedure addestrative apprese. Se non altro i controllori di volo avanzati erano ragionevolmente efficienti; l'esperienza insegnò presto molte cose e trucchi del mestiere ai sovietici, tra cui falsi avvicinamenti alle posizioni di sbarco e di atterraggio, missioni così frequenti in Afghanistan; la V-TA ebbe compiti gravosi di mantenimento di intere guarnigioni isolate, troppo difficili da rifornire via terra, e talvolta usati per osservare i movimenti dei guerriglieri, anche se questi, vedendo gli aerei, sapevano a loro volta che potevano essere attaccati. Tra il 1981 e il 1984 la V-VS volò anche circa 200 missioni l'anno in Pakistan, alla ricerca dei 'santuari' della guerriglia, in seguito le cose cambiarono sensibilmente perché agli F-6 e F-86 subentrarono gli F-16, ben più capaci. Nell'ottobre del 1984 un An-22 venne abbattuto da un SA-7 in decollo, uccidendo circa 250 persone a bordo. Il trasporto MEDEVAC era molto importante per il morale dei soldati sovietici, così come del resto per i piloti abbattuti; i bombardieri Tu-16 iniziarono a bombardare dal 21 aprile 1984, contro villaggi e basi tenuti dai guerriglieri, nella valle del Panishir; i 36 aerei bombardarono per giorni con 30-40 sortite. Quando Khost venne messa sotto assedio, nel 1987, vennero mobilitati i più presanti Tu-22M del 185° BAP, e che vennero scortati dai Tu-22PD da disturbo elettronico, mentre loro scaricavano bombe da 3 t. Vennero usate dai cacciabombardieri anche armi FAE, e forse chimiche, mentre di sicuro vennero usate bombe con rilascio di mine; i cacciabombardieri MiG-21 erano scarsamente efficaci per la loro maneggevolezza insufficiente nei canaloni e nelle vallate, anche i Su-17 avevano dei limiti, ma dal 1980 vennero usati i più efficaci MiG-23 e dal 1982 i SU-24, con una molto migliore resa. Già nel 1980 c'erano i primissimi Su-25, con due esemplari seguiti da altri sei nel 1981, e nel 1982 a Bagram c'erano già due squadriglie complete. Gli attacchi contro obiettivi individuati erano spesso svolti da direzioni diverse, o con coppie di aerei provenienti da direzioni opposte. Inizialmente le bombe non erano sganciate da meno di 1,5 km di quota, spesso mancando l'obiettivo, ma poi migliorando le tecniche si corsero maggiori rischi; spesso vennero impiegati elicotteri e aerei contemporaneamente, come i Mi-24 e i Su-25. Dal 1980 i Mi-24 cominciarono a volare a bassa quota per evitare le armi anti aeree ma non era facile con un paese montuoso come l'Afghanistan operare con gli elicotteri, con basi alte anche 1.800 m e temperature estive anche di 52 °C; i Mi-24 erano pesantemente protetti, ma è anche vero che erano vulnerabili alle prese d'aria, rotore di coda e il serbatoio di carburante, proprio vicino alla stella rossa di fusoliera, che spesso veniva spostata o cancellata (e rimessa a posto alle ispezioni), per evitare che venisse presa dai mitraglieri come punto di riferimento. Decollare con pieno carico non era facile e spesso ci voleva una corta rullata, ma potevano portare 10 bombe da 100 kg, o 4 da 250 o 2 da 500, più razzi tra 57 e 250 mm, specie quelli da 80 mm che erano molto più efficaci dei vecchi ordigni da 57 mm; poi c'erano le armi di bordo da 12,7 mm, e spesso pod da 23 mm, lanciagranate da 30 mm, due mitragliatrici laterali da 7,62 mm; quasi mai erano usati per trasportare le truppe, per non appesantirsi troppo; venne anche sperimentata una postazione ventrale per mitragliatrice per evitare che i mujaheddin gli sparassero alle spalle, ma essa era troppo investita dagli scarichi dei motori e per giunta, nella valutazione, un corpulento generale sovietico rimase incastrato nella stretta postazione. Insomma, non ebbe molto successo. Vi furono anche molte missioni di ricognizione, spesso con lanci di bengala; negli assedi di Khost del 1983 e 1987 trasportarono anche le truppe necessarie per rompere l'assedio nemico, vennero anche impiegati per lanciare flare durante i decolli degli aerei da trasporto e per sopprimere eventuali ribelli in giro, e addirittura gli venne ordinato di frapporsi tra aereo da trasporto e missili SAM se li avessero avvistati. Gli equipaggi degli Hind, per quanto pericolosi fossero per i guerriglieri, a loro volta vivevano duramente, ed erano noti come 'teppisti volanti'; spesso per decollare a pieno carico di armi salivano sulle loro macchine senza razioni d'emergenza, ma con munizioni supplementari per i loro AK-74. Dal 1983 vennero usati i SA-7, spesso di origine egiziana, e non di rado venivano organizzate trappole aeree per attirare i velivoli russi in autentiche imboscate. I missili Blowpipe vennero usati dal 1986, così come armi anti aeree da 20 mm Oerlikon, ma il vero cambiamento fu nel settembre di quell'anno quando i missili Stinger cominciarono a comparire. Si dice che i tiratori di questi preziosi ordigni rischiassero l'esecuzione se avessero mancato un aereo sovietico. Non si sa quanti missili ebbero successo nei loro tiri, ma i sovietici tentarono di fermare il traffico oltre confine per evitare tali approvvigionamenti, e bombardarono pesantemente le aree in cui era stato usato quest'ordigno, a mo' di rappresaglia. Non è chiaro quanti aerei russi vennero abbattuti o persi, alcune fonti parlano di 600 fino al 1986, e di oltre 450 l'anno dopo, o anche 2.675 velivoli, o anche appena 451 in tutto. Le lezioni furono duramente apprese, ma presto dimenticate una volta tornati in patria per via della solita burocrazia. L'impiego degli elicotteri fu molto valido, ma gli aerei tendevano a operare per i fatti loro, senza dare un costante supporto aerotattico alle truppe, a parte semmai i Su-25.

La guerra dell'Afghanistan, e l'evoluzione delle cannoniere volanti sovietiche[modifica]

Un Mi-24 D o E

L'esperienza fondamentale per l'impiego degli elicotteri militari è un conflitto prolungato e a bassa intensità, magari con punte particolarmente virulente che servono per 'testare' le capacità di combattere anche in situazioni difficili e intense. Questo accadde agli americani in Vietnam, e prima ancora, più limitatamente, ai francesi in Algeria. Per i sovietici questa prova del fuoco si ebbe con l'Afghanistan. Centinaia di elicotteri sciamarono sulle vallate che furono terra di conquista per alessandrini, russi, inglesi e tanti altri durante la storia, nessuno particolarmente soddisfatto dell'impresa di conquistare una terra tanto aspra e popolata da gente tanto fiera e battagliera[2].

La presenza sovietica in Afghanistan era già una realtà con il governo 'amico' che stava subendo l'attività di una guerriglia sempre più agguerrita. L'Afghanistan fu già terra di scontro tra zaristi e britannici nel XIX secolo, quando l'ambizione dei primi di raggiungere le calde acque dell'oceano Indiano con almeno una grande base navale. La ricchezza della vicina India era un altro motivo d'interesse. Ma i russi non riuscirono a vincere il 'Grande gioco'. Dopo la seconda guerra mondiale i sovietici tornarono a interessarsi di questa nazione, con aiuti militari e civili, incluso l'ammodernamento delle Forze Armate Afghane negli anni 1950 e la ricostruzione delle basi aeree di Bagram, Mazar-i-Sharif, e molti aerei piuttosto moderni per popolarle adeguatamente. Una rete stradale su scala nazionale e molti edifici di pubblica utilità erano altre opere impegnative che resero l'Afghanistan il quarto Paese beneficiario degli aiuti sovietici nel 1978. La laicizzazione della società e il progresso civile erano altri aspetti dell'attività sovietica; ma all'epoca anche il Pakistan e l'Iran vivevano rapidi cambiamenti e una popolazione apparentemente entusiasta di diventare 'come gli Occidentali' negli usi e costumi (basta vedere com'erano vestiti i ragazzi che protestavano contro lo Scià per capire di che si sta parlando). Sta di fatto che nel 1978 la monarchia afghana venne rovesciata e sostituita dal governo repubblicano di Mohammed Daud, che restò comunque in stretti rapporti con il potente vicino. E come non poteva essere che così? L'aviazione aveva oltre 180 tra MiG-17, 19 e 21, Su-7 e Il-28, nonché elicotteri Mi-4 e vari trasporti. Cambiare alleato sarebbe stato costoso e inaccettabile per i sovietici. L'Afghanistan non poteva lamentarsi nemmeno per le infrastrutture, e qui come in pochi altri Paesi era palpabile il progresso che si stava consolidando nella società. Ma poco dopo il governo Daud venne rovesciato e il leader ucciso, da un colpo di Stato guidato da ufficiali di esercito e aviazione. Al potere andò il Partito Democratico popolare dell'Afghanistan con il suo leader, anche lui tal Mohammed, ma di cognome Nur Taraki. Era un governo di sinistra, ma il partito si spezzò rapidamente in due fazioni: la 'Khalq' di Taraki e la 'Parcham', di Babrak Karmal. Questo non fu certo salutare per il potere centrale, che cominciò a vacillare e a indebolirsi, mentre le forze armate, soprattutto l'esercito, manifestarono forti malumori. E questa situazione causò o quantomeno incoraggiò indirettamente la rivolta dei capi delle tribù montanare. Come sempre in Afghanistan, quando il potere centrale ha vacillato, quelli 'periferici' hanno preso l'iniziativa e messo in discussione quanto restava dell'autorità statale. La scintilla è stata una riforma fondiaria a base marxista, piuttosto affrettatamente varata in quel fatidico 1978. I ribelli cominciarono a formare forti gruppi armati. In Afghanistan, già in tempo di pace era normale che gli uomini girassero armati, e la loro precisione come cecchini era decisamente rispettabile. Nel marzo del 1979 questi gruppi, sfuggiti al controllo centrale e diventati rapidamente numerosi e forti, riuscirono a catturare l'intera città di Herat, nel settore occidentale del Paese, e non paghi, massacrarono la guarnigione che si era loro arresa. Ma non erano solo afghani. Assieme c'erano circa 30 consiglieri militari sovietici e le loro famiglie. Questo causò un gravissimo stato di tensione: in tutto l'Afghanistan c'erano oltre 1.000 consiglieri sovietici, spesso con le loro famiglie, ed era necessario agire per proteggerli. Quando la 17ª Divisione ebbe l'ordine di soffocare la ribellione, essa non solo disobbedì ma passò in massa con i ribelli, che così ebbero all'improvviso una quantità d'armi da guerra enorme e ragionevolmente moderna. A questo punto, la situazione era critica. Chi ha visto Braveheart ricorderà come da una piccola ribellione locale si arrivò a grandi battaglie campali, ad assedi di città e al passaggio repentino di campo di interi reparti. Evidentemente anche nella realtà del XX secolo le cose possono funzionare in maniera del tutto simile. Ora il problema era: che cosa fare? Forse la cosa migliore era il rimpatrio di tutti i sovietici e famiglie, in attesa che la situazione si chiarisse e qualche forma di governo stabile si manifestasse. Ma non era affatto una cosa prevedibile: governare l'Afghanistan è sempre stato molto difficile, e se poi la nazione, partiti i sovietici, fosse diventata terra di conquista americana? All'epoca lo Scià, sia pure contestato, era ancora al potere e la Persia uno stato asservito agli USA.

Inizialmente i sovietici ritennero di dover intervenire in maniera piuttosto contenuta, anche perché già impegnati in Europa con un confronto frontale al calor bianco con la NATO, grazie anche alla chiusura del fronte vietnamita. Non era certo nei loro piani all'improvviso dover dirottare forze e risorse in quel teatro tanto periferico. Il generale d'Armata Yepishev andò a Kabul in visita al preoccupato governo centrale e promise 100 potenti carri T-62 e 18 nuovi Mi-24, per lo più del tipo A. Ma dopo un attacco di guerriglieri alla base di Shindand ci si rese conto che era necessario fare di meglio e tra gli aiuti forniti con un secondo lotto di armamenti figuravano anche 18 altri Mi-24, tra cui alcuni D pesantemente armati. All'epoca non era davvero comune vedere in una sola nazione un tale numero di 'Hind', il che identificava chiaramente come per i sovietici quest'elicottero d'assalto fosse l'arma migliore per colpire i pericolosi Mujaheddin. Questo era stato dunque l'evolversi della situazione: in poco più di un anno l'Afghanistan era caduto nel caos con due colpi di Stato e una pericolosa guerriglia capace di attaccare intere città. L'URSS stava aiutando gli afghani con massicci aiuti finanziari e tecnici, e onestamente, non c'era una vera intenzione di sottomettere né di sfruttare o colonizzare l'Afghanistan, quanto piuttosto di tenerlo per 'amico' ottenendo un prezioso spazio di sicurezza nei confronti di altre nazioni piuttosto ostili verso l'URSS. Un panorama che ha ben pochi punti di contatto con la propaganda alla 'Rambo III'.

E invece, alla fine del 1979 ci si ritrovò a fare i conti con una insurrezione popolare verso il governo a cui Mosca aveva confermato la sua fiducia. In luglio la base di Bagram venne attaccata dai guerriglieri Pathan e 3 MiG-21 abbattuti. Il caos e l'anarchia verso cui l'Afghanistan stava scivolando erano oramai irreversibili per le forze dei soli governativi (e purtroppo non si può dire che anche oggi la situazione sia risolta, alcuni decenni anni dopo...). Non solo, ma molti ribelli erano chiaramente 'islamici' convinti, come quelli che avevano causato la fine del regime dello Scià. Questa fu con ogni probabilità una buona nuova per i sovietici, a parte qualche preoccupazione inevitabile per l'evolversi della situazione politica: ma come dimenticare che l'Iran era diventato una delle maggiori potenze militari mondiali e che i campi d'aviazione della sua IRIAF erano grandi a sufficienza per ospitare non 450 ma oltre 2.000 aerei? Ovvero una vera armata di rinforzo, eventualmente puntata dagli americani alla regione caucasica dell'URSS. I sovietici avrebbero mantenuto una forza oltreconfine di 25 divisioni, circa un ottavo dell'Armata Rossa, anche se poche erano unità di categoria elevata (nell'esercito c'erano tre categorie a cui corrispondevano differenti capacità di combattimento: quelle di prima categoria erano per lo più nel teatro europeo), per controllare eventuali problemi provenienti dall'Iran. Ma quello che ora temevano non era certo il favore che gli islamici fecero rovesciando il regime di Teheran, ma il fatto che l'ondata di estremismo islamico potesse nuocere anche alla loro Patria. Le repubbliche sovietiche dell'Asia Centrale erano di fede musulmana e quindi sensibili alla propaganda dei guerriglieri e governi 'confessionali'. Se in Afghanistan fosse stata instaurata non l'anarchia, ma peggio, una seconda teocrazia khomeinista che cosa ne sarebbe stato della stabilità della stessa URSS? Che cosa fare? (stessa domanda che si pose Edoardo I con la Scozia).

Nel dicembre 1978 Mosca aveva stipulato un accordo di 'reciproca amicizia' con Kabul e l'art. 4 di questo diceva che 'qualora fosse stata messa in pericolo la sicurezza delle parti contraenti, queste avrebbero preso opportune misure'. Questo tanto bastò ai sovietici per giustificare il loro intervento diretto in Afghanistan, per stabilizzare la situazione con l'uso della forza, e d'altro canto difficilmente a quel punto si sarebbe potuto ottenere qualcosa con la diplomazia. I guerriglieri non si diedero molta pena di capire che cosa avrebbero fatto i sovietici per risolvere la situazione. Ma questi si dimostrarono efficienti e metodici nell'intervento che avrebbe dovuto ristabilire l'ordine: prima mandarono truppe a Bagram e Shindand. Poi organizzarono un ponte aereo enorme che, giusto quando in Occidente la politica era sostituita dalle vacanze natalizie, consentì l'arrivo di una vera armata aviotrasportata. Nel periodo 24-26 dicembre 1979, circa 6.000 soldati arrivarono grazie allo sforzo sostenuto da 300 aerei. I sovietici avevano 7 divisioni aviotrasportate (contro 2 americane e una tedesca, tanto per intenderci) e anche se potevano muoverne solo una per volta causa carenze di aerei disponibili, si dimostrarono capaci di ottenere un effetto sorpresa con un'azione rapida e decisa. Per rinforzare il corpo di spedizione, altri 15.000 soldati passarono il confine con mezzi corazzati, elicotteri Mi-24 e vecchi cacciabombardieri MiG-21 in loro appoggio. L'Occidente, tornato alle normali attività dopo le vacanze natalizie, si ritrovò in pochi giorni davanti a un fatto compiuto, anche se tutt'altro che imprevedibile.

Una immagine presto destinata a diventare abituale: un'orda di 'carri del Diavolo'

Chi non tardò ad accorgersi dell'iniziativa sovietica erano invece i guerriglieri afghani, che assieme ai disertori dell'esercito organizzarono una vivace resistenza contro l'avanzata dei militari di Mosca. I quali per risposta inviarono elicotteri Mi-24 A e poi, sempre maggiori aliquote di 'D' ad appoggiare le proprie forze e a distruggere quelle avversarie. I veloci 'Hind' divennero l'emblema della guerra in Afghanistan quanto lo erano i Cobra e gli Huey per quella del Vietnam. Ma non erano loro i principali attori del settore: il supporto logistico era soprattutto a carico dei Mi-8 Hip. L'aviazione afghana, differentemente dall'esercito, è rimasta fedele al governo e ha cooperato con i sovietici. Di fatto questi ultimi non si comportarono tanto come invasori nel senso classico del termine, ma come 'sostituti' del potere centrale afghano. In altri termini, fecero quel che già gli americani avevano tentato di fare: raddrizzare le sorti di un ente governativo indebolito contro una minaccia che non si riusciva altrimenti a controllare. Per gli americani era il Vietnam del Sud, naturalmente. Non è che i sovietici ci siano andati con i 'guanti di velluto', però è chiaro che, differentemente da altre operazioni (queste sì 'invasive' a tutti gli effetti) in questo caso non si è trattato di una blitzkrieg contro una nazione sovrana. Ma di fatto è stata percepita e propagandata in questo modo, e alla fine lo è pure diventato visto che il governo di Kabul, già impopolare, ha finito per essere esautorato da guerriglieri e 'amici' di Mosca. Nel frattempo le operazioni continuavano in maniera rapida ed efficiente, con l'impiego di tutti gli aerei cargo, anche gli An-22. La guarnigione assediata di Ishkashin venne liberata con un'azione che coinvolse ben 5.000 paracadutisti sovietici.

Nel febbraio 1980 ci fu uno sciopero nazionale, e questa fu l'occasione di vedere in volo l'aviazione afghana che sorvolò Kabul cercando di intimidire la folla sottostante. I suoi piloti volavano per l'occasione con Mi-24 e MiG-21. Nel frattempo la situazione sembrò consolidarsi, dopo un mese di combattimenti. Per sostenere le operazioni a terra e dare agli elicotteri il supporto logistico necessario venne in aiuto anche l'Aeroflot: alcuni Mi-8 della sua flotta vennero utilizzati per l'occasione, ma ben presto la 'fame' di elicotteri portò risultati anche più imprevisti di questo (e la NATO ne sa qualcosa: a tutt'oggi la carenza di elicotteri in Afghanistan è altamente preoccupante per l'efficienza delle forze ivi dislocate). Anche il Patto di Varsavia ebbe un certo coinvolgimento. Si ha notizia di alcuni Mi-24 inviati in URSS per le revisioni e che tornarono solo dopo molto tempo, revisionati sì, ma anche con tracce di pallottole sommariamente riparate, e granelli di sabbia sotto la vernice deposta di fresco. Erano stati a combattere in Afghanistan. I Mi-24 erano richiestissimi, e dire che la loro versione D era entrata in servizio solo da qualche anno, e di poco anteriore era la 'A' con l'abitacolo del tutto diverso e una mitragliera manovrata a mano nel muso. Nelle operazioni sovietiche i Mi-24 attaccavano con razzi e mitragliatrici, talvolta usando anche i missili controcarri (pare che l'AT-6 Spiral venne collaudato in Afghanistan, mentre non venne mai fornito all'Iraq), operando in branchi che già nell'agosto 1980 arrivavano anche a 28 elicotteri per volta, e non senza l'appoggio dei Mi-8. Non solo, ma da maggio erano stati notati dei Mi-24 con mitragliatrici in installazione posteriore (non è ben chiaro che significhi, forse erano delle armi laterali manovrate a mano?) per rispondere alla tattica dei guerriglieri di lasciarli passare prima di sparargli contro. I Mi-24 erano quasi invulnerabili anche se, come tutti gli elicotteri, soffrivano particolarmente colpi nella zona di coda. Ora parliamo del Mi-24 e del suo sviluppo.

Finestra sul Mi-24 Hind: il carro del Diavolo[modifica]

Uno dei primi Mi-24 con l'abitacolo triposto

Il Mi-24 era concepito come elicottero d'assalto, una sorta di MICV volante per una squadra di fanteria d'assalto. Di fatto era un po' scomodo per questo ruolo e si preferiva usarlo come 'tank volante'. I Mi-8 erano simili al Mi-24 come meccanica, la qual cosa ricorda la storia dell'AH-1 Cobra, nato come Model 209 con le stesse componenti dinamiche dell' UH-1 ma con fusoliera diversa e più snella. È nato dopo che si era appurato come il Mi-8, eccellente sostituto del vecchio Mi-4, fosse sì un ottimo trasporto tattico ma poco convincente come macchina d'attacco. Il Mi-24, profondamente riprogettato si accontentava di una squadra di 'solo' 8 soldati invece di 24, ma forse col senno di poi sarebbe stato meglio puntare su di un elicottero che come il successivo Mi-28 o il Ka-50 non vantasse capacità di carico: ogni elicottero avrebbe dovuto fare il proprio lavoro. Una possibilità per i sovietici sarebbe stata, se avessero voluto seguire la via americana del Cobra (ma non pare che l'abbiano mai desiderato, forse per la loro supremazia numerica in carri armati che rendevano poco interessanti delle macchine specializzate in compiti di contrasto ai blindati), avrebbe avuto modo di usare sia l'apparato motore del Ka-25 con due turbine da 990 hp, sia quello del prototipo Mi-8 con una singola turbina da 1.500-1.700 hp, come nel caso dei Cobra. Se si voleva una macchina più grossa due motori di questo tipo sarebbero stati adatti, e infatti le loro versioni evolute si ritrovano nel Mi-28.

Del resto, nelle esercitazioni del 1964 nel bacino del Dnepr il Mi-8 aveva dimostrato limiti fondamentali come macchina d'attacco e il Mil KB di Zaporoshed venne messo all'opera per cercare un vero elicottero da combattimento[3]. Vennero vagliate molte configurazioni base di cui una che somigliava moltissimo all'UH-1. Il primo tentativo[4]fu il simulacro del V-24 nel '66, poi vennero vagliate tante altre configurazioni mono o bimotori, ma sempre con la squadra d'assalto nella fusoliera. Il 29 marzo 1967, battendo la concorrenza del Ka-25F (versione d'attacco del Ka-25 navale) venne scelto l'Izdelie 240 e vennero costruiti 3 prototipi. Poi, con il progettista Marat Tishchenko subentrato a Mil dopo che nel '70 lui morì per un malaugurato tumore, il cui primo frutto, il Mi-24 base, arrivò in servizio nel 1973, con pilota a sinistra (al contrario che sulle macchine occidentali), copilota a destra, puntatore in avanti ad entrambi. I motori erano i TV2-117 da 1.300 shp che non erano certo molti per un bestione da 9,5 t,. Nei primi anni '70 il col. Gen Mishuk che era il comandante della VV-S richiese un mezzo che fosse meno interessato per il trasporto truppe e più per combattimento anche controcarri; la risposta fu il Mi-24D. Del resto, con un elicottero capace di volare, già nella versione A appositamente modificata, nella tratta 15-25 km a 341 km/h stabilendo il nuovo record di velocità mondiale, per poi portarlo a 368 km/h nel 1978, non si può negare che già esisteva una piattaforma altamente prestante per l'impiego previsto. In tutto le variazioni sul progetto furono:

  • V-24 o Izdelie 240, chiamato 'Hind-B' in codice NATO; due realizzati di cui uno volò il 15 settembre 1969, vincolato e a punto fisso, liberato da tali 'lacciuoli' il 19 settembre
  • Mi-24 'Hind B' solo 10 esemplari di preserie, con rotore modificato e apparentemente senza armi fisse
  • Mi-24A 'Hind A' ovvero l' I-245, con muso a pannelli piatti, e la mitragliera Afanasev TKB-481 nel muso, con 4 lanciarazzi e 4 missili AT-2. 240 costruiti.
  • Mi-24 B 'Hind-A' dato il ritardo per il sistema d'arma previsto, alcuni dei già prodotti Mi-24A vennero poi modificati con torretta e missili a guida SACLOS
  • Mi-24U/Idzelie-244/ 'Hind-C:' da addestramento, ma anche per primati femminili di salita e velocità nella configurazione A-10 a cui uno di essi venne convertito; con Galina Rastorgueva e Ludmila Poljanskaja nel '75 arrivò a 342 km/h e salì a 6.000 m in 7 min 43 s, degna di un caccia della II GM
  • Mi-24 D 'Hind D', con l'abitacolo ridisegnato e la torretta da 12,7 mm, venne prodotto nel 1973-77 nelle fabbriche Progress e Rostov in 350 esemplari.
  • Mi-24DU, Izdelie 249 'Hind-D', addestratore senza torretta e senza la sonda anemometrica nella 'lancia' sulla destra dell'abitacolo.
  • Mi-25 'Hind D' versione Export del Mi-24D
  • Mi-24V 'Hind-E' o Izdelie 242: noto in origine come 'Modified Hind D' in ambito NATO, volò nel '76 ed entrò in servizio dal '79, per diventare la più numerosa delle macchine della famiglia: circa 1000 fino al 1986. Ha i motori TV3-117V da 2.025SHP e i missili Spiral (chiamati Kokon, baccello, per la loro scia ad elica, dovuta alla necessità di evitare l'oscuramento del bersaglio con il fumo del missile se lanciato con traiettoria diretta. Ha vuto vari ggiornamenti come il Mi-24F e N, il VU da addestramento, il Mi-35 'Hind-E' export etc.
  • Il Mi-24P 'Hind-F' è stata prodotta dal 1981 ed identificata nel 1984 in Occidente, con il suo cannone GSH-30-2 e una produzione fino al 1989 di ben 620 unità.Il Mi-35P è la versione export
  • Mi-24VP 'Hind E', o Izidelie 258, ha avuto una piccola produzione nel 1985 per 25 macchine, con cannone GSH-23 in torretta
  • Mi-24R Hind-G, per la ricognizione NBC con 4 persone, abitacolo pressurizzato. Prototipo nel '78 ex-D, ben 152 costruiti nel 1983-89 oltre a tipi modificati: la guerra nucleare non era tenuta in scarsa considerazione!
  • Mi-24K 'Hind G Mk.2' o I-201, con fotocamera automatica da 1.300 mm di focale sul lato destro, sistemi optronici, base Mi-24D, uscito di fabbrica nel '79 e seguito da 163 altri di serie nel 1983-89.
  • Versioni interamente sperimentali: Mi-24PS 'Hind-F' due macchine SAR per il Ministero Interni, dal 1993, Mi-24M per impiego imbarcato, non realizzata (I-247 del 1970), Mi-24BMT o I-238, prototipo del '73 per dragaggio mine, Mi-24 G o Hind-F con due missili R-60, Mi-24Tek-24 officina mobile e vari esemplari per collaudare elementi del successivo Mi-28: più gli upgrades come il Mi-24M del '99, il Mi-35M-1 con sistema d'arma del Mi-28 e altri tipi ancora. E i clienti? 60 almeno, dall'Akbazia allo Zimbawe.

Le prestazioni del tipo P/Hind-F:

  • Due Klimov TV-3-117VM da 2.200 sHP al decollo, con rotore a 5 pale e 2.130 l di capacità interna e fino a 4x500 l esterni
  • Dimensioni: diametro rotore 17,3 m, lunghezza 21,35 m totale, 17,51 m fusoliera, altezza 5,47 m, superficie disco rotore 234,9 m2, apertura alare 6,84 m, carreggiata 3,03 m, carreggiata e passo carrello 3,03 e 4,39 m.
  • Peso: vuoto 8,620 kg, totale 11.200, max 11.500 kg, sovraccarico 12. 000 kg, carico rotore 47,7 kg.m2, rapporto potenza peso: 1 sHP per 2,5 kg
  • Prestazioni: v max. 335 km/h, crociera 280 km/h, salita 12,5 ms, tangenza 4.600 m, punto fisso fuori effetto suolo 2.000 m, raggio d'azione 160 km autonomia 450 km e riserve 5%, trasferimento 1.000 km.
  • armamento: un Tula GSc-30K da 30 mm con 250 colpi e 2.400 kg di carico esterno.

Tra le armi impiegabili, specie a cominciare dal Mi-24V, c'erano i pod B-8W20 da 20 colpi da 80 mm di calibro con gli S-8M HEAT e S-8A a frammentazione, anche se non mancavano ancora i pod UB-16 o UB-32A-24 con gli S-5K HEAT o S-5KO a frammentazione. I pod di armamento erano l'UPK-23-250 con il GSH-23 e 250 colpi, il GUV aveva invece una JakB da 12,7 mm e due 9-A-622 da 7,62 mm con 750 colpi (a 4.000 c. min) e 1.100 colpi (a 6.000 c. min) l'una. Oppure lo stesso pod con un lanciagranate da 30 mm e 300 colpi. I dispenser submunizioni per impiego vario erano i KMGU-2. I lanciarazzi 'pesanti' comprendevano il pod B-13 con 5 razzi da 130 mm e addirittura uno da 240 mm (ma non è chiaro se in alternativa o in aggiunta ai primi)[5].

Quanto ai tipi, i primi Mi-24 somigliavano ad una specie di intermezzo tra il tipo definitivo e il Mi-8, con una cabina per 4 persone e la mitragliatrice nel muso da 12,7 mm affidata ad un mitragliaere apposito, come sul Mi-8TPK, mentre le alette avevano 4 pod lanciarazzi con un massimo di 128 ordigni calibro 57 mm lanciabili in salve di 4-8-16 per ciascuno dei pod che potevano essere da 16 o da 32 colpi. Furono i Mi-24A (da non confondersi con i Mi-24 'A' in codice NATO) che aggiungevano i missili 9M17P Scorpion, ovvero 4 AT-2 con una carenatura sotto il muso e le rotaie alle esteremità delle corte alette. Vennero esportati in Libia, Algeria, Afghanistan, Vietnam. Furono ben più drastiche le modifiche con il Mi-24 'D' che aveva un equipaggio di due elementi, escludendo l'ingegnere di volo dalla cabina, non più piatta ma con due abitacoli separati e sfalsati in altezza. Essa era armata con una mitragliatrice da 12,7 mmJakB-12,7 a 4 canne rotanti da ben 4.000 c. min, con una dotazione di 1.470 colpi. L'arma aveva campi di tiro di 60 gradi su ciascun lato, 20 in alzo e 60 in depressione, ed era asservita al WSO con il sistema di puntamento KPS-53AW con collimatore KS-53; ma anche il pilota, nella cabina posteriore, era capace di usare l'arma, sebbene questo avvenisse solo quando essa era allineata con la fusoliera, a mo' di 'caccia'. Ora i missili AT-2 erano, nella versione originaria, dei tipi radioguidati e con controllo manuale con joystick. Non era il meglio per ottenere un'alta efficienza. Ma il previsto, nuovo missile supersonico 9M114 non era ancora disponibile e per fare da 'gap filler' venne così realizzato il sistema Falanga, con i missili associati al sistema Raduga (arcobaleno) F con un caratteristico trasmettitore radio a fascio che si vedeva nella parte sinistra del muso, mentre a destra c'erano le ottiche di puntamento con tanto di schermo blindato apribile quando necessario, e in mezzo e davanti la torretta con la mitragliatrice. Il sistema di punteria non era del tipo 'a palla' come sui Cobra, che era sì più vulnerabile ma ben più capace di osservare sui lati, quanto piuttosto un massiccio dispositivo che serviva il WSO con ingrandimenti di 3,3 o di 10x nel pannello strumenti di destra. Usando il joy-stick per tenere sotto puntamento il bersaglio era possibile far sì che il sistema Raduga provvedesse a mandargli i segnali di correzione per colpire fino a 4 km di distanza con ragionevole precisione. I Mi-24 hanno avuto un'evoluzione successiva nel Mi-24 'Hind-È che è simile,ma con 4 missili Spiral che devono il loro nome al fatto che essi, non essendo disponibili ancora propellenti senza fumo, erano costretti a muoversi con traiettoria 'a cavatappi' per non impedire la visuale del sistema di puntamento che li doveva dirigere con una traiettoria diretta verso il bersaglio. Anche questi erano di tipo radioguidato ma erano supersonici per quasi tutta la gittata di 5 km e con un sistema di comandi molto migliorato. La dotazione di armi venne migliorata e rinforzata e il collimatore PKW venne rimpiazzato con l'ASP-17W simile a quello del Su.24M-4.

Nel 1982 cominciarono ad essere note le foto di elicotteri che rinunciando alla mobilità autonoma della torretta da 12,7 mm, passavano piuttosto ad un cannone bicanna laterale, che inizialmente era ritenuto da 23 mm, ma che poi si capì era nient'altro che il parente stretto di quello del Su-25, anch'esso inizialmente (anzi, fin verso la fine degli anni '80) ritenuto armato con un bicanna da 23 mm.

Un Mi-24D

In seguito l'evoluzione comportò il Mi-24WP con cannone da 23 mm in torretta con 300 colpi (a dire il vero non moltissimi).

I Mi-24 sono stati anche estrapolati in versioni ulteriori, ma anche queste non riguardano certo l'Afghanistan: Il Mi-24U (Uxciebnyj) da addestramento basato sul Mi-24 A, che rimpiazzava il Mi.8 precedentemente usato, disarmato.Certo che un elicottero del genere era uno spreco senza armi e apparati di puntamento; il Mi-24DU ebbe se non altro i missili controcarri, che ebbe impiego soprattutto come macchina addestrativa per i WSU in scuole di volo come quella di Syzran, ma anche assegnato in alcuni esemplari ai reggimenti. Il Mi-24RCh venne notato nel 1986 con l'incidente di Chernobyl, capace di prendere campioni di aria e materiali contaminati NBC con tanto di sonda a vite per carotaggi. Nel '90 venne rivelato il Mi-24K Korrector o prodotto 201, con un nuovo sistema ottico protetto normalmente da una piastra d'acciaio molto spessa, ruotante quando necessario verso l'alto, più computer digitali per la trasmissione dei dati alle unità d'artiglieria, macchina da presa AFA-100 sul lato destro, privo di portellone, con capacità solo diurna. Come il precedente ricognitore NBC ha conservato armi come i razzi e il cannone. Una delle ultime evoluzioni di questo progetto è stato il Mi-24EKO per rilevamenti ecologici anti inquinamento atmosferico, anche se il Mi-17 LIZA è un concorrente con ben maggiore spazio disponibile nel suo vano di carico.

Come si è visto, il totale dgli Mi-24 costruiti è stato, versioni export escluse, di circa 2.500 esemplari anche se in realtà non è chiaro se questo totale includa gli elicotteri esportati, quantomeno quelli delle stesse versioni usate dai sovietici (non necessariamente tutti gli elicotteri al di fuori dei loro confini erano Mi-25 e Mi-35), inoltre il totale di elicotteri di questo tipo in servizio in URSS era stimato a circa 1.300, grosso modo la metà di quelli prodotti. Del resto non sembra nemmeno credibile che i Mi-24D, di cui solo poche centinaia vennero costruite, siano stati pure esportati a dozzine; non ce ne sarebbero stati a sufficienza per i sovietici, per il loro dispiegamento capillare in Afghanistan e in Europa. L'unica cosa è che molti Mi-24 D siano stati in realtà degli V, quasi indistinguibili senza i missili AT-6 installati. Ma anche questa non è una possibilità tanto credibile.

La guerra continua[modifica]

I vecchi Mi-4 hanno continuato a servire a lungo in zona, con l'aviazione Afghana. Naturalmente erano piuttosto vulnerabili, ma le loro prestazioni non erano da sottovalutare: pur essendo macchine a pistoni, disponevano di 1.700 hp. Ma la 'star' era il Mi-24: nel 1981 si stimava che ve ne fossero 240, 4 volte tanto rispetto all'inizio delle operazioni. Pare che si stessero costruendo anche 6 nuovi aeroporti per consolidare la presenza sovietica in Afghanistan (e si temeva, per ulteriori 'avanzate a Sud' di cui i Sovietici non riuscivano certo a sentire la mancanza). Nel frattempo le operazioni eliportate continuavano. I Mi-24 non erano i soli ad eseguire azioni d'attacco: i Mi-8, sia pure con minor efficacia erano pur sempre in grado di portare attacchi devastanti con la batteria di razzi di cui disponevano; spesso erano utilizzati anche per recupero di altri aviatori, anche se per questo i Mi-24 potevano far fronte con facilità dato il loro vano personale. Gli elicotteri cannoniera specializzati non sono altrettanto fortunati: per recuperare degli aviatori di elicotteri abbattuti gli AH-64 Apache sono stati dotati di un paio di staffe per rendere la cosa fattibile senza troppi rischi: con le guance che si ritrovano ai lati la cosa è ragionevole, ma chiaramente si tratta di una soluzione di ripiego.

La lotta contro gli Hind e affini, spesso utilizzati anche per infiltrazioni di commandos, era inizialmente piuttosto impari. Nondimeno i Mujaheeden ottennero già nell'agosto del 1980 un successo propagandistico e materiale notevole allorché abbatterono uno dei grossi An-12 in atterraggio su Kabul. I 'Cub' erano i principali trasporti sovietici in Afghanistan, ma presto venne l'ora di utilizzare anche i ben superiori Il-76, tre volte più pesanti ma capaci di operare nelle stesse piste semipreparate e piuttosto corte. La loro capacità di salire e scendere sugli aeroporti gli avrebbe consentito di sfuggire sempre alle armi dei ribelli. Non così avvenne per un enorme An-12, che sempre a Kabul venne abbattuto con un SA-7 nel 1984. Fu una strage, perché l'aereo cadde senza dare scampo ai 250 soldati che erano a bordo.

Gli elicotteri divennero presto l'unico modo di tenere le guarnigioni isolate e di scortare i convogli di truppe e rifornimenti. Durante l'assedio di Khost, alla fine del 1983, gli An-12 volarono tra le 150 e le 180 missioni alla settimana per rifornire la guarnigione e altri ancora lanciarono rifornimenti con la più sicura tecnica del paracadute. Un An-12, sorpreso dal fuoco dei guerriglieri a terra, riuscì a scappare con diversi morti e feriti a bordo, rientrando alla base con circa 150 buchi e vari danni a bordo. Un degno emulo dell'Hercules. Talvolta gli elicotteri abbattuti avevano sorti curiose, visto che spesso non prendevano fuoco: un camion dei guerriglieri aveva una scocca (fusoliera?) ricavata dalla fusoliera di un Mi-8 abbattuto in precedenza. Sui fianchi c'erano ancora le insegne afghane e i 5 finestrini rotondi per lato.

Le armi contraeree erano inizialmente piuttosto esigue: cannoni binati da 20-23 mm, mitragliatrici leggere e pesanti, e armi controcarri utilizzate in maniera non convenzionale, soprattutto i lanciarazzi RPG. Gli Hind erano comunque molto veloci e 'beccarli' era difficile con le armi più pesanti e lente, mentre il fuoco di quelle portatili era grossomodo inutile, e del resto gli elicotteri si sono dimostrati spesso molto più difficili da buttare giù di quanto non sembrerebbe a vederli, così leggeri e ricchi di vetrature come sono. I Cinesi furono prodighi di missili SA-7, e forse anche gli Egiziani diedero fondo alle loro riserve di vecchio materiale ex-sovietico. L'evento che però fece la differenza fu l'aiuto occidentale. Gli Afghani furono relativamente insoddisfatti degli SA-7, specie dopo che gli elicotteri si erano muniti di lanciatori di flares, ma erano pur sempre meglio di nulla; i Blowpipe inglesi vennero usati in pochi esemplari, ma senza tanto profitto; i missili controcarri di nuova generazione cinesi vennero giudicati già in sede di valutazione un fallimento; ma i missili Stinger trasformarono i cacciati in cacciatori, e la loro precisione e letalità vennero molto apprezzate. I guerriglieri più tradizionalisti abbandonarono talvolta gli SA-7 per utilizzare, nella 'caccia all'elicottero', un'arma ben più tradizionale: il fucile per la caccia agli elefanti. Il che pone un quesito: fino a quanti anni fa gli elefanti esistevano in Afghanistan?

Tanto per capire la diffusione degli 'Hind'

I Mi-24 continuarono comunque imperrterriti nella loro diuturna azione di supporto aereo e pattugliamento. La loro tattica venne modificata facendoli diventare dei veri aerei d'attacco in picchiata, con volo in formazioni di almeno due elementi, attacchi in picchiata e tiro delle armi tra i 2.000 e i 500 m per poi eseguire una veloce risalita, lanciando salve di flares. Il Mi-24 non è certo una macchina che passa inosservata: i piloti avevano la sensazione di essere il 'bersaglio più grosso dei dintorni' come raccontava a T.Cooper un veterano degli 'Hind' (cervo maschio, nome in codice NATO). Il rumore, anzi il 'fragore' lo rende poi udibile a chilometri di distanza, e l'emissione termica dei suoi scarichi non è di sicuro modesta. Anche la traccia radar, per chi fosse dotato di sistemi di scoperta del genere è stealth: di fatto il Mi-24, veloce e possente, ricorda una specie (anche come lunghezza!) di F-4 Phantom ad ala rotante, anche per la sua conformazione vagamanete a gobba. I sovietici lo chiamavano 'Gorbach' che significa (come l'S.79..) gobbo. Gli Afghani temevano questa macchina come solo i Su-25, e gli affibbiarono il nome di Sheitan Arba, Carro del Diavolo.

Prima ancora dell'arrivo degli Stinger, i Mujaeeden erano piuttosto alle corde, ma capaci di colpire ancora in maniera pericolosa. Nel gennaio 1985 attaccarono Bagram con una incursione diurna, e distrussero almeno 10 elicotteri. Nello stesso tempo a Kandahar vennero attaccati gli aerei e diversi, tra cui un MiG-21, distrutti al suolo.

Nel frattempo i Sovietici e anche gli Afghani erano impegnati anche in attacchi di ritorsione all'estero. In effetti, la guerra non mancò di portare a crisi umanitarie con milioni di profughi passati soprattutto in Pakistan; ma assieme a loro non mancarono anche i guerriglieri che crearono 'santuari' oltre confine. Inizialmente la cosa era stata maggiormente vera per l'Iran, ma i Sovietici fecero capire a Teheran che non approvavano questa situazione. Il loro metodo era quello dell'inseguimento ravvicinato di bande di ribelli, che continuava spesso oltre confine. Dopo una di queste azioni d'inseguimento, particolarmente pesante e in profondità, avvenne nel 1982 e gli Iraniani dopo di allora hanno cercato di porre fine alla presenza di guerriglieri nel loro territorio. Non così in Pakistan, dove i campi-santuario dei guerriglieri nelle 'regioni tribali' erano la norma. I Sovietici non stettero molto a sottilizzare e li attaccarono, anche con i loro colleghi aviatori afghani. Era la solita storia, del resto: gli Americani fecero la guerra contro il Vietnam del Nord ma secondo il Guinnes dei primati è il Laos (paese 'logistico') ad essere la nazione più bombardata del mondo.

Nel marzo 1985, per esempio, Arandu venne colpita almeno 2 volte dall'aviazione Afghana: autori erano i moderni Mi-24 e i vecchi, ma decisamente robusti e dal 'pugno pesante' MiG-17. L'aviazione Pakistana all'epoca era per lo più preoccupata dal confronto con l'India, la quale del resto era a sua volta costretta a stanziare preziose forze ai confini con la Cina. Ma a parte questo, era chiaro che i caccia usati dai Pakistani potevano davvero poco contro le incursioni sovietiche. Questi caccia erano ancora molti F-86 e i più veloci, ma di minore autonomia, MiG-19( F-6).Gli F-104 erano oramai radiati e i Mirage erano usati soprattutto come aerei da attacco e ricognizione. Restavano essenzialmente gli F-16, che erano ancora in ordine e che inizialmente erano stati visti soprattutto come aerei d'attacco, con tanto di pod ATLIS integrato dagli stessi tecnici Pakistani. Ma ben presto, appena disponibili, vennero richiesti per la difesa aerea. In questo campo avrebbero abbattuto 6-8 aerei sovietici, per lo più Su-22, ma anche un An-26 ELINT con ben 34 persone a bordo. La distruzione di una coppia di MiG-23 è invece apparentemente smentita. Dei due aerei distrutti, o dichiarati come tali, i Mujhaedeen portarono una rampa di lancio e qualche rottame. Ma in realtà pare che uno dei Flogger (che erano del tipo K, l'ultimo grido della famiglia) venne gravemente danneggiato, non avendo visto arrivare il singolo F-16 pakistano dal basso; ma nondimeno riuscì a ritornare indietro anche se subì ulteriori danni all'atterraggio e non è chiaro se venne riparato o meno (oramai era l'epoca del disimpegno sovietico e c'era ben altro a cui pensare), mentre l'altro aereo non ebbe alcun danno.

In ogni caso gli F-16 cominciarono a farsi sentire e impedirono ai bombardieri sovietici di fare irruzioni a volontà sul Pakistan. Ma soprattutto, i servizi segreti Pakistani continuavano a gestire flussi di armi come gli Stinger.

Ma torniamo alla prima metà della guerra. Ben presto venne identificato da parte della NATO una nuova macchina operativa, quel Ram-J visto al centro sperimentale di Ramenskoje, che poi sarebbe diventato il Su-25. Questa macchina era stata usata nell'offensiva di primavera e costituì una molto spiacevole sorpresa per gli Afghani.

Questi erano abituati agli attacchi 'mordi e fuggi' dati dai veloci aviogetti; il Su-25 era meno rapido (ma pur sempre molto di più dell'A-10 pariclasse) e poteva portare un pesante carico bellico, permanendo in zona per ore e soprattutto operando con i Mi-24, un cocktail micidiale. Già il Mi-24 era forse l'unico velivolo sovietico veramente temuto (a dire il vero, i sovietici impiegarono anche i Su-24 e i MiG-23). In genere operava come cannoniera 'pura': al più erano portati un paio di armieri nel vano di trasporto, magari per azionare eventuali mitraglie laterali o per aiutare in caso di guasti 'fuori sede'.

Dopo l'assedio di Khost vennero inviati altri elicotteri e aerei d'appoggio, arrivati all'inizio del 1984. Iniziarono anche gli attacchi di ritorsione che purtroppo, in ogni guerra finiscono per accadere: all'inizio di quell'anno 2 attacchi di elicotteri colpirono il villaggio di Istalef per punirlo del supporto dato ai guerriglieri, mentre 120 Mi-8 appoggiavano 300 carri armati in movimento su Najrab. Le forze d'occupazione erano salite a 135.000 uomini, anche perché i disertori dell'Esercito afghano, come facilmente prevedibile fin troppo sensibile ai richiami delle etnie d'origine, aveva disertato, rendendo necessario aumentare le truppe sovietiche. A Marzo 1984 una forza di 36 Tu-16 e circa 100 strikers tra cui i Su-24 erano oltreconfine per appoggiare l'offensiva di primavera nella valle del Panjshir, mentre gli elicotteri volavano circa 100 missioni d'attacco al giorno, mantenendo quote di volo elevate con attacchi in picchiata finali, tattica imposta dati i crescenti successi che i guerriglieri ottenevano con le armi leggere: ma ancora non era l'era dello 'Stinger', che avrebbero reso anche più pericolosa questa tecnica: l'elicottero non vola certo alle quote sufficienti per sfuggire a tali MANPADS. Nel frattempo i Mi-8 e 24 erano diventati circa 340 unità. Gli attacchi in quota con bombardamenti da parte di Tu-16 erano stati probabilmente già integrati (e lo sarebbero stati in seguito) dai TU-22 e Tu-22M, per poi essere seguiti da azioni di Su-24, spesso con bombe-laser per ridurre i rischi, MiG-21 e 23, i Su-25 e i Mi-24. Le valli laterali sono state prese da commandos elitrasportati. Alla fine campagne come questa contribuirono al mito del Comandante Massoud, quello ucciso appena prima dell'attacco alle Torri Gemelle: fu lui il 'leone del Panishjr', che avremme respinto 7 attacchi sovietici pure compiuti con gran dispiegamento di forze. I bombardamenti NATO a tutt'oggi non riescono a fare totalmente piazza pulita di questo tipo di minacce, che evidentemente resiste persino alla tecnologia più avanzata.

I reparti di terra dovevano essere anche difesi da attacchi che, provenendo spesso da alte gole, sono stati portati da guerriglieri contro i camion sovietici trasportanti rifornimenti. Le autoblindo e gli APC non avevano normalmente armi capaci di rispondere ad alzi tanti elevati, essendo le loro torrette difficilmente capaci di superare i 30 gradi. I Sovietici potevano far poco conto sui corazzati come 'corrieri' viste le loro ridotte capacità di carico. La soluzione fu di montare alcune mitragliere binate da 23 mm su autocarri, che tuttavia erano ancora scoperti e rischiavano grosso in caso di attacchi dall'alto, anche se erano in possesso di una potenza di fuoco più che ragguardevole. La situazione andò tanto male, che vennero tirati fuori dai depositi i BTR-152 del tipo contraereo: con una mitragliera binata da 14,5 mm ZPU, e un tetto superiore chiuso, erano la migliore risposta possibile, anche perché le loro munizioni erano in comune con quelle dei reparti di fanteria meccanizzata, mentre solo l'artiglieria aveva le armi da 23 mm. Le perdite russe furono spesso elevate anche per la ritrosia dei soldati di uscire dai veicoli ad affrontare gli agguerriti afghani, cosa che spesso comportava la distruzione del mezzo assieme ai suoi occupanti. Quanto alle tipologie di veicoli impiegati, in molte strade il terreno era tanto rotto e dissestato che solo i mezzi ruotati erano abilitati alla sua percorrenza, essendo i cingolati troppo proni alle rotture contro le dure rocce dei passaggi. Tuttavia i blindati russi erano piuttosto leggeri e alquanto vulnerabili. I BTR-60 e 70 vennero ampiamente impiegati, come del resto i BRDM 1 e 2, spesso i veicoli vennero requisiti agli Afghani con i quali non c'era più molto 'feeling'. La loro corazza, in genere spessa meno di 10 mm, era adatta contro le armi leggere, ma non contro le mitragliatrici pesanti (specie se per pesante si intende una KPV), e lo stesso dicasi per le ruote. Per fortuna dei sovietici c'erano in aria i loro velivoli e in particolare c'erano gli Hind, pronti ad intervenire: spesso con effetti devastanti, se i guerriglieri erano costretti a gettargli addosso bombe quando li 'beccavano' in volo a quote più basse, sperando di danneggiar loro le eliche.

Come mezzi da combattimento terrestri, che tra l'altro son visibili sia nel film 'The Beast' (un T-62 impersonato da un T-55 Tiran 5 israeliano) sia in Afghan Breakdown (con M.Placido), sono stati impiegati largamente carri di seconda scelta, come del resto fecero gli americani nel Vietnam (M48 anziché M60, tra l'altro più pesanti). I T-55 erano i carri più usati inizialmente, ma poi il loro ruolo è stato via via coperto dai T-62, e soprattutto dalla loro versione speciale per la guerra locale, il pesante -62E, con cannone munito di manicotto termico, telemetro laser, e soprattutto corazze BDD aggiuntive nella parte anteriore, nonché corazze a ringhiera anti-RPG sui lati, lama apripista, sistemi aggiuntivi di visione notturna etc. Questo mezzo, pesante diverse tonnellate in più rispetto a quello standard, si è dimostrato piuttosto lento, ma di notevole successo in azione essendo poco vulnerabile agli RPG e SPG. A questo proposito, va ricordato che i Musjaeeden reputavano gli RPG-7 cinesi inferiori a quelli sovietici come efficacia della munizione; superiori invece gli affusti avendo una comoda maniglia di trasporto. Forse l'ideale erano lanciatori cinesi per granate sovietiche? Un altro mezzo che cominciò a fare la sua comparsa era il BTR-70, leggermente migliore rispetto al '60 ma ancora piuttosto vulnerabile, il BMP-1 che aveva tuttavia un alzo insufficiente per l'armamento principale, e il BMP-2 che aveva invece il cannone 2A42 che, nonostante qualche inconveniente non ben chiaro, era in grado di sparare con precisione devastante con alzi fino a 74 gradi, pensati per la lotta antielicottero ma che tornavano utili contro gli agguati da passi pressoché verticali da superare con i convogli. Per proteggere dal fuoco delle mitragliatrici pesanti questi mezzi venne anche installato un kit di protezione aggiuntiva con lamiere di circa 5 mm, distanziate. In genere i BMP non hanno protezioni aggiuntive perché pare peggiorino la loro mobilità, ma visto che basicamente sono mezzi assai veloci, in realtà è difficile capire come potrebbero esserne afflitti nella misura di mezzi come il T-62E, o il VCC-1 per non dire di altri tipi ancora. Significativamente, la blindatura aggiuntiva venne messa solo sui lati mentre il muso dev'essere stato considerato sufficientemente protetto, come anche la torretta.

Nel frattempo in aria comparivano altri interessanti apparecchi: gli An-12 ABCC, posti di comando volanti simili ai C-130 Hercules usati dal Vietnam per lo stesso compito, e gli Il-76 Mainstay.

Come armi divenne pratica comune l'uso di bombe incendiarie anche da 500 kg, molto efficaci contro villaggi bombardati per ritorsione. Non sono mancate accuse di usi di armi biologiche e chimiche, ma quanto siano veri non è dato sapere. Una cosa che invece è vera è l'uso di mine. Tantissime mine, per esempio disseminate dai sovietici. Queste ben presto divennero di tipo irregolare, riempite con esplosivo liquido che in caso di schiacciamento esplodeva con quella forza che bastava ad amputare un piede. I Mujahedeen erano avvertiti: con armi del genere, disseminate nelle loro stradine di montagna, era difficilissimo muoversi con ogni tipo di mezzo: a piedi, con animali da soma, anche con automezzi dato che le ruote non erano certo a prova di bomba.

I Mi-24 restavano comunque più famosi come mezzi d'attacco. Pesantemente armati, molto veloci, erano in grado di sparare salve di armi devastanti sui bersagli individuati, anche se non è chiaro se erano capaci di operare anche di notte, in caso con i soli sistemi di visione LLTV, non certo di tipo termico. Essi erano degli autentici 'bestioni', lenti nel manovrare rispetto a mezzi più piccoli e agili, ma pur sempre efficaci.

Uno dei problemi dell'Afghanistan era che di fatto, si tratta di un Paese con una 'roccaforte tra i monti: specie nelle zone centrali dove si arriva anche ad oltre 4.000 metri, mentre nella parte Sud-occidentale vi è una ampia zona pianeggiante, come del resto anche a nord. La prima, alta poco oltre i 250 m sul livello del mare, è vicina a Kandhar, città fondata da Alessandro; mentre pure in pianura sono le zone settentrionali confinanti con l'URSS, come Mazar e Kunduz. Per gli elicotteri è difficile volare a quote elevate, come grossomodo lo è per un aereo della I GM, anche se possiedono una maggiore velocità di salita. Peggio però, se si tratta di volare carichi di armi (l'Hind arriva fino a 1.275 kg) e con clima caldo, che debilita le turbine riducendo la densità dell'aria e quindi l'ossigeno.

Mi-8 ad alta quota

Gli Hind erano già stati riconosciuti come piuttosto sottopotenziati, malgrado la velocità di cui erano capaci[6]. La cosa si notava soprattutto ad alta quota, e le operazioni in hovering fuori effetto suolo. Un altro problema erano le armi, più efficaci in contesti come quello in cui si mosse l'US Army in Vietnam che nei grandi spazi dell'Afghanistan, dove i tiri potevano e dovevano essere fatti da grosse distanze. Le mitragliatrici da 12,7 mm erano precisi ed affidabili, capaci di erogare un formidabile volume di fuoco entro un raggio utile di 1 km. Anche singoli guerriglieri afghani erano cacciati dai Mi-24, con interventi non di rado anche notturni, proprio quando la guerriglia è più attiva. La precisione dei razzi da 57 mm, tra l'altro non eccessivamente potenti, lasciava piuttosto a desiderare nei tiri a lungo raggio. Molti Mi-8, poi, erano stati messi fuori combattimento anche da una sola pallottola nel posto giusto, a causa dell'assenza di protezioni. Ma i cambiamenti per sopperire a questa situazione non si fecero attendere. Per aumentare la potenza di fuoco dei Mi-24 vennero usati i gunpods da 23 mm di cui si è parlato sopra, mentre apparvero anche i lanciarazzi da 80 mm, di gran lunga più potenti e precisi nei tiri a lunga distanza: poco importa se i lanciatori erano da 20 anziché 32 colpi. I Mi-8 ebbero semplici ma nondimeno efficaci corazze nella zona dell'abitacolo, che essendo ampiamente vetrata era la più vulnerabile. Questo per cominciare, mentre l'incremento di pesi a bordo e il desiderio di aumentare le prestazioni portò ben presto ai motori TV-3-117 al posto delle TV-2 dei Mi-8, mentre i Mi-24 Hind ebbero le TV-3-117M. Così era possibile restare in hovering con un solo motore acceso e di decollare (con entrambi) anche a pieno carico da posizioni ad alta quota. Inoltre non va dimenticato che i Mi-24, per quanto raramente usati in questo modo, erano anche capaci di portare una squadra di soldati (che certo, ad alte quote specialmente dev'essere stata mal conciliabile con il pieno di carburante e d'armi..), che poteva sparare da tutti i finestrini, apribili verso l'alto, con le rastrelliere poste sotto gli stessi per le armi portatili. Inoltre i Mi-24 avevano corazze in titanio e acciaio nella zona dell'abitacolo e corazze in titanio per serbatoi, parte inferiore della cabina e componenti meccanici principali.

Nel frattempo si stavano studiando nuove versioni, che diventarono disponibili dal 1981: il Mi-24P e il Mi-8TVP (Hip-E) pesantemente armato e con motori potenziati TV-3-117MT. Nonostante che il cannone da 30 mm del Mi-24P fosse mancante di qualunque capacità di brandeggio o alzo, e che la dotazione di proiettili non era poi tanto grande, l'incremento della potenza di fuoco fu tale da far pensare di sostituire tutte le altre versioni del Mi-24 con il nuovo P o anche 'Singer' come la macchina da cucire per la precisione e l'affidabilità dell'arma da 30 mm, che consentiva ingaggi da grande distanza. Da notare che in Occidente ancora nel 1989 si pensava che questo cannone fosse da 23 mm, del resto un'arma rispettabilissima. Errori analoghi erano ancora fatti su tutti gli altri cannoni bicanna da 30 mm: quello del Su-25 e anche quello del Tunguska (che si credeva monocanna). Per aumentare la protezione contro la polvere vennero ampiamente distribuiti i soppressori IR di tipo PZU di forma emisferica, da applicare sulle prese d'aria, mentre i SAM a guida IR vennero contrastati dai dissipatori di calore EVU, le 'lampade' di disturbo Jspanka (simile all'ALQ-144) e 4-6 distributori di fuochi ASO-2V da 32 colpi cominciarono ad apparire sotto la trave di coda. Curiosamente con tutto lo spazio interno che ha il Mi-24 si è ritenuto non necessario sistemare all'interno della stessa questi lanciatori. Quanto ai Mi-8, non mancarono di avere, all'interno di alcuni finestrini, supporti per mitragliatrici Utes da 12,7 mm o addirittura i lanciagranate AGS-17 Plamya da 30 mm, peraltro con una balistica e una cadenza di tiro assai inferiori. Da notare che i Plamya erano le armi più temute dai Mujaedeen negli scontri di terra. In una delle tante incursioni notturne, un caposaldo russo venne attaccato dai guerriglieri e si difese soprattutto con 4 di queste armi. All'alba i guerriglieri si ritirarono, ma non prima di avere distrutto o messo fuori uso tutti i Plamya che apparentemente erano il loro principale obiettivo. In ogni caso non riuscirono a sopraffare la guarnigione sovietica.

I missili Stinger cominciarono nel 1986 a far sentire il loro peso con abbattimenti crescenti. Nessuno sa precisamente in che misura, ma che questi missili fossero le armi straniere più gradite dai guerriglieri è assolutamente vero. Si parla di percentuali di abbattimenti dell'80% oppure, più prudentemente del 40%. I dati sono confusi: di circa 600 missili di cui si parlava a suo tempo, un terzo sarebbe stato trattenuto dai Pakistani, magari per farci la copia sotto forma degli Anza locali. A dire il vero, le dichiarazioni sono fin troppo ottimistiche: è vero che si è pure detto che fallire un lancio di missili Stinger poteva significare l’uccisione del ‘missiliere’ tanto essi erano valutati (e usati con oculatezza), ma se si danno per certe certe dichiarazioni sembra quasi che i soli aerei ed elicotteri abbattuti in Afghanistan li abbiano distrutti solo loro, il che non è affatto vero: cannoni, mitragliere, RPG, attacchi a terra con mortai e razzi, incidenti, missili SA-7 e Blowpipe presero la loro parte: non sarebbe tanto stupefacente che gli SA-7 siano stati, seppure piuttosto scarsi in precisione, quelli che hanno ottenuto il maggior numero di successi. Inoltre gli Stinger usati non devono essere stati molti: ancora dopo l’invasione (questa sì definibile in tal modo a tutti gli effetti) del 2001, gli Americani hanno trovato migliaia di MANPADS tra cui anche numerosi Stinger, che pure avevano cercato, dopo la ritirata dei Sovietici, di recuperare uno per uno. Anche la storia secondo cui i missili di questo tipo dopo 10 anni divengono inutilizzabili per la scadenza delle batterie si è rivelata una farsa: in realtà non c’è voluto molto a modificarli opportunamente con nuove unità di alimentazione. Più serio semmai il degrado dei propellenti e del sensore raffreddato. JP-4[7] ci racconta poi di come l’antiaerea non fosse un problema tanto grave, specie per i caccia ad alte prestazioni. Un pilot, il T.col Valentin Gorvunov, 2.600 ore di volo metà con il Su-24, e assegnato nel ’93 al 234° Reggimento della Guardia di Kubinka, parlava di come portò a termine oltre 100 missioni in Afghanistan: il Su-24 a bassa quota, diceva lui, era eccezionalmente stabile, uno degli aerei più veloci a bassa quota e per un pilota da caccia è estremamente difficile raggiungerlo. I motori sono un po’ vecchi e questo comporta il suo tempo per accelerare. A dire il vero i turbogetti del Fencer sono tutt'altro che nuovi, ma come i motori del loro tipo sono molto lesti nell'accelerare. Casomai il problema era che il rapporto potenza-peso era piuttosto basso e il consumo piuttosto alto. Con un raggio d’azione di 1.000 km in missioni lo-lo con 12 bombe da 250 kg, gli Iraniani scoprirono che riusciva a colpire a parità di carico al triplo della distanza del Phantom E. Il Fencer manovra anche molto bene specie nella configurazione a freccia minima, e ha una straordinaria stabilità di volo a bassa quota. Con questi aerei, schierati in Uzbekistan vennero fatte molte missioni con bombardamenti a media quota su roccaforti della guerriglia, specie nel Panshir, ma non mancarono attacchi a bassa quota con munizioni di precisione a guida laser. La contraerea non era molto pesante e in oltre un centinaio di missioni di combattimento solo una ventina sono state osservate le traccianti, ed appena un paio di lanci di missili IR da distanze troppo grandi per andare a segno. Migliaia di missioni vennero accumulate dai Su-24, e mai uno di questi (differentemente da diversi F-111 per non dire degli A-6 in Vietnam) venne perso in azione per causa nemica. Non c’era da stupirsi che, ancorché il Su-24 fosse destinato a missioni del tutto diverse in Europa, con bombe H ritardate, quest’aereo venisse considerato capace delle più efficaci azioni offensive, tanto che nel 1991 ne vennero prodotti, nonostante il crollo dell’URSS, altri 16 esemplari, gli ultimi di circa 1.200.

I velivoli sovietici dovettero cambiare le tattiche ma per gli elicotteri non era affatto facile stare fuori della gittata e delle prestazioni dei nuovi missili. L'utilità pratica delle protezioni anti-missile era piuttosto questionabile, anche perché i motori degli Hind sono sistemati un po' troppo vicini in caso di colpo in pieno. I Frogfoot subirono pure diverse perdite, a causa della vicinanza dei motori per cui se uno veniva colpito anche l'altro spesso s'incendiava. Dopo che però venne messa una paratia tagliafuoco tra i due, spessa circa mezzo cm di acciaio, le perdite per Stinger si azzerarono. In tutto i Su-25 persero 23 aerei in azione in Afghanistan (non è chiaro se includendo tutte le perdite o solo quelle in combattimento) tra cui uno guidato da un alto ufficiale, colpito da un F-16 Pakistano, mentre gli elicotteri ebbero forse sui 300 apparecchi perduti. Certo che se i Mi-24 Hind arrivarono a punte superiori ai 250 mezzi impiegati simultaneamente, si capisce che razza di impegno fu per loro questo teatro: circa un decimo o più delle macchine costruite fin'allora (per non parlare di quelle esportate e non disponibili), chissà, forse almeno la metà dei Mi-24 andò a combattere e molti di loro non tornarono indietro, almeno non interi. Carcasse di elicottero erano piuttosto comuni, probabilmente anche adesso, nel paesaggio afghano. Anche più comuni sono diventate le mine, essenzialmente antiuomo, che anche adesso flagellano la popolazione. Molte di queste mine sono di produzione, almeno così si è detto, italiana, della 'famigerata' Valsela, usate dagli insorti contro i tank sovietici. ma in realtà è ben più probabile che la maggior parte siano state mine cinesi o sovietiche.

Una delle ultime azioni di guerra note è stata fatta dai sovietici quando hanno mobilitato niente di meno che i loro Tu-22M Backfire per bombardare alcuni obiettivi dei guerriglieri. Per proteggerli da eventuali incursioni di F-16 (che a quanto pare talvolta .. sconfinavano) vennero mobilitati i Tu-22 da guerra elettronica, che a quanto pare ebbero successo pieno nel disturbare i radar pakistani impedendo eventuali interferenze dei caccia presenti appena oltre il vicino confine.

La guerra alla fine vide i sovietici ritirarsi, giusto quando Rambo III usciva, con rara mancanza di tempismo storico, nelle sale (e non fu esattamente un successo, in tempi di perestroika e distensione..). Illuminante e simbolico il volo di circa 30 elicotteroni Mi-24 e Mi-8 (non sembra che siano mai stati schierati i Mi-17) di un intero reggimento, che nel finale di Afghan Breakdown prendono il volo e spariscono oltreconfine, con gli equipaggi ben lieti di andarsene definitivamente da quel posto. Mentre i Mi-8 volavano stabili e diritti, i Mi-24 delfinavano e viravano nervosi e insospettabilmente manovrieri, finché la telecamera non li perde all'orizzonte.

I sovietici ebbero circa 15.000 vittime e danni per miliardi di rubli. Cifre che sono certamente pesanti, ma che per gli americani, in Vietnam, erano decisamente maggiori: è vero che gli elicotteri USA erano mediamente più piccoli (gli Huey) ma perderne oltre 4.000 significa fare un salto d’ordine di grandezza. Per non parlare di 700 Phantom e di una trentina di B-52. Nonché, ovviamente, 45.000 morti e altri 10.000 'non dovuti a cause di combattimento'. Soprattutto, ebbero la doppia infamante nomea di 'aggressori' e di 'sconfitti', con malcelata soddisfazione americana, che finalmente parificava i suoi nemici dopo il disastro del Vietnam. In effetti, se ci si pensa, l'impegno sovietico in Afghanistan non poteva essere che in un tempo peggiore: l'America era appena uscita totalmente distrutta (moralmente) dal Vietnam, con un livello di morale bassissimo nell'US Army. L'URSS avrebbe potuto soprassedere alla crisi Afghana senza impegnarsi così a fondo e senza successo, nel qual caso avrebbe continuato a capitalizzare la situazione. Invece cadde nella stessa via senza uscita degli USA 15 anni prima, e nel frattempo al potere (favorito dal fallimento della crisi degli Ostaggi) Carter venne sostituito dall'agguerrito Reagan. Per quando l'URSS riprese l'iniziativa e le PR con Gorby era già tardi, anche se fece in tempo a ritirarsi con ordine dalla guerra afghana (che poi avrebbe avuto tali e tanti risvolti, con la caduta del regime filo-sovietico di Najibullha, il trionfo dei signori della guerra come Dostum, l'arrivo al potere dei Talebani nel '96) che alla fine anche gli USA ci si sarebbero ritrovati a dibattersi in mille difficoltà (assieme alla NATO). La storia, soprattutto per chi non la conosce (e in 2000 anni l'Afghanistan ha dimostrato che l'ignoranza è davvero diffusa), si ripete.

Il frutto delle esperienze belliche: Hokum e Havoch[modifica]

Il Mi-24 era di qualcosa obsoleto nonostante la sua potenza bruta e la sua capacità di fuoco. Per esempio, le sue armi non erano contemporaneamente brandeggiabili e molto potenti: o ci si accontentava di un cannone fisso o di una mitragliera pesante da 12,7 mm orientabile. L'agilità poi doveva essere migliorata: non pare che l'Hind abbia mai brillato in hovering (per via delle dimensioni delle alette porta-armi) e in agilità. Il Kamov DB, già uscito sconfitto con un suo progetto per un nuovo elicottero d'attacco, battuto dal Mi-24, ritentò con il poderoso Ka-50 Hokum, mentre il Mil DB seguì una strada più 'normale' con il Mi-28 Havoch. Entrambi volarono nel 1982, il primo il 27 luglio e il secondo il 10 novembre. Nel 1996, dopo ben 14 anni, del primo ce n'erano 5 e del secondo 21. Inizialmente si trattava di elicotteri apparentemente diversi come compiti: il Ka-50 fu pensato come elicottero scout e come macchina anti-elicotteri ad alta agilità, ma all'atto pratico si è rivelato un vero 'sturmovik' ad ala fissa.

Una delle prime uscite internazionali dell'Hokum, attorno al 1993

La sua origine risale al 1977, e trae origine dal concorso del '75 per un nuovo elicottero e dalla volontà del Kamov OKB di rendersi indipendente dalla sola fornitura di macchine per la Marina sovietica. Evidentemente, già prima della guerra in Afghanistan l'Armata Rossa era in cerca di qualcosa di meglio del Mi-24, qualcosa di specializzato per combattere e basta. Il Ka-25F, con due motori potenziati a 1.250sHP, a suo tempo perse contro il Mi-24 rivelandosi sottopotenziato, il progetto del Ka-50 venne completato per l'appunto nel '77 e ancora c'era la struttura classica ad eliche controrotanti, anche se stavolta ben distanziate. La ragione è che con manovre molto violente possono deformarsi e 'incrociarsi' in volo, con conseguenze catastrofiche. E nonostante tutti i test fatti in merito, qualcosa avrebbe finito per andare male ugualmente. Maggio 1980, approvazione del simulacro V-80, come venne chiamato questo nuovo elicottero. Questo e tanti altri particolari sono stati rivelati a Londra nel 1992 da Mikheev, il neopresidente della appena costituita Kamoc Helicopter Scientific & Technology di Mosca. Mikheev e stato uno di coloro che lavorò al progetto del 'Werewolf' lupo mannaro, come è stato ribattezzato il velivolo (anche se il suo nome NATO è Hokum). Solo nel '92, insomma, con la conferenza di Londra furono finalmente svelati i tanti misteri attorno a quest'elicottero, vero enigma per la NATO da oltre 10 anni. Approvato il progetto, l'I-800 volò il 17 giugno o il 27 luglio 1982. La valutazione iniziata nel 1984 vide la vittoria (iniziale) del Kamov-50. La messa a punto è stata però molto difficile e nel 1985 uno dei prototipi (il primo, per l'esattezza) precipitò uccidendo il collaudatore. Solo nel 1991 un esemplare di serie, anzi in realtà di preserie, è uscito dagli stabilimenti Arsenev, vicino a Vladivostok. Oramai l'URSS stava collassando e i soldi per nuovi programmi non erano più disponibili: che disdetta per questo nuovo apparecchio da combattimento, ma anche per il rivale Mi-28. Di fatto queste due proposte sono state deleterie perché i pochi soldi disponibili erano da spendere oculatamente e non c'era posto per entrambi i tipi, oltretutto con pesi e ruoli non tanto dissimili. Fosse stato un elicottero da esplorazione l'uno, e uno d'attacco l'altro, sarebbe stato diverso, ma entrambi erano due mostri da circa 10 t di peso.

Il Ka-50 con la sua sagoma tanto sinistra e strana, è risultato un mezzo particolarmente attraente come impressione sul pubblico, anche per via che poteva vantare velocità e agilità di tutto rispetto; ma nonostante la produzione di 21 esemplari, il dubbio è se quest'elicottero fosse realmente efficiente nella sua missione, specie contro le difese più difficili. Le caratteristiche del Ka-50 sono di tutto rispetto, in ogni caso. L'impiego di materiali compositi, per esempio, che costituiscono ben il 35% del peso della macchina. La sua struttura di fusoliera potrebbe far pensare ad un aereo: non ha il rotore di coda, perché, caratteristica particolarmente visibile, per controllare il 'momento' delle eliche vi sono due rotori controrotanti coassiali. La Kamov li ha usati con successo negli elicotteri navali per le loro caratteristiche di compattezza (nel senso della lunghezza, certo non dell'altezza): la fusoliera, fatta da un robusto cassone torsionale alto circa 1 metro, e parimenti largo, può essere a quel punto quasi la totalità della lunghezza complessiva, e la coda corta e tozza potrebbe anche non esistere, magari asportata da un colpo in pieno, e nondimeno non necessariamente abbatterli (cosa invece sicura per qualunque elicottero 'normale'). Naturalmente, il tutto ha una controindicazione sulla complessità e l'altezza dell'albero motore, che rende tra l'altro impossibile usare un set di sensori superiore. Il singolo pilota è un'altra delle caratteristiche del velivolo: incassato nell'abitacolo (anche troppo), egli ha una visibilità verso l'esterno piuttosto modesta, ma è protetto da una 'vasca da bagno corazzata' tipo A-10, sia pure più leggera (350 kg) in doppia lamiera d'acciaio, resistente al 12,7 mm e ai colpi HE di maggior calibro. Il carrello è dentro la fusoliera e il cannone, che è quello, fin troppo potente per un elicottero, del BMP-2 (ma del resto spara le stesse munizioni del bicanna del Mi-24..), con ben 500 colpi e una limitata capacità d'aggiustamento in alzo e di qualcosa, in direzione (15° a destra, +30 e -15 in verticale). E' già qualcosa, a dire il vero, ma attenzione al rinculo: pur sparando a una cadenza minore, il cannone di questo tipo non è un 'gast' bicanna e quindi gli sforzi di rinculo sono tutti a carico della piattaforma piuttosto che essere recuperati tramite il sistema di movimento a manovella delle canne (una spara e l'altra viene ricaricata). Il pilota ha anche un vero sedile eiettabili: come è possibile? Con un sistema di artifizi pirotecnici che fa saltare via le pale dell'elica prima del lancio. Tempo 2,5 secondi dal comando di espulsione, e il pilota è in aria con il paracadute già estratto. Naturalmente per le missioni a bassissima quota potrebbe non essere sufficiente, e allora tanto vale tentare un atterraggio 'duro', visto che il Ka-50 è costruito per resistere anche ad atterraggi molto violenti, specie se si estrae il carrello, che ha una resistenza del 300% maggiore rispetto ad un normale carrello sovietico. L'armamento comprende fino a 16 missili a guida laser Vikrh supersonici, due razziere da 20 colpi calibro 80 mm e il cannone. Il 2A42 è capace di tirare 300 o 550 c.min, con alzo controllabile tra -30 e +15°, con possibilità di aggiustare il puntamento verso la destra fino a 15°; il peso è di 115 kg di cui 38 per la canna, e tutto il complesso, senza le munizioni, pesa 250 kg, la forza di rinculo raggiunte i 40-50 kN e la gittata è sufficiente per ottenere un raggio di tiro di ben 4 km. Il missile principale è l'AT-9 Whirlwind o Vikhr, missile cpace di 8-10 km, velocità supersonica, fascio direttore laser e peso di be 60 kg, con capacità di perforare fino a circa 900 mm d'acciaio protetto da corazze ERA. Sono disponibili anche bombe fino a 500 kg (totale: 2 t), razzi B-8 da 80 mm in lanciatori d 20 colpi, missili vari tipo l'AS-12 e l'AA-8, e pod da 23 mm, in 4 punti d'aggancio, per un totale tipico di 16 missili c.c. e 40 razzi da 80 mm del tipo S-8 (HEAT o HE). Il sistema di puntamento era lo Skval e l'automatismo del volo a bassa quota era garantito dalle esperienze con i Kamov navali, quindi c'era un sofisticato pilota automatico che consentiva di puntare e sparare i missili anche in volo a bassa quota. La parte anteriore della fusoliera, davanti al pilota, è stata dedicata solo all'avionica, tra cui il sistema guida missili e una camera LLTV con due FOV da 1,3 e 8°, arco di osservazione +/- 30°. Non è certo il TADS dell'AH-64, ma vi sono anche due laser YAG, occhiali per il pilota di tipo NVG e mappa mobile (però non di tipo digitale ma meccanico). Quanto ai motori vi sono erano due TV-117 posti ai lati superiori della fusoliera stessa, mentre esiste anche una APU secondaria nella zona poppiera; i serbatoi in materiale compositi sono autostagnati e al centro del velivolo, capaci di non esplodere nemmeno se centrati da un colpo da 20 mm grazie al riempimento di materiali anti-esplosione (schiuma a base di poliuretano), e capaci di estinguere un incendio in 5 secondi. Quanto al rotore, la sua resistenza è valutata capace di sostenere impatti da 23 mm, mentre la struttura è con doppio longherone in titanio, a nido d'ape e riempimento di un materiale simile al Nomex. Il rotore doppio consente molti vantaggi: l'eliminazione della coppia, del lungo ed inefficiente albero per il rotore di coda, la vulnerabilità dirotta dell'elicottero (che potrebbe persino volare senza coda per un po' di tempo), l'efficienza che si traduce in migliori prestazioni e velocità di salita maggiore ecc. ecc.; vi sono controindicazioni, come la complessità della struttura, la sua altezza, il fatto che il rotore articolato, specie in una macchina che dev'essere molto agile, è praticamente costretto a lavorare con distanza notevole tra una e l'altra serie di tre pale, e il rotore inferiore è sottoposto ad operare in costante 'ombra' dovuta all'azione perturbatrice di quello superiore ecc. Per migliorare le cose, il Ka-50 ha anche una grossa ala, sotto cui sono presenti i piloni per i carichi, e che ha apertura complessiva di 7,3 m: assieme alla coda, contribuisce a farne quasi un aereo VSTOL piuttosto che un elicottero. Le controindicazioni sono ovviamente quelle che durante l'hovering l'ala è controproducente, dando una 'spinta' verso il basso sul flusso d'aria proveniente dall'elica. Il carrello retrattile pesa 45 kg in più di uno fisso ma è stato giudicato giusto usarlo piuttosto che lasciare 'sporcata' l'aerodinamica del Ka-50, già teoricamente più lento rispetto al Mi-28 che adotta una configurazione tradizionale (ma il carrello è fisso, così che in pratica le resistenze si riequilibrano). Piuttosto è l'abitacolo, dai finestrini blindati ma troppo piccoli, e per giunta con un solo uomo d'equipaggio, a suscitare da sempre perplessità[8].

Un Mi-28. Benché molto grosso, in questa foto le mongolfiere non sono in scala

Il Mi-28 era invece una macchina tutt'altro che attraente. Mentre il Kamov ha fatto subito colpo, quando è stato presentato nel '92 in Occidente, il suo rivale non ha ottenuto altrettanto clamore. La sua sagoma è forse la più brutta e antiestetica mai avuta da un elicottero da combattimento e forse anche per questo non ha ottenuto il plauso del grande pubblico è caratteristico perché ha praticamente un 'naso di fusoliera con tanto di radome di guida missili, che si prolunga fino alla coda in un tutt'uno, mentre sembra quasi che i due abitacoli in tandem e con vetri distinti, come anche i due motori alla radice delle due alette di carico, siano stati aggiunti a mò di 'sovrastruttura'. La sua costruzione è nondimeno piuttosto classica anche se i piccoli finestrini lo fanno sembrare più grande di quel che non sia. Il cannone è sotto il muso, con una torretta di grosse dimensioni armata sempre con il potente 2A42, mentre il muso ha torrette varie di osservazione e guida armi; particolare interessante, il rotore è pentapala a larga corda, quello di coda solo tripala (il KA-50 ha due tripale). La fusoliera ha un vano che permette di ospitare due persone: anche se questo può essere utilmente usato per tanti impieghi, è chiaro l'allusione alla possibilità di soccorrere un equipaggio abbattuto, chiara esperienza della guerra afghana. È una macchina molto ben protetta: i finestrini sono piuttosto piccoli perché sono di blindovetro; quelli del puntatore sono davvero il 'minimo indispensabile' mentre quelli del pilota, dietro e più in altro, sono ben più grossi. I missili usati sono gli Ataka, una versione avanzata degli Spiral/Kokon con testata in Tandem e varie migliorie. Hanno anche una testata FAE o una HE-FRAG per uso contraereo. La sua concezione è quanto di più simile all'Apache i sovietici si siano sentiti in obbligo di costruire: con due motori anche più potenti e corazzature più estese. La sua nascita ebbe luogo a seguito per l'appunto di quello che i sovietici videro negli USA, con l'elicottero destinato a diventare l'Apache. C'erano molte alternative studiate, come il Mi-24 (finalmente) senza capacità di trasporto truppe, che lo rendeva (specie i primi 'A') più simile ad un UH-60 che ad un Cobra o Apache; il primo volo, il 10 novembre del 1982 dell'Izdelie (oggetto) 280, è stato seguito da una serie di test; poi sono arrivati almeno un altro prototipo (lo 022) e due macchine di preserie entro il 1988; una di queste, rappresentativa della serie vera e propria, è stata presentata nel '92 a Mosca. Ma nel 1986 sia il Mi-28 che il Ka-50 vennero confrontati tra di loro e giudicati positivamente; senonché come capacità di combattimento notturno non erano pari all'Apache che proprio quell'anno entrava in servizio. La Kamov aveva solo un sistema LLTV per il pilota, la Mil non è chiaro se avesse un IRST. Uno venne portato a Le Bourget nel 1989 e si annunciò che l'operatività era già del 90% con una capacità totale da raggiungere nel 1992.

Tra gli altri particolari della macchina vi è un sistema d'abbandono rapido del mezzo, con sganciamento delle alette laterali e gonfiaggio di due airbag che vengono usati come scivolo durante l'azione del lancio. La fusoliera è poi a 'deformazione controllata' come le moderne autovetture, assorbendo grazie anche ai robusti carrelli non retrattili, impatti anche di 12 ms. Non solo, se i sensori individuano accelerazioni verticali fuori norma serrano automaticamente le cinture di sicurezza dei piloti per proteggerli meglio dalla caduta (se questi non decidono di usare 'lo scivolo', chiaramente dipende dalla quota e dalle condizioni). Il complesso serbatoi è dietro i piloti, con una struttura autosigillante in poliuretano, mentre il vano porta-persone posteriore (fino a 3) può portare bagagli personali come parti di ricambio; l'Havoch è capace di operare senza grossa assistenza esterna (che non si può dire dell'Apache..). La fusoliera semi-monoscocca ha struttura in alluminio ma in parte sono usati anche pannelli di materiali compositi, in Russia non particolarmente popolari. Acciaio e titanio proteggono piloti e parti meccaniche, il mozzo del rotore è pure in titanio, i piloti hanno HUD e FLIR, con tanto di casco-designatore per il cannoniere anteriore. La protezione è contro il 7,62 mm, grazie anche ai blindovetri ('fumee, forse con uno strato d'oro per migliorare la stealthness?), in certe parti anche contro il 12,7 mm e proiettili esplosivi da 20 mm. La segnatura termica è 2,5 volte minore rispetto ad un Mi-24 grazie a generosi soppressori IR. I motori sono distanziati in maniera netta e quindi un solo colpo non li danneggia entrambi. Il rotore è, fatto molto importante, in materiale composito, anche quello del longherone interno (cosa che non è stata possibile nell'AH-64), estremità a freccia per ridurre il rumore, velocità limitata a 242 giri al minuto per lo stesso motivo, trasmissione funzionante a secco per una trentina di minuti. Esiste anche una APU per gli avviamenti a terra[9].

in aria il Mi-28 sembra più leggiadro che nei display a terra

In ogni caso la vera macchina definitiva doveva essere la I-294 o Mi-28N, autorizzato però solo nel 1994, e in volo nel '96, sia con moderna strumentazione occidentale interna! Ma il 5 ottobre 1994 il Ministero della difesa annunciava che il vincitore era il Ka-50. Ma le cose hanno continuato ad andare avanti: ora è stato dichiarato vincitore l'uno e ora l'altro tipo, salvo poi ammettere che non c'erano soldi per nessuno dei due. Il 25 marzo 2004 ha volato a Rostov il secondo Mi-28N allo standard definitivo: con il radr Almaz-28 nella sfera sopra il rotore, e i motori Klimov VK-2500 da 2.400 sHP. Nel frattempo i Ka-50 sono andati 'alla guerra' con 25 macchine realizzate, 3 delle quali mandate in Cecenia. Sono stati ideati mezzi come il KA-50N con il FLIR, e soprattutto il KA-52 a posti affiancati, per poi essere seguito da un KA-50-2 con posti in tandem (anche perché altrimenti non ci sarebbe modo di dare sedili eiettabili ad entrambi i piloti). Alla fine le F.A. russe hanno ordinato solo una ventina di macchine e di altri clienti (era finalista assieme all'A.129 in Turchia) non se ne sono visti. Il Ka-50 era stato presentato anche come velivolo 'anti droga' per la DEA Americana, e poi al concorso per il nuovo elicottero inglese da combattimento.

Due Ka-52

Nonostante un costo di circa 12 milioni di dollari al '92, non ha quindi avuto fortuna. Le versioni notturne e biposto cercano di rimediare al dubbio che ha sempre assalito gli stessi sovietici: se la capacità notturna è fondamentale, è anche più difficile credere che un solo uomo possa volare, vedere e sparare stando a pelo d'alberi. La Kamov aveva proposto reparti con il 70% di monoposto e il 30% di biposto, ma tra l'altro non sembra che questi ultimi siano stati 'scevri' da problemi di sovrappeso. Inoltre il Ka-50 ha ricevuto una brutta 'botta' alla propria popolarità dopo che un alto ufficiale dell'esercito è rimasto vittima di un micidiale incrocio delle eliche durante una manovra di volo, e non gli è valso nemmeno il sedile eiettabile per salvarsi.

Il Mi-28, per quanto meno 'esotico' era una macchina più semplice da valutare e da far combattere 'all'occidentale', specie con il Mi-28N pieno di schermi MFD francesi, e con un muso che ha il radome 'a naso di Pluto', un grosso FLIR, uno più piccolo, e il radar di scoperta: una dotazione di assoluto rispetto. Ecco perché le sue quotazioni si stanno 'sollevando' anche se i suoi missili Ataka dovrebbero essere sostituiti dai Vikrh con guida laser, che invece sono appannaggio del Ka-50. In ogni caso, gli Ataka sono anche parzialmente guidati da un sistema radar durante la fase iniziale della traiettoria. La battaglia è infuriata per anni e davvero la mancanza di una chiara superiorità è stata foriera di ritardi devastanti per l'efficienza dell'aviazione. Alla fine è stato dichiarato, si spera, vincitore l'Havoch, che nel tipo Mi-28N dovrebbe essere ordinato in 50 esemplari entro il 2009 su di un requisito di 300.

Caratteristiche:

  • Motori: Mi-28, 2 TV3-117MVA da 2.200 sHP, rotore a 5 pale, carburante 1.670 l interni e max 2.200 l esterni; Ka-50 2 TV3-117V da 2.025 sHP o modelli successivi, carburante 1.870 l+550 esterni
  • Dimensioni: Mi-28, diametro rotore 17,2 m, lunghezza max 21,13 m, fusoliera 17,01 m, altezza 4,7 m, apertura alare 5,89 m, superficie disco rotore 232,23 m2, carreggiata e passo carrello 2,29 e 11 m. Ka-50: diametro dei due rotori 14,43 m, lunghezza max 15,96 m, fusoliera 15 m, altezza 4,93 m, superficie dischi rotori 326,9 m2, apertura alare 7,34 m, passo e carreggiata carrello 4,91 e 2,67 m.
  • Pesi: Mi-28: a vuoto 8.095 kg, totale 10.400 kg, max. 11.660 kg, carico rotore 45 kg/m2, r. peso potenza 2,36 kg-sHP. Ka-50: a vuoto 7.692 kg, max. decollo 10.800 kg, carico rotori 33 kg.m2, r. potenza peso 2,45 kg-sHP.
  • Prestazioni: v max. 300 km/h, max crociera 265 km/h, indietro 100 km/h, salita max 13,6 ms, verticale 10 m/s, tangenza pratica 5.800 m, hovering 3.600 m fuori effetto suolo, raggio d'azione 200-250 km, autonomia 460 km di trasferimento 1.110 km, carico -0,5/+2,8 g. Ka-50: v.max 350 km/h in leggera picchiata, 310 continuativa, 283 crociera, 100 km/h indietro; salita max 14,4 ms, verticale 10 m/s a 2.500 m, tangenza pratica 5,5 km, punto fisso 4.000 m, raggio d'azione 207 km, autonomia 455 km, trasferimento 1.160 km, carico max -0.5/+3 g.
  • Armi: Mi-28: cannone Tula 2A42 con 500 colpi e 2-3 t di carico massimo (pratico non oltre 2 t). Ka-50: cannone 2A42 co 480 cp e fino a 3 t di carico (teoriche, visto che il carico utile è di 3,2!).

Nel frattempo la Mil ha presentato altri elicotteri: il Mi-35M con avionica notturna, il rotore rigido e l'elica anticoppia del Mi-28, torretta PPU-24 col pezzo bicanna da 23 mm, alette accorciate (per migliorare il comportamento aerodinamico?) con la possibilità (stazioni uno e 4) di portare blocchi di 8 missili Ataka, oltre ad altre armi avanzate, oppure due lanciarazzi da 5 colpi calibro 130 mm, o due razziere singole da 240 mm (i Ka-50 arrivano anche ai calibri 260, 330 e 350 mm) oltre alle solite bombe fino a 250 kg. Il dimostratore è stato presentato nel '95. L'attesa per gli elicotteri di nuova generazione è diventata spasmodica: entro il 2005 l'80% dell'enorme flotta era destinata a finire la sua vita operativa, e la guerra in Cecenia ha certamente causato ulteriori problemi. Un risvolto positivo è il Mi-8MTV-2 che è il Mi-17-1V per l'export: ha un radr meteo nel muso, 2 t di carico con 4 razziere da 80 mm o fino a bombe da 500 kg, due mtg PK da 7,62 mm nel muso e portellone posteriore, altre 4 armi dai finestrini, protezione con materiali compositi e schermature IR del tipo EVU. Degno erede del filone 'guerresco' degli 'Hip' -che con il Hip-E possedevano il più pesante armamento possibile, 6 lanciarazzi da 32x57 mm, 4 missili e una mitragliera, oppure nella versione export 'Hip-F' sei missili c.c.- esso è stato impiegato in Tagikistan nel 1993 e poi in Cecenia, senza subire perdite nei primi anni di guerra (differentemente dagli stessi Mi-24). Dalle esperienze belliche di questa guerra è emerso anche il bisogno di altri elicotteri più moderni: il Mi-40 da 10 soldati con elementi di Mi-8, 24 e 28, cannone da 23 mm in torretta e carichi esterni vari; il Mi-46 che è invece un Mi-26 ridotto alla capacità di portare 'solo' 10 t, praticamente un EH-101 maggiorato; ma esistono anche progetti per macchine da 30-35 t di carico, come anche il minuscolo Mi-34 da addestramento come degno rimpiazzo dei superati Mi-2.

Note[modifica]

  1. Articolo su RiD, set 04
  2. Per la parte storica fino al 1985, 'Aerei da guerra' fascicolo N. 1
  3. Gianvanni, Pietro: Gli elicotteri armati di Mil JP-4 feb 1990 p. 20-26
  4. Per genesi e dati, Sgarlato, Nico Gli elicotteri d'attacco Russi, Aerei Gen-feb 2005 p.29-43
  5. Senkowsky e Piotrowsky, Le armi del Carro del diavolo JP-4 maggio 1993 p. 62-67
  6. Szulc Tomasz I nuovi Kamov e Mil, Aerei Maggio 1996 p.26-30
  7. Huertas, S. M: Lo Strike di Mosca JP-4 luglio 1993 p.50-55
  8. Nativi A: Ka-50, Gen 1993 p.58-65
  9. Striuli, Lorenzo Il Punto sull'Havoch P&D Apr 2005 p.64-66