I promessi sposi/Analisi del capitolo 18

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Indice del libro

Nel diciottesimo capitolo Manzoni riprende le vicende del paesino di Pescarenico: si riapre così un altro capitolo prettamente narrativo, che serve a Manzoni per recuperare le vicende dei diversi personaggi del Romanzo.

Come annunciato alla fine del capitolo precedente, la giustizia si è mossa contro Renzo e la sua casa viene perquisita per trovare ulteriori prove della sua prava qualità.
Il tono burocratico del dispaccio e l'uso della lingua latina, intercalata da commenti, sono un'evidente ironia nei confronti della giustizia ancora una volta inefficiente: questa tecnica è stata già usata nel primo capitolo, nel quale i nomi altisonanti dei governatori e i testi delle gride sono segno della loro inettitudine e inefficacia.

La narrazione si sposta quindi su don Rodrigo e il conte Attilio.
Il primo è ancora intenzionato ad avere Lucia e la sua passione è alimentata dalle circostanze favorevoli (i problemi di giustizia di Renzo); tramite il discorso indiretto libero veniamo a conoscenza del suo pensiero che ancora una volta tira in causa l'onore:

« S'era preso un impegno: un impegno un po' ignobile, a dire il vero: ma, via, uno non può alle volte regolare i suoi capricci; il punto è di soddisfarli; e come s'usciva da quest'impegno? Dandola vinta a un villano e a un frate! Uh! »
(capitolo 18)

I recenti sviluppi lo spingono però a trovare un'altra soluzione: decide così di rivolgersi ad un uomo o un diavolo, per cui la difficoltà dell'imprese era spesso uno stimolo a prenderle sopra di sé (si tratta dell'Innominato).

Il secondo è invece intento a far cacciare il frate Cristoforo da Pescarenico e decide quindi di chiedere aiuto a un loro conte zio. Le notizie dei tumulti lo hanno tuttavia bloccato, per la paura di ricever bastonate (egli infatti aveva dei nemici anche a Milano).

Con un'altra analessi la narrazione passa quindi alle vicende di Agnese e Lucia al convento di Monza. Le due donne hanno vissuto con apprensione i fatti di Milano e vengono a sapere da una fattoressa che Renzo è ricercato dalla giustizia. Mentre per la fattoressa le notizie sono semplice cronaca, per le donne sono motivo di angoscia e disperazione.

Arrivano per fortuna notizie da un pescatore di Pescarenico che li rassicurano sulla sorte di Renzo. Si instaura anche una certa confidenza anche se molto pacata: la monaca non riesce a superare il suo pudore.

L'interruzione delle notizie da parte del pescatore fanno preoccupare Agnese, che torna quindi al suo paese natale, in particolare a Pescarenico per cercare padre Cristoforo, per scoprire poi che è stato allontanato come orchestrato dal conte Attilio.

L'incontro tra fra Galdino e Agnese mostra le due diverse reazioni dei personaggi alla notizia dell'allontanamento di fra Cristoforo: mentre fra Galdino non si preoccupa del tempo e della distanza (- Eh eh eh! - rispose il frate, trinciando verticalmente l'aria con la mano distesa, per significare una gran distanza) Agnese è più pratica e preoccupata (Oh povera me! Ma perché è andato via così all'improvviso?, Oh Signore!).

Nel capitolo viene introdotta anche la figura del conte zio, già nominato nel capitolo 11: nonostante egli si presenti con un contegno serio, egli aveva detto in precedenza Caro signor conte zio! Quanto mi diverto ogni volta che lo posso far lavorare per me, un politicone di quel calibro!.

L'arte del conte zio consiste nel parlare e non parlare (un parlare ambiguo) che rende il suo concetto di potere realtà:

« Un parlare ambiguo, un tacere significativo, un restare a mezzo, uno stringer d'occhi che esprimeva: non posso parlare; un lusingare senza promettere, un minacciare in cerimonia; [...]. A segno che fino a un: io non posso niente in questo affare: detto talvolta per la pura verità, ma detto in modo che non gli era creduto, serviva ad accrescere il concetto, e quindi la realtà del suo potere »
(capitolo 18)

Attilio presenta al conte una versione distorta dei fatti (il frate diventa un provocatore, la sua carità e compassione per Lucia un'attenzione morbosa, la sua conversione un modo per iscansar la forca) e il conte zio si fa ingannare (intendo).
Successivamente fa leva sull'onore della casa anche dal momento che don Rodrigo vuole usare la giustizia sommaria anziché quella regolare che può offrire il conte. Fingendo di farlo per il bene la passione della reputazione del casato, fornisce allo zio la soluzione: far allontanare il frate.

A partire dalla narrazione[modifica]

13 novembre - 1 dicembre
La narrazione si sposta nuovamente sulle vicende del paesino natale di Renzo, riprendendo così le vicende avvenute durante la parentesi milanese di Renzo

  • La giustizia si muove contro Renzo: la sua casa viene perquisita per trovare altre prove della sua prava qualità.
  • Don Rodrigo è ancora intenzionato ad avere Lucia, ma i recenti sviluppi lo costringono a trovare un'altra soluzione. Si insinua nella sua mente l'idea di rivolgersi all'Innominato
  • Il conte Attilio decide di partire per Milano per incontrare il conte zio dopo che aveva rimandato il viaggio a causa del tumulto
Agnese e Lucia a Monza. Agnese a Pescarenico
  • A Monza arrivano le notizie dei fatti di Milano: a sentire il nome di Renzo Tramaglino come ricercato, Agnese e Lucia sono prese dallo sconforto
  • Agnese riceve notizie "pescaiolo" di Pescarenico mandato da fra Cristoforo: le donne vengono sapere che Renzo sta bene e si è rifugiato nel bergamasco.
  • Quando si interrompono i contatti con il pescatore Agnese decide di tornare a casa, dove scopre da fra Galdino che padre Cristoforo è stato trasferito a Rimini
Il conte Attilio e il conte zio
  • Il conte Attilio si presenta dal conte zio per chiedere che fra Cristoforo venga allontanato
  • Il conte riesce a convince lo zio a prendere provvedimenti fornendo una versione distorta dei fatti e facendo leva sull'avventatezza di don Rodrigo e il bene del casato.

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