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I promessi sposi/Renzo

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Renzo
Renzo in un'illustrazione del 1840
Renzo in un'illustrazione del 1840
Nome Renzo
Cognome Tramaglino
Sesso M
Occupazione contadino
Ruolo protagonista
Prima apparizione capitolo 2

Indice del libro

Renzo (Lorenzo e in precedenza Fermo) Tramaglino è uno dei protagonisti del romanzo: egli è infatti il promesso sposo di Lucia.

La sua figura è introdotta, a differenza di altri personaggi del romanzo, in modo esplicito nel secondo capitolo:

« Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo [...] andò [da don Abbondio], con la lieta furia d'un uomo di vent'anni, che deve in quel giorno sposare quella che ama. Era, fin dall'adolescenza, rimasto privo de' parenti, ed esercitava la professione di filatore di seta, ereditaria, [...]. Oltre di questo, possedeva Renzo un poderetto che faceva lavorare e lavorava egli stesso, quando il filatoio stava fermo; di modo che, per la sua condizione, poteva dirsi agiato. E quantunque quell'annata fosse ancor più scarsa delle antecedenti, [...] non aveva a contrastar con la fame. »
(capitolo 2)

Nella descrizione del Manzoni appare come un contadino ingenuo e ignorante, assiduo ed onesto lavoratore, animato da grande forza di volontà che gli permette di affrontare tutte le situazioni, a volte cacciandosi in guai seri.

È un ragazzo buono ed onesto ed ha una personalità paesana, semplice e sincera. Non si pone troppi problemi nell'agire, anche in modo eccessivo, ed a volte ha dei ripensamenti sulle proprie azioni: ad esempio, nel capitolo 2 si infuria con don Abbondio, chiedendo poi perdono per declinare la propria ira verso il vero responsabile del sabotaggio, don Rodrigo.

Anche in altre occasioni si dimostra impulsivo ed attivo: appoggia in pieno il piano del matrimonio clandestino di Agnese e fa di tutto per convincere Lucia a parteciparvi.

Il suo percorso di formazione

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Le vicende vissute da Renzo a Milano possono essere considerate un unico percorso di formazione, a sé stante rispetto alla storia.

Quando egli arriva a Milano è solo un "povero montanaro" (così lo definisce Manzoni): abituato alla vita in un piccolo paese, è impreparato di fronte alla novità costituita dalla grande città.
Egli non sa interpretare i segni della realtà che lo circonda: il pane e la farina che trova per strada, anziché destare in lui i sospetti della rivolta, gli fanno credere di essere giunto nel "paese della cuccagna".

Spinto dalla curiosità e dall'istinto, si fa coinvolgere dagli avvenimenti e prende parte al tumulto di San Martino; la sua ingenuità lo porta a credere alle parole e ai sorrisi del cancelliere Ferrer, che egli ritiene essere un galantuomo (quando in realtà questi gode di una popolarità mal acquistata). Renzo dal capitolo 14° al capitolo 17° affronterà un cammino di formazione in cui imparerà dai propri errori. Nel capitolo XIV vediamo Renzo come uno sprovveduto e ingenuo ragazzo di campagna, ma, quando nel capitolo XVII la sua maturazione morale e spirituale si conclude, il lettore nota facilmente in lui un cambiamento, che gli servirà per andare avanti.