Vai al contenuto

I promessi sposi/Analisi del capitolo 8

Wikibooks, manuali e libri di testo liberi.
Indice del libro
L'Addio monti in una raffigurazione del XIX secolo

L'ottavo capitolo costituisce un punto fondamentale nella prima parte della narrazione, in quanto Renzo e Lucia sono costretti a scappare dal loro paese per sfuggire a don Rodrigo e ai suoi bravi.

La notte del 10 novembre 1628, durante la quale si svolgono le vicende dell'ottavo capitolo, è stata chiamata dal Manzoni "la notte degl'imbrogli e de' sotterfugi" (capitolo 8).
Infatti in una sola notte viene attuato (e fallisce) il piano del matrimonio clandestino tra Renzo e Lucia, i bravi tentano (e falliscono) il rapimento di Lucia; ma allo stesso tempo Lucia è costretta a mentire a fra Cristoforo riguardo all'arrivo di Menico alla casa di Agnese.

Il capitolo è articolato in due narrazioni parallele, che sfociano entrambe nel suono delle campane e nel personaggio di Menico. Entrambe presentano inoltre una struttura a climax, con un crescendo di tensione:

  • la scena del tentato matrimonio a sorpresa inizialmente è caratterizzata da avverbi come zitti, zitti o adagino adagino, per rendere l'idea della cautela per evitare di essere scoperti da don Abbondio; poi man mano la scena diventa sempre più concitata, fino ad esplodere con la rabbia del curato e il suono delle campane.
  • allo stesso modo inizia la scena del fallito rapimento, con i bravi che entrano di soppiatto nella casa di Agnese, trovandola vuota, per esplodere con l'arrivo di Menico e, un'altra volta, il suono delle campane.

A partire dalla narrazione

[modifica | modifica sorgente]

Venerdì 10 novembre 1628, sera e notte.
Il fallito matrimonio clandestino

  • Perpetua va a chiamare don Abbondio per il saldamento del debito da parte di Tonio.

Troviamo il curato intento a leggere un libro sulla vita di San Carlo, ma invece di andare interessarsi sulle opere del santo, si ferma a domandarsi chi fosse Carneade.[1]

  • Agnese, con una scusa, riesce a intrattenere Perpetua riguardo ai suoi precedenti fidanzamenti.
  • Mentre Tonio e Gervaso attendono che il curato compili la ricevuta, entrano Renzo e Lucia.

La descrizione di don Abbondio ricalca quella dell'avaro della commedia.

  • Renzo inizia a pronunciare la formula del matrimonio, ma don Abbondio se ne accorge e impedisce a Lucia di continuare; quindi va a chiamare il sagrestano Ambrogio per chiedere aiuto
  • Ambrogio però suona le campane, e fa accorrere il popolo del paese alla casa del curato, che però poi li manda via.

Manzoni rende in modo efficace la distinzione tra il popolo e la folla. Nel primo ogni individuo mantiene la sua personalità e la sua ideologia (ciascun personaggio è descritto a parte); quando diventa folla, però, segue il primo parere che viene pronunciato e si perde la personalità e l'unicità dell'individuo.
Il fallito rapimento di Lucia

  • Con un flashback si ritorna alla casa di Lucia, dove la notte si sono recati i bravi di don Rodrigo guidati dal Griso per rapire Lucia, trovando però la casa vuota.
  • Arriva in quel momento Menico, portando il messaggio di fra Cristoforo che, informato dal vecchio servitore, li avvisa di scappare a causa dei piani del rapimento.
  • Al suono delle campane i bravi però si intimoriscono e lasciano andare il garzone, che accorre così alla casa del curato, informando così Renzo e Lucia delle intenzioni di don Rodrigo e della presenza dei bravi a casa sua.

L'addio monti

  • I due sposi si recano così a Pescarenico, al convento del frate, che consiglia loro di fuggire in quanto il paese non è più sicuro per loro, e che ha già trovato una sistemazione, anche se provvisoria, per ciascuno dei personaggi.
  • Renzo, Lucia e Agnese salgono su una barca che li porterà in salvo dall'altra parte del lago di Como.
Riportiamo di seguito la successione degli avvenimenti in ordine cronologico
Renzo e Lucia entrano di nascosto nella casa di don Abbondio Il Griso e i bravi entrano "zitti zitti" nella casa di Agnese
Renzo pronuncia la formula del matrimonio La casa di Lucia è vuota, tra i bravi si insinua il sospetto di una talpa
don Abbondio si adira, impedisce a Lucia di concludere la formula e chiama Ambrogio Arriva Menico portando il messaggio di fra Cristoforo
Ambrogio suona le campane della chiesa
Renzo, Lucia e Agnese cercano di fuggire I bravi, intimoriti, fuggono e lasciano andare Menico
Menico raggiunge i due sposi consegnando il messaggio di fra Cristoforo
  1. Da qui la famosa frase, usata ancora oggi, "Carneade, chi era costui?", in riferimento a chi si scervella su una questione assolutamente marginale.

Altri progetti

[modifica | modifica sorgente]