I promessi sposi/Analisi del capitolo 5
Il quinto capitolo...
A partire dalla narrazione
[modifica | modifica sorgente]Agnese, Lucia, fra Cristoforo, poi Renzo, casa di Lucia
- Agnese, Lucia ed il cappuccino appena giunto alla casa pensano al da farsi, nel frattempo arriva Renzo, al quale fra Cristoforo fa promettere di non farsi giustizia da solo.
Renzo fa emergere involontariamente che aveva cercato degli amici per vendicarsi su don Rodrigo, ed a questo punto fra Cristoforo gli fa promettere “Che non affronterai, che non provocherai nessuno, che ti lascerai guidar da me”.
Fra Cristoforo, don Rodrigo, il conte Attilio, Azzecca-garbugli e bravi, il palazzotto di don Rodrigo
Il frate viene accolto dai bravi e dagli stessi Rodrigo e Attilio con ironia “Padre, padre, venga pure avanti...”, “Ehi! ehi! Non ci scappi padre riverito, avanti, avanti”.
- Fra Cristoforo viene accolto al banchetto che era in corso e viene fatto giudice della disputa fra Attilio ed il potestà
Al conte era stato mandato un messo che esponeva una sfida, ma questo, portato il messaggio, viene bastonato. Attilio sostiene di aver avuto ragione a malmenarlo, mentre il potestà è contro.
Emerge l'ignoranza del Conte Attilio quando il potestà, dotto, premette la traduzione italiana all'espressione 'Jure gentium' e quando sottovaluta le regole dei Romani, pur avendo questi un Diritto avanzatissimo.
- Poi il discorso verte sulla carestia, per la quale i nobili danno la colpa ai fornai, ed infine don Rodrigo acconsente a parlare con fra Cristoforo, in un'altra stanza.
Altri progetti
[modifica | modifica sorgente]- Wikisource contiene il testo completo del quinto capitolo de I promessi sposi