I promessi sposi/Analisi dell'introduzione
Nell'introduzione del romanzo l'autore finge di aver trovato un manoscritto da lui trascritto in lingua corrente. Di questo presunto documento viene riportata letteralmente la parte iniziale; questa è pertanto scritta nella lingua letteraria della prosa seicentesca, caratterizzata da
- Abbondanza di maiuscole e grafie arcaizzanti
- ipercorrettismi e latinismi morfologici
- Sintassi fortemente ipotattica e involuta
- ricerca esasperata di metafore, similitudini, analogie e traslati tipici dell'armamentario retorico barocco.
Per facilitare la parafrasi del brano si possono riassumere nei seguenti punti il succo del contorto preambolo architettato da Manzoni:
- Gli storici normalmente trattano di persone nobili e illustri. Questo racconto ha invece per protagonisti dei popolani anonimi.
- In essa bene e male si fronteggiano duramente, e pare impossibile che l'illuminato governo spagnolo in questa storia si sia macchiato delle orribili colpe che vi sono descritte
- Dunque anche se i fatti descritti in questa storia sono avvenuti al tempo della mia gioventù è il caso che taccia alcuni nomi e luoghi, in fondo non sono essenziali nell'economia della narrazione.
Ad un certo punto questa trascrizione viene interrotta e interviene esplicitamente il narratore. Questo artificio dà luogo al Manzoni di scrivere le sue riflessioni e i suoi pensieri:
In questo passo, Manzoni esplicita il problema della lingua, centrale nella composizione del romanzo: lo studio del Manzoni sulla lingua è stato notevole, addirittura tra la seconda e la terza edizione del romanzo egli si trasferisce a Firenze, culla della lingua italiana, per raffinare il suo lavoro.
Nell'introduzione Manzoni evidenzia anche il suo lavoro sulle fonti nell'ambito del romanzo storico:
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