Taumaturgia messianica/Capitolo 21
Molte guarigioni (Matteo 9:35-38)
[modifica | modifica sorgente]La portata del ministero delle guarigioni di Gesù è ulteriormente rafforzata dall'immagine di una messe abbondante:
Come il precedente riassunto delle molte guarigioni (Capitolo 11; Matteo 4:23-25), questo riassunto serve a ricordarci che Matteo ci sta presentando alcuni miracoli chiave tra i tanti che hanno caratterizzato il ministero pubblico di Gesù e il vangelo del regno di Dio. Infatti, Matteo 9:35 è quasi identico a Matteo 4:23 (si veda il confronto a colonne parallele più sotto).
Entrambi i versetti menzionano l'insegnamento di Cristo e "la proclamazione del vangelo del regno". La sua predicazione è insegnare la buona novella del regno di Dio. Le guarigioni manifestano la potenza del regno di Dio, che viene a liberare le persone. La realtà della liberazione da "ogni malattia e ogni infermità" è una buona novella. Come abbiamo visto nel Capitolo 11, osservando Matteo 4:23-25, questa descrizione implica anche che la guarigione fisica fa parte del più ampio complesso di eventi in cui Dio viene e agisce con potenza in adempimento delle profezie di salvezza dell'Antico Testamento. La salvezza, vista in modo completo, include ben più del guarire le malattie. Nel suo centro sta la guarigione dal peccato. E così i miracoli sono segni del regno.
Matteo 4:23 | Matteo 9:35 |
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E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. | E Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. |
Ciascuno dei due passaggi riassuntivi,Matteo 4:23-25 e 9:35-38, si trova alla fine di una sezione più ampia di narrazione in Matteo e serve come passaggio a un blocco di insegnamento. Matteo 4:23-25 introduce l'insegnamento sul regno di Dio in Matteo 5-7, mentre Matteo 9:35-38 introduce l'istruzione di Gesù ai suoi discepoli in Matteo 10.
Significato della guarigioni
[modifica | modifica sorgente]Matteo 9:36-38 include due ulteriori elementi che non erano espliciti nel precedente riassunto in Matteo 4:23-25. Il versetto 36 ha l'immagine del pastore e delle pecore. Le persone erano "come pecore senza pastore" e Gesù "ne ebbe compassione". Gesù stesso stava funzionando come un pastore per loro. L'immagine riflette Ezechiele 34, dove Israele ha falsi pastori che non sono affatto veri pastori e dove Dio promette di essere il vero pastore. Lo farà attraverso "un solo pastore, il mio servo Davide" (Ezechiele 34:23), cioè attraverso il Messia, il figlio di Davide. Matteo non commenta esplicitamente il significato di Ezechiele 34, ma l'uso di immagini pastorali lo evoca come sfondo.
La profezia in Ezechiele 34 descrive la salvezza completa, e quindi il suo scopo include più della semplice guarigione fisica. Gli Israeliti dal cuore duro e disubbidienti del tempo di Ezechiele avevano bisogno di un rinnovamento del cuore (Ezechiele 36:25-28), non solo di un rinnovamento del corpo. Questo rinnovamento passa attraverso Dio stesso e il suo Messia. Collegando il ministero di guarigione operato da Gesù con "il vangelo del regno", Matteo indica che Gesù è il Messia, l'agente della salvezza completa e del rinnovamento. E così il riassunto in Matteo 9:35-38 indica l'opera culminante di Gesù nella crocifissione e risurrezione. La morte e la risurrezione di Gesù avvengono a favore del suo popolo, affinché tutti sperimentino una nuova vita attraverso di lui ((Ezechiele 37; (Matteo 28:19-20).
Matteo 9:37-38 introduce una seconda immagine, l'immagine di una messe, un raccolto. Le feste del raccolto primaverile e autunnale in Israele, cioè la festa delle settimane e la festa dei tabernacoli, funzionano entrambe come simboli o ombre, indicando il raccolto finale che consiste nella salvezza definitiva. Questa messe avviene tramite il raduno dei popoli e la benedizione di una superlativa abbondanza da parte di Dio:
Il raduno finale dei popoli avviene alla seconda venuta (Matteo 24:31). La festa è la festa del regno di Dio, che Gesù ha proclamato nella parabola delle nozze (Matteo 22:1-14) e nella parabola delle dieci vergini (25:10). Lo accenna ulteriormente quando menziona il fatto di sedersi "a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli" (8:11). I gentili sono inclusi. Gesù replicò egli stesso la festa, come presagio, nella sua comunione con pubblicani e peccatori (9:10-13).
Sebbene la messe finale avvenga alla seconda venuta, la raccolta ebbe anche luogo in un modo iniziale non appena il regno di Dio fu inaugurato nel ministero terreno di Gesù. La messe si allarga nel giorno di Pentecoste. Le persone vengono "raccolte" quando Dio le porta nel suo regno e nella comunione con Cristo. In 9:37-38 la messe richiede operai. Questa chiamata agli operai ci prepara per le istruzioni di Gesù in 10:1-11:1, dove egli nominò e guidò i suoi discepoli come operai. Li mandò "alle pecore perdute della casa d'Israele" (10:6), ricapitolando l'immagine delle pecore. Il lavoro dei discepoli raggiunge una nuova fase di compimento nella Grande Missione di 28:18-20. Nella Grande Missione, i discepoli vanno non solo in Israele, ma ora in "tutte le nazioni" (v. 19). Lo fanno sulla base della vittoria che Gesù ha già ottenuto: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (v. 18). La messe raggiungerà la sua pienezza quando Cristo tornerà.
Possiamo riassumere sia l'immagine della pastorizia che l'immagine della messe usando il Triangolo di Clowney (fig. 35).
Applicazione nell'immagine delle pecore e della messe
[modifica | modifica sorgente]L'applicazione di questi versetti a questa epoca di proclamazione del Vangelo è naturale. Persone in tutte le nazioni costituiscono l'obiettivo del ministero attuale. Il Vangelo invita le persone di ogni nazione a venire a Gesù, che è il divino pastore. Le persone che ricevono il Vangelo sono pecore che hanno bisogno di essere guidate. La compassione di Gesù le raggiunge. E le stesse persone sono una messe, che Gesù sta raccogliendo tramite gli operai che incarica e a cui dà potere.
Incarico i Dodici di operare miracoli
[modifica | modifica sorgente]In connessione con l'opera di guarigione di Gesù troviamo poco dopo una descrizione di opere potenti per le quali incaricò i Dodici:
I dodici discepoli furono qui autorizzati a compiere miracoli che imitano i miracoli di guarigione ed esorcismo di Gesù. Questi miracoli accompagnavano la proclamazione: "Il regno dei cieli è vicino". I miracoli erano segni del regno, segni del potente potere salvifico di Dio all'opera. I discepoli operarono miracoli non per un potere innato in loro, ma per la potenza della commissione data da Gesù. In precedenza, Gesù guarì a distanza il servo del centurione (Matteo 8:13). Bastava che Gesù dicesse la parola, perché la sua parola aveva in sé la potenza del regno. Parimenti, la parola di incarico di Gesù garantiva il potere con cui i discepoli operavano miracoli.
Come con tutti i miracoli di guarigione, questi miracoli tramite i dodici discepoli indicano il miracolo supremo della risurrezione di Gesù. La risurrezione di Gesù è il fondamento in base al quale poi si diffonde il vangelo e le persone di tutte le nazioni diventano discepoli (Matteo 28:19). Dopo la risurrezione di Gesù, i suoi discepoli portano il messaggio del regno di Dio in una nuova fase di attività. Il ministero dei discepoli porta la vita spirituale a coloro che erano nelle tenebre spirituali e nella morte (Atti 26:18,23; Efesini 2:1-3).
Come al solito, possiamo riassumere questi punti usando il Triangolo di Clowney (fig. 36).
Applicazione
[modifica | modifica sorgente]Il brano ha un'applicazione per noi. Gesù nomina ancora ministri nel suo nome, che proclamino il vangelo degli apostoli. E Gesù guarisce ancor oggi le persone dalla miseria del peccato. Il ministero di Gesù oggi porta ancora alla risposta di lodarlo e glorificare il suo nome.
Per approfondire, vedi Ecco l'uomo, Indagine Post Mortem, Noli me tangere e Serie cristologica. |