La religione greca/Le teologie dei filosofi/Diogene
Antistene, Diogene e gli altri "Cani": lo sforzo dei devoti a Eracle per la conquista della libertà assoluta
[modifica | modifica sorgente]Diogene il "Cane" (Diogene di Sinope, IV secolo a.C.) è considerato il fondatore di quella via di vita filosofica che va sotto il nome di "cinismo"[1].
Va subito detto che il termine "cinismo" occorre comunemente in lingua italiana per indicare un atteggiamento nei confronti della vita, e dei suoi eventi, che nulla ha a che fare con lo stile di vita e di giudizio propugnato dagli antichi seguaci di questa via filosofica[2].
Se Diogene di Sinope è comunemente considerato il fondatore/diffusore dello stile di vita dei "Cani", certamente l'origine di questo "stile" è da ricercarsi nel discepolo di Socrate Antistene, il quale, come riporta Senofonte, già così esprimeva le sue valutazioni sulle condotte di vita:
Il termine greco antico κυνισμός (lett. "imitatore del cane") viene fatto risalire già in epoca antica al ginnasio (γυμνάσιον) Cinosarge (Κυνόσαργες, lett. "carni del cane" oppure "cane bianco" o ancora "cane veloce"), dedicato da Antistene all'eroe Eracle[3] e riservato ai νόθοι ovvero a quei giovani che erano di padre ateniese e madre barbara, oppure ai figli illegittimi e agli schiavi resi liberi. Qui insegnava Antistene. Gli studiosi moderni ritengono più probabile una derivazione dall'epiteto di disprezzo κύων ("cane") con cui volentieri gli esponenti di questa via filosofica venivano apostrofati dalla gente comune, epiteto che veniva rivendicato con orgoglio da questi filosofi, detti quindi κυνικοί ("cinici").
La ragione dell'accostamento alla disprezzante figura del "cane" risiede nella scelta di vita condotta e propugnata dai κυνικοί, i quali erano usi dormire e mangiare nelle piazze pubbliche, e lì a volte anche accoppiarsi o masturbarsi[4]. Va detto che tale scelta di vita, per quanto per certi versi riprovevole ai sensi del vivere comune, si fondava su una profonda meditazione e valutazione della vita stessa[5].
Il fulcro dell'insegnamento dei Cinici era infatti quello di realizzare l'intima e autentica essenza dell'uomo, liberandolo in questo modo dai condizionamenti sociali e dai suoi stessi accadimenti biografici, e quindi consegnandolo alla felicità (εὐδαιμονία). Per far ciò occorre, secondo i "Cani", liberarlo innanzitutto dai propri bisogni intesi come piaceri, a partire dal piacere sessuale che rende schiavi coloro che lo perseguono: «Vorrei piuttosto impazzire che provare piacere»[6], quindi liberarlo dalle illusioni che la società procura agli individui in termini di successo, reputazione e ricchezza, il cui perseguimento richiede l'asservimento dell'individuo alla società: «Il sapiente non deve vivere secondo le leggi vigenti della Città, ma secondo la legge della virtù»[7].
Quindi bastare a sé stessi (αὐτάρκεια) ed essere indifferenti alle vicende del mondo (απάθεια).
Note
[modifica | modifica sorgente]- ↑ Cfr. Goulet-Cazé, in Il sapere greco - dizionario critico, vol. II p. 415 e Pesce e Spinelli, in Enciclopedia filosofica vol. 2 p. 1929. In tal senso si fa generale riferimento all'opera di D.R. Dudley, A History of Cinism, il quale contesta la filiazione "tradizionale" a partire da Antistene come una tarda ricostruzione "stoica" (Epitteto, Dione Crisostomo, Eliano, Diogene Laerzio, Stobeo e la Suda) tesa a far risalire all'insegnamento di Socrate, per mezzo della linea Socrate-Antistene-Diogene-Cratete-Zenone, l'origine della loro scuola. Anche se Reale contesta, confermando in Antistene l'effettivo fondatore (cfr. Storia della filosofia greca e romana vol. 2 p. 270 nota 6).
- ↑ Da notare che l'attenta lingua tedesca riserva a ciò due termini differenti: Kynismus, per la via filosofica antica, e Zynismus, per l'atteggiamento moderno.
- ↑ Reale, II, p. 268.
- ↑ Goulet-Cazé, p. 414
- ↑ Reale, V, p. 48
- ↑ Antistene, V A 122 Giannantoni.
- ↑ Antistene apud Diogene Laerzio VI, 11