Piemontese/Letteratura: differenze tra le versioni

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La prima testimonianza della formazione del volgare piemontese è ritrovata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Vercelli ed è un mosaico del pavimento risalente al 1040. La seconda in ordine di tempo è l'iscrizione simile del 1106 nella Chiesa di Sant'Evasio a Casale. La prima testimonianza consistente sono i "Sermon Supalpengh" (Sermoni Subalpini) del 1150, conservati nella Biblioteca Nazionale di Torino, sono ventidue sermoni completi come commento alla liturgia, scritti come testo didattico per le scuole che formavano i cavalieri templari (erano molti i templari piemontesi di stanza lungo la Via Francigena). Nel XII e XIII secolo presso le corti dei Marchesi di Saluzzo, Monferrato e Savoia, come presso le corti francesi, vengono accolte schiere di cantastorie chiamati "trovatori" che cantavano sui temi dell'amore cortese. L'unico cantastorie piemontese di cui ci sono arrivate delle opere è Nicolet ëd Turin. Nei secoli successivi il piemontese inizia ad affermarsi come lingua amministrativa al posto del latino usato fino ad ora. Oltre alla letteratura religiosa quindi, vengono scritti in piemontese anche documenti ufficiali come atti notarili, carte commerciali, statuti di corporazioni e confaternite e brani storici. Si sviluppa anche il teatro piemontese, pricipalmente con argomento religioso.
La prima testimonianza della formazione del volgare piemontese è ritrovata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Vercelli ed è un mosaico del pavimento risalente al 1040. La seconda in ordine di tempo è l'iscrizione simile del 1106 nella Chiesa di Sant'Evasio a Casale. La prima testimonianza consistente sono i "Sermon Supalpengh" (Sermoni Subalpini) del 1150, conservati nella Biblioteca Nazionale di Torino, sono ventidue sermoni completi come commento alla liturgia, scritti come testo didattico per le scuole che formavano i cavalieri templari (erano molti i templari piemontesi di stanza lungo la Via Francigena). Nel XII e XIII secolo presso le corti dei Marchesi di Saluzzo, Monferrato e Savoia, come presso le corti francesi, vengono accolte schiere di cantastorie chiamati "trovatori" che cantavano sui temi dell'amore cortese. L'unico cantastorie piemontese di cui ci sono arrivate delle opere è Nicolet ëd Turin<ref>http://wikisource.org/wiki/Gian_d%27Albisson_e_Nicolet_%C3%ABd_Turin</ref><ref>http://wikisource.org/wiki/Gon_%C3%ABd_San_Sirch_e_Nicolet_%C3%ABd_Turin</ref>. Nei secoli successivi il piemontese inizia ad affermarsi come lingua amministrativa al posto del latino usato fino ad ora. Oltre alla letteratura religiosa quindi, vengono scritti in piemontese anche documenti ufficiali come atti notarili, carte commerciali, statuti<ref>http://wikisource.org/wiki/Statut_dla_Compan%C3%ACa_%27d_Sant_Gi%C3%B2rs_a_Cher</ref> di corporazioni e confaternite e brani storici. Si sviluppa anche il teatro piemontese, pricipalmente con argomento religioso, le opere religiose più famose sono "Ël Gelind", rappresentato ogni anno ad Alessandria da secoli, e "La Natività".


Con il diffondersi della cultura umanista, anche il piemontese vanta un autore importante, Giangiòrs Alion d'Ast (1460-1529), che in piemontese scrive la sua "Opera Iocunda", una raccolta di dieci divertenti farse. A partire dal XVII secolo il passato remoto e il trapassato remoto si estinguono definitivamente, così come nel corso della sua evoluzione il piemontese ha semplificato la gran parte dei verbi irregolari latini, infatti oggi fra tutte e tre le coniugazioni dei verbi del piemontese ci sono appena undici verbi irregolari più i loro composti. Dal XVII secolo la letteratura piemontese diventa più consistente perché è l'espressione di una nazione. La letteratura religiosa del Seicento è rappresentata dalle opere "ël Gelind" e "la Natività". In questo periodo nasce un tipico genere poetico piemontese, il "tòni". I tòni del periodo più importanti sono "La canson ëd Madòna Luchin-a", "La canson dij dësbaucià", "La canson ëd la baleuria" e "La canson dël tramué 'd San Michel". Della fine del 600 è la commedia "Ël Cont Piolèt" del marchese Carl Gian Batist Tan-a d'Entraive e da questa importante opera si afferma il teatro in piemontese.
Con il diffondersi della cultura umanista, anche il piemontese vanta un autore importante, Giangiòrs Alion d'Ast (1460-1529), che in piemontese scrive la sua "Opera Iocunda", una raccolta di dieci divertenti farse. A partire dal XVII secolo il passato remoto e il trapassato remoto si estinguono definitivamente, così come nel corso della sua evoluzione il piemontese ha semplificato la gran parte dei verbi irregolari latini, infatti oggi fra tutte e tre le coniugazioni dei verbi del piemontese ci sono appena undici verbi irregolari più i loro composti. Dal XVII secolo la letteratura piemontese diventa più consistente perché è l'espressione di una nazione. In questo periodo nasce un tipico genere poetico piemontese, il "tòni". I tòni del periodo più importanti sono "La canson ëd Madòna Luchin-a", "La canson dij dësbaucià", "La canson ëd la baleuria" e "La canson dël tramué 'd San Michel". Della fine del 600 è la commedia "Ël Cont Piolèt" del marchese Carl Gian Batist Tan-a d'Entraive e da questa importante opera si afferma il teatro in piemontese.


Nel Settecento il piemontese è la lingua ufficiale del regno dei Savoia: a corte si parla piemontese, nelle chiese i preti predicano in piemontese e il piemontese viene insegnato prima del latino, dell'italiano e del francese in alcune scuole e a tutti i cortigiani. A tale proposito Maurissi Pipin nel 1783 teorizza la lingua piemontese e ne scrive una grammatica e un dizionario, dedicati a Marìa Dlaid Clotilda Saveria 'd Fransa, interessata a imparare la lingua una volta diventata Principessa di Piemonte. La letteratura viene anche usata per incentivare il sentimento nazionale: vengono quindi scritti componimneti poetici su argomenti di guerra per esaltare le gesta dell'esercito piemontese che resisteva alle pressioni dei francesi. Ignassi Isler nel suo "Cansoniè" raccoglie 54 tòni e nell'"Arpa dëscordà" decanta la vittoria dell'Assedio di Torino del 1706. Tòjo Medé Borej scrive sonetti e tòni.
Nel Settecento il piemontese è la lingua ufficiale del regno dei Savoia: a corte si parla piemontese, nelle chiese i preti predicano in piemontese e il piemontese viene insegnato prima del latino, dell'italiano e del francese in alcune scuole e a tutti i cortigiani. A tale proposito Maurissi Pipin nel 1783 teorizza la lingua piemontese e ne scrive una grammatica e un dizionario, dedicati a Marìa Dlaid Clotilda Saveria 'd Fransa, interessata a imparare la lingua una volta diventata Principessa di Piemonte. La letteratura viene anche usata per incentivare il sentimento nazionale: vengono quindi scritti componimneti poetici su argomenti di guerra per esaltare le gesta dell'esercito piemontese che resisteva alle pressioni dei francesi. Ignassi Isler nel suo "Cansoniè" raccoglie 54 tòni e nell'"Arpa dëscordà" decanta la vittoria dell'Assedio di Torino del 1706. Tòjo Medé Borej scrive sonetti e tòni.

Versione delle 00:26, 12 gen 2013

Indice del libro

La prima testimonianza della formazione del volgare piemontese è ritrovata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Vercelli ed è un mosaico del pavimento risalente al 1040. La seconda in ordine di tempo è l'iscrizione simile del 1106 nella Chiesa di Sant'Evasio a Casale. La prima testimonianza consistente sono i "Sermon Supalpengh" (Sermoni Subalpini) del 1150, conservati nella Biblioteca Nazionale di Torino, sono ventidue sermoni completi come commento alla liturgia, scritti come testo didattico per le scuole che formavano i cavalieri templari (erano molti i templari piemontesi di stanza lungo la Via Francigena). Nel XII e XIII secolo presso le corti dei Marchesi di Saluzzo, Monferrato e Savoia, come presso le corti francesi, vengono accolte schiere di cantastorie chiamati "trovatori" che cantavano sui temi dell'amore cortese. L'unico cantastorie piemontese di cui ci sono arrivate delle opere è Nicolet ëd Turin[1][2]. Nei secoli successivi il piemontese inizia ad affermarsi come lingua amministrativa al posto del latino usato fino ad ora. Oltre alla letteratura religiosa quindi, vengono scritti in piemontese anche documenti ufficiali come atti notarili, carte commerciali, statuti[3] di corporazioni e confaternite e brani storici. Si sviluppa anche il teatro piemontese, pricipalmente con argomento religioso, le opere religiose più famose sono "Ël Gelind", rappresentato ogni anno ad Alessandria da secoli, e "La Natività".

Con il diffondersi della cultura umanista, anche il piemontese vanta un autore importante, Giangiòrs Alion d'Ast (1460-1529), che in piemontese scrive la sua "Opera Iocunda", una raccolta di dieci divertenti farse. A partire dal XVII secolo il passato remoto e il trapassato remoto si estinguono definitivamente, così come nel corso della sua evoluzione il piemontese ha semplificato la gran parte dei verbi irregolari latini, infatti oggi fra tutte e tre le coniugazioni dei verbi del piemontese ci sono appena undici verbi irregolari più i loro composti. Dal XVII secolo la letteratura piemontese diventa più consistente perché è l'espressione di una nazione. In questo periodo nasce un tipico genere poetico piemontese, il "tòni". I tòni del periodo più importanti sono "La canson ëd Madòna Luchin-a", "La canson dij dësbaucià", "La canson ëd la baleuria" e "La canson dël tramué 'd San Michel". Della fine del 600 è la commedia "Ël Cont Piolèt" del marchese Carl Gian Batist Tan-a d'Entraive e da questa importante opera si afferma il teatro in piemontese.

Nel Settecento il piemontese è la lingua ufficiale del regno dei Savoia: a corte si parla piemontese, nelle chiese i preti predicano in piemontese e il piemontese viene insegnato prima del latino, dell'italiano e del francese in alcune scuole e a tutti i cortigiani. A tale proposito Maurissi Pipin nel 1783 teorizza la lingua piemontese e ne scrive una grammatica e un dizionario, dedicati a Marìa Dlaid Clotilda Saveria 'd Fransa, interessata a imparare la lingua una volta diventata Principessa di Piemonte. La letteratura viene anche usata per incentivare il sentimento nazionale: vengono quindi scritti componimneti poetici su argomenti di guerra per esaltare le gesta dell'esercito piemontese che resisteva alle pressioni dei francesi. Ignassi Isler nel suo "Cansoniè" raccoglie 54 tòni e nell'"Arpa dëscordà" decanta la vittoria dell'Assedio di Torino del 1706. Tòjo Medé Borej scrive sonetti e tòni.

Il Romanticismo piemontese emerge però con Gep Tònio Ignassi Ventura (Giuseppe Antonio Ignazio Avventura) che scrive composizioni di critica alla società contenenti idee rivoluzionarie, Edoard Calv (Edoardo Calvo), che da medico ha introdotto il vaccino a Torino e da scrittore produce le "Faule moraj", favole in rima con contenuto filosofico e morale, l'"Òde sla vita 'd campagna", celebre decantazione della ruralità, più altri scritti contro l'occupazione francese del Piemonte per i quali rischia la vita. Anche il celebre Tòjo Alfè (Vittorio Alfieri) ha scritto due sonetti in piemontese, ma erano solo contrattacchi verso dei detrattori delle sue tragedie: Alfieri infatti è sempre stato un cosmopolita, poco legato alla sua terra e con la precisa volontà di spiemontesizzarsi. Nel primo Ottocento viene pubblicato periodicamente il "Parnas piemonteis", rivista che raccoglie prosa e poesia an lenga. Il più importante autore del Parnas è Gep Arnaud (Giuseppe Arnaud), che, quasi come i fratelli Grimm, ha inventato fiabe e racconti o li ha raccolti dalla tradizione popolare e immortalati, o quasi (alcuni sono andati perduti comunque, purtroppo), scrivendoli.

Angiol Brofè (Angelo Brofferio) e Norbert Reusa (Norberto Rosa) costituiranno la poesia tardo-romantica. Luis Praiva (Luigi Pietracqua) scrive romanzi storici e più tardi segue la tendenza del Realismo, poi esaltata da Tòjo Bërsess (Vittorio Bersezio) negli anni 60. Il Realismo evolve quindi in naturalismo: i più famosi sono Giaco Albertin (Giacomo Albertini) e Carl B. Frè (Carlo B. Ferrero).

  1. http://wikisource.org/wiki/Gian_d%27Albisson_e_Nicolet_%C3%ABd_Turin
  2. http://wikisource.org/wiki/Gon_%C3%ABd_San_Sirch_e_Nicolet_%C3%ABd_Turin
  3. http://wikisource.org/wiki/Statut_dla_Compan%C3%ACa_%27d_Sant_Gi%C3%B2rs_a_Cher