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Torah per sempre/Orientamento

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Indice del libro


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Dio liberò gli Israeliti dalla schiavitù d'Egitto. Mosè fece loro attraversare il Mar Rosso e li condusse fino al Monte Sinai (o Horeb), dove Dio proclamò dal cielo i Dieci Comandamenti, tra tuoni e fulmini.

Questo è ciò che narra la Bibbia.[1] Ma cosa significa? E come, perché, quando, e da chi vennero interpretate le parole bibliche a significare che la Torah intera — cioè i cinque libri da Genesi a Deuteronomio, insieme ad una varietà di interpretazioni e supplementi — venne rivelata dal cielo? Come fece la torah min hashamayim ("Torah dal Cielo", Torah celeste) a diventare la dottrina centrale dell'ebraismo e, in forma modificata, del cristianesimo e dell'Islam?

In generale, cosa sono le "sacre scritture"? Come si sviluppò tale concetto? Quali problemi si pone la gente quando asserisce che certi libri sono sacre scritture inviolabili? Alla luce di scoperte recenti e prospettive morali mutevoli, è tuttora credibile l'idea di scritture e tradizione sacra, rivelata, e se sì, come si può reinterpretare tale nozione?

Questo libro affronta tali questioni, esaminandole nell'ambito del contesto ebraico. È materia importante per "credenti" di qualsiasi religione, ma è solo parte di una storia più vasta. Questioni affini, senza delle quali la storia non sarebbe veramente completa, includono problemi filosofici sui concetti di Dio e della rivelazione, e questioni generali che sorgono dall'apparente divergenza tra vedute scientifiche e religiose del mondo. In questo wikibook si dà per scontato che "Dio" e "Rivelazione" sono concetti coerenti, e ci si chiede soltanto che senso abbia collegarli insieme.

Forse evitare di parlare di Dio non è cosa nuova. Credenti dichiarano con fiducia Allahu akbar, "Dio è grande", o l'equivalente in altra lingua, ma quando uno comincia a parlar loro di Dio, ciò che spesso dicono pare incoerente e per nulla simile a quello che i grandi teologi delle rispettive religioni hanno insegnato. Molti credenti sono alquanto intelligenti, e pertanto la religione ha per loro un qualche senso, sia intellettualmente che emotivamente, anche se sono confusi rispetto ai fondamenti; dopo tutto, l'intelletto deve accettare dei presupposti per iniziare a funzionare.

Lasciamo quindi che la gente continui ad asserire che Dio è grande e la sua Torah vera, e rispondiamo: "Amen! Ma calmiamoci e pazientiamo un attimo — dobbiamo cercare di capire cosa intendiamo. Un giorno potremo forse parlare di Dio, ma iniziamo con qualcosa di più semplice. Cos'è la Torah? Dobbiamo spiegare il più chiaramente possibile le sue origini, significati, e autorità dei testi e delle tradizioni ritenute sacre. Chi ha avuto per primo l'idea che un preciso testo scritto sia stato dettato da Dio a Mosè? E perché gli hanno creduto? Come successe che la gente iniziò a credere che il testo ora nelle nostre mani fosse perfetto, senza errori e ridondanze, guida complessiva di vita? Quando, come e perché venne ad essere accettato da alcuni ebrei che non solo il testo del Pentateuco, ma anche le interpretazioni rabbiniche rappresentassero la Torah rivelata? Come accadde che una successiva generazione di studiosi ebrei credesse che la Torah incorpori anche gli insegnamenti mistici, ora parte di una propria letteratura?"

Queste sono domande storiche, alle quali verrà risposto in questo libro sulla base delle testimonianze disponibili.

Ma non riusciremo ad evitare del tutto la teologia,[2] che accompagnerà a tratti l'esposizione storica, poiché porta a considerare come le scritture e la tradizione possano essere viste oggigiorno nell'ambito della comunità religiosa che le ha adottate. Se si dovesse soltanto esporre la storia, allora si potrebbe presentarla in maniera obiettiva, o almeno impersonale. Tuttavia, quando si innesta la teologia nella storia, l'obiettività è compromessa. La teologia differisce dalla filosofia, come anche dalla filosofia della religione, poiché viene affrontata con un impegno a priori di accettare l'importanza di un dato vocabolario del discorso, un dato modo di pensare. Un'affermazione fatta o una storia esposta da un teologo è un'affermazione fatta o una storia esposta con un impegno. L'impegno è preso verso la rilevanza privilegiata di certi testi nell'ambito della comunità dei fedeli (sebbene non necessariamente verso una qualche interpretazione particolare di tali testi). Il teologo, a differenza del filosofo della religione, si impegna a priori verso una data comunità (una "Chiesa") e la sua lettura di storia e religione riflette tale impegno.

Cosa significa affermare che la Bibbia è vera? Non è certo come affermare le proposizioni della geometria, che si possono dimostrare e che, apparentemente, nessuno vuole contestare o usare come una "prova di fede". Inoltre in geometria non ha senso sostenere come proposizione generale che la "geometria è falsa"; uno direbbe "il teorema di Pitagora è vero" o un dato teorema specifico è vero o falso, a seconda dei casi, piuttosto che dire che il corpus di scritture sulla geometria è vero o falso nella sua totalità.

Non è come la geometria in un altro modo, la cui importanza diventa più evidente man mano che lo si esamina. Le proposizioni geometriche sembrano possedere un significato chiaro e definito. La gente, ad esclusione dei filosofi, non si mette a discutere questioni del tipo "Cosa significa dire che il quadrato costruito sull'ipotenusa è sempre equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti?" I matematici potrebbero limitare l'applicazione del teorema alla geometria bidimensionale piana, ma dato tale limite non c'è difficoltà a capire il significato del teorema e ad applicarlo nel mondo reale.

Le proposizioni religiose sono alquanto differenti. La gente discute interminabilmente sul significato di versetti delle scritture o delle parole chiave usate nel discorso religioso. Guerre devastanti ed orribili sono state combattute sull'interpretazione corretta della scrittura, su chi abbia il diritto di interpretarla, o sul significato di certi termini basilari come "Dio". Ciò è rimarchevole di per se stesso. Se la gente non ha una chiara comprensione di quello che discute, come può essere certa di essere così convinta da giustificare lo sterminio di persone che dissentono? E comunque, cosa giustifica ad uccidere o altrimenti opprimere persone che non intendono far del male, ma semplicemente dissentono rispetto ad un dato argomento intellettuale?

La risposta è che le proposizioni religiose non sono vere ipotesi accademiche o affermazioni intellettuali. Se qualcuno sostiene "AIDS è una punizione divina per la promiscuità" oppure "Dio ha dettato la Torah a Mosè", quel qualcuno sta issando una bandiera piuttosto che proporre una teoria verificabile che spieghi un certo fenomeno. La chiarezza è meno importante dell'impegno emotivo. Qualcosa di simile succede in politica. "Tutti gli esseri umani sono uguali", o " la democrazia è la forma di governo più desiderabile", sono slogan potenti, ma soggetti ad interpretazioni infinite; sono fervidi annunci d'impegno, e non di chiaro pensiero o di verifica empirica.

Ciò non significa negare che le dispute scientifiche non possano o debbano creare rivalità personali e forti emozioni collettive. Si possono associare con ideologie politiche e religiose, come quando i nazisti rifiutarono la "scienza ebraica", i sovietici sostennero Lysenko, o la Chiesa cattolica condannò Galileo. Tuttavia, in questi casi la disputa primaria non era sulla scienza ma su ideologia e autorità.

Una vasta quantità di ricerca dettagliata, e spesso di qualità eccellente, è stata svolta nel campo del pensiero religioso ebraico e continua ad apparire, purtroppo non in lingua italiana, ma specialmente in inglese, tedesco ed ebraico. I trascorsi quattrocento anni hanno visto una trasformazione del pensiero ebraico forse più radicale di qualsiasi altro periodo, tuttavia l'intero processo può essere riassunto in una sola domanda: qual è stato l'impatto della modernità sull'ebraismo?

La domanda appare sotto svariate spoglie. Qual è stato l'impatto dello studio storico-critico dei testi? E quello dell'avvento della scienza? Dell'Illuminismo? Dell'emancipazione ebraica? Degli ideali democratici liberali, del secolarismo, del nazionalismo europeo? Della diffusa disillusione riguardo alla fede nel progresso dopo le guerre del XX secolo e l'Olocausto? Del cambiamento di rapporti tra i sessi e la morale sessuale?

Riflettendo su tali problematiche dal punto di vista religioso, queste si riducono ad una questione fondamentale. È quella che si afferma essere la Parola di Dio veramente la Parola di Dio, perfetta ed immutabile nel tempo? Esiste realmente una "Torah dal Cielo" nel senso inteso dai nostri antenati, ora custodita da saggi in grado di applicare le regole e le normative ad ogni aspetto dell'alterato mondo odierno? La Torah è impervia al cambiamento storico?

La modernità arrivò in Europa proprio a causa degli interrogativi relativi all'insegnamento tradizionale, sia scritto (le scritture) sia "orale" (le tradizioni della Chiesa). Il recupero e restauro umanistico dei testi antichi e della "tradizione ermetica" fu di per se stesso una sfida all'ipotesi che la Bibbia fosse un deposito di tutta la verità; l'utilizzo della critica filologica, letteraria e storica al testo della Bibbia (un procedimento indebitato pesantemente verso il commentario ebraico medievale) incoraggiò letture che divergevano da quelle stabilite dalla Chiesa cattolica, e portò alla speculazione circa l'autenticità e l'autorità delle scritture ricevute. Senza di ciò, non ci sarebbe potuta essere la libertà di ricerca per lo sviluppo di nuove e radicali dottrine filosofiche, politiche e sociali, ed il progresso scientifico ne avrebbe sofferto.

Chiaramente, nessuno capirebbe l'evoluzione dell'ebraismo moderno, in tutte le sue sfumature di Ortodossia, Riforma e laicità, a meno di non apprezzare le sfide di modernità relative alla dottrina centrale dell'ebraismo, torah min hashamayim la "Torah dal Cielo".

  • N.B.: Mentre il principio di "Dio" alla fine implica sia il genere maschile che quello femminile, ed è quindi senza genere, i riferimenti storici indicano che sia il principio attivo maschile di Dio che si congiunge col principio ricettivo femminile della "Madre Terra" a produrre il dualismo della vita unito nel nostro corpo. Per tale ragione i riferimenti a Dio al maschile in questo wikibook si riferiscono al principio di Dio unicamente nell'atto della Creazione intesa teologicamente.
  • In molti testi antichi, in traduzioni moderne e nelle tradizioni che vengono citate nel presente wikibook, il genere umano viene indicato con la parola "uomo" o il genere maschile. Chiaramente sia tale parola sia la scelta del genere nel contesto antico viene intesa ad essere inclusiva di uomini, donne e bambini, e rappresenta l'intera esistenza umana. Per rimanere consistenti con il linguaggio dei testi citati, si rispetta qui tale convenzione onnicomprensiva al maschile.
  • Per la datazione, in questo wikibook si usa la locuzione era volgare (spesso abbreviata in E.V., in inglese Common Era o Current Era, cioè era comune o era corrente/attuale), contrapposta ad avanti era volgare (abbreviata in a.E.V.) o a prima dell'era volgare (o anche abbreviata in p.e.v.), per indicare il posizionamento temporale di una data relativamente al calendario gregoriano (o giuliano, se specificato). Sono indicati con tale locuzione gli anni 1 e successivi, e con a.E.V. o p.e.v. gli anni precedenti.
  1. Esodo 1-20; Deuteronomio 5.
  2. Pietro Abelardo (ca. 1079-1172) introdusse il termine "teologia" nel mondo latino occidentale e gli diede un significato professionale e tecnico: "ragionare di fede che procede secondo i principi del dubbio metodologico".