Torah per sempre/Riepilogo della Parte I
In questa PARTE I abbiamo tracciato l'evoluzione del concetto di "Torah" fino alla fine del Medioevo.
Agli inizi la Torah significava generalmente apprendimento o normativa di guida, oppure una legge specifica o un gruppo di leggi, non necessariamente rivelate da Dio. "Torah di Mosè", nell'uso biblico successivo, poteva riferirsi in parte o in tutto al Deuteronomio.
Non più tardi del secondo secolo dell'Era Volgare, forse anche prima, il termine era giunto a denotare il Pentateuco, o Cinque Libri di Mosè. Se i Cinque Libri vengono letti nella maniera semplice sembrano contenere una quantità di "oracoli", come li chiamava Filone, in cui è registrata la sostanza delle istruzioni divine.
Nel periodo rabbinico si dava per scontato che i Cinque Libri nella loro interezza fossero stati dettati parola per parola da Dio a Mosè.
Quando la tradizione dell'interpretazione si era sviluppata al punto in cui c'era un corpo importante di testo a complementare ed interpretare la Scrittura, forse agli inizi del terzo secolo E.V., emerse il concetto della Duplice Torah — Orale e Scritta. Dio non aveva soltanto dettato il testo scritto, ma aveva anche affidato a Mosè del materiale integrativo da trasmettere oralmente.
In considerazione sia del dissenso interno sia di sfide da gruppi rivali, come quelli cristiani che si accaparravano l'autorità delle Scritture, le regole di interpretazione furono formulate ed incorporate nella struttura della Torah. Perfezione, libertà da ridondanza e completezza finirono per essere presupposte.
In PARTE II.2 vedremo come i Masoreti ed i grammatici definirono e raffinarono il testo biblico, tra cui la vocalizzazione e la forma delle lettere. Sulla base del loro operato venne affermato che ora uno ora l'altro manoscritto specifico, per esempio il Codex Ben Asher, fosse la registrazione definitiva della dettatura di Dio a Mosè.
Le opinioni variavano circa la completezza della Torah. Contiene solo narrazioni e leggi rivelate, oppure contiene tutta la conoscenza, tra cui la profezia e le scienze naturali?
Sotto l'influenza degli gnostici e dei neoplatonici emerge la dottrina di una "Torah segreta"; i cabalisti sostengono che le loro dottrine esoteriche siano state rivelate a Mosè come parte, addirittura come essenza, della Torah; i filosofi invece argomentano che la lettura corretta della Torah riveli che essa poggi sul sistema metafisico da loro considerato corretto, o che almeno sia ad esso coerente.
Quali libri emanarono dal Sinai? Soltanto il Pentateuco? La traduzione aramaica e se sì, quale versione? Un testo della Torah Orale, che sia o meno la Mishnah corrente? E lo Zohar? Quelle materie su cui la Scrittura non è esplicita sono codificate nel testo o imp[licite nel suo significato?
Sebbene ci fossero dibattiti costanti e spesso acerrimi, nessun concilio autorevole o comitato superiore fu mai nella posizione di emettere definizioni dottrinali vincolanti come accadde alla chiesa protocristiana. Gli ebrei quindi si trovarono di fronte alla modernità con una serie di dottrine che non erano definite rigidamente. Il fulcro minimo era che la Torah esistente fosse più o meno la trascrizione corretta di quello che Dio aveva dettato a Mosè e che la tradizione rabbinica incapsulava la sua interpretazione autentica, perlomeno in materie di halakhah. Il dissenso persisteva però riguardo alla validità della tradizione esoterica e anche al grado di globalità della Torah stessa.
In PARTE II esamineremo le critiche a cui furono assoggettate le esegesi tradizionali. Si dimostreranno adeguate ad affrontare le sfide della modernità, o sarebbero state necessarie revisioni e riformulazioni?