Latino/Origini delle 5 declinazioni

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La quarta declinazione è sorprendentemente somigliante alla terza. Mentre questa si applica ai sostantivi le cui radici terminano con -u, quella è usata per i sostantivi le cui radici terminano con una consonante. Vedremo gli stessi tratti sono evidenti anche nella quinta declinazione. Ci sono forti somiglianze inoltre tra le forme arcaiche delle prime due declinazioni latine (sono praticamente identiche) che a loro volta presentano caratteristiche di somiglianza con le altre declinazioni.

È ragionevole supporre quindi che, in epoca arcaica, ci fu una prima distinzione in due declinazioni, con la prima che successivamente si sarebbe distinta nelle prime due declinazioni del latino classico, e la seconda che si sarebbe quindi distinta nelle altre tre.

Si avrebbe in pratica una sola declinazione arcaica che si applicherebbe, grosso modo, in modi differenti a seconda delle terminazioni delle radici:

  • la prima declinazione si applica ai nomi le cui radici terminano in -a (come *koisa -> cura); i nomi di questa declinazione sono soltanto di genere maschile e/o femminile. Mai di genere neutro.
  • la seconda a quelli le cui radici terminano in (anche *sakro, *sakro - s -> sacer);i nomi di questa declinazione possono essere di genere maschile, femminile e/o neutro.
  • la terza a quelli le cui radici terminano con una consonante (come *reik, *reik - s -> rex), con la ǐ o con la ī; i nomi di questa declinazione possono essere di genere maschile, femminile e/o neutro.
  • la quarta a quelli le cui radici terminano in -u (come *kantu);i nomi di questa declinazione possono essere di genere maschile, femminile e/o neutro.
  • la quinta a quelli le cui radici terminano in -e e sono tutti femminili (con l'eccezione di dies e dei suoi composti che possono essere sia maschili che femminili), come res.

Riguardo ai modi di declinare i nomi a seconda del genere, sembra che ci siano differenze più marcate tra la declinazione dei nomi maschili/femminili e quelli neutri. Infatti i nomi maschili e femminili si declinano in modi molto simili. Ciò ricondurrebbe alla teoria secondo cui l'indoeuropeo distingueva gli oggetti soltanto in animati e inanimati.