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Latino/Participio

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Indice del libro

Il participio si chiama così perché partecipa sia alla natura del nome sia del verbo. Esso svolge sia la funzione del nome sia del verbo. Quando esso svolge funzione nominale, verrà tradotto o come nome, o aggettivo, oppure con una frase relativa. Quando esso svolge una funzione verbale, verrà tradotto con una subordinata espressa in forma implicita al participio o gerundio, oppure in forma esplicita con un tempo verbale adatto a rendere il rapporto corretto con la reggente.

Participio presente

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Il participio presente in latino è un verbo con funzione di aggettivo con valore attivo o che esprime un'azione contemporanea alla frase.

Si forma dal tema del presente (a partire dalla prima voce del paradigma) e si aggiungono le desinenze:

Coniugazione 1 2 3 4
Desinenza -ans, antis -ens, entis -ens, entis iens, ientis

Si declina poi seguendo la declinazione degli aggettivi della seconda classe a una terminazione, con la differenza che la desinenza dell'ablativo singolare può oscillare tra la i quando ha valore aggettivo e la e quando ha valore verbale.

Per quanto riguarda la traduzione in italiano, raramente può essere reso con il corrispettivo participio presente italiano, peraltro poco usato, ma bisogna invece riflettere sul suo significato, che può essere:

  • nominale, si dovrà rendere quindi con una perifrasi. Ad esempio laudans può essere tradotto con colui che loda;
  • attributiva o aggettiva, si dovrà quindi rendere con una relativa. Ad esempio laudans può essere tradotto con che loda;
  • verbale, si renderà quindi con una circostanziale modale o temporale. Ad esempio laudans può essere tradotto con mentre loda o poiché loda.

Ad esempio:

Consul pugnans occisus est
Si tradurrà come: Il console che combatteva fu ucciso oppure Il console, mentre combatteva, fu ucciso
Indigentibus auxilium praebe!
Si tradurrà come Offri aiuto ai bisognosi (lett.: coloro che hanno bisogno).

Participio perfetto

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Il participio passato o participio perfetto in latino è un verbo con funzione di aggettivo che esprime un'azione compiuta e passiva; per questo non è possibile avere il participio passato di verbi intransitivi (come invece è possibile in italiano, ad esempio andato).

Si forma aggiungendo al tema del supino (togliendo -um dal supino fornito dal paradigma) le terminazioni degli aggettivi della prima classe us, a, um.

Esempio
laudo, as, avi, atum, are (lodare). Dal supino laudatum si prende il tema, laudat e si aggiungono le terminazioni:
Caso Singolare Plurale
M F N M F N
Nominativo laudat us laudat a laudat um laudat i laudat ae laudat a
Genitivo laudat i laudat ae laudat i laudat orum laudat arum laudat orum
Dativo laudat o laudat ae laudat o laudat is laudat is laudat is
Accusativo laudat um laudat am laudat um laudat os laudat as laudat a
Vocativo laudat e laudat a laudat um laudat i laudat ae laudat a
Ablativo laudat o laudat a laudat o laudat is laudat is laudat is

Il participio perfetto può avere due funzioni e a seconda può essere tradotto in modi diversi:

  • funzione aggettiva o attributiva, va quindi tradotto con una subordinata relativa
  • funzione circostanziale, introduce una subordinata causale o temporale.

Attenzione! Il participio passato latino quindi non corrisponde sempre al participio passato italiano. Ad esempio laudatus può in alcune circostanze essere tradotto come "lodato", ma è più corretto tradurlo come visto sopra.

Ad esempio:

Milites, ducti ab consule, proelium vixerunt

In questo caso il participio perfetto può essere reso in modi diversi:

  • con funzione attributiva: I soldati, che erano guidati dal console, vinsero la battaglia; in questo caso va bene anche I soldati, condotti dal console, vinsero la battaglia
  • con funzione circostanziale: I soldati, poiché erano guidati dal console, vinsero la battaglia.

Participio futuro

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Il participio futuro latino è un verbo con funzione di aggettivo con valore attivo che esprime un'idea di predestinazione, imminenza o intenzione di compiere un'azione sempre però in un rapporto di posteriorità con la reggente.

Si forma dal tema del perfetto (a partire quindi dal supino) aggiungendo la terminazione -urus, -ura, -urum.
Si declina poi seguendo la declinazione degli aggettivi della prima classe a due terminazioni.

È l'unico participio che non ha un corrispettivo in italiano e può essere reso quindi solo tramite l'uso di una perifrasi.

Può essere usato con due funzioni:

  • in funziona nominale (cioè come aggettivo o sostantivo) va reso con una perifrasi che contenga espressioni come "sul punto di" (intenzionalità) o "destinato a" (predestinazione):
    Consul, bellum contra Gallos acturus, relinquit Romam: Il console, sul punto di condurre la guerra contro i galli, lasciò Roma
    Nescimus futura: non conosciamo il futuro (lett. le cose che saranno)
    Spesso può essere reso anche con una relativa.
  • in funziona verbale introduce una proposizione circostanziale con valore finale, temporale o causale:
    Legati venerunt Romam de pace acturi: gli ambasciatori vennero a Roma per trattare la pace (lett.: con l'intenzione di trattare la pace).
    Cleliam, relictura Roma, suum domum Pauli donavit: Cleliam, poiché stava per lasciare Roma, donò la sua casa a Paolo.