Ridere per ridere/Teorie dell'incongruenza
Teorie dell'incongruenza
[modifica | modifica sorgente]Per approfondire, vedi Cognitive humor processing, Theories of humor, Punch line, Comedy e Comedy Portal. |
Panoramica delle teorie
[modifica | modifica sorgente]Abbiamo visto che la maggior parte delle diverse teorie hanno qualcosa da dire sugli aspetti cognitivo-percettivi dell'umorismo. Ad esempio, le idee di Freud sul jokework e le variabili collative di Berlyne si riferivano entrambe a componenti cognitive. Le teorie dell'incongruenza dell'umorismo si concentrano ancora più specificamente sulla cognizione e prestano meno attenzione agli aspetti sociali ed emotivi dell'umorismo. Queste teorie suggeriscono che la percezione dell'incongruenza è il determinante cruciale per stabilire se qualcosa è divertente o meno: le cose divertenti sono incongrue, sorprendenti, peculiari, insolite o diverse da ciò che normalmente ci aspettiamo. Come abbiamo visto nel Capitolo 1, l’idea che l'incongruenza sia la base dell'umorismo è stata proposta da molti filosofi e teorici negli ultimi 250 anni.
Lo scrittore settecentesco Beattie affermava che "laughter arises from the view of two or more inconsistent, unsuitable, or incongruous parts or circumstances, considered as united in one complex object or assemblage, or as acquiring a sort of mutual relation from the peculiar manner in which the mind takes notice of them" (citato in Ritchie, 2004, p. 48). Allo stesso modo, il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860) affermava che "the cause of laughter in every case is simply the sudden perception of the incongruity between a concept and the real objects which have been thought through it in some relation, and laughter itself is just the expression of this incongruity" (in Die Welt als Wille und Vorstellung, rist. (EN) in Morreall, 1987, p. 52). Pertanto, l'umorismo si verifica quando c'è una discrepanza o uno scontro tra le nostre percezioni sensoriali di qualcosa e la nostra conoscenza o concetti astratti su tale cosa. Riassumendo gli elementi cognitivi coinvolti nell'umorismo, lo psicologo Hans Eysenck (1942, p. 307) affermò che "laughter results from the sudden, insightful integration of contradictory or incongruous ideas, attitudes, or sentiments which are experienced objectively".
L'approccio dell'incongruenza all'umorismo fu ulteriormente elaborato da Arthur Koestler (1964), che sviluppò il concetto di bisociazione per spiegare i processi mentali coinvolti nell'umorismo, come anche nella creatività artistica e nella scoperta scientifica. Secondo Koestler, la bisociazione si verifica quando una situazione, un evento o un'idea vengono percepiti simultaneamente dalla prospettiva di due quadri di riferimento autocoerenti ma normalmente incompatibili o disparati. Così, un unico evento "is made to vibrate simultaneously on two different wavelengths, as it were" (p. 35). Un semplice esempio è il gioco di parole, in cui due diversi significati di una parola o frase vengono riuniti simultaneamente (ad esempio, "Why do people become bakers? Because they knead the dough" – dove "knead" può esser anche pronunciato "need", e "dough" oltre a impasto significa anche denaro).
La seguente battuta (da Suls, 1972, p. 90) può essere utilizzata per illustrare queste idee:
La battuta finale di questa barzelletta è incongrua, o incoerente con l'impostazione, dal momento che l'uomo ammette implicitamente la sua colpa dopo essere stato dichiarato non colpevole. Questo finale sorprendente innesca due pensieri incompatibili: è colpevole e non colpevole allo stesso tempo. Pertanto, nel modo di pensare umoristico, contrariamente alla logica razionale del pensiero normale e serio, una cosa può essere allo stesso tempo X e non-X (Mulkay, 1988). In effetti, è questa attivazione simultanea di due percezioni contraddittorie l'essenza dell'umorismo. Vale la pena notare per inciso che un sostenitore della teoria della superiorità, come Gruner (1997), direbbe che stiamo ridendo della stupidità del truffatore che inavvertitamente ammette la sua colpa dopo essere stato appena dichiarato innocente (il nome O'Riley indica che è anche uno scherzo etnico che gioca sullo stereotipo dell'irlandese ottuso). Sebbene Koestler (1964) concordasse sul fatto che la bisociazione deve essere accompagnata da una certa aggressività affinché sia divertente, i teorici dell'incongruenza successivi si sono generalmente concentrati solo sugli aspetti cognitivi dell'umorismo e hanno minimizzato o addirittura negato l'importanza degli elementi aggressivi.
Sebbene una qualche forma di incongruenza sia generalmente vista come una condizione necessaria per l'umorismo, la maggior parte dei teorici riconoscerebbe che l'incongruenza di per sé non è sufficiente, poiché non tutte le incongruenze sono divertenti (essere investiti da un'auto mentre si cammina sul marciapiede è incongruo ma non divertente). Teorie diverse hanno modi diversi di spiegare questo "qualcosa in più". Ad esempio, alcune teorie hanno suggerito che l'incongruenza debba verificarsi all'improvviso (Suls, 1983), oppure debba avvenire in un contesto giocoso e non minaccioso (Rothbart, 1976). Un'idea resa popolare da diversi teorici cognitivi negli anni ’70 era che, affinché l'incongruenza fosse divertente, doveva anche essere risolta o "avere senso" in qualche modo. Secondo queste teorie della "incongruity-resolution", la risoluzione dell'incongruenza in una battuta è ciò che ci rende possibile "capire la battuta". Thomas Shultz (1972), presso la McGill University, sviluppò una teoria sulla risoluzione delle incongruenze in cui suggerì che la battuta finale di una barzelletta crea un'incongruenza introducendo informazioni che non sono compatibili con la nostra comprensione iniziale della struttura della barzelletta stessa. Ciò spinge quindi l'ascoltatore a tornare indietro e cercare un'ambiguità nell'impostazione che possa essere interpretata in un modo diverso e che consenta alla battuta finale di avere un senso. L'ambiguità che fornisce questa risoluzione dell'incongruenza può assumere diverse forme, tra cui fonologiche, lessicali, di struttura superficiale, di struttura profonda e forme di ambiguità nonlinguistiche.
Queste idee possono essere illustrate dalla seguente barzelletta (da Ritchie, 2004, p. 62):
Qui la battuta finale è inizialmente incongrua perché sembra incompatibile con la prima parte della battuta. Per capire la barzelletta, cerchiamo un'ambiguità nel setup e scopriamo che "in the window" è ambiguo. Ascoltando per la prima volta la configurazione, interpretiamo questa frase come riferita alla posizione attuale del vestito, ma dopo la battuta finale ci rendiamo conto che esiste anche un significato alternativo, ovvero il luogo in cui l'acquirente desidera provare il vestito. Quando riconosciamo che l'impiegato l'ha inteso in questo secondo significato, siamo in grado di risolvere l'incongruenza e quindi di "cogliere" la battuta.
Similmente a Shultz, Jerry Suls (1972, 1983), allora alla State University di New York ad Albany, propose un modello a due stadi di comprensione dell'umorismo che viene spesso citato dai ricercatori sull'umorismo. Questa teoria vede anche la comprensione dell'umorismo come una sorta di compito di risoluzione dei problemi. Secondo il modello, l'impostazione di uno scherzo fa sì che l’ascoltatore faccia una previsione sul probabile risultato. Quando la battuta finale non è conforme alla previsione, l'ascoltatore è sorpreso e cerca una regola cognitiva che faccia seguire la battuta finale dal materiale nella configurazione della barzelletta. Quando viene trovata questa regola cognitiva, l'incongruenza viene rimossa, lo scherzo viene percepito come divertente e ne consegue la risata. Se però non si trova una regola cognitiva, l'incongruenza resta, e lo scherzo porta solo alla perplessità invece che all'umorismo. Pertanto, in questa visione, l'umorismo nasce dalla rimozione o risoluzione di un'incogruenza, piuttosto che dalla continua presenza di un'incongruenza.
I teorici dell'incongruenza tendono a ignorare gli elementi "tendenziosi" (sessuali e aggressivi) dell'umorismo che sono enfatizzati nelle teorie psicoanalitiche e di superiorità/denigrazione. In effetti, diversi teorici ad orientamento cognitivo hanno cercato di sussumere queste ultime teorie all'interno della teoria dell'incongruenza. Ad esempio, Suls (1977) ha sostenuto che gli aspetti delle battute che di solito vengono considerati aggressivi e denigratori non sono realmente aggressivi, ma sono invece un modo per fornire le informazioni necessarie per risolvere l'incongruenza. Per illustrare, ha usato la seguente barzelletta americana (p. 42):
Dal punto di vista delle teorie del disprezzo e della superiorità, questa battuta è divertente per le persone che non amano gli italiani perché denigra le persone di quella nazionalità, e più specificamente i poliziotti italiani (in Italia, potrebbe essere una "barzelletta sui carabinieri"!). Analizzando lo scherzo dal punto di vista della teoria della risoluzione dell'incongruenza, tuttavia, Suls ha sostenuto che l'elemento aggressivo fornisce semplicemente un modo per risolvere l'incongruenza. C'è un'incongruenza tra l'impostazione della battuta e la battuta finale, dal momento che essere ignoranti, analfabeti e antisociali non sembra essere coerente con l'essere un poliziotto. Questa incongruenza viene risolta, tuttavia, quando riconosciamo l'esistenza dello stereotipo secondo cui gli italiani/poliziotti sono stupidi.
Sebbene Suls abbia suggerito che potremmo effettivamente aver bisogno di credere a questo stereotipo per "capire" la battuta, altri autori hanno sostenuto che il semplice riconoscimento dell'esistenza di un tale stereotipo, senza essere effettivamente d'accordo con esso, è tutto ciò che serve per godersi una barzelletta (e.g., Attardo e Raskin, 1991). Secondo questi autori, le forme di umorismo apparentemente aggressive (ad esempio etnico, sessista) non sono affatto aggressive: fanno semplicemente uso di stereotipi comuni per giocare con le idee in modo divertente. Goldstein, Suls e Anthony (1972) si riferiscono a questa visione come all'ipotesi della salienza, poiché lo scopo degli elementi aggressivi e sessuali nelle battute è quello di rendere salienti le informazioni necessarie per risolvere l'incongruenza. In questo modo, i teorici cognitivisti furono in grado di sanificare completamente l'umorismo, rimuovendo ogni residuo di aggressività e di altri elementi tendenziosi che un tempo erano considerati essenziali.
Sebbene i teorici della risoluzione delle incongruenze considerassero la risoluzione come essenziale affinché l'umorismo si manifestasse in risposta a una battuta, riconoscevano che l'incongruenza non è mai completamente risolta. Come ha sottolineato Forabosco (1992), la risoluzione è in realtà solo una "pseudo-risoluzione", che ha senso solo all'interno del mondo fantastico della barzelletta. Se una barzelletta avesse davvero senso e l'incongruenza fosse completamente risolta, sarebbe semplicemente un enigma non divertente invece che una barzelletta. Parimenti, McGhee (1972) ha scritto che la "fantasy assimilation" che avviene nelle battute è molto diversa dalla "reality assimilation" di processi cognitivi più seri. Anche Pien e Rothbart (1977) hanno notato che la risoluzione di una barzelletta spesso introduce nuove incongruenze che possono aumentarne il divertimento.
Indagini empiriche
[modifica | modifica sorgente]La teoria dell'umorismo sulla risoluzione delle incongruenze è stata studiata in una serie di studi da Thomas Shultz e dai suoi colleghi della McGill University. Shultz (1974b) presentò agli studenti universitari una serie di barzellette e chiese loro di identificare l'ordine in cui avevano notato i vari elementi all'interno di ciascuna. I risultati hanno supportato le previsioni della teoria della risoluzione delle incongruenze di Shultz: i soggetti hanno riferito di non aver notato il significato nascosto di un elemento ambiguo nella struttura della battuta fino a quando l'incongruenza della battuta finale non li ha spinti a cercare una soluzione. Anche un secondo studio che utilizzava cartoons invece di battute verbali, ha mostrato che i partecipanti tendevano a notare elementi incongrui prima di rilevare i dettagli che risolvevano l'incongruenza.
Shultz e i suoi colleghi hanno anche esaminato il ruolo dell'incongruenza e della risoluzione creando versioni di barzellette e vignette con rimozione dell'incongruenza e della risoluzione. Se l'incongruenza e la risoluzione sono essenziali per l'umorismo, allora la rimozione di una di esse dovrebbe diminuire l'apprezzamento dell'umorismo. Ad esempio, una delle barzellette originali era la seguente:
In questa barzelletta, la risposta incongrua della madre nella battuta finale viene risolta riconoscendo l'ambiguità nella domanda del medico, che potrebbe significare "Che cosa fai nel frattempo per curare il bambino?" oppure "Che cosa usi in sostituzione della penna stilografica?" Nella versione della battuta rimossa dall'incongruenza, Shultz ha cambiato la battuta finale in: "Non sappiamo cosa fare". In questa versione non c'è alcuna incongruenza tra l'impostazione della barzelletta e la battuta finale e quindi nessun enigma da risolvere. Nella versione rimossa dalla risoluzione, Shultz ha fatto dire ai genitori che il bambino aveva ingoiato un elastico invece di una penna stilografica. Ora la battuta finale ("Usare una matita") è ancora incongrua e sconcertante, ma non c'è soluzione, poiché non esiste alcun collegamento logico tra il bambino che ingoia un elastico e i genitori che usano una matita.
Shultz e Horibe (1974) hanno presentato queste diverse versioni di una serie di barzellette ai bambini delle classi 1, 3, 5 e 7. Ai bambini è stato chiesto di valutare la comicità delle battute e gli sperimentatori hanno anche osservato il grado in cui sorridevano e ridevano. Come previsto, i risultati hanno mostrato che, fino alla classe 3, i bambini trovavano le versioni originali delle battute più divertenti rispetto alle versioni rimosse dalla risoluzione, che a loro volta risultavano più divertenti delle versioni con le incongruenze rimosse. Pertanto, l'incongruenza senza risoluzione è più divertente dell'assenza di incongruenza, ma la risoluzione dell'incongruenza è ancora più divertente. Risultati simili sono stati riscontrati utilizzando versioni originali, con incongruenze e risoluzioni rimosse di vignette (Shultz, 1972) e indovinelli (Shultz, 1974a).
È interessante notare che, nello studio di Shultz e Horibe (1974), i bambini della prima elementare non mostravano differenze tra le barzellette originali e quelle senza risoluzione, ma entrambe erano più divertenti delle versioni senza incongruenze. Gli autori hanno suggerito che, in una fase iniziale di sviluppo (prima dello sviluppo del pensiero operativo concreto) l'incongruenza da sola è sufficiente per suscitare una risposta umoristica, mentre sia l'incongruenza che la risoluzione sono necessarie in una fase successiva. Tuttavia, Pien e Rothbart (1976) hanno scoperto che anche i bambini più piccoli apprezzano le soluzioni scherzose se l'umorismo è facile da capire.
Alcuni ricercatori, tuttavia, hanno notato problemi con questa metodologia, e hanno sottolineato che è difficile mantenere costanti alcuni degli elementi di una battuta pur variandone altri (Nerhardt, 1977; Pien e Rothbart, 1977). Ad esempio, rimuovere la risoluzione da barzellette e vignette può anche eliminare alcune incongruenze. Se i partecipanti preferiscono le barzellette originali rispetto a quelle a cui è stata rimossa la risoluzione, è difficile sapere se ciò sia dovuto alle differenze nella risoluzione o all'incongruenza. Frank Wicker e colleghi (1981) dell'Università del Texas ad Austin hanno tentato di aggirare questi problemi adottando un approccio diverso. Hanno chiesto ai partecipanti alla ricerca di valutare un certo numero di barzellette su una scala di divertimento e anche su altre 13 scale che valutavano dimensioni suggerite da varie teorie dell'umorismo, comprese le teorie dell'incongruenza, della risoluzione, della superiorità, della psicoanalisi e dell'arousal. Queste valutazioni includevano: sorpresa, assurdità, risoluzione, difficoltà, coinvolgimento emotivo, superiorità, simpatia, dolore, libertà e ansia. È stata calcolata la media delle valutazioni dei partecipanti su ciascuna scala per ciascuna barzelletta ed è stata condotta un'analisi fattoriale su queste valutazioni medie.
Questa analisi ha rivelato tre fattori relativi a: (1) elementi cognitivi di risoluzione dell'incongruenza (sorpresa, risoluzione, originalità), (2) superiorità e (3) elementi emotivi (ansia, dolore, importanza, coinvolgimento emotivo). Le valutazioni del divertimento si basavano principalmente sul fattore cognitivo, una scoperta che è stata interpretata come indicante che il divertimento è determinato principalmente da meccanismi di elaborazione delle informazioni relativi all'incongruenza e alla risoluzione. Anche il fattore emotività era correlato al divertimento, ma questa associazione era mediata da valutazioni di incongruenza e risoluzione, suggerendo che gli effetti degli elementi emotivi sull'apprezzamento dell'umorismo (come quelli descritti dalle teorie della superiorità e della psicoanalisi) possono dipendere in parte dall'intelligenza degli elementi cognitivi descritti dalle teorie di risoluzione delle incongruenze. Questa scoperta è stata presa come supporto all'ipotesi di salienza sostenuta dai promotori delle teorie sulla risoluzione delle incongruenze.
Tuttavia, non tutti i teorici cognitivi erano convinti dall'evidenza delle teorie sulla risoluzione delle incongruenze. Ad esempio, lo psicologo svedese Goran Nerhardt, dell'Università di Stoccolma, ha sostenuto che l'incongruenza da sola è sufficiente per l'umorismo e che la risoluzione dell'incongruenza non è necessaria. Nerhardt (1970) era insoddisfatto dell'uso di battute e cartoons come stimoli negli esperimenti sui processi cognitivi nell'umorismo. Poiché le barzellette incorporano molti elementi linguistici e temi emotivi non misurati e incontrollati, ha sostenuto, è difficile sapere quali dimensioni sono responsabili delle valutazioni di comicità dei partecipanti alla ricerca. Inoltre, quando ai soggetti viene chiesto di valutare la comicità delle barzellette, i loro presupposti e le teorie implicite dell'umorismo possono influenzare le loro risposte. Per evitare questi problemi, Nerhardt sviluppò una metodologia piuttosto intelligente, chiamata weight judgment paradigm, come modo per manipolare sperimentalmente l'incongruenza, che definì come divergenza dalle aspettative.
In questo paradigma, ai partecipanti, indotti a credere di essere coinvolti in uno studio psicofisico, è stato chiesto di confrontare una serie di pesi apparentemente identici con un peso di riferimento standard. Sono stati valutati prima un certo numero di pesi molto simili (in media 500 +/- 50g), quindi ne è stato presentato uno molto più leggero o più pesante dello standard (50g o 3000g) (cfr. Deckers, 1993, per una descrizione dettagliata della metodologia). È interessante notare che, quando i partecipanti sollevavano questo peso notevolmente discrepante, spesso sorridevano, ridacchiavano o addirittura ridevano ad alta voce, e Nerhardt (1970, 1976) scoprì che quanto più discrepante era questo peso rispetto alla media degli altri confronti, tanto più i soggetti mostravano tali espressioni di allegria. Pertanto, la dimensione dell'incongruenza (la discrepanza di peso) era direttamente correlata alla quantità di sorrisi e risate evocate. Inoltre, diversi studi che utilizzano questo paradigma hanno mostrato correlazioni considerevoli tra l'intensità di queste risposte di allegria e le valutazioni dei partecipanti sulla comicità dell'esperienza (Deckers, 1993; Deckers, Jenkins e Gladfelter, 1977; Deckers, Pell e Lundahl, 1990), indicando che i sorrisi e le risate erano un riflesso di divertimento umoristico e non solo di imbarazzo o nervosismo. Il weight judgment paradigm, quindi, è un modo per definire operativamente l'incongruenza senza utilizzare stimoli intrinsecamente umoristici come battute e cartoni animati, e sembra produrre in modo affidabile una risposta emotiva di allegria espressa da sorrisi e risate.
Lambert Deckers e i suoi colleghi della Ball State University hanno utilizzato questa procedura in una serie di esperimenti, in cui hanno variato diversi parametri per esaminarne gli effetti sulla reazione allegra. Ad esempio, Deckers e Kizer (1975) scoprirono che era necessario un numero minimo di confronti iniziali per costruire un'aspettativa sul peso prima che una discrepanza evocasse espressioni di allegria. Inoltre, gli studi che hanno manipolato il grado di discrepanza tra i pesi finali e quelli precedenti hanno mostrato una relazione accelerata negativamente con la quantità di sorrisi e risate evocate: discrepanze maggiori hanno evocato una quantità maggiore di queste risposte fino a un certo punto, dopo il quale un ulteriore aumento di discrepanza dei pesi non produceva più allegria (Deckers e Edington, 1979; Deckers e Salais, 1983; Gerber e Routh, 1975).
Gli studi che hanno confrontato gli effetti di pesi inaspettatamente pesanti rispetto a quelli leggeri hanno indicato che i pesi più pesanti del previsto evocavano più umorismo rispetto a quelli più leggeri del previsto (Deckers e Kizer, 1974; Gerber e Routh, 1975). Quando ai soggetti veniva chiesto di esprimere giudizi sull'altezza o sul peso di una serie di stimoli e poi venivano presentati stimoli incongrui in termini di altezza o peso, le reazioni di allegria erano maggiori quando il confronto critico era discrepante nella particolare dimensione in cui il soggetto si trovava a giudicare (Deckers, Edington e VanCleave, 1981).
Nerhardt (1976) e Deckers (1993) hanno sostenuto che i risultati del giudizio sul peso dimostrano che l'incongruenza senza risoluzione è in grado di suscitare umorismo, contraddicendo le teorie sulla risoluzione dell'incongruenza che suggeriscono che l'incongruenza deve essere risolta affinché sia divertente. Allo stesso tempo, hanno riconosciuto che esistono altre condizioni necessarie oltre all'incongruenza affinché venga evocata una risposta umoristica. È interessante notare che Nerhardt (1976) inizialmente non ebbe successo nei suoi primi esperimenti con il paradigma del giudizio del peso, che condusse sotto forma di un sondaggio tra i consumatori in una stazione ferroviaria. Lì scoprì che i passeggeri del treno a cui veniva chiesto di giudicare il peso di una serie di valigie non rispondevano con espressioni di allegria a quelle inaspettatamente pesanti o leggere. Apparentemente ciò era dovuto al fatto che erano inclini a prendere l'esperimento troppo sul serio, forse avevano fretta di arrivare da qualche parte e non si lasciavano facilmente inserire nello stato d'animo giocoso che sembra essere necessario affinché si verifichi una risposta umoristica (cfr. Apter, 1982). Quando il paradigma sperimentale fu spostato in un laboratorio, utilizzando partecipanti universitari che avevano più familiarità con la ricerca psicologica, e fu fatto uno sforzo per mettere i soggetti a proprio agio, sorrisi e risate iniziarono a essere suscitati dal peso discrepante. Pertanto, sebbene la risoluzione dell'incongruenza possa non essere necessaria per l'umorismo, sembra che ci siano altri requisiti oltre all'incongruenza, che hanno a che fare con il clima emotivo o l'assetto mentale di chi percepisce. Insomma, l'incongruenza sembra essere una condizione necessaria ma non sufficiente per l'umorismo.
Diversi studi hanno anche indagato l'ipotesi di salienza proposta dai teorici della risoluzione delle incongruenze. Come abbiamo visto nel Capitolo precedente della nostra discussione sulla teoria psicoanalitica, ricerche precedenti hanno dimostrato che i partecipanti hanno maggiori probabilità di apprezzare l'umorismo aggressivo dopo essere stati fatti arrabbiare e di apprezzare l'umorismo sessuale dopo essere stati eccitati sessualmente (ad esempio, Strickland, 1959). Questi risultati furono interpretati dai teorici psicoanalitici come una dimostrazione del sostegno alla teoria delle pulsioni. Al contrario, i teorici della risoluzione delle incongruenze Goldstein, Suls e Anthony (1972) suggerirono che queste manipolazioni sperimentali aumentassero semplicemente l'importanza dei temi sessuali e aggressivi, creando così un insieme cognitivo che rendesse le battute corrispondenti più facili da comprendere.
Per testare questa idea, Goldstein e colleghi (1972) condussero un esperimento in cui presentarono ai partecipanti fotografie raffiguranti scene di violenza o automobili. Dopo aver valutato le fotografie in base al valore estetico, ai soggetti è stato chiesto di valutare il divertimento di una serie di vignette che erano aggressive o contenevano automobili come elemento principale. Come previsto dall'ipotesi della salienza, coloro che erano stati esposti a fotografie aggressive valutavano l'umorismo aggressivo come più divertente, mentre coloro che erano stati esposti a fotografie di automobili preferivano le vignette sulle automobili.
In un secondo studio, i ricercatori hanno dimostrato che l'esposizione a battute legate alla musica aumenta il successivo godimento di altre battute sulla musica, mentre l'esposizione a battute su argomenti medici aumenta il conseguente godimento di barzellette mediche. Poiché è improbabile che le immagini di automobili e le battute su musica e medicina suscitino pulsioni specifiche, i risultati sembrano supportare l'ipotesi che sia l'importanza del contenuto, piuttosto che l'eccitazione di una pulsione, a spiegare il maggiore apprezzamento dell'umorismo. Gli autori hanno concluso che "the most parsimonious explanation of the data would rule out motivation as an explanatory concept, since the salience hypothesis can account for the appreciation of nonsense as well as aggressive and sexual humor" (p. 169).
Uno studio successivo di Kuhlman (1985), tuttavia, ha fornito meno supporto all'ipotesi della salienza. Kuhlman ha manipolato l'importanza in un modo meno ovvio chiedendo ai partecipanti di valutare la comicità di una serie di battute in una normale classe universitaria, o subito prima di sostenere un esame, o nel bel mezzo di un esame. Un terzo delle battute conteneva temi sociali tabù (sesso, parolacce, violenza), un terzo conteneva temi relativi agli esami accademici (barzellette salienti) e un terzo riguardava temi neutri. È stato fatto uno sforzo per equiparare le battute in base a caratteristiche che potrebbero influenzare il divertimento, come la difficoltà, le tecniche di incongruenza utilizzate, la lunghezza e così via. L'ipotesi di salienza prevederebbe che le battute relative all'esame dovrebbero essere apprezzate di più subito prima o durante un esame che durante una normale lezione.
Tuttavia, i risultati hanno mostrato che le barzellette contenenti temi tabù erano preferite rispetto agli altri due tipi, in tutte e tre le condizioni sperimentali. Piuttosto che supportare l'ipotesi della salienza, questi risultati sembrano supportare visioni motivazionali emotive come le teorie psicoanalitiche e di superiorità/denigrazione. Un'ulteriore scoperta è stata che tutti e tre i tipi di barzellette sono stati apprezzati di più dai soggetti che erano nel bel mezzo di un esame rispetto a quelli nelle altre due condizioni. Questo risultato, coerente con le teorie dell'arousal dell'umorismo, suggerisce che l'apprezzamento dell'umorismo è elevato dall'aumento dei livelli di state anxiety. Anche uno studio di Derks e Arora (1993) ha trovato scarso supporto all'ipotesi della salienza. In sintesi, le prove esistenti a favore dell'ipotesi di salienza sono incoerenti. Questo è un argomento che merita ulteriori approfondimenti.
Secondo le teorie dell'incongruenza, il divertimento di una barzelletta dipende dall'inaspettatezza o dalla sorpresa della battuta finale. Pertanto, le barzellette più divertenti dovrebbero essere quelle con i finali più imprevedibili o sorprendenti (e.g., Shultz, 1976; Suls, 1972). Tuttavia, questa ipotesi non è stata supportata dalla ricerca, che tende invece a dimostrare che i finali delle barzellette più prevedibili sono in realtà più divertenti di quelli meno prevedibili. Ad esempio, Kenny (1955) chiese a un gruppo di partecipanti di valutare un numero di barzellette in base al grado in cui la battuta finale corrispondeva a ciò che si aspettavano che fosse, e a un altro gruppo di partecipanti fu chiesto di valutare le stesse battute in termini di divertimento. Per ciascuna barzelletta sono state calcolate le valutazioni medie su queste due scale ed è stata analizzata la correlazione tra di loro. Contrariamente alle previsioni della teoria della risoluzione delle incongruenze, è stata trovata una significativa correlazione positiva: le barzellette con le battute più prevedibili sono state valutate come le più divertenti.
Una difficoltà con lo studio di Kenny era che le valutazioni della prevedibilità venivano fatte retrospettivamente dai partecipanti dopo che avevano già sentito le battute finali, e quindi potrebbe essere stato difficile per loro giudicare accuratamente il grado in cui si aspettavano quelle particolari battute finali. Per correggere questo problema, Pollio e Mers (1974) fecero ascoltare ai partecipanti una serie di registrazioni su nastro di spettacoli comici di Bill Cosby e Phyllis Diller. Le registrazioni sono state interrotte immediatamente prima che venissero pronunciate le battute finali delle barzellette e ai soggetti è stato chiesto di scrivere quelle che pensavano sarebbero state le battute finali. I ricercatori hanno successivamente valutato il grado in cui queste battute previste erano conformi alle battute effettive pronunciate dai comici. Si è scoperto che queste valutazioni di somiglianza erano correlate positivamente con le valutazioni di divertimento, sorrisi e risate di un diverso gruppo di soggetti in risposta alle stesse registrazioni: le battute più prevedibili erano le più divertenti. Come i risultati di Kenny (1955), questi risultati sembrano contraddire la teoria dell'incongruenza. Le persone sembrano trovare una battuta più divertente quando "vedono arrivare la battuta finale" rispetto a quando è completamente inaspettata. Pollio e Mers conclusero che "laughter is a partial exclamation of achievement rather than an expression of surprise over incongruity" (p. 232).
Valutazioni
[modifica | modifica sorgente]Le teorie dell'incongruenza hanno dato un contributo importante alla nostra comprensione dell'umorismo. Quando furono introdotti tra la fine degli anni ’60 e l'inizio degli anni ’70, attirarono l'attenzione dei ricercatori sugli aspetti cognitivo-percettivi dell'umorismo, che erano stati visti solo come di secondaria importanza in altri approcci quali le teorie psicoanalitiche, della superiorità/denigrazione e dell'eccitazione. Le teorie dell'incongruenza hanno stimolato una grande quantità di ricerche e ulteriori sviluppi teorici che sono continuati fino ai giorni nostri (la teoria e la ricerca cognitiva più recenti saranno discusse nel prossimo Capitolo). Nel 1967, quando argomenti come l'aggressività, la pulsione sessuale e l'arousal erano al centro dell'attenzione nella ricerca sull’umorismo, Zigler, Levine e Gould notarono una tendenza da parte dei ricercatori a "underestimate the importance of cognitive factors in determining the degree of laughter" (p. 332). Tuttavia, da allora la situazione si è invertita, poiché gli approcci cognitivi all'umorismo sono diventati la visione prevalente e gli aspetti emotivi sono stati studiati molto meno frequentemente. Questa crescente attenzione alla cognizione nell'umorismo è andata di pari passo con la tendenza verso un orientamento all'elaborazione delle informazioni in psicologia in generale, così come in discipline correlate come la linguistica. Più recentemente, tuttavia, si è assistito ad un rinnovato interesse per gli aspetti emotivi. In particolare, la natura emotiva dell'umorismo è stata evidenziata da recenti studi di imaging cerebrale (Berns, 2004). Il movimento contemporaneo noto come "psicologia positiva" ha anche generato un nuovo interesse per lo studio delle emozioni positive in generale e dell'emozione dell'allegria in particolare (e.g., Aspinwall e Staudinger, 2003; Fredrickson, 2001).
Le prove della ricerca fino ad oggi supportano generalmente l'idea che l'incongruenza di qualche tipo sia un elemento essenziale dell'umorismo. Alcune variazioni dell'idea di Koestler (1964) secondo cui l'umorismo implica l'attivazione di due quadri di riferimento normalmente incompatibili, continuano a costituire la base della maggior parte delle teorie sull'umorismo oggi. Tuttavia è importante notare che il concetto di incongruenza è ancora piuttosto vago e non ben definito (Ritchie, 2004). Inoltre, le diverse varianti delle teorie dell'incongruenza e della risoluzione dell'incongruenza presentano concettualizzazioni alquanto diverse della funzione dell'incongruenza. Ad esempio, sia nella teoria di Shultz che in quella di Suls, l'incongruenza non è più presente nel punto in cui una barzelletta viene percepita come divertente, poiché ormai è stata "risolta". Ciò è molto diverso dalla visione originale di Koestler, in cui è la "bisociazione" (cioè l'incongruenza continua) che crea l'effetto umoristico, piuttosto che la sua rimozione. Ritchie (2004) ha anche notato che, sebbene le teorie di Shultz e Suls siano generalmente viste come essenzialmente intercambiabili, ci sono alcune sottili ma importanti differenze tra loro. Ha suggerito che queste diverse teorie potrebbero applicarsi a diverse sottoclassi di barzellette piuttosto che a tutte le barzellette, tanto meno a tutto l'umorismo. Come vedremo nel prossimo Capitolo, teorici e ricercatori continuano ad apportare miglioramenti alle idee e alle metodologie di ricerca dei primi teorici dell'incongruenza.
Sebbene una sorta di incongruenza (comunque definita) sembri essere necessaria per tutti i tipi di umorismo, ci sono meno prove a sostegno dell'idea che anche la risoluzione sia essenziale. I teorici che aderiscono alla visione della risoluzione delle incongruenze in genere basavano le loro teorie sulla battuta come prototipo dell'umorismo e testavano le loro ipotesi con ricerche utilizzando barzellette e cartoons. Al contrario, gran parte delle prove di incongruenza umoristica senza risoluzione provengono da umorismo non legato alla barzelletta, come il weight judgment paradigm. I processi coinvolti nelle barzellette potrebbero non essere gli stessi di quelli di altre forme di umorismo, come l'umorismo conversazionale spontaneo (ad esempio, arguzie, giochi di parole, lapsus verbali, spoonerismi) e l'umorismo non verbale (ad esempio, commedia slapstick). Può darsi che le teorie sulla risoluzione delle incongruenze si applichino particolarmente a una certa classe di barzellette e vignette, mentre la risoluzione potrebbe essere meno importante in altre barzellette e altre forme di umorismo. Nel Capitolo 7 discuterò la ricerca di Willibald Ruch (e.g., Ruch e Hehl, 1998) che indica che le battute e le vignette possono essere divise in due categorie generali sulla base del fatto che implichino o meno la risoluzione di incongruenze.
Come hanno notato Long e Graesser (1988), barzellette e cartoons, che sono indipendenti dal contesto, possono essere apprezzati in quasi tutte le situazioni, poiché contengono in sé tutte le informazioni necessarie alla loro comprensione. Altre forme di umorismo sono più sensibili al contesto e richiedono informazioni derivanti dalla situazione per creare l'umorismo. Questo è il motivo per cui questi ultimi tipi di umorismo spesso perdono il loro carattere divertente se descritti fuori contesto ("dovevi essere lì"). Questa portabilità di barzellette e vignette è anche il motivo per cui sono state più comunemente utilizzate nella ricerca sull'umorismo, mentre le forme di umorismo più spontanee che emergono nel corso delle interazioni sociali, che sono più difficili da creare in laboratorio, sono studiate meno frequentemente. Tuttavia, lo studio delle barzellette e delle vignette può fornire solo informazioni limitate su altri tipi di umorismo più spontanei. Poiché anche le barzellette e le vignette svolgono solo un ruolo minore nell'umorismo che la maggior parte delle persone sperimenta nella vita quotidiana (Mannell e McMahon, 1982; R. A. Martin e Kuiper, 1999; Provine, 2000), è importante che i ricercatori studino i processi cognitivi coinvolti in altre forme di umorismo oltre alle barzellette. Fortunatamente, come vedremo nel prossimo Capitolo, negli ultimi anni teorici e ricercatori hanno iniziato a prestare maggiore attenzione ai processi cognitivi coinvolti nell'umorismo non legato alla barzelletta.
Un altro punto debole delle teorie sulla risoluzione delle incongruenze è che cercano di spiegare i processi cognitivi coinvolti nella comprensione delle barzellette senza tenere conto del contesto sociale in cui vengono raccontate. Il suggerimento che gli ascoltatori siano sorpresi o perplessi da una battuta finale inaspettata presuppone che stiano cercando di comprendere l'umorismo come farebbero con forme di comunicazione serie, in cui le informazioni contraddittorie sono sconcertanti e inquietanti. Tuttavia, come hanno notato teorici più recenti (e.g., Norrick, 2003; Wyer e Collins, 1992), quando le barzellette vengono raccontate in normali situazioni sociali, di solito sono precedute da segnali che avvisano gli ascoltatori del fatto che stanno per ascoltare una barzelletta ("Hai sentito quella su..."). Anche nel contesto della ricerca, quando le barzellette vengono utilizzate come stimoli, ai soggetti viene detto che verranno presentate delle barzellette, oppure vengono avvisati di questo fatto mediante istruzioni sul valutare la loro comicità. Poiché gli ascoltatori di solito sanno che stanno ascoltando una barzelletta, sono probabilmente più attivamente coinvolti nell'anticipare il risultato e non sono così sorpresi dalla battuta finale come suggerivano le teorie sulla risoluzione delle incongruenze. Piuttosto che essere sorprendente o inaspettata, l'incongruenza è in realtà prevista nell'umorismo e, in effetti, una mancanza di incongruenza sarebbe sorprendente. Quando le persone sanno che stanno ascoltando una barzelletta, probabilmente anticipano e cercano un'incongruenza, e la loro capacità di prevedere l'incongruenza può persino aumentare la comicità della battuta. Ciò spiegherebbe perché Pollio e Mers (1974) hanno scoperto che le barzellette più divertenti erano quelle in cui i soggetti erano maggiormente in grado di prevedere le battute finali. Pertanto, mentre la percezione di una sorta di incongruenza sembra svolgere un ruolo centrale nell'umorismo, potrebbe non essere necessario che l'incongruenza sia imprevista per essere apprezzata. Ciò spiegherebbe anche il fatto che le barzellette e gli episodi umoristici possono spesso continuare a essere divertenti anche dopo ripetute rivisitazioni (Eysenck, 1942).
Sebbene le teorie dell'incongruenza e altri approcci cognitivi forniscano importanti contributi allo studio dell'umorismo, è anche importante notare che non tengono adeguatamente conto di tutti gli aspetti dell'umorismo. In particolare, questi approcci non spiegano gli aspetti emotivi e sociali dell'umorismo che sono al centro di altre teorie. Come abbiamo visto, molti teorici cognitivi tentano di subordinare questi elementi “tendenziosi” ai meccanismi cognitivi, negandone l'importanza nell'umorismo. Leggendo le analisi di questi teorici su varie barzellette, si rimane spesso colpiti dal grado in cui ignorano completamente gli aspetti apparentemente ovvi sessuali, aggressivi e altri aspetti che suscitano emozioni. Come abbiamo visto, però, esistono prove considerevoli del fatto che gli elementi sessuali e aggressivi possono contribuire al godimento dell'umorismo indipendentemente dai meccanismi cognitivi. Molte battute sono difficili da spiegare solo sulla base dei processi cognitivi. Consideriamo ad esempio la seguente battuta (da Gruner, 1978, p. 35):
Le teorie sulla risoluzione dell'incongruenza suggerirebbero che la fonte principale dell'umorismo qui è l'incongruenza di una persona che si assume la colpa di un incidente che non ha causato e dice che avrebbe dovuto evitarlo guidando in un campo. Questa incongruenza viene risolta accedendo allo stereotipo secondo cui le donne sono intrinsecamente guidatrici così terribili da non poterci far nulla al riguardo e quindi non dovrebbero essere ritenute responsabili. Ciò che sembra essere aggressività è semplicemente ciò che consente di "capire" la barzelletta; altrimenti non si risolverebbe. Tuttavia, questo tipo di spiegazione sembra ignorare la natura emotiva dell'umorismo e trasformarlo in un esercizio puramente intellettuale. Qual è la fonte di piacere in questa battuta? È semplicemente il piacere intellettuale di giocare con un'incongruenza sconcertante e poi scoprirne la risoluzione, o è il piacere emotivo di dare un colpo giocosamente aggressivo alle donne guidatrici? È probabile che sia una combinazione di entrambi. I processi cognitivi che implicano incongruenza e risoluzione sono ciò che rende la battuta divertente, mentre gli elementi aggressivi aumentano la sensazione di divertimento. Senza gli elementi cognitivi peculiari dell'umorismo, l'aggressività non è divertente, ma senza l'aggressività (o qualche altro elemento emotivo), l'incongruenza non è molto piacevole. Ancora una volta, è importante ricordare che qualsiasi aggressione nell'umorismo è solo giocosa e non necessariamente "seria" (Gruner, 1997).
L'importanza dei fattori non cognitivi nell'umorismo è stata sottolineata anche da Arthur Koestler (1964), il cui concetto di bisociazione è spesso visto come la base delle teorie contemporanee dell'incongruenza. Ha parlato della "aggressive-defensive or self-asserting tendency in humor" (p. 52) e ha suggerito che, per essere divertente, la bisociazione deve essere accompagnata almeno da una sfumatura di aggressività. È probabilmente un'esagerazione affermare che tutto l'umorismo implica aggressività, ma sembra corretto affermare che implica un'esperienza emotiva che può essere intensificata da una serie di argomenti che suscitano emozioni. Anche altri argomenti che suscitano emozioni oltre all'aggressività sembrano funzionare, incluso il sesso e il semplice divertimento esuberante. Come Suls (1983) ha ammesso in modo piuttosto provvisorio, le teorie cognitive basate sull'incongruenza sembrano essere teorie sulla comprensione dell'umorismo ma non sull'apprezzamento dell'umorismo. Descrivono gli elementi necessari per comprendere e "capire" la battuta, ma non spiegano gli aspetti emotivi che rendono l'esperienza umoristica così piacevole.
Per approfondire, vedi Serie delle interpretazioni e Serie dei sentimenti. |