I testi religiosi dalle Scritture ebraiche al Nuovo Testamento cristiano rivelano alcune questioni fondamentali per lo studio della Shoah e dell'identità ebraica. Le catastrofiche distruzioni e sacrifici descritti nelle Scritture aprono questioni di precedenti nelle esplorazioni religiose dell'Olocausto, così come la persecuzione di Giobbe e il silenzio di Dio. Levi e Wiesel, sebbene scrivano da posizioni opposte di fede e identità ebraiche, condividono un'esperienza comune dell'Olocausto e talvolta affrontano le stesse questioni tematiche della fede in Dio e della persecuzione ebraica. La questione dell'"alterità" diventa prevalente in una discussione sul Nuovo Testamento cristiano, in particolare sulle traiettorie in evoluzione dei Vangeli, sulle loro rappresentazioni artistiche e sulla caratterizzazione di Giuda Iscariota. La costruzione dell'"altro dal di fuori", cioè la creazione dell'immagine dell'ebreo nel contesto cristiano, è un problema duraturo indissolubilmente legato all'antigiudaismo e al conseguente antisemitismo. Questi problemi hanno una storia nel dogma religioso e nell'identità e lasciano anche un'eredità che Levi e Wiesel devono negoziare nelle loro stesse costruzioni di identità e nelle loro esperienze dell'Olocausto.
Haggadah di Pesach, I Quattro Figli, di Arthur Szyk (1934). L'artista ebreo-polacco originariamente intendeva che la sua storia pasquale di persecuzione e liberazione (raccontata attraverso il testo tradizionale della Haggadah) fosse una forte dichiarazione contro i nazisti, ma nessun editore nella sua nativa Polonia osò intraprendere un progetto con tale forte iconografia antinazista. Alla fine Syzyk trovò un editore in Inghilterra: questa immagine dei "Quattro Figli" (cioè quattro archetipi ebraici – il Saggio, il Malvagio, il Semplice e Uno che non sa cosa chiedere) raffigura il "Figlio Malvagio" come un tedesco assimilato completo di fedora e baffi alla Hitler