Shoah e identità ebraica/Conclusione 5
Conclusione
[modifica | modifica sorgente]Per Wiesel e Levi, il sistema dei campi di sterminio era una prova dei loro legami e delle loro identità. I legami nazionali, culturali e persino familiari furono spinti al punto di rottura sotto un'ideologia di inganno, divisione e crudeltà. In testimonianze e narrazioni di diverso stile, tono e linguaggio, Wiesel e Levi ricordano allo stesso modo il trauma del programma delle SS che cercava attivamente di distruggere i legami, le alleanze e l'unità degli ebrei attraverso il privilegio, la gerarchia e la disumanizzazione sistematica. Nella brutalità delle loro narrazioni e nella vivida sincerità dei loro vari ricordi, sia Wiesel che Levi interrogano la struttura del campo e dimostrano il crudele successo dei metodi di divisione dei nazisti. Tuttavia, nei loro ricordi di legami e alleanze duraturi come il padre di Wiesel e i compatrioti di Levi Alberto e Lorenzo, i due sopravvissuti sostengono che non tutta l'umanità e gli aspetti dell'identità ebraica potevano essere distrutti ad Auschwitz. Levi e Wiesel osservarono il desiderio di sopravvivere a tutti i costi nel comportamento di altri prigionieri ad Auschwitz. Entrambi narrano candidamente anche momenti in cui essi stessi sono stati indeboliti dalla stessa disperazione. La forza morale e l'unità tra gli ebrei che mantennero il mutuo sostegno su cui entrambi gli uomini facevano affidamento è tuttavia attribuita a diversi aspetti dell'identità ebraica. Nelle loro testimonianze sono evidenti le diverse origini sociali, culturali e religiose di Levi e di Wiesel. Sebbene entrambi gli uomini discutano del collasso della struttura morale della vita normale, nel nuovo universo concentrazionario le eccezioni a questo collasso morale che entrambi i sopravvissuti ricordano, emergono da prospettive diverse. L'identità religiosa di Wiesel è evidente nella morale religiosa che cita, come nel rifiuto dei rabbini di agire come Kapo. Levi si concentra sui legami nazionali mantenuti nel campo e discute l'umanitarismo nel campo piuttosto che la forza metafisica del carattere che le figure religiose di Auschwitz riuscirono a trovare nel campo. Nella loro stessa resistenza alla decostruzione dell'identità ebraica ad Auschwitz, emergono ancora una volta le diverse identità di Levi e Wiesel, poiché Levi si aggrappa alla sua identità italiana e Wiesel alla sua fede religiosa. Nonostante le differenze di identità, Levi e Wiesel analogamente dimostrarono e sostennnero che c'era resistenza all'egoistico governo concentrazionario e, come dimostrato in queste testimonianze della Shoah, sebbene "dragged to the bottom" con le SS, uomini esistettero ad Auschwitz.
(selezione)
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Kristallnacht (1938)
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Per le strade del ghetto di Varsavia (1941)
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L'ultimo ebreo di Vinnitsa (1941)
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Deportazione dei bambini del ghetto (1941)
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"Non abbiamo dimenticato" (1942)
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Il bambino del ghetto di Varsavia (1943)
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Selezione dei deportati ad Auschwitz-Birkenau (1944)
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Lavori forzati a Buchenwald
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Foto del Sonderkommando (1944)
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Bambini liberati ad Auschwitz-Birkenau (1945)
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Prigionieri liberati a Buchenwald (1945)
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Prigionieri uccisi nel campo di Mauthausen (1941 o 1942)
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Vittime del campo di Gusen, raccolte per essere sepolte in fosse comuni dagli abitanti del luogo, dopo la liberazione del campo
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Crematori a Buchewald
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Foto segnaletiche di varie vittime di Auschwitz-Birkenau
Per approfondire, vedi Interpretazione e scrittura dell'Olocausto. |