Shoah e identità ebraica/Giuda il traditore

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Judas, di Edward Okuń (1901)

Giuda il traditore? L'antisemitismo nei Vangeli[modifica]

L'attuale spostamento dello studio dalle Scritture ebraiche alla prospettiva cristiana del Nuovo Testamento indica un passaggio a questioni di persecuzione e "alterità dal di fuori", dall'esterno della comunità ebraica. La discussione rimane con la storia religiosa del popolo ebraico in riferimento ai testi adottati dai cristiani col Nuovo Testamento. Nel passare a una discussione sull'ebreo come "altro" nel contesto cristiano, la mia discussione usa la figura di Giuda Iscariota (יהודה איש-קריות‎ Yehûdâh ʾΚ-Qǝriyyôt), un ebreo che divenne una figura esterna all'interno della traiettoria cristiana, per negoziare l'onerosa nozione di "alterità" ebraica sia da "dentro" il contesto ebraico sia da "'fuori", nel più ampio contesto cristiano. Questa discussione stabilisce un quadro in cui discutere di Levi e Wiesel come ebrei "altri", separati l'uno dall'altro e anche "altri" rispetto alla maggioranza cristiana dei rispettivi paesi. I Vangeli del Nuovo Testamento sono documenti scritti dal punto di vista dei discepoli ebrei di Gesù, ma adottati come testi canonici dalla Chiesa cristiana. All'interno di questi Vangeli la figura dell'"altro" è Giuda Iscariota. Mentre Giuda nella sua vita e nei contesti descritti nei Vangeli era un ebreo all'interno di un gruppo di ebrei, il punto di interesse emerge attraverso la successiva focalizzazione cristiana e la manipolazione di Giuda. Il nome e l'identità di Giuda Iscariota diventano significativi per le moderne costruzioni cristiane dell'ebreo "dal di fuori". Le Scritture ebraiche e le figure dell'Antico Testamento cristiano rivelano una dicotomia tra l'eroe e la figura della vittima, in particolare nelle storie di Mosè e di Giobbe. Sölle evoca l'interpretazione di una nuova immagine di Dio e della fede monoteista sotto il cristianesimo del Nuovo Testamento, con Gesù come figura della benevolenza e della misericordia. C'è però una dinamica diversa all'interno dei Vangeli neotestamentari, quella della vittima e del traditore. La traiettoria cristiana e la versione accettata della storia di Gesù nel canone cristiano, è che Gesù rappresenta sia l'eroe che la vittima mentre Giuda è il traditore: il discepolo che consegna Gesù alle autorità affinché sia ucciso per trenta sicli d'argento.

I primi Vangeli del Nuovo Testamento rivelano molto poco sulla figura di Giuda Iscariota, tuttavia è una figura considerevolmente più simpatica di quanto non lo diventi nei Vangeli successivi. I libri di Matteo e Marco chiamano Giuda "il traditore" che appare al Getsemani con una folla armata, che al segnale di un bacio da parte di Giuda, arresta Gesù (Matteo 26:47-50; Marco 14:43-46). Mentre Matteo specifica i trenta sicli d'argento che Giuda accetta in anticipo per il suo tradimento, Marco non ne fa menzione (Matteo 26:14-16). Matteo, il primo Vangelo nel canone del Nuovo Testamento, mette in evidenza il rimorso e la colpa di Giuda. In un brano non ripetuto in nessuno degli altri Vangeli, Giuda, sopraffatto dal senso di colpa e dal dolore per la condanna a morte di Gesù, restituisce i trenta denari ai sacerdoti e agli anziani del Tempio e si impicca.

« Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!". Ed egli, gettate le monete d'argento nel Tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. »
(Matteo 27:3-5)

Secondo Matteo, lungi dall'essere il traditore avaro e calcolatore, Giuda non vive nemmeno abbastanza a lungo con la sua colpa per vedere il suo maestro crocifisso. Il suo rimorso è tale che mette fine alla propria vita violentemente e bruscamente quasi subito dopo il suo atto di tradimento. Questa rappresentazione di Giuda lo rende più umano e compassionevole; tuttavia i Vangeli che seguono offrono una visione molto diversa di Giuda Iscariota. Solo dopo il Vangelo di Matteo Giuda diventa uno strumento di Satana. Il Vangelo di Luca va oltre nell'enfatizzare il peccato di Giuda, nel renderlo un agente attivo nelle discussioni con le guardie del Tempio su come consegnare loro Gesù, ma introduce anche la nozione teologica del male nel personaggio, piuttosto che solo l'avidità.

« Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. »
(Luca 22:3-4)

È sempre in Luca che si accentua l'opposizione binaria tra il bene di Gesù e il male di Giuda, amplificando l'altruismo e la compassione di Gesù per i suoi simili, impedendo ai suoi seguaci di assalire la folla venuta ad arrestarlo (Luca 22:49-51).

È nel Vangelo di Giovanni che il personaggio di Giuda si sviluppa nella figura mercenaria, avida e demoniaca ora associato al suo nome.

« Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: "Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?" Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro. »
(Giovanni 12:4-6)

Giovanni è l'unico Vangelo ad affidare a Giuda la cura della borsa del denaro e a descriverlo come un ladro. Nel creare un personaggio ladro e mercenario, a Giuda viene data una ragione (oltre ad essere posseduto da Satana, come in Luca) per il tradimento di Gesù e una personalità inaffidabile e avida; tratti che sono emersi da allora nella letteratura antisemita e nei personaggi ebraici creati da autori gentili occidentali. Hyam Maccoby riconosce questi tratti e il loro riemergere nell'antisemitismo attraverso i secoli: "The fantasies that clustered round the figure of Judas were always liable to be transferred to the Jews as a whole" (Maccoby 1992:84). Maccoby sottolinea inoltre il libro di Giovanni come punto di partenza dannoso per il carattere dell'ebreo nella mente cristiana:

« The latest and in some respects more elaborate account of Judas appears in the Gospel of John. Here Judas receives some touches that fill out his character in almost novelistic style; he is no longer a bare opposer, with only the most rudimentary motives. In particular, John extends the theme of Judas's greed by making him into the corrupt treasurer of the band of disciples. The picture of Judas carrying his money-bag thus entered Christian iconology with tragic results to the Jews as a whole. »
(1992:61)

Herman Servotte, nella sua lettura del Vangelo di Giovanni, sostiene che lungi dal ritrarre Giuda come l'agente malvagio che tradisce un Cristo innocente e ignaro, l'evangelista accentua piuttosto la prescienza dell'imminente passaggio di consegne al Getsemani: "In keeping with the general intention of this Gospel, Jesus is not the helpless victim of Judas' betrayal. Whenever he can, John stresses Jesus' foreknowledge of what is to happen (cfr. 13:11-18)" (Servotte 1994:67). L'argomento di Servotte spiega la lungimiranza di Gesù, ma non spiega la necessità di Giuda. Se Gesù è in grado di profetizzare e data la sua presenza pubblica a Gerusalemme, il segno di identificazione (il bacio) di Giuda non è necessario e serve solo a creare in Giuda un essere malvagio da cui Gesù viene tradito. Sottolineando la nozione di Gesù che muore per i peccati dell'umanità, Giuda rappresenta la forza negativa che Gesù deve superare per assumere il suo ruolo di Messia cristiano. La storia di Giuda si evolve e cambia attraverso i quattro Vangeli e gli Atti, ma il suo ruolo fondamentale e la sua eredità duratura è quello del traditore del Gesù umano. Questo è una questione problematica sia per gli studiosi ebrei che per quelli cristiani; la morte di Gesù, la sua risurrezione e quindi la salvezza dell'umanità e il fondamento della fede cristiana si basano sul tradimento di Gesù da parte di Giuda. Giuda deve essere stato scelto appositamente per l'incarico, o perché era un fanatico, devoto alla sua fede e al futuro del ministero di Gesù, o perché era un ladro avaro che sarebbe stato tentato dalla tangente in denaro offerta dagli anziani del Tempio. Queste due potenziali ragioni per la scelta di Giuda offrono rappresentazioni molto diverse del personaggio di Giuda Iscariota e naturalmente è chiaro dallo sviluppo del suo personaggio in tutti i Vangeli quale personalità il lettore cristiano gli attribuirà. Le piccole modifiche al personaggio di Giuda Iscariota alterano sottilmente ma significativamente la traiettoria complessiva di ciascun Vangelo. Man mano che i tratti negativi di Giuda vengono arricchiti, diventa una figura più polarizzata rispetto a Gesù e poiché Gesù è l'eroe fondamentale della narrativa cristiana, viene enfatizzata la posizione di Giuda come "il cattivo". Nei Vangeli canonici questa caratterizzazione serve a costruire un carattere più memorabile nella figura di Giuda, il cui nome e tratti (secondo i Vangeli) rimangono nella cultura e nel lessico cristiano, come parte della dottrina cristiana. Discutendo delle tensioni e dei conflitti che storicamente sono esistiti tra la fede ebraica e quella cristiana, Wiesel attribuisce in parte la responsabilità agli "scritti odiosi dei padri della chiesa" per l'alienazione e la vittimizzazione delle comunità ebraiche a mano dei cristiani indottrinati dagli scritti neotestamentari (Wiesel And the Sea:167).

Una questione importante da considerare con queste letture è la natura altamente selettiva del canone del Nuovo Testamento. I libri di Matteo, Marco, Luca e Giovanni non furono scritti nell'ordine presentato nel Nuovo Testamento e non furono gli unici Vangeli in circolazione. Si ritiene che il Vangelo di Marco sia stato scritto per primo, intorno al 70 e.v. (Archer 2007:92). Si credeva che Matteo e Luca fossero stati scritti entrambi intorno all'85 e.v. e Giovanni, l'ultimo dei quattro Vangeli da scrivere, emerse intorno al 100 e.v. (Archer 2007:92). Ci sono anche un certo numero di testi conosciuti come i Vangeli Gnostici che sono stati scoperti in anni recenti, rivendicati da alcuni come i Vangeli di coloro che conoscevano il ministero di Gesù e potevano raccontare autorevolmente la loro storia di Ges:, questi includono il Vangelo di Tommaso, la scoperta dei codici di Nag Hammadi in Egitto nel 1945, e persino un Vangelo attribuito a Giuda Iscariota (Kasser 2006). Questi Vangeli sono generalmente disattesi dalla Chiesa, o non riconosciuti come testi autorevoli sulla vita e il ministero di Gesù. La quantità di Scrittura biblica autorizzata o meno dalla Chiesa, dimostra la selettività del canone neotestamentario e le differenze di stile e contenuto dei racconti evangelici. Nonostante lo stile quasi romanzesco dei Vangeli del Nuovo Testamento, la loro narrazione e lo sviluppo dei personaggi all'interno delle narrazioni, costituiscono un testo di vitale importanza politica e ideologica per la Chiesa e gli stati d'Europa. Poiché la Chiesa cristiana e lo stato furono così strettamente legati per così tanto tempo in tutta Europa, l'impatto delle percezioni cristiane delle figure della Bibbia e del Nuovo Testamento fu drammatico per le comunità ebraiche. È significativo che attraverso l'esigua quantità di informazioni rivelate nei Vangeli su Giuda Iscariota, che non offre nulla sulla sua storia famigliare e nulla di coerente sulla sua vita e morte dopo la crocifissione di Gesù, Giuda sia diventato una delle figure più importanti della letteratura biblica e uno dei nomi più duraturi nella discussione ebraico-cristiana e letteraria.

Per approfondire, vedi Interpretazione e scrittura dell'Olocausto, Serie cristologica e Serie misticismo ebraico.