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Carmina (Catullo)/07

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Indice del libro
(LA)
« 

Quaeris, quot mihi basiationes [1]
Tuae, Lesbia, sint satis superque.
Quam magnus numerus Libyssae [2] harenae
Lasarpiciferis [3] iacet Cyrenis [4],
Oraclum Iouis [5] inter aestuosi
Et Batti [6] ueteris sacrum sepulcrum,
Aut quam sidera multa [7], cum tacet nox,
Furtiuos hominum uident amores,
Tam te basia multa basiare
Vesano satis et super Catullo est,
Quae nec pernumerare curiosi
Possint nec mala fascinare lingua.

 »
(IT)
« 

Mi chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci,
mi bastino e avanzino.
Quale grande numero di sabbia Libica
giace a Cirene produttrice di Silfio,
fra l’oracolo di Giove Ammone
e il sacro sepolcro di Batto,
o quante stelle, quando tace la notte,
spiano gli amori furtivi degli uomini,
a Catullo basta e avanza,
che tu lo baci di tanti baci,
cosicché i curiosi non possano contarli tutti,
né le male lingue gettarvi il malocchio.

 »
(Fonte: → Wikisource )

Note al testo

  1. Da basium. Qui la lunghezza indugiante della parola vuole suggerire un prolungato abbandono alla dolcezza del bacio.
  2. Variante rara ed erudita di Libycae.
  3. Parola ricercata e sonante, coniata da Catullo sul tipo dei composti epici enniani; al tempo stesso un calco erudito dal greco silphiophòros. Il silfio è una pianta medicinale pregiata.
  4. Centro principale della Libia e città natale di Callimaco; con questo riferimento indiretto Catullo rende omaggio al maestro.
  5. Si tratta dell'oracolo di Zeus-Ammone, venerato nell'oasi di Siwah. Antichissima divinità egizia, Ammon fu identificato con Zeus dai greci in età ellenistica.
  6. Batto era il leggendario fondatore di Cirene, progenitore della famiglia dei Battìadi, cui apparteneva Callimaco.
  7. I paragoni della sabbia e delle stelle per indicare una quantità innumerabile si ritrovano in Omero (Iliade IX, 385) e in due frammenti di Callimaco; tutti e due insieme in Platone (Eutidemo 294b).

Analisi stilistica

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Metro: Endecasillabi faleci.
Paradigmi: Quaero, is, quasivi, quasitum, ĕre = chiedere;.
Sum, es, fui, esse = essere;.
Iaceo, es, iacui, iaciturus, ēre = giacere;.
Taceo, es, tacui, tacitum, ēre = tacere;.
Video, es, vidi, visum, ēre = vedere;.
Pernumero, as, avi, atum, are = contare;.
Possum, potes, potui, posse = potere;.

Catullo, in questo carme e in generale nella sua opera, fa uso di diversi registri linguistici, che fonde assieme per creare una lingua letteraria che comprenda forme colte e volgari, proprie del sermo familiaris. Anche il lessico risulta quindi più ampio, perché accoglie forme volgari e oscene, diminutivi, grecismi, onomatopee ed espressioni proverbiali. La sintassi è semplice e paratattica.

Sintesi della poesia

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In questo carme Catullo chiede quanti debbano essere i baci che lesbia deve dargli, dicendo che questi devono essere tanti quanti i granelli di sabbia della spiaggia della Libia o quanto il numero delle stelle che riempono il cielo di notte osservate dagli uomini. In questo modo nessuno potrà distinguerli né lanciarvi il malocchio. (vedi anche carme V)

I temi principali che emergono in questo carme riguardano l'amore carnale, la pazzia scaturita da amore, l'invidia dei curiosi e il malocchio che potrebbe trovare appiglio nell'esatta determinazione del numero dei baci.

Il messaggio

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Il messaggio è il racconto di un amore vero e puro, che supera l'invidia degli altri e i cattivi pensieri delle persone, travolgendo con la passione questa giovane coppia.